Prologo
I
«Ti rendi conto di quello che hai fatto?», domandò il Raichu dagli occhi rosso vivo. «Cioè, scusa, TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?»
«Sì», ammise Lugh, abbassando lo sguardo. Il Lucario si portò una zampa dietro la nuca. «Ho combinato proprio un bel casino, vero?».
«DIREI!», sbottò il Pokémon Topo, sbattendo le mani sul tavolo. «HAI COMBINATO UN DISASTRO DI PROPORZIONI POTENZIALMENTE APOCALITTICHE!».
«Che esagerato!». Il Lucario incrociò le braccia. «Non credo che il ragazzo possa–».
«NON STO AFFATTO ESAGERANDO!», lo interruppe il tipo Elettro. Fece un respiro profondo, pizzicandosi il setto nasale. «Il problema non è il ragazzo in sé, ma lo squilibrio di forze che potrebbe causare! Per non parlare del fatto che-».
«VOLETE FARE SILENZIO?! STO CERCANDO DI DORMIRE!!!», imprecò una voce dall'appartamento di sotto, accompagnata da un paio di colpi di scopa contro il soffitto di quest'ultimo.
Il Raichu abbassò la voce: «Adesso capisco perché sparivi di continuo, a volte anche per giorni interi!». Gli occhi chiusi, scosse la testa, senza sforzarsi di nascondere il suo disappunto. «Non avresti dovuto farlo – non potevi farlo! Nessuno di noi può!».
«Lo so, è stato un... momento di debolezza», confessò il Lucario.
«Un momento di debolezza durato quindici anni?». Un sopracciglio inarcato, il Raichu fissò Lugh dritto nei suoi occhi di zaffiro. «Ascoltami bene, Lugh; tu, come tutti noi, hai un ruolo da svolgere! Hai dei doveri, delle responsabilità!». Alzò le braccia al cielo. «Non puoi prendere su e mollare tutto all'improvviso!».
«Ti ho detto che lo so!», esclamò il Lucario, alzandosi in piedi. Fiamme bluastre avvolsero per un attimo i suoi occhi. «Mi sono reso conto di aver fatto un errore!».
Il Pokémon Topo inarcò un sopracciglio. «E... hai intenzione di... correggerlo?».
Il fuoco svanì dagli occhi di Lugh. Il Lucario arretrò lentamente, fino ad urtare il bancone della cucina. «...non starai... non mi starai mica suggerendo di...».
«Ucciderlo?». Il Raichu fece spallucce. «Be', mi pare ovvio! A mio parere, prima ce ne liberiamo, meglio è!».
«NON PUOI CHIEDERMI DI UCCIDERLO!», protestò Lugh. Incrociò le braccia e scosse la testa. «No. No, mi rifiuto».
«E va bene», concesse il Pokémon Topo, scendendo dalla sedia. «Vorrà dire che lo farò io-».
Si scansò in fretta, evitando un pugno che invece colpì il televisore, mandandone in frantumi lo schermo. Le fiamme azzurre avvolgevano nuovamente gli occhi di Lugh, ma questa volta bruciavano con un furore decisamente maggiore. «Osa anche solo pensare di avvicinarti a loro, e giuro che ti annullerò».
Il Raichu rimase impassibile mentre un'aura rossastra si manifestava attorno ai suoi occhi, ridotti a due fessure. «Sono sicuro che ricordi cos'è successo dodici anni fa. Se vuoi, possiamo riprovarci». L'aria attorno alle sua guance si ionizzò, mentre il suo pelo veniva pervaso da archi di elettricità rossastra. «Ma se perdi, dovrai cedere la tua Autorità. Che dici, ci stai?».
Il Lucario vacillò, e le fiamme si dissiparono dal suo sguardo mentre lasciava cadere le braccia lungo i fianchi.
«Così va meglio», commentò il Pokémon Topo. «Ora, senti; posso capire che tu sia contrario – è comprensibilissimo». Scosse la testa. «Ma è per il bene superiore, Lugh – il ragazzo deve morire. Punto».
