Capitolo 5: Tracy ed Alexander
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Era di già notte fonda, ma Tracy non ci riusciva proprio, a dormire; la sua mente era troppo impegnata ad esplorare tutte le meravigliose possibilità di un suo futuro ormai prossimo per dedicarsi ad una cosa inutile e noiosa come il sonno.
Il cielo stellato si rifletteva negli occhi del Pokémon Baleno, mentre questi guardava fuori dalla finestra della sua camera con sguardo sognante. Lo Shinx emise un lieve gridolino. «AAAH! È così... così eccitante!». Fece un paio di giri su sé stesso, per poi fiondarsi sul suo letto di paglia. «Oooh, non vedo l'ora!». La sua coda iniziò ad agitarsi, sbattendo a destra e a manca. "Kyaaah! Chissà se mi troverò un compagno di squadra! E, se sì, chissà quale Pokémon sarà! O come si chiamerà! Parlando di nomi... come potrei chiamare un mio eventuale team?". Si girò a pancia all'aria. "Team Clash? Team Talking Head? Team DIO? Ehi... team DIO mi piace! Della serie 'ti aspettavi un team qualsiasi, ma eravamo noi... il team DIO!' No, troppo pretenzioso... insomma, non sono certo una specie di divinità dell'esplorazione... ancora". Poi tornò a pancia in giù. Ormai preso dalla stanchezza, stava già chiudendo gli occhi. "Oh, be'... immagino... che ci penserò domani, quando sarò alla Blue Ocean Floor...".
E si sarebbe anche addormentato, non fosse stato per uno strano rumore proveniente da fuori, una specie di raspio. Rasp, rasp, rasp. Il Pokémon Baleno drizzò un orecchio; attese qualche secondo, ma non udì niente.
"Dev'essere stata la mia immaginazione", dedusse, serrando le palpebre. "Ah... Cresselia, prepara le tue soffici piume! Sto per entrare nel mondo dei sogni!".
Rasp rasp rasp. Le palpebre dello Shinx si riaprirono immediatamente, mentre questi si alzava in piedi, le orecchie di nuovo tese. Passarono svariati istanti, ma anche questa volta il Pokémon Baleno non sentì alcun rumore. Tornò alla sua posizione, si acciambellò e chiuse per la terza volta gli occhi stanchi; si sarebbe dovuto alzare presto la mattina dopo, e non aveva proprio il tempo, né tantomeno la voglia di assecondare qualche scherzo della sua mente.
Rasprasprasp. A quel punto, Tracy iniziò a credere che forse non si trattava di un'allucinazione uditiva. Si rimise sulle quattro zampe e si affacciò dalla finestra della sua camera da letto, che si trovava proprio sopra la porta d'ingresso. Il suo stupore non fu poco quando, davanti ad essa, scorse una sagoma scura. Faceva buio, e l'angolazione della luce della Luna gli impediva di definire i lineamenti o la specie dell'estraneo. Tuttavia, a giudicare dalla forma e dalle dimensioni, la nera silhouette doveva appartenere ad un piccolo Pokémon quadrupede.
«C-c'è... n-n-nessuno, in ca-ca-ca-ca-casa?», domandò all'improvviso lo sconosciuto, con una voce talmente rauca che era impossibile definirne l'età o il sesso.
Immediatamente, lo Shinx si precipitò giù per le scale, chiamando ad alta voce i genitori. «MAMMA! PAPÀ! C'è qualcuno alla porta!».
Fu solo una questione di secondi, prima che l'intera famiglia si ritrovasse davanti alla porta chiusa. Tracy alzò lo sguardo, incontrando quello stanco ma preoccupato della madre. La Luxray si mise immediatamente in posizione da battaglia, mostrando i denti.
«Giuro, se prova anche solo a fare un passo in casa nostra, lo folgoro seduta stante!», ringhiò, spaventando non poco il figlio, che di rado l'aveva vista così arrabbiata. «Meglio che non sia uno di quei cretini che non hanno ancora capito che il mio nome è Yannie e non Laurel!».
«Vattene!», gridò allora Trevor, agitando il pugno verso la porta di legno. «Oppure ti friggo il culo, capito?».
