Capitolo 28: A Voi, Fra Mille Anni
«M-ma... ma...». Scott spalancò la bocca, gli occhi sgranati per lo stupore e il cuore che andava a mille. Non sapeva cosa dire, non aveva parole; se quello che Sue gli aveva raccontato era vero... allora, il Pokémon che aveva davanti... doveva essere suo nonno! Barcollò lievemente, rischiando quasi di cadere. Gli pareva quasi impossibile, troppo bello per essere vero. Eppure, stava accadendo proprio di fronte a lui. «Oh... Arceus...». Aveva sognato un momento simile per anni.
«Gente», proseguì il Primarina, col tono fiero e deciso tipico di chi sapeva farsi obbedire e rispettare, «anzitutto, vi chiedo perdono per essermi celato a voi per tutti questi anni, ma sappiate che ho avuto le mie buone ragioni». Si schiarì la voce con un finto colpo di tosse, poi continuò; «So che molti di voi saranno rimasti... sorpresi dal mio aspetto, e sicuramente vi starete chiedendo che Pokémon sia, e come sia arrivato qui e un sacco di altre cose, ma c'è un tempo e un luogo per ogni cosa... e le vostre domande non possono essere poste né qui, né ora. Al momento, la nostra principale preoccupazione sarà assoldare il kyojin e fare irruzione nel rifugio dei KIZZ. Partiremo immediatamente». Scrutò i volti degli esploratori davanti a lui con occhi severi. «Ci sono obiezioni?».
«A-ah... i-i-io... io...», balbettò flebilmente Scott, avvicinandosi insicuro al Pokémon Solista. Ora che lo guardava più da vicino, gli ricordava un sacco il Capitano Selkie. «S-signor... M-m-master M-M-M-Muir...».
«Mh?». Il Primarina spostò lo sguardo sul Pokémon Coniglio, come se lo avesse notato solo in quel momento. «Ah, certo, tu! Tu... sei Scott, vero?». Gli fece un occhiolino. «Tranquillo, ho sentito la tua conversazione con Sue dalla mia stanza, e so che non sei responsabile delle sue condizioni attuali». Si accovacciò, avvicinando il proprio muso al suo orecchio, bisbigliando; «Senti, sono sicuro che tu muoia dalla voglia di sapere qualcosa di più sulla tua famiglia, ma adesso abbiamo davvero pochissimo tempo! Però tranquillo, ti racconterò tutto quando avremo finito. Quindi... cerca di portare un po' di pazienza, ok?». A quel punto, si alzò nuovamente, ergendosi sulla possente pinna posteriore. «Ora, ascoltatemi bene! D'ora in poi, esigo che trattiate questo ragazzo», e indicò Scott, «con lo stesso rispetto che usereste verso un vostro compagno di squadra, capito?».
Passarono alcuni secondi, durante i quali i presenti, incluso Scott, si scambiarono occhiate confuse fra di loro, prima che tutti gli esploratori, ciascuno a modo proprio, si dichiarassero d'accordo. Era chiaro che nutrivano verso quel Pokémon un rispetto e un'ammirazione fuori dal comune, sebbene per la maggior parte di loro fosse la prima volta che lo vedevano, e lo Scorbunny non tardò a comprendere perché; quel Primarina... emanava una specie di aura di magnificenza e di bontà, ma anche di severità e attitudine al comando.
«Ci atterremo al piano di Sue», spiegò Muir, chiamando a sé varie squadre e iniziando a dividerle. «Team Stride, team Coffee, team Stand Proud; voi rimarrete qui a fare la guardia. Team Teacup, team ByBy, voi farete parte, assieme a me e a Scott, della squadra di reclutamento. Mentre invece i restanti faranno parte del gruppo incaricato di fare intrusione; dovrete seguirci a distanza, e quando sentirete il mio Incantavoce, dovrete entrare in azione. Tutto chiaro? Sì? Benissimo; allora, andiamo!».
