Capitolo 11 - The Sun Itself, at Its Brightest

Il giovane Umbreon non pensava, onestamente, che camminare in un palazzo reale fosse così maledettamente monotono.

Da almeno dieci minuti stavano percorrendo corridoi su corridoi, che a Shade parevano in verità tutti uguali. Inizialmente era eccitatissimo e curioso, ma tutte quelle emozioni positive erano presto andate a svanire.

Prima si fermava per quanto possibile a rimirare mosaici e arazzi raffiguranti nobili e pezzi di storia della Regione Bianca, ma poi il paesaggio si era fatto ripetitivo. Grande Scissione, Grande Scissione, Grande Scissione, Imperatore vecchio di trecento anni, Grande Scissione, e così via...

Cercava di mantenere un'espressione costante e non completamente annoiata solo perché stava camminando direttamente accanto all'Imperatore.

Era stato il Pyroar stesso a volerlo vicino a discapito degli altri membri della scorta, e ogni tanto iniziava una chiacchierata parlando di un qualche tipo di reliquia presente nel suo palazzo. In questo modo pareva logorroico, ma in fondo era l'Imperatore e Shade non voleva assolutamente fare una pessima figura.

Sorrideva e annuiva fingendosi interessatissimo a ogni singolo oggetto che l'altro gli mostrava. Per i primi minuti era stato interessante, ma come ho già detto e ribadito era diventato presto una gran seccatura.

Ozaner, Wystan e Varsh stavano camminando tranquillamente dietro di loro, a passo spedito, seguiti a ruota da Athos. Al contrario di Shade, il Mightyena pareva trovare interessante il palazzo. Ogni tanto incollava il muso sul terreno e annusava qua e là, prima di tornare in pari con gli altri.

Il resto della scorta, composta dagli uomini di Varsh, era rimasta ad aspettarli fuori.

"Questo ritratto è di uno dei miei avi." disse d'un tratto Estrelar, fermandosi dirimpetto a un alto dipinto raffigurante un anziano Houndoom dall'aria piuttosto severa, col pelo ormai imbiancato dall'età. "Imperatore Gaō III. Ah, che grand'uomo."

"Ne ho sentito tantissimo parlare. L'ho studiato giusto un paio di anni fa." ribadì Shade, più per cortesia che per interesse. Sperava che quella tortura finisse al più presto. Ma non erano mica in ritardo? Che senso aveva fermarsi costantemente? "Ehm... se non ricordo male, è stato quello che ha firmato la legge per abolire... ehm, abolire la pena di morte."

"Esattamente. Hai un ottimo libro di testo di storia, lasciatelo dire." commentò il Reale, manco fosse un complimento verso il ragazzino, continuando poi a camminare. Shade si voltò verso gli altri, lanciando un'occhiata disperata verso Athos. Quanto avrebbe voluto parlare col suo amico invece che con l'Imperatore...

Non appena notò lo sguardo dell'Umbreon, Athos gli fece cenno con la coda di continuare a camminare, assieme a un sorriso di incoraggiamento. Il Lucelunare fece una smorfia e si voltò, raggiungendo il Pyroar con un paio di balzelli.

"Qui, invece, mio padre: l'Imperatore Amun VII. Grand'uomo anch'egli, devo dirlo." disse Estrelar, fermandosi davanti a un altro dipinto, ritraente un Pyroar cromatico tutto smunto in volto, come se fosse stato malaticcio. Si riscosse ben presto, continuando a camminare. "Siamo quasi arrivati! Ancora l'ultimo corridoio e ci siamo."

Shade riuscì a reprimere a stento un sospiro sollevato chiudendo la bocca e stringendo i denti, non aggiungendo nulla per evitare che il sovrano partisse con un altro discorso. Il campo minato era quasi finito. Forza, ce la potevano fare.

Due di guardie aprirono un portone ligneo al passaggio del gruppo, battendo contemporaneamente l'asta delle loro lance a terra come saluto all'Imperatore. Questi fece un cenno col capo prima di passare, mettendo piede in un lungo corridoio luminoso.

Da grandi finestre colorate filtrava la luce che illuminava il tutto, nonostante ci fossero alcune torce perennemente accese appese ai muri. Il soffitto a lucernario faceva però gran parte del lavoro di illuminazione, proiettando fasci di luce sul pavimento marmoreo.

Shade abbassò lo sguardo sulle proprie zampe, notando che riusciva nettamente a vedere il proprio riflesso tanto il marmo era lustro e pulito.

"Questo corridoio dovrebbe essere decisamente più interessante del resto per te, Soraya." disse l'Imperatore, indicando con un cenno della coda la parete a sinistra rispetto all'entrata.

L'Umbreon ci lanciò un'occhiata, e rimase molto sorpreso da ciò che vide.

In quel corridoio c'erano almeno una ventina di loculi cimiteriali incastonati nella parete, ognuno decorato con fiori freschi e con diversi tipi di offerte e oggetti ai piedi. Sotto alcuni erano stati poggiate armi, oppure cesti di bacche e forme di pane ancora fresco.

