Capitolo 2: Burst!

«Ok», esordì Kaider. «Arraffate quanti più Pokémon possibile, e poi diamocela a gambe. Sento già odore di promozione... cazzo, speriamo! Altrimenti il Boss mi ucciderà di cazziatoni. E così farà anche mia moglie».

Durian rimase nascosto. Era stata un'azione rapida, improvvisa e violenta. Quei tizi erano arrivati a bordo di un furgone, e avevano messo a ferro e fuoco l'intera città. L'Allenatore si stava tenendo riparato dietro ad uno dei pochi edifici rimasti in piedi e oramai abbandonati. Si sporse dall'uscio in rovina per dare un'occhiata; ovunque guardasse, vi erano persone in fuga o che si nascondevano da quei pazzi in divisa. Portavano tutti delle uniformi bianche e nere, e dei cappelli con sopra le iniziali "N.G.G.". Il ragazzo si domandò cosa diavolo fossero venuti a fare a Sciroccopoli. Di certo non sembravano essere lì per partecipare a un musical o guardare una partita do Football Pokémon.

Nel frattempo, nella zona Nord della città, perseverava il caos. Decine di Pokémon venivano presi e sbattuti in un furgone carico di gabbie. All'improvviso, ad uno degli uomini in uniforme si avvicinò una tipa con occhiali da sole e berretto vestita con un uniforme recante il logo di una pizzeria, che reggeva un cartone di pizza.

«Scusi», domandò la ragazza delle pizze. «Per caso è lei ad aver ordinato... questa?».

Il tizio a cui si era avvicinata la squadrò dall'alto in basso, poi disse: «No, ma lasciala pure qui. Te le requisiamo. A proposito, a che gusto è?».

L'uomo aprì la scatola piatta, e dentro, al posto della pizza, vi trovò una mano chiusa a pugno.

«Pizza di cazzotti condita con dolore», disse la ragazza. Poi, mollò al criminale un cazzottone tale da farlo volare un paio di metri più in là. «Non preoccuparti della mancia; offre la casa».

Il criminale atterrò e non si rialzò più. La ragazza, poi, si liberò della maglietta, degli occhiali da sole e del copricapo, rivelando degli occhi verde smeraldo ed una lunghissima matassa di capelli viola ametista.

"Perfetto", si disse Viola. "È valsa la pena di stendere quel ragazzo delle pizze e rubargli l'uniforme e gli occhiali da sole. Più tardi glieli restituirò".

Ad un certo punto, udì delle urla provenire da sud. Si precipitò in quella direzione a tutta velocità. Freno in scivolata, sollevando una gran quantità di polvere. Ciò che vide la lascio letteralmente allibita.

«Vi prego!», supplicò un bambino. «Non potete portarmi via Poka!».

Fra le braccia di uno di quei criminali, si stava dimenando un Tepig con un piccolo orecchino sull'orecchio destro, che aveva veramente l'aria di star soffrendo molto.

«Taci, moccioso», sbraitò un altro di quei tizi. «Giuro, se non taci ti tappo la bocca a modo mio, maledetto, picco-».

Stava per colpirlo, quando fece la conoscenza di una chirurga estetica amatoriale di nome Viola, che gli rifece i connotati a furia di calci in faccia.

«Per l'amor del cielo», esordì lei, «non avete pietà nemmeno dei bambini?  Siete davvero delle persone orribili».

«Hey, tu!», continuò poi, rivolta all'infante. «Se non vuoi morirci, ti consiglio vivamente di nasconderti, scappare o chiamare aiuto. Penserò io a quei tizi».

Il bambino annuì, sempre piangendo, poi scappò. Viola osservò la scena; non era rimasto molto di quella città. Non era mai uscita dal suo villaggio, ma aveva sentito dire da sua madre che Sciroccopoli era normalmente un posto felice. In quel momento, nella città non vi era nulla di felice o che rimandasse con la mente alla felicità. Solo dolore e devastazione. Il tipo in uniforme che aveva rapito il Tepig era sparito; probabilmente era scappato per evitare di finire come il suo compare, portando con se il Pokémon.

"Troverò quei bastardi", si ripromise, "e farò conoscere loro cosa succede quando ci si mette contro di me".

Il suo sguardo ricadde sulla tasca in cui teneva il cofanetto nel quale si trovava la sua Pokémon.