Furono diciotto i Pokémon che uscirono dal portone della Gilda; in testa, ovviamente, stava il Master, seguito a ruota da Scott, dal team ByBy e dal team Coffee; dietro di loro, invece, marciavano a passo serrato i team Crash, Smashing-Bricks e Grapplers; queste ultime tre squadre erano formate da Pokémon alquanto nerboruti o rapidi. Una volta sfondato l'ingresso, per loro sarebbe stato assai semplice arrestare chi di dovere. Scott abbassò lo sguardo, preoccupato, fissando le proprie zampe che calpestavano il terreno; tutto quello che desiderava al momento era ottenere informazioni sulla sua famiglia biologica. Oh, se solo l'inizio di quella missione ne fosse stato anche la fine! Avrebbe potuto sapere tutto subito, e Arceus solo sapeva quanto lo voleva.
«Problemi?», domandò una voce femminile alle sue spalle.
Scott per poco non si prese un colpo, poi si voltò, incontrandosi con il muso arancione e sorridente di una Vulpix, per la precisione una delle esploratrici facenti parte della squadra di reclutamento.
«Ehm... no», mentì Scott, cercando di sembrare sicuro di sé. «No, p-per niente...».
«...sei buffo», commentò la Pokémon Volpe, sorridendo. «Comunque piacere, io sono Lyla, del team Coffee».
«Io sono Scott», si presentò lo Scorbunny, «e... ehm... è una storia complicata la mia».
«Be', allora non dirmela. Non ho chiesto la storia della tua vita». La Vulpix accelerò il passo, mettendosi di fianco ad una Espurr, che doveva essere la sua compagna di squadra.
E in quel preciso istante, Scott si sentì come se gli avessero strappato il cuore dal petto. Lumikki! Si era completamente dimenticato di Lumikki! L'unica Pokémon che avesse mai amato davvero, finché non aveva ammazzato la signora Caramell.
"Ma non è stata tutta colpa sua", esordì come una specie di vocina nella testa del Pokémon Coniglio. "Lei è partita con le migliori intenzioni, voleva salvarti".
«Ciò non toglie che Caramell Dansen sia morta», mormorò Scott, rivolto a sé stesso, talmente piano che nessun altro lo udì. «E che non sarebbe dovuta andarsene di casa senza pensare alle conseguenze».
"Però Caramell era vecchia, e stanca, e tu stesso ti dicevi che non ti avrebbe mai perdonato se avessi odiato sua nipote".
«Io non la odio! È solo che... non riesco più a considerarla una brava Pokémon...».
"Lo sai che è stato un incidente! Devi superare il tuo trauma, Scott, altrimenti non sarai mai veramente libero; rimarrai per sempre prigioniero del tuo astio nei confronti di Lumikki. Credi che a lei abbia fatto piacere scoprire di aver causato la morte di sua nonna? Hai una vaga idea di quanto questa cosa l'abbia distrutta? E al suo funerale? Ha implorato il tuo perdono! Significa che a lei importa molto di te! E tu cosa volevi fare? Volevi gridarle contro, accusarla, usarla come una specie di tiragraffi vivente. Forse non ti sbagliavi, prima, a pensare di essere il peggio del peggio".
«E va bene!». Pur nell'ira, la voce di Scott non divenne niente più che un bisbiglio. «Ho capito... non sono l'unico a soffrire per la morte della signora Caramell... anzi, probabilmente non c'è paragone fra il dolore di Lumikki e il mio». Si morse il labbro inferiore così forte da farselo sanguinare. «Però...».
"Però un corno!", protestò a tutto volume la vocina nella sua testa. "In tre anni, non ti sei nemmeno sforzato di riconciliarti con lei".
«...forse è troppo tardi...». Scott abbassò lo sguardo, assalito da uno sconforto che non aveva mai provato in tutta la sua vita. «...ho sbagliato tutto, fin da quando la signora Caramell è morta. Sarei dovuto rimanere a fianco di Lumikki, consolarla, e invece... invece, sono stato un bastardo egoista! Mi sono comportato come se fossi l'unico a soffrire... non ho mai tenuto in considerazione i suoi sentimenti. Lei è... lei è così buona... non merita qualcuno come me-».
Un qualcosa sibilo vicinissimo a lui, fendendo l'aria. Immediatamente, Scott si spostò di lato, rendendosi conto di avere schivato per un pelo una potente Frustata. Si girò verso il suo avversario, una Bellossom, la quale subito lo caricò a testa bassa, fermandosi a due centimetri da lui ed emettendo una polvere verdastra dai fiori sulla testa.