Sopra ogni loculo era stato affisso un dipinto su pergamena, raffigurante il volto del defunto che riposava in eterno nella tomba. Molto più in alto, nella stessa scrittura a Shade incomprensibile che decorava anche gli stendardi reali, vi era una dedica in ideogrammi d'oro.

"Amore del popolo e forza della Nazione." lesse per lui Estrelar, ormai fermo al suo fianco mentre ammirava con occhi pieni di malinconia quella parete. "Guidati dalla storia, guidando il futuro."

Shade trattenne il fiato, osservando quel posto con attenzione e una sorta di riverenza. Quei Pokémon dovevano essere molto importanti. I dipinti erano così ben fatti, puliti e precisi che avrebbe pensato che avessero al massimo una quarantina d'anni. Ma, come avrebbe presto scoperto, era ben lontano dall'indovinare.

"La più recente di queste pergamene ha ben millesedici anni. La più antica millecinquecentoquarantadue."

"Quanto-?" ripeté Shade, fissando con gli occhi sgranati le opere che aveva davanti. Quei Pokémon erano morti da più di mille anni. Accidenti, dentro ai loculi ci sarebbe probabilmente stato solo un mucchietto di polvere.

Estrelar ridacchiò, sedendosi completamente a terra e avvolgendo la coda sulle zampe anteriori, perdendo ogni traccia della sua impazienza.

"Prenditi tutto il tempo che vuoi per osservarli. D'altra parte sono tutti legati a te."

"Come?" domandò Shade, camminando verso l'inizio della fila di dipinti per partire dal più antico. Anche gli altri membri della pattuglia che lo aveva accompagnato si erano fermati, come imbambolati, davanti a quella vista.

L'Imperatore socchiuse gli occhi azzurri.

"Loro sono tutti i Prescelti della Luce che ti hanno preceduto. I tuoi antenati, in sostanza."

Shade si impietrì a quelle parole, lanciando una lunghissima occhiata ai sepolcri addossati al muro. Questo cambiava tutto. Quei volti anonimi non erano più così estranei, al di fuori dalla sua conoscenza e dalla sua portata. Erano la sua famiglia. Coloro che avevano fatto in modo che lui nascesse, la concatenazione di eventi che aveva portato alla sua esistenza.

L'Umbreon si fermò a osservarli tutti quanti con vividissimo interesse, leggendo i loro nomi e facendone tesoro nel proprio cuore. Erano tutti così importanti. Degli eroi, ed erano la sua famiglia. Il petto di Shade si riempì di orgoglio e gioia alla loro sola vista.

Due di loro, in particolare, gli restarono in testa. In maniera ben poco singolare, lo avevano particolarmente attratto il primo Prescelto e l'ultimo, i forti anelli alle estremità della catena.

Il Pokémon che aveva per primo ricevuto i soffi vitali dei Numi Leggendari era una lei, nonostante l'Umbreon avesse sentito dire "il primo Prescelto" da Alitheia. Dai lineamenti del suo volto nel dipinto, Shade capì che non era una con cui si poteva scherzare.

La prima Prescelta della Luce era una Zangoose, all'epoca del ritratto circa sui venticinque anni. Aveva una postura dritta e fiera, con il petto in fuori e un sorriso di sfida sul muso. La sua pelliccia candida era spettinata a ciuffi, e i suoi lunghi artigli davano la sensazione, anche se si trattava solo di un disegno, di poter perforare la carta e tirare un'unghiata terribile in faccia a Shade.

Il suo viso aveva forme delicate ma al contempo decise; il sorriso sicuro faceva sporgere ai lati della bocca i lunghi canini della Furogatto, accartocciandole leggermente il naso e sollevandole le palpebre inferiori degli occhi. Sembrava un sogghigno di sfida.

Ai lobi delle orecchie aveva attaccati due orecchini dorati ad anello, che si contrapponevano all'aspetto selvaggio della Prescelta. Sotto a tutta quella pelliccia si intravedevano addirittura le forme definite dei suoi muscoli.

"Ah, vedo che anche tu sei rimasto colpito da Aka-ari. La prima Prescelta."

Shade si voltò nel sentire la voce dell'Imperatore, uscendo dallo stato di trance che era andato a creare. Annuì rapidamente, tornando a posare lo sguardo sul dipinto.

"Sì. Ha l'aria di essere stata una guerriera formidabile."

"Lo era. Probabilmente una delle migliori che la Regione Bianca abbia mai conosciuto." disse Estrelar, fissando con sguardo serio la Zangoose e il suo sogghigno. "Aka-ari fu scelta dal Concilio dei Numi e dei Sovrani per diventare la prima Prescelta. I Numi Leggendari avevano visto in lei grandezza, e quando riposero nei suoi artigli un potere incredibile lei non tradì le aspettative."

Fece una pausa, voltandosi verso Shade.