Passarono i secondi, durante i quali nessuna risposta giunse alle orecchie dei tre tipi Elettro. L'unica cosa che udirono, invece, fu il rumore dato da qualcosa di piccolo che sbatteva contro il terreno. Tracy lanciò un'occhiata preoccupata alla madre, che ricambiò il suo sguardo. Nessuno osò muoversi. Uno strano silenzio pareva aver preso possesso della famigliola. Infine, la Luxray fece un passo verso la porta, scuotendo la testa.
«E va bene», sospirò, seccata. «Me ne occupo io!». Afferrò la maniglia della porta con i denti e l'aprì. «OK! Chi è che rompe a quest'ora della notte?!». Non vide nessuno. "Lo sapevo", si disse. "Il solito scherzo del cazzo!". Fece per chiudere e tornare dentro, quando una specie di rantolo, seguito da uno strano colpo di tosse, non le fece abbassare lo sguardo. «... oh... madre... di... Arceus...».
Davanti a lei, riverso su un fianco, c'era un Rockruff. O almeno quello che ne restava, visto il modo in cui era conciato. Nemmeno nei suoi peggiori incubi la Luxray si sarebbe mai sognata di ritrovarsi sotto agli occhi una vista tanto sanguinolenta e pietosa. Il volto del Pokémon Cagnolino era letteralmente ricoperto di ferite, quali graffi e bruciature, alcune delle quali parevano essere abbastanza profonde. Ce n'era una particolarmente brutta, che partiva dall'occhio sinistro e andava giù, giù, passando per il muso, fino ad arrivare al collo, dal quale fuoriusciva un rivolo di sangue. Il resto del suo corpo non era ridotto molto meglio; tre profondi squarci gli solcavano il ventre, macchiandolo di rosso. I fianchi erano deturpati da orribili tagli, attorno ai quali la carne si era fatta stranamente violacea, probabilmente a causa di un qualche tipo di attacco velenoso. La zampa posteriore destra era piegata ad un'angolazione strana, evidentemente rotta, mentre quella anteriore destra... neanche c'era, una zampa anteriore destra!
Il Pokémon Cagnolino stava respirando a fatica, e per ogni respiro che prendeva, una quantità maggiore di sangue gli usciva dalle ferite sul fianco. La sua vista era annebbiata. Era chiaro che non avrebbe resistito a lungo, ridotto in quello stato.
«Trevor!», gridò Yannie, volgendosi verso il marito. «Vai a vedere se in cucina abbiamo qualche Bacccarancia o Baccacedro! Fai presto!». Poi si rivolse al figlio. «E tu, Tracy, copriti gli occhi! Questo è ridotto in fin di vita! Non è uno spettacolo adatto ad un bambino della tua età!».
«Eccomi!», annunciò in fretta Trevor, con una Bacca blu in mano. «Ho trovato solo questa, purtroppo!».
«Basterà fino all'arrivo dei soccorsi!», affermò la Luxray. «Tracy! Cambio di piano; vai a cercare aiuto! Ma esci dalla porta sul retro!».
Ancora confuso dalla situazione, lo Shinx obbedì senza fare storia. Una volta fuori casa, iniziò a gridare aiuto, svegliando tutto il quartiere.
XXX
«Se la caverà», proclamò un Audino di nome Eren Kiefer, «ma è ridotto davvero male. È un miracolo che sia sopravvissuto».
Il Rockruff era stato portato immediatamente allo studio medico del dottore di Borgo Foglianuova, dove era stato adagiato su un futon sterilizzato e disinfettato. Immediatamente, gli erano state applicate delle fasciature, nonché una sottoposizione intensiva ad un trattamento a base di Ondasana. In seguito, il dottore e Yannie gli avevano somministrato dei semi di papavero per lenire il dolore. Poi, gli avevano fatto ricrescere la zampa mancante tramite l'utilizzo di un Revitalseme Mini. Il Pokémon Cagnolino sarebbe guarito... ma ci sarebbe voluto del tempo. Infine, l'Audino aveva mandato via tutti i presenti, salvo Yannie.
«Abbiamo fatto ulteriori analisi», proseguì il Pokémon Ascolto, rivolgendosi alla Pokémon Occhiluce. «E, be'... se non lo aveste portato qui, a quest'ora sarebbe stato già morto».
«Quanto... quanto erano gravi le sue condizioni?», domandò la Luxray. Una volta allertato il villaggio della presenza di un ferito, la Pokémon Occhiluce lo aveva portato alla clinica del medico.