"Merda... Paralizzante!". Scott si coprì il muso con una zampa. "Per fortuna che ho un'ottima contromisura!".
Senza pensarci due volte, si avvolse in un manto di fiamme e si buttò nel bel mezzo della nube di spore, bruciandola in due secondi grazie con un potente Nitrocarica. La Bellossom tuttavia non si fece affatto cogliere impreparata; velocissima, materializzò fra le foglie una sfera rosa, che poi scagliò a tutta potenza contro l'avversario.
"Ok, ok, sa usare Forza Lunare", pensò lo Scorbunny, riconoscendo l'attacco. "Non è un problema". La temperatura aumentò, producendo l'effetto di dispellere l'energia fatata dell'attacco nemico. "Bene, posso farcela!".
Ma in quell'esatto istante, un aroma bizzarro si infilò nelle sue narici. Il Pokémon Coniglio si fermò, stordito. Cosa poteva essere quell'odore così allettante? La risposta gli giunse in automatico quando si ritrovò con un Assorbipugno della Bellossom ben conficcato nello stomaco. In un istante, si sentì privato di tutte le proprie energie.
"Q-quella Forza Lunare... era solo un diversivo...", realizzò Scott, mentre sentiva le gambe divenirgli molli come spaghetti scotti. "...voleva distrarmi... per usare Profumino... e indurmi ad abbassare la guardia...".
All'improvviso, però, la Bellossom venne letteralmente spazzata via dall'attacco Idropompa più potente che lo Scorbunnyh avesse mai visto in tutta la sua vita.
«Per l'amor del cielo!», lo rimbrottò Muir, avvicinandoglisi con la borsa fra le pinne. «Stai attento!». La aprì, estraendone una Baccarancia. «To', mangia».
Scott divorò il frutto avidamente, sentendosi tornare subito le forze che gli erano state sottratte durante lo scontro precedente.
«Ehm... g-grazie», biascicò, inchinandosi.
«Figurati». Il Primarina richiuse la borsa, poi si rivolse agli altri membri del gruppo. «Ok, gente, un piccolo imprevisto, nulla di che. Adesso... in marcia!».
E ripresero il cammino.
XXX
Le stelle splendevano festose, ribellandosi all'oscurità che regnava nel cielo notturno. Ma la Luna non si sarebbe unita a loro quella notte.
Deglutì. Il momento era arrivato.
Il Cronometronomo si ergeva proprio lì, davanti a loro, grigio, austero, imponente, al centro di un rudimentale altare, uno spiazzo circolare pavimentato in pietra. Uno spesso strato di ruggine incrostava la superficie metallica dell'enorme ago. Si trattava di una struttura eretta in tempi antichi, quando ancora i Leggendari, assieme ad Arceus, plasmavano il mondo; una struttura nata per volere dello stesso signore del tempo, Dialga; una struttura che esisteva dentro il tempo stesso e attorno ad esso, e che permetteva di viaggiarvi a piacimento.
La pesantezza che sentiva sulle proprie braccia non era paragonabile ad alcuna stanchezza che avesse mai percepito da quando era al mondo. Faceva un freddo micidiale, eppure non era quello il motivo per cui tremava. Impose al suo corpo di placarsi, per non far cadere le due Uova che portava sulle spalle.
Alzò lo sguardo, incrociando le iridi luminose del suo partner.
«D-d-dobbiamo... d-dobbiamo proprio farlo?», osò chiedergli, pur conoscendo bene la risposta.
«Sì», rispose appunto lui. «Dobbiamo». Le poggiò una zampa sulla testa. «Fatti forza, piccola».
Lo sguardo di lei si addolcì; sapeva bene che il suo amato stava cercando di fare il duro. Tuttavia, la dolcezza lasciò ben presto spazio al dolore.
«NON POSSO!», esclamò all'improvviso. «NON POSSO, NON POSSO, NON POSSO!». Le Uova rischiarono di ruzzolarle giù dalla schiena, ma lei fu rapida a bloccarne la discesa con l'estremità ampia e piatta della coda. «NON POSSO FARLO! Questo- questo affare», e indicò il Cronometronomo, «versa in condizioni orribili da secoli! Non- non sappiamo nemmeno se funziona ancora con precisione! NON POSSO FARLO! NON VOGLIO FARLO!».