"Aka-ari fu la prima a combattere per placare le tensioni andate a crearsi tra i diversi popoli che ora conosci come Regione Bianca e Regione Nera." proseguì, con tono solenne. Shade non era più annoiato, anzi, stava ascoltando con moltissima attenzione quello che il Reale aveva da dirgli.

"Era una combattente temutissima, ma nonostante il suo carattere impulsivo e feroce aveva un grande cuore." Estrelar ridacchiò. "Pensa che si beveva intere boccette di veleno di Seviper per aumentare la sua forza. Ogni volta che scendeva in combattimento doveva essere inseguita da una schiera di medici con rimedi e bacche. Roba da matti."

Shade fece un sorrisetto ed emise una risatina, tornando a osservare l'espressione beffarda della sua antenata. Sì, aveva l'aria di una che avrebbe compiuto gesti incredibili e fuori dall'ordinario.

Rimase a guardarla per ancora qualche istante, poi trotterellò verso l'ultimo ritratto e l'ultima tomba della fila.

"Che mi dite di lui?" domandò, fermandosi davanti alla pergamena più recente.

Quest'ultima raffigurava un Samurott anche lui discretamente giovane, in piedi sulle zampe posteriori e con le anteriori poggiate all'elsa di una delle due spade di conchiglia caratteristiche della specie.

Aveva un sorriso bonario in volto e teneva le sopracciglia sollevate come se stesse cercando di nascondere una marachella che aveva combinato, qualcosa di cui solo lui e il pittore parevano essere a conoscenza. Il suo volto era di una bellezza fuori dal comune, con una fisionomia delicata e dai tratti lisci e compatti.

I baffi candidi della specie, in quel Samurott, erano lisci e leggermente incurvati verso l'alto, coronando l'elmo ornato in cima dalla lama ricurva. Anche lui, come la sua antenata, aveva una muscolatura ben definita. Shade d'istinto si lanciò un'occhista alla spalla, rendendosi conto che avrebbe dovuto farne di esercizio per essere al pari del Prescelto medio.

"Ah, lui è Kaikan." disse Estrelar, raggiungendo Shade in qualche tranquillo passo, avendo perso tutta la fretta che aveva prima. "L'ultimo Prescelto, e colui che ha diviso definitivamente le due Regioni con la Grande Scissione. Lui ha concesso che gli abitanti della Regione Nera vivessero come piaceva a loro, ma senza causare problemi a noialtri. Purtroppo, dopo quel fatto, è stato assassinato da alcuni nemici nonostante la sua potenza, mettendo la parola fine all'era dei Prescelti della Luce. Alla sua morte non ci fu più bisogno di nominare un nuovo Prescelto, dato che le due parti contendenti erano in uno stato di stabilità."

Shade era quasi tentato di appoggiare una zampa sul dipinto del suo antenato, come a volergli dimostrare in quel modo una specie di solidarietà. Chissà che paura doveva avere avuto nei suoi ultimi momenti in vita.

Estrelar fece schioccare la lingua, facendo un paio di passi in avanti e mettendosi dirimpetto al disegno, guardando il soggetto negli occhi. "Si pensava che fosse morto senza figli, ma evidentemente..."

Diede un paio di pacche al fronte marmoreo del loculo che ospitava la salma di Kaikan, sogghignando.

"Evidentemente il signor Casanova ha fatto in tempo a spargere i suoi geni! Che tipo. Su, forza, è ora di andare."

Shade lanciò un'ultima occhiata ai memoriali dei suoi antenati; avrebbe voluto rimanere lì a scoprire di più su di loro, ma effettivamente avrebbe dovuto sbrigarsi. Probabilmente i Numi Leggendari stavano aspettando di incontrarlo.

Prese un respiro profondo, ricominciando a camminare al seguito dell'Imperatore verso un grande portone di legno scuro, su cui erano intagliate fronde e molte figure di Pokémon. Da oltre i battenti proveniva un brusio di voci non indifferente, segno della presenza di molti Pokémon.

Estrelar si fermò davanti all'ingresso, sollevando una zampa e battendo con il dorso di essa sul legno massiccio. Improvvisamente, il vociare nella stanza si placò tutto d'un colpo, lasciando spazio a un silenzio quasi inquietante.

Passarono solo un paio di secondi prima che qualcuno, da dentro, pensasse ad aprire. Shade impallidì quando intravide l'enorme figura di un Kommo-o dall'aria molto, molto agguerrita. Pareva sul punto di iniziare una zuffa tanto aveva l'aspetto di un piantagrane.

Questi però si affrettò a farsi di lato, inchinarsi poggiando una mano al petto e abbassare la testa.

"Riposo, Sayf." fece Estrelar, muovendo una zampa per dirgli di rialzarsi, prima di attraversare la sala a lunghi passi. "Prego, Soraya. Siediti pure dove vuoi."

