Capitolo 3: Ombre nella Notte
«Iniziamo dal principio», esordì il Primarina, indicando i due Pokémon di fianco a lui. «Loro sono Krow e Carola. Rispettivamente, un Corvinight ed una Scorbunny. Ci faranno da guide durante la nostra spedizione. Ci sono domande?».
Immediatamente, una zampa arancione solcata da una pinna azzurra si alzò. Apparteneva a Kim, una Buizel quindicenne facente parte della Wintersun da ormai due anni. «Sì, ecco... cosa significa esattamente tutto ciò?».
«Ah, ma è semplice, mia cara!». Il Capitano si fece da parte; non voleva dire che lasciava la parola a Krow e Carola, ma semplicemente che avrebbe chiesto loro di aiutarlo a finire il discorso che avrebbe fatto. «Loro vengono proprio dal posto in cui siamo diretti; la Terra dell'Ombra! E-».
«STA SCHERZANDO?!», si levò una voce maschile. «La Terra dell'Ombra?! DAVVERO?!». A pensare ad alta voce, più che a parlare, era stato un Piplup di nome Alan. «...oh, Arceus!».
«Sì», confermò il Capitano, senza evitare di mostrare quanto fosse seccato per il fatto di essere stato interrotto. «Dunque, come stavo dicendo; questa stessa notte, partiremo per la Terra dell'Ombra. Dunque... suppongo che tutti voi sappiate già la storia, ma io ve la racconterò comunque». Gli esploratori più giovani ebbero reazioni diverse; la maggior parte di loro sbuffò, all'eccitante prospettiva di subire una lezione di storia. Una minima parte di loro, tuttavia, si limitò a tacere e a non dire niente, un po' perché sapevano che sarebbe stato da maleducati palesare il proprio disinteresse, e un po' perché erano terrorizzati alla prospettiva di trovarsi davanti un Capitano contrariato.
«Come ben saprete», iniziò Selkie, «la Terra dell'Ombra è stata scoperta sei anni fa, totalmente per caso, da un gruppo di esploratori. Come vi arrivarono è tutt'un'altra questione. Ora, la situazione corrente è questa; pare che anche in quella regione si trovino dei Dungeon... dei dungeon pieni zeppi di tesori!».
Letteralmente, le bocche di tutti si spalancarono all'udire quella parole. Una gilda sconosciuta, in una terra sconosciuta, abitata da Pokémon sconosciuti, zeppa di dungeon sconosciuti che probabilmente erano a loro volta pieni di strumenti, Artefatti e soprattutto tesori sconosciuti. L'eccitazione nell'aria era palpabile; non c'era certo bisogno di essere dei Lucario o dei Riolu per accorgersene. Immediatamente, si alzò una zampa bianca, accompagnata da uno schiarimento di gola. Tutti si voltarono verso la direzione osservata dal Capitano. La zampa alzata apparteneva a Scott.
«Dunque», esordì lo Scorbunny, sentendosi addosso il peso di una dozzina di sguardi. «Carola, giusto?».
La ragazza annuì lentamente.
«Ecco... come che siete arrivati qui?», chiese l'assistente cuoco.
«Volando». Fu Krow a rispondere. «Anche... anche noi siamo esploratori». Distolse lo sguardo. «O meglio... lo eravamo».
«Io... io ero un'aiuto-cuoca», spiegò Carola, completando la spiegazione del Corviknight. «Mentre Krow era un esploratore solitario e-». All'improvviso, la ragazza abbassò il capo. «Io... noi... è... è stato... è stato orribile!».
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Nebbia. Nebbia dappertutto. Sarebbe stato alquanto pericoloso volare in quelle condizioni, ma Krow era bravo, e Carola si fidava di lui. Lentamente, l'aiuto-cuoca aprì il foglietto consegnatole pochi minuti prima dal suo maestro, leggendolo attentamente riga dopo riga. Era una lista. Una lista di ingredienti da procurarsi. Fra poco si sarebbe tenuta una festa in onore della Grande Tempesta, quindi Kiara le aveva chiesto di andarle a prendere varie cose, che sarebbero servite a preparare la cena festosa di quella sera. La Scorbunny segnò, annerendolo con una fiamma debolissima, il penultimo punto, per poi dare una pacca leggera alla propria borsa. C'era ormai tutto. Tranne...