«Signora, sarò conciso; è sopravvissuto praticamente per miracolo», spiegò Eren. Fra le zampe reggeva un fascicoletto, che prese a sfogliare, scrutandolo. «Tre costole sinistre rotte, cinque costole destre rotte, amputazione della zampa destra anteriore, ferite da taglio aggravate da veleno su entrambi i fianchi, ferita da taglio normale sul ventre, e un lieve trauma cranico nella zona della nuca». Chiuse il fascicolo. «In poche parole, signora, quel Rockruff deve ritenersi davvero fortunato a poter camminare ancora fra i vivi».
Yannie tirò un sospiro di sollievo. «Meno male... ha qualche idea su cosa potrebbe essergli successo?».
«Purtroppo, non sono in grado di farmi un'idea precisa al momento». Alzò un indice verso l'alto, lanciando uno sguardo incredibilmente serio alla Luxray. «Tuttavia, una cosa posso dirla; non si è trattato certo di un incidente».
«Ah, no?», fece la Luxray, stranita.
«No. Le ferite, i tagli, le concussioni... erano tutte concentrate su zone particolarmente sensibili del corpo di un Rockruff. Si trattava di qualcuno che sapeva quello che faceva». Inaspettatamente, Eren strinse i pugni. «E in più, è solo un bambino... avrà dieci anni, al massimo! Sono casi come questi che mi fanno incazzare!».
«Q-quanti anni hai detto che ha?!». Yannie era incredula, ma ben presto la sorpresa fece posto al furore. «Ridurre in questo stato un bambino di dieci anni... e lasciarlo vagare da solo di notte... È UN QUALCOSA DI ASSOLUTAMENTE IMPERDONABILE!». Digrignò i denti. «Che razza di mostro potrebbe aver fatto una cosa del genere?!»
«Presenta evidenti segni di abrasione sulle zampe e attorno al collo», commentò l'Audino, indicando gli arti del Rockruff, che in quel momento stava dormendo. «Potrebbe essere stato tenuto legato con delle corde; per almeno due settimane, a giudicare dalla profondità delle ferite». Tornò a guardare la Luxray. «Quando si sarà svegliato, le suggerisco di iniziare una conversazione con lui, e portarla avanti in modo da scoprire eventuali dettagli su cosa potrebbe essergli successo. In questi casi, è meglio evitare domande dirette, perché rischierebbero quasi sicuramente di scatenare un trauma psicologico».
«Capito». La Luxray annuì. «Cercherò di non fare domande dirette di alcun tipo».
«Bene», commentò Eren. «Se dovessimo avere nuovamente bisogno di lei, le faremo sapere».
«La ringrazio». Yannie Cattermore chinò la testa, e fece per uscire, ma all'improvviso scorse un movimento con la coda dell'occhio. «Uh? Che diavolo...!».
«Non... non può essere...», mormorò sconvolto il dottore, accortosi anch'esso di quanto stava accadendo. «Come fa...?».
Uno strano rumore provenne dalle ossa del Rockruff, mentre questi stava incredibilmente rimettendosi in piedi.
«Ehi, ehi, ehi!», esclamò Eren, le zampe in avanti, precipitandosi a farlo distendere. «Torna subito giù! Non sei nelle condizioni di rialzarti!».
«Oh, ma stai un po'zitto!», gridò il Rockruff. «Non importa quante volte io possa cascare per terra! Giuro che mi rialzerò fino alla morte, e forse anche più in là!». Rivolse un ringhio minaccioso all'Audino. «Chiedetemi pure quello che volete; io non ne so nulla! Non sono ciò che state cercando! ANDATE ALL'INFERNO TUTTI QUANTI E-». Improvvisamente s'interruppe, guardandosi attorno, spaesato. «...dove mi avete portato?», domandò, con voce flebile, per poi gridare ferocemente: «DOVE CAZZO MI AVETE PORTATO?!».
«Ok, adesso calmati!», sopraggiunse Yannie. «Non abbiamo niente a che fare con chi ti ha ridotto in questo stato, quindi non ti agitare». Poi fece un bel sorriso, e aggiunse: «Non preoccuparti; qui sei al sicuro!».
A quel punto, il Rockruff si fermò, ributtandosi sul futon, per poi rivolgere uno sguardo indecifrabile alla Luxray.
«Che posto è questo?», domandò con tono serio il Pokémon Cagnolino.