Le zampe dell'Umbreon, però, non parevano avere voglia di muoversi. Il ragazzino rimase per qualche secondo a fissare i presenti nella sala, con gli occhi sbarrati. Difatti, attorno a un enorme tavolo, era presente gran parte delle schiere dei Numi Leggendari, quasi ognuno accompagnato da un Pokémon comune.

Beh, glielo avevano anticipato, ma Shade non pensava che avere davanti i Numi gli potesse far stringere così tanto lo stomaco. Si ritrovava davanti molti di coloro che avevano letteralmente plasmato il mondo. Non era roba da poco.

Esattamente come lui li stava fissando, anche loro stavano facendo lo stesso. Avevano gli occhi puntati sulla sua faccia, alcuni addirittura sporgendosi in avanti per guardarlo bene.

Lanciò un'occhiata implorante aiuto al resto della scorta, solo per rendersi conto che ognuno di loro, Athos compreso, aveva effettuato un profondissimo inchino.

L'Umbreon era l'unico a non averlo fatto.

In un riflesso improvviso e disperato Shade abbassò la testa, colpendo il pavimento con la fronte quasi volesse lavarlo usando la propria faccia. Sapeva che la minima etichetta era inchinarsi ai Numi per almeno cinque secondi, ma in quella stanza ce n'erano almeno una decina. Circa un minuto di inchino, ma era il minimo di rispetto che doveva loro.

Il silenzio nella stanza si ruppe improvvisamente quando praticamente tutti i Numi iniziarono a gesticolare e a schiamazzare per cogliere nuovamente la sua attenzione.

"No, no! Alza la testa, va bene!"

"Non c'è bisogno che ti inchini!"

"Vieni a sederti, ragazzino, non perdere tempo!"

"Viè, viè, non importa per le formalità. Siediti!"

Shade obbedì istantaneamente, dato che era meglio non fare aspettare dei Numi Leggendari, e si avviò verso il lato destro del tavolo in cerca di un posto a sedere. Alcuni seduti sul lato sinistro si batterono una mano su un ginocchio, altri emisero un verso sconsolato.

Non ci volle molto affinché il Lucelunare si accorgesse che accanto a sé ogni Leggendario, oltre al posto occupato dal loro accompagnatore, aveva lasciato uno spazio. Stavano... gareggiando per vedere accanto a chi lui avrebbe scelto di sedersi?

Vedendosi davanti un ventaglio di scelta così ampio il giovane si sentì leggermente sperduto.

"Ehm... uh..." mormorò, scegliendo il posto più vicino a sé totalmente a caso, mettendosi così a sedere su un cuscino rosso posizionato tra un Pokémon Eone e il Nume del Gelo, Kyurem. Più precisamente, Shade era vicino alla Weavile che accompagnava il drago del ghiaccio.

"Aha! Si è messo vicino a me!" esultò Kyurem tutto d'un colpo, indicando con una delle corte zampe Reshiram e Zekrom dall'altra parte del tavolo. "Ho vinto io!"

"Oh, Padre Arceus, adesso si metterà a vantarsene per i cento anni a venire." si lamentò il Nume delle Tempeste, alzando le braccia al cielo e sbuffando sonoramente.

"Ha scelto me-e, ha scelto me-e." cantilenò sottovoce Kyurem, sghignazzando appena.

Shade lanciò attorno a sé una serie di occhiate preoccupate, poi si inclinò leggermente verso la Weavile alla sua sinistra. Doveva avere più o meno la sua età. Ma quanti ragazzetti erano presenti in esercito e dall'Imperatore?

"Dovrei... spostarmi? Non vorrei che litigassero."

La Lamartigli lo osservò con la coda dell'occhio per un secondo o due, senza scomporre il modo in cui era seduta, poi sollevò leggermente le spalle.

"Fai come vuoi. A noi non cambia niente."

"Allora resto qui." concluse lui, restandosene fermo immobile e tenendo la testa un po' abbassata. A capotavola, finalmente, anche l'Imperatore prese posto. Accanto a lui andò a sedersi il Kommo-o di prima, il quale si inginocchiò sedendosi sui propri talloni e avvolgendo la lunga coda attorno al corpo.

In un certo senso quel tizio trasmetteva una forte inquietudine in Shade, forse a causa del fatto che gran parte delle sue squame erano mancanti o perché aveva una lunga scimitarra appesa al fianco. Era inquietante.

Fu solo quando un corpo estraneo si sedette di colpo al suo fianco che Shade sobbalzò leggermente, ma quando si voltò e riconobbe la figura di Athos si rilassò. Il Mightyena si era seduto esattamente tra lui e la Weavile, e scodinzolava a destra e a manca. Anche gli altri avevano preso posto, alcuni come Ozaner proprio accanto al Kommo-o.

"Hey." fece semplicemente Athos, facendo un gran sorrisone e lanciando occhiatine a coloro che gli stavano ai fianchi.

"Da quanto tempo." scherzò Shade sottovoce, e i due amici passarono diverso tempo a sghignazzare, senza praticamente ascoltare l'Imperatore che stava parlando.