"Mostrerò loro cosa succede quando si provocano le ire di una Burst Warrior!".

---

Duran, approfittando di un momento di distrazione universale da parte dei criminali, fece uscire il suo Emboar dalla Pokéball.

«Vai, Smasher», ordinò poi a bassa voce. «Muro di fumo».

Il Pokémon Suinincendio inspirò, poi dalle sue narici fuoriuscì una valanga di fumo grigiastro. Durian si coprì la bocca e il naso con le mani.

«Ben fatto», disse poi, alzando il pollice. «Ora, andiamo!».

Quatto quatto, si fece strada tra il fumo e tra i tossii di quei tizi in uniforme, poi riuscì ad entrare nella stazione. Quello che vi trovò fu... un qualcosa di decisamente inaspettato. La stazione Ruotadentata era letteralmente piena zeppa di quei criminali, e il fumo non era entrato lì dentro. Loro si voltarono a fissare lui. Lui rimase immobile a fissare loro.

Poi urlò: «COME NON DETTO! VIA, VIA, VIA!». Fece cenno al suo Emboar di correre.

La mandria di criminali gli fu addosso. Fu solo per un pelo che riuscì a salvarsi, chiudendosi la porta alle spalle. Poi chiese ad Emboar di usare Lanciafiamme sulla porta e in seguito sui cardini. I poverini rimasero così bloccati nella stazione Ruotadentata, mentre Durian restò fuori, sghignazzando. Fece ritornare il suo Emboar, ma all'improvviso un paio di mani grosse e forti lo sollevarono per aria e lo scagliarono lontano.

«Ehi, ragazzino», disse all'improvviso una voce bassa e rauca. «Non giocare a fare l'eroe; ti consiglio di smammare. In alternativa, posso permetterti di rimanere qui a goderti la scena di me che ti spezzo le ossa. Allora, quale preferisci delle due?».

Durian alzò lo sguardo. A parlare era stato un uomo molto grosso e muscoloso (imponente, si sarebbe detto), che indossava solo dei pantaloni e fumava un sigaro.

«Signor Kaider». Uno dei criminali si avvicinò di corsa. «I nostri uomini... nella zona Sud... stanno venendo messi fuori gioco uno ad uno!».

L'uomo muscoloso inarcò un sopracciglio.

«Prego? Oh, andiamo, siete un branco di incapaci! Quanto mai può essere difficile tenere a bada un gruppetto di Allenatori e Pokémon?».

«Ecco... veramente si tratta di una sola persona».

«Come?».

«Una ragazza. Umana. Da sola. Senza Pokémon. Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di contrattaccare, che quella ha subito iniziato a massacrarci di cazzotti».

Kaider lo scansò e si diresse verso la zona Sud, seguito a ruota dall'altro. Durian, invece, rimase per terra ancora per un po', dolorante, poi si decise anche lui ad andare alla zona Sud. Chiunque fosse stata quella persona, doveva essere davvero straordinaria. Prese però un'altra strada. Non aveva certo voglia di seguire quell'energumeno.

---

«Non mi scapperete, bastardi!», urlò Viola. «Prendete questo! E questo! E anche un po' di questi! Un, due, tre, 'sti cazzotti son per te! ... che battuta del cavolo...».

Continuò a tirare botte a uomini su uomini su uomini. Sembrava che non finissero più, ma per lei non era un problema; non era ancora né stanca, né intenzionata ad arrendersi, almeno finché non avesse liberato quel Pokémon, e tutti gli altri che erano stati imprigionati.

«Ok...». Si piegò sulle ginocchia, ansimando, dopo aver sistemato anche l'ultimo nemico. «Allora... mi sembra di aver dimenticato qualcosa... MERDA, NON MI SONO FATTA DIRE DOVE TENEVANO I POKéMON RUBATI!».

Si colpì ripetutamente la testa con i pugni, ma subito dopo smise; c'era ancora una soluzione. Si mise in cerca di uno di quei tizi che si stesse già riprendendo. Ne trovò uno quasi subito. Lo prese per il colletto e gli domandò: «Scusi, messere, le dispiacerebbe farmi la cortesia di dirmi il loco esatto in qui avete rinchiuso i Pokémon sottratti?».

Il tizio indicò un punto alla sua destra.

«Sono rinchiusi in un camion davanti alla Palestra», biascicò. «Non puoi sbagliare, è quel grosso edificio nero con una Pokéball come insegna».

