Capitolo 23: Kyojin

Sembrava fossero passate delle ore, prima che la porta di mogano dell'ufficio della Capitana si aprisse, permettendo a Tracy di uscire. Lo Shinx non ebbe nemmeno il tempo di riflettere su quanto aveva appena appreso, che il compagno di squadra gli arrivò al fianco, iniziando a parlare.

«Allora, com'è andata?», domandò il Rockruff. «Qualche buona notizia? Qualche brutta notizia?». Il Pokémon Baleno non rispose, e Alexander non fu in grado di decifrare la sua espressione; il ragazzo guardava per terra, e pareva assente. «...c'è qualcosa che non va?».

«Ah!». Tracy alzò di scatto la testa, come se si fosse appena risvegliato da una specie di sogno. Poi si voltò a guardare il compagno, sorridendo nervosamente. «No, n-niente! Sto bene!».

«Tracy». Alexander si fermò, facendo cenno al compagno di imitarlo. «Ascoltami bene; siamo amici e compagni di squadra da un anno. Mi accorgo subito quando ti senti a disagio; del resto, tu sei in grado di fare la stessa cosa con me». Sbatté le palpebre lentamente, nascondendo per un attimo gli occhi azzurri sotto un velo marrone scuro. «Se proprio non vuoi parlarne, allora non insisterò; ma mi sentirei molto più tranquillo se mi dicessi cos'è che ti turba».

Il Rockruff rimase seduto sul pavimento di pietra, aspettando la reazione dello Shinx; dapprima, l'orecchio destro di questi venne scosso da un fremito. Poi, la punta a forma di stella della coda si alzò di un paio di centimetri dal terreno, mentre il tipo Elettro spostava nervosamente il peso da una zampa all'altra. E infine, proprio come Alexander sperava, il compagno di squadra aprì bocca per parlare.

Peccato che non ne ebbe l'occasione, perché proprio in quel momento una dolce, ma severa voce femminile riecheggiò per tutta la hall della gilda. «È PRONTO IN TAVOLA!». In effetti, sia Tracy, che Alexander, che tutti gli altri esploratori della Blue Ocean Floor, furono costretti ad ammettere che in aria stava levandosi un profumo niente male. «Su, su! Che altrimenti poi si fredda!». A parlare era stata la cuoca della gilda, Mariangela, che in quel momento si aggirava fra i tavoli della hall, aiutata da un paio di apprendisti esploratori, assieme ai quali serviva piatti fumanti ai Pokémon seduti ai tavoli, che puntualmente ringraziavano. L'Infernape reggeva due piatti con le mani, ed un terzo con la coda. «Dai, dai, dai!».

«Senti, facciamo che te ne parlo dopo mangiato, ok?», propose Tracy, mentre si avviava verso uno dei tavoli di legno. «Dopotutto, le discussioni importanti vanno affrontate a stomaco pieno, no?».

Il Rockruff annuì in maniera quasi impercettibile, mentre si accodava allo Shinx. "Mi chiedo cosa lui e la Capitana si siano detti... che abbia a che fare con l'incidente di stamattina e quel Leavanny?". Sentì un brivido percorrergli la schiena fino alla punta della coda, al ricordo della stretta soffocante di quel Millebave. "Per poco non ci abbiamo lasciato la pellaccia... se non fosse stato per Tracy...". Scosse la testa. "Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe successo! Fortuna che ce la siamo cavata. E poi... novantacinquemila Poké... in un certo senso, ne è valsa la pena".

XXX

La Capitana Xue-Yong fu l'ultima a mettersi a tavola, con un ritardo insolitamente lungo di almeno un quarto d'ora. Con estrema eleganza, si sedette a capotavola, su di un basso e modesto sgabello di legno. Alla sua immediata destra, in qualità di esploratori di rango più alto, erano seduti quelli del team D4C; una Zoroark, due Zorua e due Ditto. Alla sua sinistra, invece, in qualità di vice-capitano, era seduto Fandango Berenjena. Tutti gli altri posti erano occupati dagli altri Pokémon appartenenti alla gilda.