"Oggi siamo riuniti nel Concilio dei Numi e dei Sovrani per celebrare un evento importante." disse solennemente il Pyroar, poggiando le zampe anteriori sul tavolo e sfoggiando un bel sorriso. "Infatti, di come già sarete stati informati, oggi si unisce alla nostra battaglia per la libertà Soraya Kemini, il Prescelto della Luce."

In quel momento Shade tornò a concentrarsi sulla riunione, sollevando di un po' gli angoli della bocca per circostanza. Tutti i Leggendari lì presenti, indipendentemente dalla loro natura, sfoggiarono un gran sorrisone a trentadue (e alcuni più) denti.

Parevano molto felici di averlo lì, e come biasimarli? Alcuni iniziarono a battere le mani, altri si scambiarono occhiate di intesa decisamente contente.

"Detto questo, penso che il nostro Prescelto abbia voglia di dire qualche parola a tutti noi!" fece Estrelar, rimettendosi seduto compostamente e osservando l'Umbreon con un'espressione piuttosto contenta e gongolante.

Shade rimase a osservarlo in maniera quasi implorante dato che non aveva alcun discorso pronto, e quando si voltò nuovamente verso i Numi trasalì nel vedere che praticamente tutti lo stavano fissando con vivo interesse. Si guardò attorno, leggermente disorientato e confuso.

Lanciò un'occhiata preoccupata verso Athos, il quale abbassando il capo cercò di rassicurarlo come poteva. Mosse la coda a spazzola e gli diede un leggerissimo colpetto sul fianco, incitandolo a parlare.

"Tranquillo, non penso che ti staccheranno la testa." sussurrò appena percettibilmente, socchiudendo poi gli occhi in un'espressione bonaria e divertita. Shade non poté che sentirsi rassicurato dalla sua presenza, tornando a badare ai Leggendari che attendevano ancora immobili le sue parole.

"Uhm... come già... come già sapete..." iniziò, incurvando leggermente il collo lateralmente.

"Schiena dritta, parla a voce più alta." disse in un sussurro la Weavile alla sua sinistra, da oltre Athos.

Shade si schiarì la gola, mettendosi in una posizione più stabile e prendendo fiato.

"Come già sapete, il mio nome è Soraya. Soraya Kemini. Ma potere anche chiamarmi Shade. È più comodo, penso, no? E sono il figlio del Generale Araton Kemini e di Astra Ryoura." annunciò, cercando un modo per non far tremare la propria voce. Con la coda dell'occhio vide Athos annuire, e ciò lo spronò a continuare.

"Ecco, uhm, io non sono un grande combattente. Non so ancora fare molto, in verità, ma... spero, spero tanto che con il giusto allenamento io riesca ad aiutare. Per quanto possibile. Sì, ecco, io vorrei aiutarvi tutti a ristabilire una condizione di pace."

Si fermò per un istante a raccogliere le idee, per poi decidere di continuare.

"Io sono qui perché... nella mia vita non ho mai davvero vissuto un ambiente di pace. La guerra è iniziata quando io ero davvero piccolo... diciamo che la guerra è entrata nella mia vita. Senza bussare, ecco."

Alcuni Leggendari ridacchiarono appena alla sua affermazione, e da questo lui capì che poteva andare avanti senza temere di annoiarli.

"Sarò onesto... io ho pensato prima di tutto alla mia famiglia, venendo qui. A mia nonna e a mia sorella. Se posso... se riesco, vorrei poter creare per loro una vita senza paura, o senza preoccupazione. E se il miglior modo per farlo è entrare in guerra, allora penso che lo farò. E cercherò di aiutare tutti voi, perché so che come la mia famiglia tutti stanno soffrendo per questo."

Si azzittì, avvolgendo la coda sulle zampe anteriori e osservando i Numi di sottecchi, quasi si aspettasse un voto da parte loro. Probabilmente aveva ingigantito la cosa e sperava di non essersi dipinto sotto una veste fin troppo eroica. In verità lui avrebbe preferito non essere lì. Si era ritrovato a calci nel sedere in quell'ambiente, non era stata affatto la sua nobiltà d'animo a portarlo in guerra.

"Beh, Shade!" esordì Kyurem, chinando verso di lui il capo e socchiudendo gli occhi gialli in un'espressione amichevole. Non appena si abbassò, un respiro gelido scompigliò leggermente la pelliccia del volto del Lucelunare. "Mi sa proprio che grazie al tuo aiuto tutto quanto avrà una bella fine!"

"Puoi dirlo forte, ghiacciolo ambulante!" esordì Groudon dall'altra parte del tavolo, battendosi una delle enormi mani su un ginocchio. "E se il ragazzino ha bisogno di supporto, che venga da noialtri!"

"Ti aiuteremo per quanto ci sarà possibile." disse cortesemente il Latios seduto alla destra dell'Umbreon, facendo un sorriso.

Un coro di affermazioni giunse da parte di tutti i Numi Leggendari, visibilmente ilari e contenti.