«Latte Mumu?». Il Corviknight parve dubbioso, mentre la ragazza gli saliva sopra. «E te ne serve un fusto intero? Mmh... non so se riuscirò a portarvi indietro entrambi, sai?».
«Intendi me ed il fusto?». La Pokémon Coniglio ridacchiò. «Suvvia, non sminuirti così; sei forte, Krow. So che puoi farcela!».
L'esploratore alzò lo sguardo al cielo. «Se lo dici tu», si limitò a commentare.
Spalancò le nere, pesanti ali corazzate e spiccò il volo.
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«Ok, ok, ok!», gridò Carola in preda al terrore, le lacrime agli occhi, mentre cercava con tutte le sue forze di rimanere aggrappata alle zampe artigliate di Krow. «Questa è stata una pessima idea!».
Il Corviknight non la stava ascoltando; era più che altro impegnato a cercare di non schiantarsi al suolo con la sua passeggera. Ma le condizioni atmosferiche rendevano il tutto molto difficile. La nebbia ostruiva la visione, mentre il vento lo sbatacchiava di qua e di là come un frullato. Non si vedeva niente, se non la fitta nebbia che si sarebbe potuta tagliare con un Conchilama. Non si sentiva niente, se non l'ululare furioso del vento.
"Grandioso!", pensò il Pokémon Corvo, cercando in tutti i modi di stabilizzarsi. "Non mi imbattevo in una raffica così da anni!". Non si stava nemmeno sforzando per mantenersi in aria; la corrente aerea da sola bastava a sostenere il peso suo e della Scorbunny. "Cazzarola!". Se avesse aperto troppo le ali, quel vento immensamente potente gliele avrebbe strappate. Sapeva che sarebbe accaduto; ne aveva visti, di incidenti. E in più... la Gala che portava al collo come supporto per il proprio Distintivo era volata via. Non poteva chiamare aiuto. "Maledizione!", imprecò silenziosamente, mentre dita d'aria lo strattonavano a sinistra. "Non sembra che smetterà tanto presto!".
Nel frattempo, Carola era riuscita a rimontargli sul dorso, tenendosi stretta stretta per evitare che il vento la facesse cadere di nuovo. Sapeva che sotto di lei c'era il mare; ed essendo una tipo Fuoco, voleva assolutamente evitare di cascarci dentro, perché troppa acqua sarebbe risultata fatale per lei. Immediatamente, il corpo di Krow venne scagliato violentemente verso l'alto da una fortissima corrente ascensionale, per poi piegarsi pericolosamente all'indietro. L'aiuto-cuoca gli cinse il collo con le braccia, non tanto forte da soffocarlo ma abbastanza da tenercisi aggrappata. Tanto, però, a cosa sarebbe servito? Non si sarebbe potuta aggrappare per sempre, anzi; i suoi arti pativano già i sintomi della stanchezza. Il vento le soffiava in faccia, costringendola a tenere gli occhi chiusi. Era sicura che sarebbe morta... ma all'improvviso, Krow spalancò le ali ed eseguì un perfetto looping, per poi raccoglierle attorno al corpo e lanciarsi in una picchiata vertiginosa. La Scorbunny gridò di paura, mentre il cielo si capovolgeva e tutto ruotava intorno a lei.
«Rilassati!», urlò il Corviknight, la cui voce raggiunse Carola senza problemi. «Ho intercettato la corrente giusta... ma sono troppo stanco per continuare a volare! Siamo rimasti in quella tempesta per quattro ore, e già quello è uno sforzo che va ben oltre i miei limiti! Detto questo... ho una notizia buona e una cattiva».