«Ah-ehm!», fece la Mienshao, schiarendosi la voce. Era il momento che tutti i Pokémon nella hall aspettavano con ansia; fra pochi istanti, la Pokémon Marziale avrebbe accordato loro il permesso di mangiare, e a quel punto avrebbero potuto iniziare a ripulire il delizioso piatto davanti a loro. Invece, con stupore da parte di alcuni e scocciatura da parte di altri, la Capitana della Blue Ocean Floor si alzò nuovamente in piedi. «A tutti voi, ho bisogno di fare un annuncio!». Un mormorio di sorpresa si diffuse fra i presenti, finché Xue-Yong non fece loro cenno di tacere. «In realtà, questo è solo un annuncio dell'annuncio. Il vero annuncio ve lo farò a fine pasto!». Tornò a sedersi. «Non preoccupatevene ora! Avete il permesso di mangiare!». Unì le zampe superiori. «Ittadakimasu!».

La cena, consistente in una zuppa di Baccamodoro e melanzane, non fu niente male e, come tutti i pasti all'interno della gilda, si tramutò in un'occasione di rilassatezza e felicità. Occasione che, in un'oretta circa, si concluse. La signora Mariangela, aiutata da apprendisti diversi rispetto a quelli che l'avevano aiutata a servire il cibo, prelevò piatti e posate, sparecchiando. Una volta che ebbe finito, rimase in piedi, appoggiata ad uno dei tavoli, come tutti gli altri in attesa di udire il messaggio che la Capitana doveva comunicare.

«Anzitutto», esordì la Mienshao, alzandosi in piedi, «vi ringrazio per essere rimasti ad ascoltarmi». Si mise una zampa davanti alla bocca, schiarendosi la voce con un colpo di tosse. «Dunque», fece in seguito, «dovete sapere che poco più di un'ora fa, mi è stata recapitata una raccomandata dalla Terra del Ghiaccio». Aprì la borsa che portava sempre a tracolla, estraendone una busta. Il sigillo in ceralacca azzurra, con sopra il marchio a forma di fiocco di neve, era stato spezzato. «"All'attenzione della Capitana Xue-Yong Julin della gilda di esploratori Blue Ocean Floor. Questa mattina, uno dei nostri esploratori ha rivelato, senza traccia alcuna di menzogna, uno scenario devastante che potrebbe verificarsi nel prossimo futuro. Per sintetizzare, l'Oscuro non è una leggenda come da secoli si credeva. È una minaccia concreta. L'esploratore che mi ha riferito tutto ciò, rispondente al nome di Travis D'Arby, ha svelato inoltre la venuta di una seconda Ultrainvasione. Essendosi rivelato un portatore di Soul, lui, assieme a sua moglie Ivy Jamiroquai e all'esploratore della B.O.F Red Hot Chili Pepper, ha deciso di occuparsi della questione. Gli forniremo tutto l'aiuto possibile, ma questo non sarà un evento che riguarderà solo la Terra del Ghiaccio; tutto il mondo potrebbe essere in pericolo. La veridicità delle affermazioni di T. D'Arby deriva da un'attenta analisi della sua psiche e dal fatto che, recentemente, Borgo Gelato è stata devastata da un terremoto che, secondo la maggior parte dei testimoni oculari, è stato causato proprio da un'Ultracreatura; ho ritenuto opportuno inviarvi un elenco delle vittime. Ad ogni modo, invitiamo tutti voi a prepararvi al peggio; sarebbe opportuno collaborare il più possibile. Firmato; Nyatsuko Nekomata"».

Un silenzio di tomba calò su tutti i presenti. Nessuno fiatò, nessuno si mosse, nessuno distolse lo sguardo dalla figura esile della Capitana; nessuno poteva farlo. Erano tutti letteralmente paralizzati, chi dall'incredulità e chi dal semplice terrore.

Fu a quel punto che Manhattan fece un osservazione importante. «La Capitana non sta mentendo, giusto in caso ve lo stiate chiedendo. La sua aura, in questo momento, non esprime altro che la massima sincerità».