«Nemmeno io voglio farlo». Il suo compagno si abbassò su di lei, leccandola teneramente dietro un orecchio. «Ma lo sai che non abbiamo altra scelta».
«Sì che ce l'abbiamo!», gridò lei. «Perché non possiamo andare noi?!».
«E tu saresti davvero disposta a lasciare tutto quello che abbiamo contribuito a salvare e a costruire insieme?».
La domanda dell'amato la colpì come un Ossoraffica. «...che domande... CERTO CHE SÌ!». Tirò in su col naso. «Tutto... tutto ma non questo...».
«Piccola, non possiamo farlo, e lo sai. Abbiamo cercato una soluzione, e il Monte Arkadia è venuto in sogno e ci ha risposto». Cercava di sembrare sicuro di sé, ma sapeva di essere come un libro aperto per la compagna. «...è crudele».
Lei tirò in su col naso una seconda volta. Il Monte Arkadia... una montagna che si diceva viaggiasse nel cielo, dove le leggende volevano risiedessero gli spiriti dei più grandi eroi del passato, il cui compito era assicurare la giustizia e l'ordine non più dalla terra, ma dall'alto. «...non c'è proprio alcuna alternativa, allora?».
«No». La voce di lui non era fredda, o gelida, né tantomeno priva di emozioni. Era semplicemente la voce di qualcuno che soffriva. «...andiamo, facciamo in fretta. Non credo riusciremo a sopportare questa cosa ancora a lungo».
«V-va bene», mormorò lei, incerta. Nel profondo, desiderava che quei momenti durassero in eterno. Si avvicinò all'altare, e vi poggiò sopra le Uova, assieme a due piccoli bigliettini, per poi chinarsi sopra di esse e sussurrare. «Non arrendetevi mai. Sappiate che io vi ho amato, vi amo e vi amerò per sempre, in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo, e anche vostro padre la pensa così. E quanto sto per fare è... l'ultima cosa che potrò fare per il vostro bene, e per quello di tutti». L'ennesima lacrima le rigò il muso. «Anche quando non ci saremo più... anche quando i nostri corpi non saranno altro che polvere fra la polvere... prometto che veglieremo sempre su di voi, a qualsiasi ora, in qualsiasi luogo». La sua voce si ruppe in una moltitudine di singhiozzi. «N-non mollate mai... n-non a-a-arrendetevi mai... a-altrimenti... altrimenti... g-g-giuro c-che... v-vi r-r-riempirò di s-s-sberle non a-appena mi c-capiterà l'occasione... a-avete capito?!». Fece una pausa per riprendere fiato, singhiozzando e versando lacrime di dolore. «E ora... ora ascoltatemi bene». Sull'Uovo più a destra poggiò la zampa destra, su quello a sinistra la zampa sinistra. «Voi avete un dono. Usatelo per fare del bene, capito?». Tirò in su col naso per la terza volta. «A voi...». Si alzò in piedi, spostandosi verso la base dell'enorme asticella d'acciaio. «Questo messaggio...». Vi poggiò sopra le zampe, e quasi immediatamente seppe quale sarebbe stata la frequenza giusta. «Questo dono...». Singhiozzò come una bambina, mentre piegava lentamente l'asticella all'indietro e la lasciava andare di colpo, allontanandosi il più velocemente possibile dall'altare. «Esatto... sono cose che lasciamo a voi!». Le lacrime dei suoi occhi vennero irradiate dalla luce dell'alba nascente. «A voi, fra mille anni!».
Una luce abbagliante avvolse l'altare, mentre l'asticella dondolava avanti e indietro. E quando il bagliore cessò, le Uova erano scomparse.
E lei si sentì strappare il cuore dal petto, consapevole che quella era l'ultima volta che avrebbe visto i suoi figli.
Lanciò un grido straziante, che riecheggiò fra le valli, le montagne, le foreste, e persino fra le nuvole, con lo stesso fragore strepitante e ineluttabile di un tuono.
XXX
Travis si svegliò di soprassalto con un grido, afferrandosi il petto, temendo di sentirvi come un buco vuoto e impossibile da riempire.
Ma le sue zampe non afferrarono altro che il pelo e la carne. Sbatté un paio di volte le palpebre, gli occhi sgranati e il cuore a mille, e abbassò lo sguardo.