Lugh strinse i pugni. Poi, senza alcun preavviso, girò i tacchi e uscì dall'appartamento, gridando: «STAI PUR CERTO CHE NON FINISCE QUI!», sbattendo la porta dietro di sé.
Il Raichu sospirò; sicuramente, Lugh avrebbe cercato di fermarlo. La cosa lo preoccupò non poco: sarebbe stato un disastro se si fosse trovato costretto a uccidere pure lui. Poi si girò ed il suo sguardo cadde sul televisore frantumato. Sbatté le palpebre lentamente, come se si fosse solo allora reso conto di quello che era successo. «Quella... era una TV al plasma... da 70 pollici... nuova di zecca». Quanto gli era costata? Una cosa tipo un milione e mezzo di Poké, se non ricordava male. E ora, era ridotta ad un inutile ammasso di plastica e circuiti elettrici – qualcosa che nemmeno il tecnico più bravo della Terra sarebbe riuscito a riparare. A quel punto, il Raichu tirò un porco, per poi aggiungere: «L'AVEVO COMPRATA STAMATTINAAA!». Sospirò, affranto. «Oh, cielo... non mi farebbe male l'aiuto di Òrdugh, già...».
II
"Ovunque si trovino forme di vita senzienti, vi sono delle religioni. Da qualunque angolo le si guardi, tutte queste religioni mostrano una lotta del Bene contro il Male, Luce contro Oscurità, Virtù contro Peccato, Angeli contro Demoni. Ogni religione, ogni culto predica la vittoria del Bene sulle forze del Male, così che il mondo venga finalmente "ripulito". Ebbene, questo concetto di vittoria assoluta della Luce è, in realtà, una strada sicura per la rovina di ogni società – lo stesso si può dire a proposito del famigerato "Lato Oscuro". Con una vittoria schiacciante e definitiva del Bene, la società stagnerebbe e collasserebbe per via dell'assenza di qualcosa contro cui battersi, e le persone non potrebbero più fare sfoggio di vera nobiltà d'animo rischiando la vita per difendersi l'un l'altra, perché, be'... non ci sarebbe niente da cui difendersi. Se a vincere fosse invece l'Oscurità, il mondo sprofonderebbe nell'anarchia, e molto probabilmente si verificherebbero circostanze atte a rendere molto vicina l'apocalisse del mondo per come lo conosciamo. Inoltre, in entrambi i casi, la vita diventerebbe davvero noiosa. La chiave di tutto è l'equilibrio. Ciascuno dei due lati può vincere, ma non troppo".
Suddette parole, scritte da Sir William Sacheverell Breckenridge, a pagina 50 della prima edizione di "Filosofia Grigia", erano state lette solamente da due persone: l'autore, morto suicida a ventiquattro anni dopo essere riuscito a vendere solo due copie del suo libro, e colui che stava sfogliando una delle suddette copie in quel preciso istante, all'interno di uno studiolo situato in un piccolo botteghino, al numero 3 di Peppermint Street.
Non vi era nessuno, nella piccola e modesta cittadina di Peppermint Creek (affettuosamente ribattezzata "Peppercreek" dagli abitanti più anziani) che non conoscesse Cedric Elric Dickinson, meglio noto come "la checca del Sud". Soprannome adeguato solamente in parte, dal momento che, per quanto i modi e l'accento di Cedric fossero decisamente meridionali, egli non aveva mai mostrato (né nutrito) per nessuno un interesse che andasse oltre la semplice curiosità o, in almeno un caso, amicizia.