"Allora... è tutto vero!", realizzò Tracy. Fino a quel momento, aveva sperato, nel profondo, che suo fratello stesse delirando, che avesse perso la ragione. Ora, invece, capiva di essersi sbagliato di grosso. "...mio fratello morirà".

Xue-Yong sbatté le palpebre in direzione del Lucario. «Grazie, Manhattan». Poi, dalla borsa a tracolla estrasse un secondo foglio. «Qui, invece, ho l'elenco delle vittime del terremoto di Borgo Gelato; quarantatré morti e ventidue feriti». Alzò lo sguardo dalla lettera. «Se una singola Ultracreatura è stata capace di tanto, allora, in vista di un'Ultrainvasione, dovremo prepararci ad una vera e propria catastrofe».

"...mamma e papà erano andati a Borgo Gelato!", si ricordò lo Shinx. "Era per la nascita del figlio di Travis... cioè, di mio nipote!". L'improvviso timore che i genitori ed il fratello fossero morti lo assalì, procurandogli un groppo in gola. "Arceus, ti prego, fa che stiano bene!".

XXX

Red, Charlie, Travis ed Ivy, dopo aver consumato in fretta un frugalissimo pasto, si erano radunati nella casa di questi ultimi, attorno al tavolo, per decidere il da farsi.

«Localizzare l'Oscuro», esordì Red, «non è una nostra priorità, al momento». A quel punto, si rivolse a Travis, puntandogli un dito contro. «La nostra preoccupazione numero uno, al momento, è allenarti ad usare la tua Soul, e anche in fretta!».

«Anche tu devi diventare più forte», disse Charlie ad Ivy, «se davvero hai intenzione di combattere questa battaglia».

Le orecchie della Espeon vennero scosse da un fremito, mentre la coda biforcuta si avvolgeva attorno all'uovo. «Certo che diventerò più forte», proclamò in tono serio. «In fondo, è una cosa che riguarda anche me; perché dovrei starmene in disparte, a pregare che qualcuno mi salvi?».

«Cerca solo di non strafare», sussurrò Travis, salvo poi ricevere un cricco all'orecchio da parte della Pokémon Sole. «Ahia!», lamentò, per poi aggiungere in tono ironico; «Ivy, sei cattiva!». Poi, però, tornò subito serio. «Ad ogni modo, Red ha ragione; dobbiamo allenarci come mai prima d'ora! Ci sono voluti nove Pokémon Campioni per sconfiggere l'Oscuro l'ultima volta, e noi siamo solo in quattro; non possiamo permetterci di perdere neanche un secondo!».

«Quanto dici è vero», ammise il Raichu dagli occhi rossi, «tuttavia... il nostro allenamento non avrà inizio quest'oggi». Travis aprì bocca per protestare, ma Red fu più rapido di lui. «Questo perché dobbiamo trovare un posto dove potremo diventare più forti senza essere disturbati, e dove potremo dare il massimo senza preoccuparci di danneggiare alcunché o ferire qualcuno. Tuttavia, non dovrebbe essere un problema, poiché conosco un posto adatto».

«E sarebbe?», domandò Charlie.

«Il Canyon Elettrico», rispose Red. «Si tratta di un enorme deserto roccioso, nel bel mezzo della Terra della Luce; se partiamo adesso utilizzando il servizio Aviotrasporto, dovremmo arrivare entro stasera a Rosarbustia. Partendo da lì, raggiungeremmo in un paio di giorni Aridavilla, dalla quale saremo poi costretti a proseguire a piedi fino al Canyon Elettrico».

«Fossi in te, non ci conterei». Ivy spostò nervosamente il peso da una zampa all'altra. «A Rosarbustia fa parecchio caldo, immagino».

«Parecchio», disse il Raichu. «Qui la temperatura media si aggira attorno ai due gradi sottozero, mentre il Canyon Elettrico, Rosarbustia e Aridavilla si trovano in una fascia arida, dove la temperatura media si aggira attorno ai trentasei gradi. Ma perché me lo chiedi, scusa?».