"Sì! Anche noi ti aiuteremo, Shade!"

"Hai la mia spada."

"E il mio scudo!"

Shade si guardò attorno con un sorriso stampato sulla faccia. I Numi Leggendari gli stavano provando la loro fedeltà e approvazione. Era meraviglioso. La sua autostima, per quei brevi minuti, parve schizzare alle stelle.

"Emotivamente e fisicamente," fece Kyogre, sollevando il muso dalla piscina in cui era immerso, "puoi contare su di noi! La guerra è anche la nostra!"

"Vi ringrazio. Vi ringrazio tanto..." mormorò il Prescelto, sorridendo a tal punto da farsi male alle guance.

Zekrom chiuse un pugno davanti a sé, guardando il giovane dritto negli occhi.

"Riponiamo tutta la nostra fiducia nelle tue zampe. Vedi di non deluderci."

Shade abbassò il capo in una profonda riverenza, quasi sfiorando il tavolo che aveva davanti con la fronte, e ben presto tutti i presenti nella stanza fecero lo stesso verso di lui.

"Non vi deluderò."

"Lo spero vivamente."

Il commento acido era partito dal lato opposto del tavolo, più precisamente alla destra dell'Imperatore. Il Kommo-o si era alzato in piedi, e stava osservando Shade con una certa ostilità negli occhi che il ragazzino non riuscì a spiegarsi.

"Non riesco a capire se sono decisamente disgustato o incredibilmente colpito dalla sfacciataggine di ogni singolo essere in questa stanza. Fate voto di aiutare un ragazzino per cosa? Andare a uccidere e a uccidersi in battaglia?"

"Sayf..." lo richiamò Estrelar, ma questi non parve aver voglia di ascoltare o fermarsi.

"La guerra non è un divertimento. La vittoria e persino la sconfitta non sono cose che si decidono a tavolino, come se fosse solamente un gioco." disse duramente, portandosi le mani dietro alla schiena e iniziando a camminare in senso antiorario rispetto al tavolo.

"Dobbiamo immolarci ed essere pronti a morire in ogni caso. Mettere la nostra vita sul filo del rasoio per Pokémon che nemmeno conosciamo e che probabilmente non conosceremo mai. Non è una fantasia in cui se credi in te stesso improvvisamente tutto quello che vuoi fare si realizza."

Shade lo osservò avvicinarsi, preoccupato. Ogni parola era come una coltellata nella schiena, per lui. Si sentiva decisamente oppresso dalla presenza di quel Generale.

Sentiva una pesantissima sensazione di inquietudine. Un macigno che gli era stato posto sulla gola non appena i suoi occhi, arancioni e tiepidi come un mare di miele, avevano incontrato quelli gelidi e taglienti del Kommo-o.

"Tu sei un miscuglio di testardaggine e codardia." continuò Sayf, portandosi vicino a Shade e osservandolo dall'alto della sua statura. "Sei solo un ragazzetto a cui hanno detto che è parte di una profezia e che è suo compito porre fine a un'ostilità che va avanti da più di mille anni. Ma per adesso non sei ancora niente. Eppure, tutti stanno ponendo il peso su di te mascherandolo da incoraggiamento, causandoti stress e paura."

Shade abbassò la testa e le orecchie, cercando di farsi piccolo piccolo. Non capiva se lo stesse sgridando oppure compatendo.

"Io..."

"Silenzio. Non ho ancora finito di parlare."

L'Umbreon si ammutolì, continuando a tenere lo sguardo basso e fisso sulle proprie zampe anteriori, cercando di nascondere il fatto che stesse tremando come una foglia. Nessuno, nella stanza, pareva aver voglia di interrompere il Kommo-o.

"Non hai bisogno di essere incoraggiato. Se verrai incoraggiato diventerai molle, e non riuscirai ad adempiere ai tuoi doveri." disse il Generale, con lo sguardo che non pareva aver voglia di addolcirsi nemmeno di un po'. "Devi spaccarti le ossa ogni giorno, da solo, per anni, se vuoi fare una differenza. Se davvero pensi che riuscirai a farcela solo con le tue energie e con il supporto emotivo allora forza, vai in campo e combatti."

Shade deglutì, appiattendo le orecchie contro il capo.

"Vai e spargi ancora il sangue dei tuoi poveri genitori. Sono sicuro che alla terra piacerà bersene ancora un po'. Ma d'altra parte, non posso biasimarti in alcun modo. Ti hanno detto che sei speciale e tu ci credi. Non hai nulla che non va, sei solo un ragazzino che spera di poter essere qualcosa di più di quello che è in realtà. Il problema sono coloro che in questo momento stanno mettendo ogni singolo peso sulle tue spalle. Incoscienti tutti!"

Sollevò la testa, guardando ogni singolo presente nella stanza. Tutti erano zitti e lo fissavano con tanto d'occhi.

"Mandare un bambino a scannarsi con i nemici per i vostri stupidi obiettivi e i vostri stupidi ideali. Roba da non credere."