«Prima quella buona!», gridò Carola a pieni polmoni per farsi sentire.
«Ok; la buona notizia... è che stiamo per atterrare!».
«D-davvero?! EVVIVA!».
«Quella cattiva... è che sarà un atterraggio di fortuna».
La Scorbunny ebbe solo qualche secondo per realizzare il significato delle parole pronunciate dal Corviknight, prima che un impatto violentissimo la sparasse un metro in aria. Per un attimo, fu terrorizzata all'idea di cadere in mare! Ben presto, però, si ritrovò con la testa immersa in una strana sostanza fredda, fragile e soffice. Senza alcuno sforzo se ne tirò fuori, per poi guardarsi attorno; era... neve. In qualche modo, Krow era riuscito ad atterrare sulla terraferma! La Scorbunny alzò i pugni al cielo, esultando e ringraziando sia Arceus che il Corviknight per il fatto di essere ancora viva. Krow, intanto, giaceva a qualche metro di distanza da lei. Carola si precipitò immediatamente al suo fianco e gli diede un'occhiata in cerca di eventuali ferite; per fortuna, il Pokémon Corvo aveva le ossa dure quasi quanto le penne corazzate, e non si era fatto niente, se non un leggero squarcio nel petto, che la Scorbunny prese subito a medicare. Una volta finito, però, si rese conto che s'era un altro problema; dove diavolo erano finiti?
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«Qualche giorno dopo», proseguì Carola, «ci siamo imbattuti in una delle vostre squadre d'esplorazione. Ci hanno aiutati senza fare domande, dopodiché... dopodiché ci hanno detto dov'eravamo atterrati». Una lacrimuccia le rigò la guancia. Se l'asciugò in fretta con una zampa. «Ci siamo resi conto... di essere davvero molto lontani da casa, perché nessuno sapeva nemmeno cosa fosse la Terra dell'Ombra...».
Tutti i presenti rimasero ammutoliti. Era una storia a dir poco incredibile.
«Ovviamente», continuò la Scorbunny, «da allora abbiamo provato a tornare indietro ogni giorno, per tre anni... ed ogni giorno, ci siamo puntualmente scontrati con quella maledetta corrente d'aria... e quella fottuta... quella fottuta nebbia!». Sospirò, cercando di calmarsi. «Krow ha... ha accettato di lavorare come informatore. Grazie all'aiuto di un Pokémon di tipo Psico locale, è riuscito a tenersi aggiornato sulle ultime novità della nostra regione. E allora... la Wintersun si è decisa ad aiutarci». Fece un inchino profondo, sfiorando terra con le lunghe orecchie. «Vi ringraziamo molto... per il vostro supporto...».
Nella tenda calò il silenzio. Nessuno osava proferir parola. Tranne il Capitano Selkie.
«Bene», esordì il Primarina, le pinne dietro alla schiena. «Ci sono altre domande? No? Perfetto! Allora... partiamo!».
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Mancava ormai poco all'alba. Le onde si infrangevano contro la costa scogliosa, mentre il gruppo della spedizione attendeva qualcuno. E quel qualcuno rispondeva al nome di Roger Finn McCallister, un Wailord che lavorava per la società Laprascafi, ormai prossimo alla pensione ma ancora in grado di sostenere una lunga traversata. Sarebbe stato lui a portarli verso la Terra dell'Ombra. Quando fosse arrivato, ovvio. Fino a quel momento, tutti avrebbero aspettato pazientemente, allineati lungo il promontorio roccioso. Scott era, per ovvie ragioni, seduto vicino a Carola; quando mai gli sarebbe capitato di incontrare un altro Scorbunny in vita sua?!
«Quindi...», esordì Scott, volgendo un'occhiata interrogativa verso Carola, «com'è la tua gilda?».
«EH?! Oh... non male», rispose la ragazza, inizialmente colta alla sprovvista. Poi tornò a fissare il mare notturno. «E... la tua?».