«Perché», rispose Ivy, «e qui sta la fregatura, non esiste Pokémon volante nato nella Terra del Ghiaccio che sia capace di sopportare temperature simili».

«Questo è un problema», constatò l'esploratore dagli occhi cremisi. «Ma non si tratta di un ostacolo insormontabile. I Pokémon di tipo Acqua sono abituati ai cambi di temperatura; faremo affidamento al servizio Laprascafo durante la prima metà del tragitto, anche se la cosa prolungherà il nostro viaggio di parecchio».

«C'è anche la questione di mio figlio», s'intromise Travis, lanciando un'occhiata apprensiva all'uovo. «Ho paura a portarlo con noi, ma... non so davvero a chi affidarlo! Sia i miei genitori che quelli di Ivy sono in ospedale a causa delle ferite riportate per via del terremoto». Un brivido serpeggiò lungo la schiena del Pikachu fino alla punta della coda. "E prego Arceus perché se la cavino". «Inoltre», aggiunse, «non posso nemmeno affidarlo a mio zio, perché è occupato venti ore su ventiquattro con il suo orto botanico».

Red si appoggiò con un gomito al tavolo, pizzicandosi il setto nasale con due dita. Tuttavia, dopo un attimo, parve illuminarsi come se fosse sul punto di utilizzare Flash. «Potremmo fare tappa a Borgo Foglianuova», propose, «e chiedere alla Blue Ocean Floor di darci una zampa».

«Red!», lo apostrofò Charlie. «Sono esploratori, non egg-sitter!».

«Charlie, Charlie, Charlie», commentò il Raichu a braccia incrociate, scuotendo la testa, in maniera divertita. «Sono successe parecchie, negli undici anni in cui sei stata via. E sono sicuro al centodieci percento che, nella nostra gilda, ci sono due Pokémon che accetterebbero più che volentieri questo compito».

«Oh? Davvero?», fece la Silvally, incuriosita, inclinando leggermente la testa. «E chi sarebbero?».

«Lo scoprirai una volta che saremo là», rispose Red. Poi, si rivolse a Travis. «E tu, vedi di essere pronto. Anche mio fratello ed io ci siamo allenati per sviluppare i nostri poteri, e ti assicuro che non è stato piacevole». Un sorriso sinistro si delineò sul suo muso. «Ti troverai a desiderare di essere morto, Travis».

Il Pikachu deglutì, spaventato, tuttavia rispose: «D-d'accordo! P-possiamo farcela!».

«No, così non va», commentò il Raichu. Strinse i pugni e si alzò. «Dillo con più convinzione!».

«Possiamo farcela!», esclamò Travis.

«Più convinzione!», lo incitò Red.

«POSSIAMO FARCELA!», quasi gridò Travis, per poi accasciarsi stremato sul tavolo, quasi senza fiato. «Possiamo... possiamo farcela!».

«Così mi piaci!», commentò il Raichu. «Distruggeremo quell'Oscuro!».

«Sì!», esclamò il Pikachu. «Lo faremo fuori!».

«A pezzi!».

«Disintegrato!».

«Evvai!». Travis alzò un pugno. «Non vedo l'ora di iniziare!».

Ivy, udendo, quella conversazione, non poté fare a meno di sospirare. "Maschi", pensò. Poggiò una zampa sulla superficie liscia e compatta dell'uovo. "Non so se puoi sentirmi... o se sto usando inconsciamente la telepatia, o qualcosa del genere... ma se sei una ragazza, sappi che per un certo periodo di tempo non riuscirai mai a capirli".

XXX

«Be', che gran casino», commentò Alexander, una volta che tutti i Pokémon seduti a tavola si furono alzati. Si mise in piedi, per poi lanciare un'occhiata al compagno di squadra. «Non trovi anche tu, Tracy?». Lo Shinx non rispose. Teneva lo sguardo basso, e pareva essere parecchio scosso. Il Rockruff rimase parecchio sorpreso dalla reazione del Pokémon Baleno. «...tutto bene?».