"Sayf!" lo interruppe improvvisamente Estrelar, alzandosi in piedi sulle zampe posteriori e appoggiando le anteriori sul tavolo, visibilmente furioso. "Non ti permettere... i nostri ideali sono anche i tuoi, te lo ricordo!"

"È vero. Io ho iniziato questa guerra, mio Imperatore." controbatté Sayf, reggendo il suo sguardo. "Io più di tutti in questa stanza conosco il peso che essa scarica sulla schiena e sulla coscienza di un soldato. Ma, al contrario evidentemente di tutti voi, penso che sotto questo peso le spalle di questo ragazzino si spezzeranno come rametti."

Dall'altra parte ci fu solo il silenzio, e dopo qualche istante il Kommo-o iniziò a tornare verso il proprio posto.

"Se proprio deve essere lui a porre fine a tutto questo disastro..." continuò, osservando Shade con la coda dell'occhio. "Voglio essere lì quando succederà, in prima fila. Non dovete riporre le vostre speranze tra le sue zampe, o peggiorerete solo la situazione. Solo perché ora abbiamo il Prescelto non vuol dire che la guerra sia finita!"

Si sedette a gambe incrociate al proprio posto, ma dato che non provocò alcuna reazione immediata diede un violento pugno al tavolo, facendo sobbalzare tutti.

"Sono stato chiaro?!"

"Sì, Generale." rispose un coro di voci, alcune timide, altre più forti e decise.

"Bene." Sayf appoggiò entrambe le mani alle ginocchia, osservando poi Ozaner al suo fianco. Il Luxray non aveva spiccicato parola per tutto il suo discorso. Il Kommo-o prese un respiro profondo. "Voglio prendere parte attiva nell'addestramento di Soraya."

"Certo, Sayf."

"Sono proprio curioso di vedere come si evolverà la situazione. Dopo io stesso vi riaccompagnerò al campo base. Avremo tempo per chiacchierare."

"Va bene."

Il Kommo-o annuì secco, facendo tintinnare i pendagli di scaglie che scendevano dalle sue tempie.

"Ho finito. Potete continuare."

Peccato che avesse abbattuto totalmente il morale nella stanza in maniera decisamente violenta con quel suo discorso. Shade non era nemmeno sicuro di aver capito che cosa volesse dire. Ma almeno non pareva essere arrabbiato con lui, quindi più o meno andava bene.

Ci fu un assordante silenzio che durò per almeno un minuto, in cui nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Un pesante velo di coscienza e realizzazione aveva coperto tutti alle dure parole di Sayf.

Fu l'Imperatore, con un sospiro, a marcare la fine di quell'incontro. Si alzò poi in piedi, dirigendosi verso l'uscita della stanza. Fece un leggerissimo sorriso verso Shade, poi si fermò davanti alla porta d'ingresso.

"Potete andare. Penso che conosceremo bene il Prescelto un'altra volta."

Uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé. Alla sua mossa, il brusio rumoroso tra i presenti ricominciò, simile a quello di una classe al cambio dell'ora.

"Oh. Di già?" mormorò sottovoce Athos, abbassando la punta della coda in un evidente atteggiamento di delusione, mentre osservava molti dei Leggendari alzarsi parlando tra loro.

Incontrò lo sguardo di Zamazenta, e sia il Leggendario sia Athos iniziarono a scodinzolare l'uno all'altro in un atteggiamento decisamente curioso. Fu una spallata da parte di Zacian a distrarre il Nume della Difesa, che dovette purtroppo per lui concentrarsi su altro.

"Beh, ehm... è stato un piacere, eh Shade!" fece Kyurem, alzandosi dal proprio posto seguito dalla Weavile che lo accompagnava. "Ci si vede presto!"

Shade lo salutò con cortesia, poi lanciò un'occhiata dall'altra parte del tavolo; Wystan stava parlando fitto fitto con Sayf, con un'espressione visibilmente irritata in volto. Probabilmente era arrabbiato perché avevano fatto tutta quella strada per nulla.

Ozaner si alzò dal posto, assieme a Varsh, ed entrambi si avvicinarono all'Umbreon e al Mightyena per dire loro qualcosa.

"Ci fermeremo qui per il pomeriggio. Ripartiremo tra qualche ora." disse loro il Luxray, visibilmente sconsolato. "Voi se volete fatevi un giro per il palazzo. Sono sicuro che avrete molto da smaltire. Tornate qui, poi."

"Evvai! Possiamo andare in giro!" esclamò Athos con un rapido saltello, iniziando a trotterellare allegramente verso l'uscita, ora aperta a tutti quanti. Si voltò, aspettando Shade, e fece un sorrisone quando l'amico gli si affiancò.

"Dove si va?"

"Non so. Vorrei stare un po' all'aperto. Ho bisogno di un po' d'aria." mormorò Shade, decisamente abbattuto da tutto quel che era successo. Sayf sembrava contrario a tutta la questione del Prescelto della Luce. Forse lo aveva già preso in antipatia?