Cedric richiuse il libro e lo appoggiò sulla scrivania del suo negozietto. Be', il termine più esatto sarebbe stato "deposito"; il Minccino non si era mai separato neanche da uno solo dei suoi libri. E lui, di libri, ne aveva letteralmente da vendere – nel senso che certe persone avrebbero pagato cifre al di là dell'astronomico per uno dei volumi della sua collezione privata. Fra questi, figuravano anche tutti i testi religiosi con anche solo il benché minimo errore di stampa. Ad esempio, su un certo scaffale erano state affiancate almeno una dozzina di copie del Arkéario, fra i quali "l'Arkéario delle Mille Sfiga", questo perché uno dei versetti recitava "e per ogni seme, raccoglierai mille sfighe di grano", "l'Arkéario dell'Ordine immutabile", che in un versetto recitava "gli ultimi saranno gli ultimi, e i primi saranno i primi", e ancora, "l'Arkéario del Muori-male-lurido-porco", "l'Arkéario dei Cinque Cavalieri", dove veniva annunciato l'arrivo di Morte, Guerra, Pestilenza, Carestia e Crisi di Governo, "l'Arkéario dei Dannati", che recitava "beati siano i dannati", e infine il pezzo forte: l'Arkéario delle Imprecazioni. Tutte le altre edizioni sbagliate impallidivano di fronte a quel "capolavoro", probabilmente perché quest'ultimo era l'unico a contenere i commenti che Michael Waterpie, il correttore di bozze, aveva inserito al posto di alcuni versetti. L'errore (se così si può definire) che Cedric considerava più esilarante iniziava nel sesto versetto del capitolo 64 del Libro del Tempo, e recitava così:
1 Arceus generò Dialga, Palkia, Giratina, gli Unown, e i -una macchia d'inchiostro copriva tre parole, rendendole illeggibili- e Mew.
2 Dialga e Palkia generarono Celebi, Mesprit, Uxie ed Azelf.
3 Uxie, Mesprit ed Azelf generarono Victini e Meloetta.
4. Arcues generò Xerneas, Yveltal e Zygarde.
5. Mew generò Shaymin, Manaphy e Phione e tutti i Pokémon che la morte attende e che attendono la morte.
6. Questo lavoro è un giramento di scatole! Ne ho pieni gli zebedei di questo libro del cavolo – Mastro Elwyn è un ingrato, e Mastro Felix è una vera testa di -una macchia di inchiostro rendeva illeggibile quella parola-, se devo essere sincero! Ah, ma ne ho fin sopra il pelo d'esser bistrattato in una simil maniera – domani chiedo le dimissioni! E voglio vedere, poi, come fanno, senza i miei accurati controlli ortografici! Mi sono rotto le palle, sul serio, di starmene chiuso tutto il maledetto giorno in questo scrittoio del cavolo! Ma porco -altra macchia di inchiostro-!
7. -l'intero versetto era ricoperto da sbavature di inchiostro-.
Leggendo oltre quel punto, ma anche prima, anche un osservatore non troppo scrupoloso si sarebbe reso conto che Michael aveva scartato l'idea del licenziamento, optando invece per una più soddisfacente vendetta tramite la "rivisitazione e correzione" del testo sacro. L'Arkéario edito dalla Elwyin & Felix edizioni vendette due copie; una venne acquistata da un pazzo uscito dal manicomio, mentre l'altra finì nelle zampe di Michael Waterpie, il quale, in punto di morte, la mise all'asta, dove fu comprata da un certo Martin Gray. E da lì, il libro era passato di zampa in zampa, fino ad arrivare sopra una bancarella puzzolente in un mercatino dell'usato, dove venne prontamente adocchiato da Cedric, il quale, ovviamente, non si fece sfuggire quell'occasione d'oro. Solo che il Minccino commise l'errore di rivelare al mercante il vero valore di mercato di quel libro, e le contrattazioni si fecero ardue. Quella sera, Cedric tornò a casa a zampe vuote. Tuttavia, il giorno dopo, l'Arkéario del Giramento era esposto proprio lì, nella sua vetrina. E del mercante nessuno aveva più sentito parlare.
Questo era il destino che spettava più o meno a chiunque rifiutasse di vendergli un libro.
Il Minccino si stiracchiò per bene. «Cavolo, ho fatto proprio le ore piccole stanotte...». Si lasciò sfuggire un ampio sbadiglio. «Meglio andare a dormire». E lo avrebbe fatto volentieri se, in quel preciso istante, qualcuno non avesse bussato alla porta.
Cedric (o almeno, questo era il nome con cui si presentava) trattenne un'imprecazione; avrebbe saputo riconoscere il bussare di suo fratello fra mille.
III
In un posto e in un momento fuori dallo spazio e dal tempo, due Pokémon avevano osservato da uno schermo la discussione fra il Raichu e il Lucario.