«...non lo so», rispose Tracy, gli occhi sgranati, la voce carica di tensione. «Non... non lo so...».

Alexander sospirò, per poi sederglisi di fianco. «Sai, se c'è qualcosa che non va, puoi anche dirmelo».

Lo Shinx sospirò, avvilito. «...sono stanco, Al. Semplicemente... stanco».

Il Rockruff inclinò la testa di lato. «Stanco di cosa?».

Tracy aprì bocca per rispondere, ma una familiare voce maschile fu più veloce di lui, attraendo l'attenzione del suo compagno di squadra. «Alexander?».

Immediatamente, il Pokémon Cagnolino si voltò verso l'esploratore. «Salve, signor Manhattan». Il Lucario era in procinto di dire qualcosa, tuttavia il Rockruff non glielo permise. «Senta, volevo chiederle... lei cosa ne pensa, di tutta questa storia dell'Oscuro?».

«Onestamente... onestamente, sono spaventato», rispose in tutta sincerità, ma con la massima calma, il Pokémon Aura. «Senza dubbio, il pensiero mi inquieta. Questo essere, questo Oscuro... molti, me compreso, credevano che si trattasse di una specie di leggenda... ah, ma sto divagando. Alexander, c'è qualcuno che desidererebbe vederti».

L'orecchio destro del Rockruff venne percorso da un fremito. «Oh? E come mai?». Non si aspettava di ricevere visite; i genitori di Tracy erano nella Terra del Ghiaccio, e non aveva amici o conoscenti all'infuori degli esploratori della Blue Ocean Floor. Quindi, nulla avrebbe mai potuto prepararlo a ciò che Manhattan stava per dirgli.

«Dice di essere tua sorella. E, a giudicare dalla sua aura, non sta mentendo».

«...m-m-mia... mia sorella?».

«Già».

Al ragazzo ci volle qualche minuto per riprendersi dall'impatto che quell'affermazione aveva avuto su di lui. Non si aspettava di ricevere una notizia del genere, anzi, tutto il contrario! Lentamente, si accasciò al tavolo, sopraffatto da emozioni complesse che non era in grado di comprendere del tutto; dolore, tristezza, gioia, e chissà cos'altro. In quel momento, udì Tracy alle sue spalle avvicinarglisi, e poggiargli una zampa sulla spalla. Il Rockruff girò lentamente la testa, trovandosi davanti agli occhi il muso sorridente del Pokémon Baleno.

«Sono molto, molto felice per te», commentò lo Shinx. Attorno a lui aleggiava l'odore della contentezza. «Molto felice per te. Mi dispiace solo che non sarai in grado di accompagnarmi per la missione di oggi pomeriggio».

«Ecco», esordì Alexander, l'imbarazzo che si mescolava all'eccitazione, «veramente... se non ti dispiace... volevo chiederti di venire con me».

Tracy sbatté le palpebre, sorpreso. «Prego? Con te? Ma... ma stai per incontrare qualcuno dal tuo passato! Potresti... potresti chiederle tutto, in caso non dovessi ricordarti! E durante tutto ciò... non... non sarebbe meglio per voi due rimanere da soli?».

«No», fu la semplice risposta del Rockruff. «N-no, non credo che sarebbe meglio... non per me, almeno. E poi, finora, tu ed i tuoi genitori siete stati le figure più vicine a dei parenti che io avessi mai avuto. Inoltre, sono sicuro che non riuscirei a reggere la tensione... i tipi Elettro sono meglio in questo. Eh... l'hai capita? I tipi Elettro... la tensione...».

Lo Shinx rimase in silenzio per un paio di secondi, prima di aggiungere ironico; «Alex, se non la smetti con queste battute, giuro che ti folgoro».

«Quindi... non è un disturbo?».

«Affatto! Anzi, è un piacere immenso!».

«Bene», proseguì Manhattan. «La Capitana l'ha fatta accomodare nel suo ufficio».