"Dai, non pensare a quel drago scorbutico." cercò di rassicurarlo Athos. "Gli altri Numi Leggendari ti adorano. Kyurem mi sta già simpatico."

"Vero? Ha l'aria di essere gentilissimo."

I due scesero per un paio di rampe di scale, parlottando tra loro. Ancora una volta l'energia di Athos bastò a tirare su di morale Shade, il quale presto smise di pensare a tutto l'affare della guerra nel quale era coinvolto.

Trovarono un lungo corridoio senza alcuna finestra ai lati, il quale dava su un porticato esterno e un largo terrazzo illuminato dal sole. Quello che ci voleva per rilassarsi un po'.

Shade e Athos varcarono il colonnato, socchiudendo leggermente gli occhi non appena furono di nuovo al sole. Da lì la brezza accarezzava le loro pellicce, portandosi via oguno dei loro problemi.

Si avvicinarono al parapetto al limite della larga terrazzata, e guardando oltre a esso riuscirono a vedere gran parte di Sieria e del mare che la bagnava. Quella città era davvero splendida, non c'era che dire.

Al momento si trovavano in uno dei punti più alti del palazzo, dietro alla Sala del Concilio, che era visibile poco più in alto semplicemente voltandosi verso il punto da cui erano arrivati. I paravento erano aperti e si vedeva il soffitto della Sala da lì.

"Che figata, eh?" fece Athos, prendendo un respiro profondo e facendo un sorrisetto gongolante. "Che profumo di salsedine..."

"Sì, è davvero bello." fece Shade, sporgendosi un po' più in là. In seguito si voltò verso il suo amico, sorridendo. "Che altri odori senti? Dimmelo!"

Athos ridacchiò, aprendo la bocca e inalando un altro po' di aria.

"Mmmh... qualcuno da qualche parte sta facendo una grigliata! E poi... e poi... mmh... probabilmente in una segheria stanno tagliando del legno, perché si sente forte l'odore della resina e dei trucioli."

Shade tese le orecchie, e poté confermare che da molto distante sentiva il vago rumore persistente e graffiante di una delle seghe adoperate nei cantieri per tagliare il legno.

"Sei fantastico Athos, lasciatelo dire!"

Il Mightyena gonfiò orgogliosamente il petto, annusando ancora l'aria per continuare quel gioco che era appena iniziato. Sollevò le orecchie e dilatò le narici.

"Oh! Questo lo conosco! È vicino, è anche vicino!" esclamò, scodinzolando con forza e stringendo gli occhi per farsi venire in mente la sua provenienza. "Dai Athos, lo sai! Lo hai già sentito, lo so che lo sai!"

Shade rimase a fissarlo curioso mentre lui si scervellava parlando rivolto a sé stesso (anche in terza persona) per identificare il famigerato odore. Evidentemente era una questione di vita o di morte.

"L'ho sentito prima! Posso giurare di averlo sentito anche prima...! Ahh, accidenti!"

"Eh, da dove proviene?" indagò Shade, sporgendosi leggermente verso il suo amico per vedere se nei suoi occhi ci fosse stato un bagliore di realizzazione. Athos però stava ancora cercando di tracciare la sua provenienza, visibilmente irritato.

A un certo punto, però, drizzò le orecchie e sollevò il muso verso il cielo.

"DA SU! VIA!"

In un batter d'occhio il Mightyena afferrò la collottola di Shade tra le zanne e balzò verso sinistra, scansando sé stesso e l'amico giusto una frazione di secondo prima che un lampo nero colpisse con una forza inaudita il terreno su cui poco prima i due stavano poggiando i piedi.

Le mattonelle candide del terrazzo nel raggio di un buon due metri dal centro del colpo vennero alzate dal loro posto e scagliate per aria, diventando come proiettili letali che però si infransero al suolo. Dal luogo colpito si era alzato un denso polverone che impediva di vedere bene cosa fosse successo.

Athos lasciò andare Shade solo quando fu certo di non essere morto. L'Umbreon era rimasto a bocca aperta.

"Che... che cos'è?"

La risposta non tardò ad arrivare ai due giovani, poiché una figura slanciata camminò tranquillamente fuori dalla nube di polvere, come se nulla fosse successo.

"L'ho mancato... non ci voleva."

Piume selvagge e totalmente nere, una spada khopesh al fianco, un volto più simile a un coltello e un paio di occhi taglienti e gelidi.

Era il Blaziken melanico di poco tempo prima, dritto davanti a loro in tutta la sua forza. Solo che in quel momento non sembrava più una guardia, ma quantomeno un soldato nemico. I suoi muscoli ben marcati erano tesi e nel suo sguardo non c'era traccia di volersi scusare per l'incidente appena causato.

Un lampo di realizzazione colpì improvvisamente i due tipo Buio.

Fu in quel momento che Shade e Athos si resero entrambi conto di essere faccia a faccia con la morte stessa.

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