L'Uovo era ancora lì. Bene. Questo era quello che più importava. Poi alzò gli occhi; era ancora notte fonda.
Ivy era davanti a lui, seduta, con l'aria di essere stranamente sveglia già da un po', e le orecchie all'indietro, segno che era stupita o spaventata. Probabilmente era per via dell'urlo che il Pikachu aveva cacciato svegliandosi.
«Ehm... b-buongiorno amore», esordì il Pokémon Topo, cercando di sorridere ma fallendo miseramente. «Come va?».
«...come va?», ripeté la candida Espeon, con tono piatto. «...tu salti in piedi all'improvviso, proprio mentre io ero in procinto di svegliarti perché ti sentivo agitare nel sonno, lanci un grido assordante... e mi chiedi come va?».
«Senti, m-mi dispiace, ho... ho solo avuto un incubo in cui sognavo di essere costretto a rinunciare a tre dei miei figli, o una cosa del genere...», spiegò, cercando di chiarire gli eventuali dubbi della compagna sulla sua sanità mentale, «...ed è stato orribile. La sensazione più tremenda che esista al mondo; non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico... la parola "atroce" non inizia nemmeno a descriverlo...».
«Capisco», commentò la candida Espeon, rilassandosi e tornando a sdraiarsi, pronta a cadere di nuovo fra le morbide ali di Cresselia, la dea dei bei sogni. «Be', allora buonanotte».
«Aspetta». Travis le poggiò una zampa sulla fronte, prima che potesse chiudere gli occhi. «Tu cosa ci facevi sveglia a quest'ora?».
La Pokémon Sole rimase in silenzio per una trentina di secondi, poi si alzò nuovamente in piedi e sospirò. «Non riesco a dormire. Mi sale un'ansia spaventosa se penso a... a tutto quello che dovremo affrontare! Insomma... il nostro nemico... il nostro nemico è una specie di divinità oscura del male e delle tenebre! Come possiamo affrontarlo?!». Il suo ritmo del suo respiro incominciò ad aumentare. «Quel... coso ha affrontato insieme NOVE Pokémon i cui poteri erano pari a quelli dei Leggendari! E non lo hanno nemmeno sconfitto, è stato solo sigillato! E noi, Travis, tienili bene a mente, siamo solo in QUATTRO, e nessuno di noi è un Campione!». Una lacrima affiorò nel suo occhio destro. «P-poi, ci siete tu e Red che avete una Soul, mentre Charlie è una Ultra-Slayer! I-io invece, n-n-non sono altro che u-una Pokémon qualunque, e cieca per di più!».
Quest'ultima affermazione sorprese non poco il giovane esploratore, poiché mai, in tutta la sua vita, aveva udito la compagna lamentarsi della propria disabilità o sminuirsi per via di essa.
«Finirei per essere d'intralcio», proseguì la Pokémon Sole, abbandonandosi ad un pianto triste, «e probabilmente non riuscirei nemmeno a-». Si interruppe all'improvviso sentendo il dito di Travis posarsi delicatamente sulle sue labbra. Tirò indietro le orecchie, sorpresa da quel gesto.
«Ivy», esordì il Pikachu dopo una dozzina di secondi. «Per favore, calmati». Sfiorò la superficie dell'uovo con una zampa. «Lui se ne accorgerà, e non penso che gli farà bene». A quel punto, tolse il dito dalle labbra della Pokémon Sole.
La candida Espeon si asciugò le lacrime, prendendosi un paio di minuti per calmarsi, poi mormorò; «Scusa, io... devo aver perso il controllo».
«A tutti capita di abbattersi, specie nei momenti difficili», disse Travis, sfiorando con un dito le vibrisse della compagna. «E a tutti capita di avere una crisi. Non possiamo evitarlo, fa parte dell'essere Pokémon. Non hai nulla di cui scusarti».
«No, ti sbagli». L'esploratrice cieca alzò lo sguardo spento, seria. «Sono io che devo scusarmi, per essermi mostrata debole».
Travis inclinò la testa di lato, confuso. «Cosa...?».