«Che stiamo aspettando, allora?», fece il Rockruff, non riuscendo a tenere ferma la coda dall'eccitazione. «Andiamo!».

XXX

«E così termina il nostro giro», commentò Brandy, sorridente. «Giusto in tempo per l'ora di pranzo!».

Scott si fermò per un secondo, le zampe sulle ginocchia, in modo tale da poter riprendere fiato. La Sobble gli aveva mostrato praticamente ogni singola stanza di quell'edificio, ed era molto più grande di quanto il Pokémon Coniglio si aspettava, dal momento che si espandeva più verticalmente che orizzontalmente, con almeno una ventina di piani sotterranei.

«Ah... c-certo... l'ora... l'ora di pranzo», mormorò il tipo Fuoco, esausto. «Be', vi... vi auguro buon appetito». Fece per trovare un qualche angolino dove restare in disparte, magari in modo da non dare nell'occhio, ma Brandy lo prese per un braccio.

«Dove stai andando?», gli chiese la ragazza. «Guarda che la mensa è al secondo piano sotterraneo...».

Scott sbatté le palpebre, sorpreso. «Eh? Cosa?».

«Ti stiamo invitando a pranzo, scemo», gli spiegò Brady. «Non fare complimenti».

«Ma... ma io non vorrei essere di disturbo!», provò a protestare lo Scorbunny.

«Ma quale disturbo», fece Brandy. «Non penserai mica di stare a digiuno, vero? E poi, pensa; ne potresti approfittarne per spiegare la tua situazione alla nostra vice-Master, che poi la spiegherà al Master, che è anche suo marito. E a quel punto, avresti un'intera Gilda di esploratori pronta ad aiutarti, giusto?».

«G-giusto», ammise Scott, iniziando a sentirsi un po' meno a disagio. «A-anche questo è vero».

Lentamente, ma con sempre meno imbarazzo, discese le scale che conducevano ad una delle stanze che aveva già visto. Ai lunghi tavoli s'erano già seduti almeno una quarantina di Pokémon, molti dei quali Scott non li aveva mai visti. Ce n'era uno molti simile ad un Vulpix, ma un po' più alto, e con una coda che terminava in una specie di mano; un'altra, invece, era alta almeno due metri, con una colorazione azzurra e rosa ed una specie di tentacolo a forma di mano che le scendeva dalla testa; e tanti altri ancora, così tanti che Scott si sentì improvvisamente un ignorante in materia di biologia Pokémon.

Pian pianino, si sedette a tavola, esattamente a fianco di Brandy, che s'era messa accanto a Brady. E a quel punto riuscì quasi a percepire fisicamente le decine di sguardi che gli si posavano addosso, tant'è che non riuscì neppure ad alzare il suo di sguardo, finché non si accorse che tutti avevano iniziato a mangiare. E quello fu senza dubbio il pasto più rapido che ebbe mai consumato in tutta la sua vita.

A quel punto, una voce femminile si levò sopra il brusio generale. «Signori e signore, vi prego di prestarmi un attimo di attenzione». Scott alzò la testa; a parlare era stata una Vaporeon che, giudicando dall'opacità delle sue squame, doveva avere almeno una sessantina d'anni. Inoltre, il fatto che fosse seduta vicino al posto di capotavola indicava che probabilmente si trattava di qualcuno di rilievo. «Grazie, grazie», proseguì la Pokémon Bollajet, una volta ottenuto il silenzio desiderato. «Allora... come sapete, questi sono tempi rigogliosi». Fra tutti presenti si diffuse un mormorio d'assenso. Ancora una volta, la Vaporeon chiese con cortesia un po' di silenzio e, una volta ottenutolo, proseguì. «I dungeon straripano di tesori; le gilde e le città prosperano; i raccolti sono rigogliosi. Tuttavia... tuttavia, c'è ancora un grande male che minaccia l tranquillità delle nostre vite. Mi riferisco all'organizzazione criminale KIZZ. Si sono formati vent'anni fa, e da allora non abbiamo ancora scoperto dove si nascondono. Ma, giusto la settimana scorsa, il commissario mi ha riferito che c'è stata una svolta nelle indagini». Si alzò sulle zampe posteriori, poggiando quelle anteriori sul tavolo. «Gente... il nascondiglio dei KIZZ è stato finalmente scovato!». Vi furono grida ed esclamazioni di gioia da parte di tutti gli esploratori, che tuttavia si tacquero nel momento in cui la Vaporeon riprese a parlare. «Ma è sorta una complicazione. Il fatto è che questi maledetti si nascondono sotto terra, più precisamente nella rocciosa Rockville; il loro nascondiglio, a quanto pare, consiste in una gigantesca, enorme cupola di roccia, che si collega ai canali sotterranei della città. C'è soltanto un modo per entrare, ed è attraverso l'entrata principale, solo che questa è mossa da una specie di meccanismo; e la porta è costituita da un quadrato di granito spesso un metro».