«Anche la Wintersun è un bel posto». Scott alzò lo sguardo al cielo, fissando la Luna piena. «Lavorando come assistente cuoco, mi guadagno ogni giorno una paga decente, facendo per di più quel che mi riesce meglio; cucinare».
«...anche tu vieni dalla Terra dell'Ombra, non è vero?», chiese Carola all'improvviso. Sul suo volto apparve un sorrisetto mesto e triste. «Ed io che pensavo... di essere l'unica Scorbunny in questa landa di neve e ghiaccio...».
«Fino a due orette fa, ero del tuo stesso parere», fece Scott. «Anche se in realtà... non mi manca quel posto. Quando sono arrivato qui, avevo tipo due anni...».
«Cos- come sarebbe a dire quando sei arrivato qui?!». La bocca di Carola si spalancò per la sorpresa. «Credevo che io e Krow fossimo stati i primi a... come?».
«Ora te lo spiego. Io... sono un orfano. I miei genitori sono morti in una frana, e da allora... be', si può dire che io sia diventato figlio di tutto il villaggio!».
«E non ti sei mai chiesto da dove venissero?!».
«Sì, molte volte, ma... be'... ottenere una risposta era impossibile. Stando alle parole degli abitanti di Borgo Gelato... i miei genitori erano apparsi dal nulla».
«...come "dal nulla"?».
«Nel senso che il giorno prima non c'erano, e quello dopo... puff... apparsi come per magia!».
«Oh. È... un modo strano per-».
«Traslocare? Sì, lo so. E a quanto pare, non uscivano praticamente mai di casa. I pochi Pokémon che avevano visto il loro aspetto per intero ormai sono tutti morti di vecchiaia».
«Ma dai! In tal caso, non mi stupisce che tu non ne sappia niente».
«Non ne sapevo niente, fino a che non è stata scoperta la Terra dell'Ombra».
Carola sorrise. Scott sorrise. E proprio in quel momento, si udì una specie di grido, un potente "WOOOO-WOOOOO". Il segnale inequivocabile che Roger era arrivato.
XXX
«AUCH! Merda!», imprecò Ivy, avvertendo una fitta di dolore acuto alla base della coda. «E che caz- ahio!».
«Yawn...», sbadigliò Travis, ancora mezzo addormentato, aprendo a metà un occhio. «C'è... uh... c'è qualcosa che non va?».
«Sì!», rispose seccata la Eevee cromatica. «Non riesco a dormire, ok?! Anche se siamo nel bel mezzo della fot-tu-tis-si-ma notte!».
«In realtà, sono le sei meno cinque del mattino... devo avvertire il dottor Adrian?», domandò il Pikachu, che nel frattempo stava iniziando a svegliarsi pure lui. «Se ti fa male-».
«NO!», rispose Ivy. «Cioè... sì! Ma... aaah!», gridò infine, esasperata. «Santo Arceus... ma cosa mi succede? È tutta la giornata che non faccio altro che passare da un umore all'altro...».
«Per ora, il dottore ti ha suggerito di riposare». Travis si allacciò al collo la propria sciarpa blu, appuntandovi poi il Distintivo. «Immagino che andrò... al lavoro... da solo, oggi». Poco prima di uscire, però, si voltò verso la compagna e, con fare apprensivo, aggiunse: «Sempre che tu non voglia... che io resti».
«No, no». La Eevee liquidò la domanda del compagno con un gesto della zampa. «Vai pure. Io... saprò cavarmela da sola».
«Sei... sei sicura?», domandò l'esploratore.
«Sì, Travis», rispose la Pokémon cromatica con fare spazientito. «Ora vai, su!».
Il Pikachu sospirò rassegnato, poi aggiunse: «Cerca solo di non sforzarti troppo, va bene?», diede un bacino sulla fronte della compagna e se ne andò, lasciando Ivy da sola.