«Hanno litigato».
COSÌ SEMBREREBBE.
«E hanno appena parlato di uccidere un ragazzo per preservare l'equilibrio del mondo».
PARREBBE DI SÌ.
«E tu non hai la benché minima intenzione di intervenire, dico bene?».
EEEEESATTAMENTE.
«Ma perché?!».
PRIMO, DEVO OCCUPARMI DI UNA FACCENDA IMPORTANTE – ANZI, IMPORTANTISSIMA. E SECONDO, QUAND'È STATA L'ULTIMA VOLTA CHE TU SEI INTERVENUTO?
«Ho-».
NEGLI ULTIMI UNDICIMILASETTECENTO ANNI, INTENDO.
«...touché».
APPUNTO. QUINDI, NON CRITICARE I MIEI METODI.
«Va bene. Ma al di là di questo, al di là di questo... che diavolo ha fatto Lugh?».
UNA MINCHIATA INTERDIMENSIONALE, ECCO COS'HA FATTO.
«...prego?».
HA COMBINATO UN VERO DISASTRO, MA NON CREDO CHE VI PORRÀ RIMEDIO.
«Di che disastro stai parlando?».
NON TE LO DICO.
«Cos- perché?!».
OH, ANDIAMO; DOVE SAREBBE IL DIVERTIMENTO, SE TI SPOILERASSI TUTTE LE PARTI PIÙ SUCCULENTE?
«...non riesco a capire se mi stai prendendo in giro o meno. E la cosa è, onestamente, terrificante».
...WOW.
«Cosa?».
NIENTE, È SOLO CHE... NON AVRAI MAI CREDUTO DI SENTIRE QUELLE PAROLE USCIRE DALLA TUA BOCCA!
«E io non avrei mai immaginato che sarei giunto a dirle, ma be'... sembra che ci sia una prima volta per tutto».
IMMAGINO DI SÌ.
«Cambiando discorso... c'è una cosa che ho sempre desiderato chiederti».
DI CHE SI TRATTA?
«Riguarda gli Aspetti. Come mai nessuno di loro ha ancora... sai... passato il testimone?».
FORSE NON HANNO ANCORA TROVATO UN DEGNO SUCCESSORE. O FORSE HANNO SEMPLICEMENTE PAURA. DOPOTUTTO, PER QUALCUNO CHE HA VISSUTO TANTO A LUNGO, LA MORTE APPARE COME UNA COSA NUOVA E SPAVENTOSA.
«Ah... capisco...».
HO ANCHE FATTO LORO UN BEL DISCORSETTO SULLA MORTE.
«...e cosa hai detto?».
HO DETTO "QUANDO ACCADRÀ, NON PENSATE COME SE STESTE MORENDO. CONSIDERATELA PIÙ UNA SPECIE DI PARTENZA INTELLIGENTE".
«Ma che razza di discorso è?!».
UN DISCORSO MOLTO SENSATO, SOPRATTUTTO SE SI CONSIDERA QUELLO CHE ACCADE DOPO CHE SI MUORE.
«In effetti, non hai tutti i torti».
A PROPOSITO DI MORIRE... LO SAI CHE DI RECENTE ALCUNI MORTALI SI SONO MESSI IN TESTA DI SCOPRIRE L'ETÀ DELL'UNIVERSO?
«Ma che, davvero?!».
SÌ, SÌ, DAVVERO! DI RECENTE, ALCUNI HANNO INIZIATO A SOSTENERE CHE L'UNIVERSO SIA NATO MILIARDI DI ANNI FA, A PARTIRE DA UNO STATO INIZIALE ESTREMAMENTE DENSO, E CHE ALL'IMPROVVISO, CIRCA 14 MILIARDI DI ANNI FA, L'UNIVERSO SI SIA ESPANSO IN UN LASSO DI TEMPO BREVISSIMO, E CHE SI STIA ESPANDENDO ANCORA – UN PO' COME L'UVETTA DENTRO UN PANETTONE CHE LIEVITA.
«Oh. Be', sulla data si sbagliano».