«Grazie mille», disse Viola. Poi gli mollò un altro cazzotto, lo fece svenire, e si diresse verso la Palestra di Sciroccopoli. Il tizio aveva ragione. C'era davvero un camion, che però era guardiato da due tizi. Uno di loro era vestito in uniforme e misurava un metro e sessanta, mentre l'altro era alto quasi due metri e vestiva soltanto con dei pantaloncini. E aveva dei muscoli vistosi.

«Hey, tu!», urlò Viola, cercando di attirare l'attenzione dell'energumeno. «Ti do un consiglio; se non vuoi evitare di essere castrato a furia di calci negli zebedei, allora ti consiglio caldamente di arrenderti. Oh, e questo vale anche per il tuo amichetto lì!».

Il più grosso dei due si voltò. Ci fu un attimo di silenzio, poi scoppiò a ridere.

«KAH-AHAHAHAH! Ne hai di coraggio, mocciosetta. Ho sentito dire che sei stata tu  a mettere al tappeto la squadra a Sud... ora, se permetti, te lo do io un consiglio».

Il suo sguardo si fece di colpo molto più serio.

«O te ne vai, o ti ammazzo».

Viola non si mosse. Qul tizio sembrava essere parecchio forte, al contrario degli uomini che aveva affrontato prima. In più, al posto del cappello portava una spessa cintura di cuoio dalla fibbia dorata, sulla quale risplendevano le iniziali "N.G.G.".

"Questo è un loro superiore", concluse, pensando agli uomini in uniforme. "E in più... sembra essere molto forte fisicamente. Mi domando se sia un Allenatore di Pokémon. Chissà se anche quelle reclute lo erano? Be', non che abbia dato loro il tempo di dimostrarlo...".

«Mi hai sentito?», continuò l'energumeno. «Guarda che conto fino a tre!».

"Mmh... N.G.G... che cavolo può voler dire?".

«UNO...».

"Forse Non Gradiamo la Gente?  Ma non avrebbe senso...".

«DUE...».

"A meno che non siano... no. No, non voglio pensarci e non voglio crederci...".

«TRE!».

L'energumeno, a quel punto, corse verso di lei e le piantò un pugno ben assestato nel ventre. Viola venne scagliata via contro una casa, che le crollò addosso.

«E voi vi siete fatti sconfiggere da questa rammollita?!», urlò, rivolto al suo compare. «Questo è i-nam-mis-si-bi-le! Noi della New Great Gavel non possiamo farci battere così da...».

La sua frase venne interrotta dalla vista di Viola, che era sbucata dalle macerie, reggendo sulla testa un pezzo di muro e sputando sassolini.

«Brutto. Figlio. Di. PUTTANA!», urlò la ragazza, lanciando via il pezzo di muro come se fosse fatto di gommapiuma. «Mi sono entrati tutti i detriti in bocca... HAI UNA VAGA IDEA DI QUANTI GERMI SIANO CONTENUTI NEI DETRITI?!».

Da un punto poco lontano, Durian osservava la scena esterrefatto. Viola, a giudicare dall'espressione di stupore dipinta sul volto di Kaider, si era dimostrata essere molto forte.

«Jeff, portami... IL DISPOSITIVO!», ordinò ad alta voce l'energumeno. «Voglio insegnare a questa mocciosa una lezione che non si dimenticherà tanto facilmente!».

La recluta annuì, poi aprì una specie di vano sotto allo sportello del camion, e ne tirò fuori uno strano zaino, collegato tramite dei fili a degli strani guanti di ferro. L'energumeno lo indossò. L'altro prelevò, sempre dal vano segreto, una specie di cavo. Ne collegò un estremità al camion, e un'altra estermità allo zaino del suo capo. Poi abbassò una leva che si trovava all'interno dell'abitacolo. Viola sentii dei Pokémon gridare. Erano dentro al camion. Sottili scariche elettriche percorrevano il cavo, che dopo un paio di minuti venne sganciato. L'energumeno batté i pugni, dai quali si sprigionarono scintille bluastre.

"Non è possibile!", pensò Viola. "Stanno... assorbendo l'energia dei Pokémon rinchiusi nel furgone! Che bastardi!".