«Siamo in una clinica medica», rispose la Luxray. «Per farla breve, questa notte... anzi, ormai direi ieri notte, vista l'ora... io, mio figlio e mio marito ti abbiamo sentito bussare, anzi, raspare alla porta di casa nostra, davanti alla quale sei svenuto. E visto che eri ridotto tanto male che quasi non si poteva guardarti, ti ho portato qui, dal dottor Eren Kiefer». Indicò l'Audino con un cenno della coda, poi continuò. «Abbiamo trattato le tue ferite, ma è assolutamente necessario che tu adesso riposi, altrimenti ti si riapriranno».
Passò qualche secondo, poi gli occhi del Pokémon Cagnolino si sgranarono, riempiendosi di lacrime. Il Rockruff se le asciugò con una zampina.
«E-ehi», esordì Yannie. «Capisco che sei felice per averla scampata, ma non c'è bisogno di piangere».
«Io», disse a quel punto il Rockruff, «mi chiamo Alexander, per gli amici Alex. Ho dieci anni e mezzo».
«Be', salve, Alexander», fece la Luxray. «Io mi chiamo Yannie Cattermore. Ora, se vuoi, puoi dirci dov'è casa tua, così potremmo riaccompagnartici una volta che sarai guarito!».
«...non ...lo ...so». L'espressione di Alexander mutò, passando da gioia a disperazione in un baleno. «Non... non me lo ricordo! Non so... non so nemmeno chi sono i miei genitori! ».
«Già... temevo sarebbe accaduta una cosa del genere», commentò Eren, portandosi una zampa al mento. «Considerate le ferite subite alla testa, è probabile che sia affetto da amnesia...ma è anche possibile che il suo cervello abbia cancellato i ricordi degli abusi subiti, per evitare un trauma psicologico. A volte succede».
«Quindi, mi faccia ricapitolare!», esclamò Yannie. «Non sappiamo da dove venga questo ragazzino, chi siano i suoi genitori, né tantomeno dove trovarli». Fece un respiro profondo. «Questa... questa sì che è una brutta situazione».
«S-se volete», esordì a quel punto il Rockruff, facendo un passo verso la porta, «io potrei anche levare le tende, eh... non voglio creare problemi a nessu-».
«NON. PENSARCI. NEANCHE!». La Luxray gli si avvicinò lentamente, per poi piegarsi verso di lui, fino a fissarlo negli occhi. «Ascoltami molto attentamente; le condizioni in cui ti trovi non ti permettono di muoverti granché. È già un miracolo che tu sia riuscito ad alzarti. Sforzarti più di così non ti porterà da nessuna parte, credimi, e poi hai ancora bisogno di cure mediche. Ti trovi semplicemente in difficoltà; nessuno, qui, ti considera un peso». Scrollò le spalle. «Altrimenti, perché ti avrei salvato, quando hai bussato alla porta di casa mia?».
«...d-davvero?», domandò Alexander, avanzando verso la Pokémon Occhiluce.
«Davvero», rispose pacatamente Yannie. «Sfortunatamente, la nostra è una città piuttosto piccola; non abbiamo una politica sulle adozioni. Quindi... vorrei farti una proposta».
Le orecchie del Rockruff si drizzarono. «Che tipo di proposta?».
«A giudicare dal tuo stato di salute, dovrai restare nella clinica per altre due settimane. Ovviamente, qui ci sono delle medicine che potrebbero farti uscire da qui anche domani, ma sono piuttosto rare e costose, quindi non vengono usate a meno che non si tratti di un'emergenza, come quando ti ho portato qui. Ma tornando al mio discorso di prima...». Si mise a sedere, fissando il ragazzo con i suoi occhi rossi. «La mia proposta è questa; dopo che sarai guarito... se vorrai... potrai venire a vivere da me».
XXX
«Capisco», commentò Tracy, osservando attentamente il nuovo arrivato, sorridendo. «Che dire, allora? Benvenuto».
«T-ti ringrazio», mormorò Alexander, mentre sistemava le sue cose. Ci mise un attimo perché di cose non ne aveva. «Sicuro che non ti dispiaccia dover-».
«Dividere la mia stanza finché rimarrai qui?». Lo Shinx fece spallucce. «Eh, non tanto in realtà. Da quando mio fratello è partito, la casa è diventata un po' vuota».
«Ho sentito che... hai dovuto posticipare il tuo ingresso alla Blue Ocean Floor». Il Rockruff abbassò lo sguardo. «La cosa... deve averti dato molto fastidio».