«Quindi», esordì il Pokémon simile ad un Vulpix che Scott aveva visto prima, «anche se sappiamo dove sono, non possiamo fare nulla?!».

«Ehi», mormorò Scott, avvicinandosi all'orecchio di Brandy. «Lei... quella Vaporeon chi è, di preciso?».

«Quella è Sue, la vice-Master», rispose la Sobble. «Siccome il Master non si fa vedere, è lei che gestisce la gilda al posto suo».

Sue riprese a parlare. «Capisco la tua ira, Kin, ma ti prego di lasciarmi finire il discorso». A quel punto, tuttavia, assunse un tono grave. «Io ed il Master ne abbiamo parlato l'altro ieri, e... abbiamo trovato una soluzione. Una soluzione che ad alcuni di voi potrebbe non piacere, ma che è l'unica a nostra disposizione». Fece un respiro profondo, poi gridò; «Chiederemo l'aiuto di un kyojin!».

Immediatamente, l'intera stanza si riempì di grida di protesta.

«Un kyojin?! Ma è una follia!».

«Non è possibile!».

«Ma non se n'erano andati per sempre?».

«Io mi rifiuto!».

«SILENZIO!». Fu la voce di Sue a porre improvvisamente fine a tutto quel baccano. Gli occhi della Vaporeon si ridussero a due fessure, mentre scrutava con sguardo severo tutti i Pokémon seduti a quella tavola. «Sia ben chiara una cosa; questa decisione è quella che ci consentirà di arrivare ai risultati migliori con sforzi e costi minimi».

«E dove lo troverete, un kyojin?». A parlare era stata una Mawile. «Anzi, domanda ancora più importante; come lo convincerete a collaborare con noi?».

La vice-Master rimase in silenzio per alcuni istanti, prima di rispondere; «Abbiamo fatto qualche ricerca, e sappiamo dove trovarne uno; quanto al come lo convinceremo a collaborare con noi... be', dovremo andare lì e sentire cosa vuole in cambio di un lavoretto da sbrigare».

«Ma lei è sicura che sia una buona idea?», domandò a quel punto un Pokémon viola e bianco dalle orecchie arricciate all'insù. «Insomma, è vero che siamo disperati, ma... chiedere ad un kyojin non le sembra un po' troppo... come dire... rischioso? Dopotutto, sono mercenari, quindi stanno dalla parte dell'offerente migliore; e se per caso cambiasse idea e passasse dalla loro parte, be'... non ci sarebbe molto che potremmo fare per fermarlo».

Un mormorio di assenso si diffuse per tutta la sala. Scott inclinò la testa di lato, confuso; cosa diavolo era un kyojin? Stava per chiederlo a Brandy, ma Sue riprese a parlare.