«Non sono più una ragazzina», proseguì Ivy, il cielo stellato che si rifletteva nei suoi occhi opachi e lattiginosi come zaffiri appannati dal vapore. «Ora sono un'esploratrice, e per di più ho il compito di salvare il mondo dalla rovina. Non posso più permettermi di mostrarmi fragile. Non posso più permettermi di essere fragile». Il suo sguardo cieco incontrò, a sua insaputa, quello del compagno. «Ed è per questo che mi allenerò senza sosta per poter diventare più forte. Finché il mio corpo potrà muoversi, io mi allenerò; finché la mia mente potrà ragionare, io mi allenerò; finché il mio spirito esisterà, io mi allenerò. Mi allenerò fino a quando non sarò coperta di tagli e lividi, fino a quando ogni cellula del mio corpo ed ogni fibra del mio essere mi implorerà di fermarmi, fino a quando non sarò capace di muovermi veloce come il vento». La sua voce non era mai stata così determinata; pareva avesse il fuoco nelle vene, la pietra nelle ossa e l'acciaio nell'anima. «Mi allenerò fino a sputare sangue. Sconfiggerò l'Oscuro, costi quel che costi, e lo farò per assicurare l'esistenza di un mondo in cui i Pokémon possano vivere al sicuro». Poggiò una zampa color del latte sull'uovo. «Dove lui potrà vivere al sicuro».
Travis rimase impietrito per un istante, colpito dalla foga con cui Ivy, la sua amata Ivy, aveva pronunciato quelle parole. Poi sorrise. «Lo capisci perché ti amo, vero, Ivy?».
Sfiorò il naso della Espeon con il suo, ed il gesto venne ricambiato. Si accucciarono entrambi, naso contro naso, e sprofondarono nel sonno.
Nessuno dei loro discorsi era riuscito a svegliare il Lapras che li stava trasportando, o Red. Avevano un sonno molto pesante.
XXX
«Mia signora, è tutto pronto». Ao fece un inchino. «Le nostre forze sono ormai al completo. Fra due giorni, la Blue Ocean Floor sarà messa a ferro e fuoco!».
«Eccellente», commentò la Samurott, fregandosi le zampe. Sul suo muso era dipinto un ghigno compiaciuto. «Fra poco, ci riapproprieremo di "Crazy Diamond"».
«Il portale di Hoopa si collegherà direttamente con l'interno dell'edificio nemico», spiegò il Meowstic. «Tutti gli Assi saranno schierati e pronti al combattimento, me stesso incluso».
«Perfetto... nessuno deve intralciare il nostro piano». Strinse una zampa a pugno. «Dobbiamo sottrarre più energia a C.D.... così da poter sciogliere il sigillo dell'Oscuro! E anche se quel Campione moccioso dovesse mettersi in mezzo...». Una striscia luminosa color rosso sangue si delineò sul suo collo, allungandosi e diramandosi fino a coprire l'intero corpo. «...non potrà nulla contro le Soul degli assi! E non potrà nulla contro la mia Soul, Blood On The Dance Floor!». Si rivolse al Pokémon Temperanza. «L'attacco è previsto fra cinque minuti. Assicurati che tutto sia pronto».
«Signora», esordì il Meowstic, fingendosi offeso, «io sono nato pronto».
"Sì...", pensò la Samurott, mentre si incamminava verso l'uscita del covo. "Una volta ottenuta l'energia necessaria da Lya, potremo finalmente spargere l'Oscurità sul mondo". Un ghigno di disprezzo si formò sul suo muso. "E poi... chissà... forse, questa visitina alla Blue Ocean Floor potrebbe anche essere un'ottima occasione per incontrare nuovamente quel coglione di mio figlio". Il sorriso malvagio sparì. "...quel piccolo traditore bastardo! Mi chiedo come abbia fatto a liberarsi dal controllo della Soul di Qiang-Yong... be', non ha importanza. Lo cattureremo e lo ipnotizzeremo di nuovo, ma stavolta dovrò chiedere che venga usata un'ipnosi più potente... e già che ci siamo, potremmo fare la stessa cosa con Lya e quell'altro Campione... oh, allora avremmo dalla nostra un esercito davvero niente male, già... non che non possa crearne uno da sola con la mia Soul, ma avere fra le nostre schiere due Pokémon che dovrebbero essere nostri nemici giurati, e per di più con poteri quasi divini... oh, farà senza dubbio desistere qualsiasi rivoltoso! È il piano perfetto!".
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