Tracy fece spallucce. «Eh, non così tanto. È stata una mia idea. E poi, erano solamente un paio di settimane di ritardo; domani mattina sarò già alla gilda. Dopotutto... viste le condizioni in cui versa la tua memoria, sembra che resterai con noi per un po', quindi... sai com'è... ci tenevo a conoscerti».
La camera da letto dello Shinx era circolare, con un'enorme colonna portante al centro. Per raggiungerla, era necessario salire una rampa di scale nei pressi dell'ingresso. Un lucernario rotondo permetteva alla luce del Sole di entrare, e sotto di esso, a sinistra, era posto un letto di paglia appartenente a Tracy. A destra, invece, c'era il giaciglio di Alexander, recentemente sistemato. Le pareti erano tappezzate di ritratti di esploratori famosi.
«Dunque», esordì il Rockruff, cercando di iniziare una conversazione, «vedo... che ti piacciono le esplorazioni, eh?».
«Aye», asserì lo Shinx, annuendo energicamente. Fece un ampio gesto con la zampa destra, indicando uno ad uno tutti i suoi poster. Gli brillavano letteralmente gli occhi. «Un giorno non troppo lontano... domani, in effetti... anch'io inizierò la mia vita da esploratore». Alzò lo sguardo verso la finestra. «Ho sempre desiderato partire all'avventura; esplorare luoghi ignoti e pieni di misteri; aiutare chi è in difficoltà. Proprio come il mio fratellone!».
«Non sapevo avessi un fratello maggiore», commentò Alexander. «Chi è?».
«Il suo nome è Travis», rispose Tracy. «Ed è un Pikachu. Ha dei bei occhi verdi. Anche lui ha deciso di diventare un esploratore, ma la Blue Ocean Floor non faceva per lui. Invece, ha deciso di prendere il mare per unirsi ad una gilda nella Terra del Ghiaccio, la Wintersun». Indicò con la zampa un poster raffigurante un Primarina. «Quello lì è il Capitano in carica, Selkie Seltz».
«Wow», fece Alexander, osservando impressionato il ritratto del Pokémon Solista. «Sembra... davvero forte».
«Vero?!», esclamò lo Shinx tutto eccitato, scodinzolando. «Lo conoscono come "Pinna Divina della Lotta", e non è molto forte... è assurdamente forte! Girano parecchie voci sul suo conto, c'è persino chi afferma che si tratti di un Campione. Ci credi che mio fratello lavora per uno come lui?! Il solo pensiero è troppo... aaaah!».
Il Rockruff inclinò la testa di lato, fissando il Pokémon Baleno con aria interrogativa. «Che cos'è... un Campione?».
«Non... non lo sai?!». Tracy era incredulo. Schizzò nella sua direzione, fino ad arrivargli ad un centimetro di distanza con il muso. «Ma... dove hai vissuto finora?! Sotto un sasso?!».
«Ehi, non incolparmi!», fece Alexander, sbattendo ripetutamente la coda sul terreno. «Ho ancora l'amnesia!».
«Giusto, giusto», mormorò lo Shinx, allontanandosi. «Allora, permettimi di spiegarti. Ma ci vorrà un po', poiché si tratta di una storia le cui origini risalgono a moltissimi secoli fa». Inspirò a fondo, poi iniziò. «Mille anni or sono, fra la Terra della Luce e quella del Ghiaccio... scoppiò una terribile guerra. Nessuno ne ricorda il motivo. Fu... il conflitto più orribile della storia, una guerra che andò avanti per quasi cento anni! Cento anni, ti rendi conto?».
«E... questo cosa c'entra, con i Campioni?», domandò il Rockruff.
«Adesso ci arrivo». Tracy riprese fiato. Era incredibilmente serio. «Durante quella guerra, che conosciamo tutt'oggi con il nome di "Guerra Secolare", vennero usate delle mosse molto potenti. Troppo potenti, e ad utilizzarle contemporaneamente furono centinaia di Pokémon. Il danno peggiore, però, lo fecero le mosse di tipo Veleno. Penetrarono nel suolo, e lo danneggiarono, impoverendolo. Fu così che i Pokémon iniziarono a patire la fame, ed il mondo conobbe la carestia. Il cannibalismo era già parecchio diffuso all'epoca, ma durante quella guerra raggiunse livelli assurdi! Stiamo parlando... di amici e familiari che si divoravano fra di loro, pur di sopravvivere fino al giorno dopo». Fece una pausa, prima di continuare. «Nel frattempo, da entrambe le parti aumentavano le vittime. La morte aleggiava nell'aria. E dato che centinaia di famiglia vivevano in condizioni di assoluta povertà, le condizioni igieniche non erano certo le migliori. Il che favorì lo scaturire di diverse pestilenze. Per questo motivo, viene chiamata anche "Guerra dei Quattro Servi degli Inferi"; morte, guerra, pestilenza e carestia si abbatterono su tutto il mondo conosciuto, e perdurarono per ben cento anni! E sembrava non esserci Pokémon in grado di porvi fine; anche i Leggendari ed i misteriosi erano impotenti, poiché i loro interventi sortivano effetti praticamente nulli».