La Pokémon Evoluzione sbuffò. Odiava essere malata, e odiava ancor di più non conoscere la causa del suo male. Ma di lì a poco il dottor Adrian avrebbe predisposto un'analisi per lei. E allora ogni cosa sarebbe stata chiara. O almeno... cosi sperava. Cercando una posizione più comoda, si mise a pancia in giù... e fu allora che si accorse di qualcosa di molto strano. Il suo ventre, infatti, parve opporre una lieve resistenza contro il pavimento. La candida Eevee si rialzò in piedi, per poi ridistendersi sul letto, stavolta su un fianco.
"Che roba è?", si chiese, tornando immediatamente sulle quattro zampe. "Mi sento pesante nella zona della pancia... forse sono ingrassata? No, non credo; faccio sempre molta attenzione a quello che mangio... ma allora, di che diavolo si tratta?".
Avrebbe continuato ad interrogarsi sulla questione, e forse avrebbe anche trovato una risposta, se un'ondata di stanchezza tanto improvvisa quanto inaspettata non l'avesse spinta ad ignorare quella sensazione e accasciarsi sul letto di paglia. Quasi immediatamente, la Eevee si addormentò.
XXX
Uscì dal dungeon con la bocca ancora avvolta dalle fiamme, dopo che aveva mandato al tappeto un potente Crabominable con Rogodenti. Subito, si ritrovò su un sentiero che, percorso, la portò ad una piccola città.
"Borgo Gelato, eh?", commentò silenziosa, dopo aver letto il cartello all'entrata. "Sede della prestigiosa Gilda Wintersun... be', suppongo che forse dovrei chiedere l'aiuto di qualche esploratore".
Era appena giunta l'alba a rischiarare con il suo candore quella terra già bianca di per sé. I raggi del Sole illuminarono uno ad uno i tetti delle varie case ed edifici, tutti dall'architettura molto semplice. Si guardò attorno, poi si avventurò a passo calmo fra le vie del villaggio. Chiedere aiuto a qualcuno non sarebbe stata affatto una cattiva idea, tant'era che sicuramente non sarebbe mai riuscita a portare a compimento quel compito da sola. Aveva bisogno di alleati!
Aveva appena imboccato una strada principale, quando si scontrò con qualcuno. Udì un gemito di dolore, ed immediatamente volse lo sguardo verso il basso; davanti a lei, il culo per terra, giaceva un Pikachu. Le bastò giusto una rapida occhiata per capire che fosse un esploratore; sciarpa blu con il nome del team ricamato sopra, distintivo... sì, tutti gli indizi portavano alla stessa pista. Quel tipo lavorava senza alcun dubbio nel settore delle esplorazioni. Cercando di apparire quanto meno minacciosa possibile, gli si avvicinò lentamente. Il Pokémon Topo era ancora intento a massaggiarsi la testa quando alzò lo sguardo. Immediatamente, si congelò. I suoi occhi, verdi come smeraldi e quadrifogli, avevano lo sguardo della paura. La Pokémon Multigene si fermò anch'essa. Doveva tentare un approccio amichevole.
«Dunque», esordì, cercando di assumere un'aria innocente, «bella... mattinata oggi...». Si pentì immediatamente di averlo detto. "Oh, Arceus, che cosa penosa!".
«Ehm... c-certo», rispose insicuro il Pikachu, stringendosi nelle spalle. Dalla voce, poteva avere circa diciott'anni. «Io... ecco... non...».
«Ah... no, ti... ti prego», lo supplicò lei. «Non... non aver paura... non... non mordo mica io, sai?». Proruppe in una risatina imbarazzata.
«Già...», fece l'esploratore, sospettoso, lanciando un'occhiata ai denti della Pokémon che aveva davanti. Ma alla fine sospirò, ponendo le zampe avanti. «Ok, facciamo così; le credo. Ora... ha bisogno di qualcosa, oppure...».
«No- cioè, sì!», rispose la Pokémon Multigene. «Io... ehm... devo trovare qualcuno».
«Chi?», domandò senza troppi giri di parole il Pikachu.