PFF! NATURALMENTE. CHE TI ASPETTAVI? MA FAMMI CONTINUARE. FINO A QUALCHE SECOLO FA, MOLTO ERANO CONVINTI CHE L'UNIVERSO AVESSE ALL'INCIRCA 6000 ANNI. INUTILE AGGIUNGERE CHE ANCHE QUESTO CALCOLO È ERRATO.
«Roba da matti».
E NON È FINITA QUI! UN TALE SI SPINSE PERFINO OLTRE, E TROVÒ QUELLA CHE, SECONDO LUI, ERA LA DATA ESATTA! ORA REGGITI FORTE, PERCHÉ QUESTA È DAVVERO UNA MINCHIATA DELIRANTE! SECONDO I SUOI CALCOLI, L'UNIVERSO SAREBBE NATO PRECISAMENTE NEL 6002 a. E. V., PRECISAMENTE ALLE 7 IN PUNTO DI UN SABATO MATTINA, PERCHÉ – E CITO – "ARCEUS PREFERISCE LAVORARE LA MATTINA, QUANDO È PIÙ RIPOSATO".
«Cos- ma che razza di calcoli deliranti si è fatto questo tizio per arrivare ad una conclusione del genere?!».
E IO CHE NE SO? OH, SAI COS'ALTRO NON HANNO CAPITO?
«Che cosa?».
CHE LA TERRA È UNA VERGINE.
«...prego?».
DICO SUL SERIO. LA TERRA È NATA SOTTO IL SEGNO DELLA VERGINE. SAI COSA RECITA L'OROSCOPO DEL "CLOVER" DI OGGI, RIGUARDO ALLE VERGINI?
«...ma mi prendi in giro?».
NO, PER NIENTE! SENTI QUI:
VERGINE: 24 Agosto – 22 Settembre. Vi sentite minacciati da un orribile senso di incombenza. L'incontro fra un Leone e uno Scorpione vi metterà nei guai, ma da esso giungerà anche un aiuto inaspettato. Riceverete una visita a sorpresa da qualcuno di importante, ma ve ne accorgerete molto più tardi. Il mal di stomaco potrebbe essere in agguato, evitate il curry. La vostra sarà una settimana caotica, ma se restate determinati la supererete.
ECCO, VISTO? SU QUESTO CI HANNO AZZECCATO -TRANNE PER QUANTO RIGUARDA IL CURRY-, MA NON SE NE RENDONO CONTO.
«Pazzesco...».
SAI, IL BELLO È CHE TUTTI GLI SCIENZIATI DEL MONDO NON HANNO ANCORA CAPITO CHE QUESTA COSA DEI FOSSILI DI POKÉMON NON È CHE UNO SCHERZO BEN ORCHESTRATO, DEL QUALE NON SI CONOSCE IL FINE. SE DOVESSERO ACCORGERSENE, CAPIREBBERO CHE UNA DIVINITÀ NON GIOCA A DADI CON L'UNIVERSO; QUELLO DI UNA DIVINITÀ È UN GIOCO INEFFABILE E IMPERSCRUTABILE CHE ESSA STESSA HA CONCEPITO E CHE, ATTRAVERSO GLI OCCHI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI (VALE A DIRE CHIUNQUE) APPARE COME UNA VERSIONE OSCURA DELLA ROULETTE, GIOCATA IN UNA STANZA BUIA, CON INFINITI NUMERI, INFINITI DADI DALLE INFINITE FACCE, INFINITE PUNTATE, POSTE INFINITE E UN CROUPIER CHE NON LA SMETTE MAI DI SORRIDERE, COME A DIRTI CHE FINO A QUEL MOMENTO TI HA LASCIATO VINCERE SOLO PER INVOGLIARTI A GIOCARE E A SCOMMETTERE ANCORA DI PIÙ, PER POI SPENNARTI SENZA PIETÀ QUANDO LA PALLINA SARÀ GIUNTA ALLA SUA ULTIMA CORSA. E PERÒ L'ULTIMA CORSA NON ARRIVA MAI, E LA ROULETTE GIRA, GIRA, GIRA, LE POSTE IN PALIO AUMENTANO, I GIOCATORI VANNO E VENGONO... E IL CROUPIER SORRIDE.