«Santo Arceus», commentò Alexander, scioccato. «Cento anni... cento anni di simili orrori...».
«Fortunatamente», e qui il Pokémon Baleno sorrise, «la storia ha un lieto fine. All'inizio del centesimo anno di guerra, Arceus, vedendo che la vita che lui stesso aveva creato stava letteralmente per estinguersi, prese una decisione. Chiamò a raccolta tutti i Pokémon Leggendari e misteriosi. E fece qualcosa che cambiò radicalmente non solo le sorti del conflitto, ma anche quelle del mondo intero. L'Onnipotente prese un pezzettino dei poteri di ogni Leggendario e misterioso e, tramite l'aiuto di un suo fidato apostolo, li distribuì fra i Pokémon che più riteneva degni di averli. Questi Pokémon con poteri pari a quelli degli dei vennero insigniti del titolo di Campioni. Le storie di alcuni di loro sopravvivono ancora oggi; c'era una Buneary che, grazie ai poteri di Regigigas, riusciva a scatenare una forza bruta devastante; un Togedemaru coi poteri di Zekrom era capace di scagliare fulmini dalla potenza quasi divina; un Mudbray che aveva ricevuto i poteri di Zygarde era in grado di generare potenti terremoti. E così, l'ultima ora dell'ultimo giorno dell'ultimo mese del centesimo anno, i Campioni riuscirono finalmente a riportare la pace».
«Ma... qualcuno li ha mai visti, questi Campioni?», chiese il Rockruff, affascinato dalla storia.
«Quando la guerra finì, non vi fu più bisogno di loro». Lo Shinx scrollò le spalle. «Ma è soltanto una leggenda. La "Guerra Secolare" è il periodo più oscuro di tutta la storia. Non mi sorprenderei se quella dei Campioni fosse una leggenda alimentata da racconti popolari, ma ancora oggi è parecchio famosa. Non sai quante volte mia madre mi ha raccontato delle gesta di questi Pokémon. Erano le mie fiabe della buonanotte preferite».
«Mmh... cambiando argomento, Tracy... stavo pensando ad una cosa». Il Pokémon Cagnolino fissò intensamente il Pokémon Baleno negli occhi. «E se... per caso... io mi unissi alla Blue Ocean Floor con te?».
«...cosa?!», esclamò lo Shinx, non potendo credere alle sue orecchie. «M-ma... così all'improvviso?! E perché?».
«Se devo essere sincero», rispose il Rockruff, «nemmeno io lo so. Più che altro, è... una specie di sensazione. Capisci cosa intendo?».
«Sì, cioè, in realtà no, ma comunque che figata!», commentò Tracy, saltando qua e là per la contentezza. «Possiamo partire subito come una squadra!».
«Eh-eh», ridacchiò il Rockruff. «Non sarebbe una cattiva idea... con che nome ci presenteremo?».
«Che ne dici di "team Highway Star"?», propose Tracy. «Dopotutto... è o non è un nome iper-tamarrissimo?!».
«Suona bene, ma non mi convince», rispose il Rockruff. «Magari... "team Let There Be Rock"?».
«Troppo lungo», commentò Tracy. «Ci serve un nome breve, ma intenso; qualcosa di folle, fantastico, forte e fichissimo!».
«Un nome caratteristico, caparbio, coraggioso», aggiunse Alexander. «Qualcosa come...».
Si voltarono l'uno verso l'altro, ed i loro l'incontro fra i loro sguardi parve una specie di esplosione di emozioni. Ed infine, lo dissero in coro.
«Team Champions!».
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Spazio autore
Scusate.
Non ho saputo resistere.
Ci vedremo alla prossima con il Capitolo 6: Purple Haze; Artefatti
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