«Ehm... so già che mi prenderai per pazza, ma... ho bisogno di individui... diciamo... particolari», spiegò, con un sorriso nervoso. «Individui particolari... con... con capacità... particolari, sì».
«...che tipo di capacità?», chiese l'esploratore, incrociando le braccia.
«Be'... non so come dirlo in realtà...». Sospirò; era pessima con le parole. «Io... avevo un amico... che diceva di essere un portatore di Soul, ma-».
«COOOOOSAAA?!». L'espressione del Pikachu cambiò di colpo; da seria, diventò sorpresa e poi scioccata. «Ho... ho sentito bene? Hai... hai detto... Soul?».
«Ehm... sì», rispose la Pokémon Multigene. «Perché? Non... non dirmi che sai cosa sono...».
«HAH!», rise il Pokémon Topo. «Eccome, se so cosa sono! Ho un amico che-».
«Come si chiama?», lo interruppe lei.
«Come si chiama chi?», domandò il Pikachu. «Il mio... amico? Be', il suo nome è Red-».
«Red Hot Chili Pepper», lo anticipò la Pokémon Multigene. «...non ci credo ...è ancora in circolazione».
«Red Pepper?». L'esploratore inarcò un sopracciglio. «Sì, ma... tu cosa vuoi da lui?».
«Devi dirmi dov'è!». Si avvicinò pericolosamente al Pokémon Topo. «Ti prego!».
«Ehm... attualmente, si trova nella Terra della Luce, alla Blue Ocean Floor», spiegò il Pikachu dagli occhi verdi. «Ma... salvo imprevisti, dovrebbe venire qui fra un paio di giorni, per... ragioni che so io...».
«Ah, capisco». La Pokémon Multigene tirò un sospiro di sollievo. «Allora, immagino che lo aspetterò qui».
«Sì, le converrebbe», concordò il Pikachu, annuendo. Poi, le tese una zampa. «Oh, tra l'altro; non mi sono presentato. Mi chiamo Travis D'Arby».
«Piacere!», fece lei, stringendo la piccola zampa gialla con uno dei suoi artigli. «Mi chiami pure Moon. Dunque... c'è per caso una qualche locanda qui, dove io possa alloggiare?».
«La Gelida Stamberga è dall'altra parte della strada», spiegò Travis. «Le basterà cercare un edificio verde, che è la clinica del dottore. A destra, troverà la locanda di cui le ho parlato».
«Ok, grazie mille!», ringraziò la Pokémon, partendo.
Il Pikachu rimase a guardarla finché non ebbe svoltato l'angolo. E solo allora si rese conto di non aver mai visto una Pokémon del genere. Ma oramai, era troppo lontana per riprenderla.
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Scott: uff... sono distrutto...! Che notte piena di eventi!
Ivy: sì, non dirlo a me... ho dolori lancinanti dappertutto! Mi dispiace, ma non credo che ti accompagnerò durante la Spedizione.
Scott: *le mette una zampa sulla testa* fa niente, dai, tu pensa a guarire!
Ivy: ed ora, è il momento di svelarvi un segreto Taisho! Scott, a te l'onore!
Scott: *inchinandosi* grazie! Le gravidanze Pokémon si compongono di due fasi; la Fase di Gravidanza e la Fase d'Attesa. La prima dura all'incirca una settimana, e si riferisce al periodo in cui l'uovo si trova ancora all'interno del ventre femminile. La seconda, invece, si protrae all'incirca per due mesi, e consiste nel periodo necessario all'uovo per schiudersi.
Ivy: che argomento bizzarro! Perché hai scelto qualcosa di correlato alla gravidanza?
Scott: *guarda nervoso Dusk* NIENTE! L'HO SCELTO GIRANDO UNA... UNA RUOTA DELLA FORTUNA!
Ivy: *sottovoce* non mi suona minimamente vero... *con tono normale* ad ogni modo, non perdetevi il prossimo capitolo, "Team Champions e Ruby". Ci vedia- cioè, ci sentiamo dopo!
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