Un paio di dadi rifulgenti di ogni colore dell'arcobaleno apparvero nella zampa destra di una Mew. Essa indossava una felpa nera dalle maniche arancioni e un cappello basco color arancione fluo. Al collo portava una piccola catenina, ricavata da un metallo il cui nome e metodo di lavorazione erano andati perduti millenni addietro. Un sorriso furbesco si formò sul suo muso, mentre fluttuava in aria, sdraiandosi a pancia in giù sulla testa del suo interlocutore. Questi era, a suo confronto, un essere decisamente enorme – eppure, lasciò che la Pokémon Novaspecie si posasse sulla sua capoccia, anche se non poté nascondere una smorfia infastidita.
A PROPOSITO DI GIOCHI, fece la Mew, TI ANDREBBE DI FARE UNA PARTITA A DADI?
Il Pokémon più grosso sospirò. «Thea... posso farti una domanda?».
La Mew si girò pigramente sulla schiena. SPARA.
«MA TI SEMBRA QUESTO IL MOMENTO?!».
Il grido arrivò con una potenza tale che Thea sussultò, perse per un attimo il controllo della sua levitazione e scivolò in basso. Tuttavia, fece una capriola a mezz'aria e arrestò la sua discesa, un'espressione quasi sconvolta sul muso. Sbatté le palpebre, nascondendo per una frazione di secondo i suoi occhi smeraldini. Non si aspettava quel grido.
...LO SAI, VERO, CHE IO POSSO TROVARMI CONTEMPORANEAMENTE IN PIÙ POSTI E IN PIÙ TEMPI?
L'interlocutore tirò la testa indietro, sorpreso, ma dopo un attimo si ricompose. «Santo me, continuo a dimenticarmene...».
È COSÌ DA PIÙ DI DIECIMILA ANNI. SEI PEGGIO DI UN VECCHIO CON L'ALZHEIMER.
«Be', se non sono vecchio io...». Poi, però, si alterò. «EHI, NON CERCARE DI DISTRARMI! STA PER ARRIVARE UNA CRISI DI PROPORZIONI MONDIALI; HAI INTENZIONE DI FARE QUALCOSA O NO?!».
Un sorriso beffardo affiorò sul muso di Thea. OH, MA IO STO FACENDO QUALCOSA. Allargò le braccia. HO UN PIANO BEN PRECISO IN MENTE, E QUELLA CRISI NE FA PARTE.
«...che genere di "piano"? Cosa stai complottando?».
TU RILASSATI – NON È NIENTE CHE COMPRENDA L'APOCALISSE DEL MULTIVERSO O COSE DEL GENERE, spiegò Thea. Fece un gesto rotatorio con la zampa destra, e sotto di lei apparve una nuvola rosa, che si convertì prontamente in un comodo cuscinetto dell'Era Vittoriana, sul quale lei si sedette a gambe incrociate. MA SAI... DI TANTO IN TANTO, I MORTALI VANNO MESSI ALLA PROVA. Chiuse la zampa a pugno, la agitò e tirò i dadi. Entrambi diedero lo stesso identico risultato: ∞+1. Alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi verdi in quelli dell'altro Pokémon. SICURO DI NON VOLER GIOCARE?
L'interlocutore rimase zitto per un secondo, dopodiché sospiro, rassegnato. «E va bene... suppongo che potrei fare una partita», concesse. «Ma che sia una, capito?».
Thea fece spallucce. COME VUOI.
«E se vinco, devi spiegarmi cos'hai in mente di preciso».
VA BEEENE. MA SE VINCO IO, FAREMO UN'ALTRA PARTITA. CI STAI?
Stavolta fu l'altro a sorridere. «Ma certamente».
---
Informazioni aggiuntive:
Òrdugh è l'Aspetto dell'Ordine, ed è una figura associata con la pace. È anche il protettore di coloro che svolgono lavori di riparazione; per questo molti tecnici/elettricisti o anche solo Pokémon che si ritrovano con qualcosa di rotto in casa chiamano il suo nome.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top