«Comprendo la tua preoccupazione, Derek», proclamò la Vaporeon. «Del resto, è vero che i kyojin non hanno una buona reputazione, a causa degli eventi svoltisi durante la Guerra dei Titani, conclusasi due secoli or sono. Ma non dobbiamo cadere vittime degli stereotipi; certo, i kyojin sono facili all'ira, e posseggono una forza distruttiva seconda solamente a quella di una vera e propria calamità; sono un popolo guerriero, e il combattimento per loro è una ragione di vita. Tuttavia, i kyojin sono come noi; sono Pokémon. Provano emozioni complesse, esattamente come noi; sono perfettamente capaci di sentirsi tristi, umiliati, felici o traditi. E mantengono sempre le promesse; fa parte della loro cultura». Il Pokémon che aveva parlato prima fece per ribattere, ma Sue non glielo permise. «E se per caso non avessi fugato ogni tuo timore, allora ti basti sapere che, visto e considerato ciò che la nostra gilda può offrire, siamo praticamente in una botte di ferro». Si schiarì la voce un paio di volte. «Al momento, la kyojin che io ed il Master pensavamo di reclutare si trova a Waterpie, oltre la catena montuosa delle Zanne Grigie, a due settimane di viaggio da qui. Non sappiamo dove viva di preciso, o cosa faccia per lavoro; ma mi sembra inutile dire che la riconoscerete lo stesso. Risponde al nome di Fiadh, ed è una Vulpix bianca». Fece un respiro profondo, con l'aria di chi doveva dire qualcosa ma non aveva assolutamente voglia di farlo. Alla fine, però, si decise. «Ora... mi serve una squadra di quattro esploratori che vada a Waterpie per arruolarla».

Nessuno si mosse, nessuno disse nulla. Era come se tutti fossero troppo scioccati per poter anche solo considerare l'idea di proporsi. Approfittando dei silenzio generale, Scott si chinò verso Brandy, chiedendole; «Ehm... quindi... cosa diavolo è un kyojin?».

La Sobble si voltò di scatto, con l'espressione di qualcuno che si era appena sentito chiedere se il cielo fosse blu. «Ma... da te non ci sono?!». Scott fece spallucce; al che, la ragazza sospirò ed incominciò a spiegare.

XXX

Dopo un paio di colpi decisi, il tombino si sollevò, e Selkie fu in grado di spostarlo di lato, facendo uscire la testa in superficie. Si trovava in un paesaggio collinare, in una piana circondata da dolci pendii erbosi.

"Finalmente!", pensò il Primarina, inspirando a pieni polmoni l'aria fresca. "Finalmente sono uscito!".

Spingendosi verso l'alto con le pinne, il Pokémon Solista uscì completamente da quel passaggio verticale stretto e umido. Guardò in alto; il cielo era terso, e non una nuvola oscurava il bagliore del Sole che, colpendolo, gli trasmetteva tutto il suo calore. Era un clima molto diverso rispetto a quello del posto in cui era cresciuto! Era così felice, che avrebbe potuto mettersi a cantare. Ma quello non era il momento. Ora che era finalmente uscito, doveva assolutamente dirigersi alla ricerca della squadra di cui era a capo. Rabbrividì al pensiero che potesse essere successo loro qualcosa di orribile, ma fu un pensiero che scacciò subito dalla sua mente; doveva rimanere positivo! Immediatamente aprì la sua borsa, rimanendo deliziato dal fatto che contenesse esattamente gli strumenti che lui si era portato dietro. Ma a lui serviva solamente la bussola. Una volta ripostosi la sacca a tracolla, fece per andarsene, quando all'improvviso l'ambiente attorno a lui si fece un poco più buio. La sua prima ipotesi fu che una nuvola dovesse aver oscurato il Sole, ma ricordava benissimo che in cielo di nuvole non ne aveva viste, quindi doveva trattarsi per forza di qualcos'altro. Stava proprio chiedendosi di cosa potesse trattarsi, quando un getto d'aria calda proveniente dall'alto lo investì in pieno. Seccato, il Primarina alzò lo sguardo... incontrandosi con un paio di enormi occhi celesti. Lentamente, Selkie si girò.

Davanti a lui, seduta comodamente e intenta a fissarlo con grande curiosità, c'era una candida Vulpix.

Una candida Vulpix alta trentasei metri.

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