L'uomo senza maglietta, all'improvviso, la caricò e le piazzò un pugno folgorante alla bocca dello stomaco. Questa volta, la ragazza venne scagliata per terra. L'energumeno le fu presto sopra.

«Sai», disse, «"hai una vaga idea di quanti germi siano contenuti nei detriti" non sono un granché come ultime parole, ma... non possso certo dire che sia stata la peggiore decisione che tu abbia preso oggi».

«SMASHER, MURO DI FUMO!».

Viola ed il suo avversario venenro investiti da un getto di fumo nero, acre, accecante. Poi Viola si sentì sollevare e portare via.

«DOVE DIAVOLO SI È CACCIATA QUELLA MOCCIOSA?!», urlò l'uomo muscoloso. «TORNA SUBITO QUI! DEVO FINIRE DI AMMAZZARTI!».

"Non ci tengo particolarmente, grazie", pensò Viola. "Piuttosto... chissà chi mi ha salvata? Non riesco a vedere niente con tutto 'sto fumo".

Ben presto, si fermarono. Venne depositata a terra molto delicatamente. Un po' tropo delicatamente, per i suoi gusti. Il fumo si diradò. Si trovava in un grande edificio abbandonato.

«Bene», disse. «Signor Salvatore, le sono sinceramente grata per avermi salvata... ora, se non le dispiece, ci sono dei certi culi che devo prendere a calci e altri che devo aprire, quindi... hasta la vista!».

«Hasta la vista un corno!». Viola si bloccò. Conosceva quella voce.

«Tu... razza... di... idiota... che non sei altro!», la rimproverò Durian. «Come diavolo ti è saltatato in mente di affrontare quel Kaider?!».

«Kaider?», ripeté la ragazza. «È così che si chiama quel tipo? Vabbe', ad ogni modo; ciao Durian, piccolo il mondo, chi non muore si rivede, lasciami andare il braccio devo spezzare la schiena a qualcuno».

«Io non ti lascerò andare», esordì l'Allenatore, «finché tu non mi dirai qual'è il tuo strafottutissimo problema!».

«Io non ho nessun problema», si difese Viola. «Sono loro che hanno rapito tutti quei Pokémon! Non... non posso semplicemente scappare o stare a guardare. Mi dispiace, ma non ci riesco!».

«Una cosa è affrontare quelle reclute, un'altra è mettersi contro un colosso che spara fulmini dalle mani». Durian incrociò le braccia. «Spero tu ti renda conto della differenza».

La ragazza non rispose. Poi, senza alcun preavviso, si liberò dalla presa dell'Allenatore e si diresse verso l'uscio. Si mise la mano in tasca e ne estrasse il cofanetto con sopra ricamata la stellina.

«So che lì dentro hai un Pokémon», le fece notare Durian, «ma non puoi pensare che da soli riuscirete a sconfiggere quel tizio».

«EHI! MOCCIOSA!». Dall'esterno giunse il grido di Kaider. «GIURO CHE SE NON TI FAI VIVA ALL'ISTANTE, A QUESTO RAGAZZINO CAPITERANNO COSE CHE NEMMENO IO SONO IN GRADO DI DESCRIVERE».

Viola si voltò verso Durian.

«Non saremo sole. Saremo insieme, unite. Tu aspetta, e vedrai!».

La ragazza uscì dall'edificio in rovina.

«Eccomi!», annunciò. «Eri me che volevi, dico bene?».

Durian la vide aprire il cofanetto. Si aspettava che all'intenro vi fosse una Pokéball, e invece... dentro al contenitore non vi era altro che un piccolo cristallo violastro, appoggiato su un soffice cuscinetto di velluto rosso. Al suo intenro, vi era una sagoma, anch'essa viola, che non riuscì bene a scorgere.

"Non... non è una Pokéball?", pensò. "Cosa diavolo ha ricevuto Viola quando ha passato quella strana prova?".

Kaider rimase immobile, mente Viola si poggiò il cristallo sul petto. Entrambi urlarono qualcosa.

---

Purrloin vide entrare uno spiraglio di luce dal guscio del cristallo. Vide le dita della ragazza prenderlo e poggiarselo sul petto. Sul volto della Pokémon si delineò un sorrisetto; finalmente avrebbe potuto vedere con i suoi occhi di cosa fosse capace quella ragazza.

---

«FATTI AVANTI!», la incitò Kaiden.

«BURST!», gridò Viola.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top