Capitolo 2: Ospiti Inattesi

Quando furono tornati a casa, era già notte fonda. Il Laprascafo ci aveva messo un giorno in più del previsto, a causa di complicazioni legate al clima. Ad ogni modo, tutto quello che la coppia voleva fare era buttarsi sui propri giacigli e dormire. Dopotutto, si sarebbero dovuti alzare presto la mattina dopo; il Capitano Selkie era un Pokémon gentile e ben disposto, ma severo, e non si sarebbe certo fatto scrupoli a far partire il gruppo senza di loro, qualora lo avesse ritenuto necessario.

Ivy, in particolare, non era mai stata così stanca in tutta la sua vita. La Eevee, durante tutto il viaggio per mare, si era sentita completamente esausta, deprivata di ogni forma di energia; era come essere stati colpiti da un Gigassorbimento scagliato alla massima potenza. Ma c'era di più; infatti, nonostante avesse mangiato regolarmente durante il viaggio, si sentiva ancora affamata, come se non avesse mangiato da giorni. E la schiena... oh, Arceus! La schiena! Le faceva un male Houndoom; nel senso che se un Houndoom le avesse sputato fuoco sulla schiena, la quantità di dolore sarebbe rimasta pressappoco la stessa. Come se non bastasse, si sentiva ridotta ad uno straccio.

"Perfetto", si disse, girandosi dall'altra parte del letto, mentre cercava invano una posizione adatta a prendere sonno. "Perfettisimo! Diavolo, mi sento uno schifo... forse è lo stress. Ma giuro su Arceus, se scopro di essermi ammalata letteralmente due giorni prima della spedizione, lascerò il lavoro!". Era stanca. E irritata. "Maledizione... ma che cavolo mi è successo?". Ad ogni modo, non avrebbe potuto visitare un medico. "La spedizione di domani parte alle sei e un quarto. Avremo giusto il tempo di arrivare ed ascoltare il discorso motivazionale del Capitano. Non che io abbia nulla in contrario...". Non riuscì a togliersi dalla mente quanto avrebbe voluto ardentemente poter andare da un medico, prima di partire. Ma sapeva già che probabilmente non le sarebbe stato possibile. "Se solo avessi potuto avvisare il Capitano qualche giorno prima... sono sicura che avrebbe ritardato di un poco la partenza. O forse no. Però... che sfiga! Ammalarsi in un momento del genere... Arceus deve avercela con me, o qualcosa del genere". Poi chiuse gli occhi, e cercò di sprofondare fra le braccia della Signora dei Sogni, Cresselia. "Aaah... nonostante tutto, sono eccitata! Non vedo l'ora di scoprire dove ci porterà il Capitano Selkie!". Ricordava benissimo il misterioso annuncio fatto dal Primarina, circa due settimane addietro; non aveva specificato la meta del viaggio, per ragioni poco chiare, ma era stato convincente, riuscendo a motivare tutti gli esploratori a fare del loro meglio. "Aaah... è proprio un bravo Capitano". E finalmente, riuscì ad addormentarsi.

XXX

Il giorno dopo si svegliò da schifo. Schifo. Si sentiva uno schifo. Il dolore alla schiena non era passato. E, anche se aveva dormito, si sentiva stanca morta. Dopo aver consumato assieme al proprio partner una colazione frugale a base di mele, voleva soltanto tornarsene a letto e non uscirne mai più. Ma sapeva che questo le era impossibile; avevano una spedizione cui partecipare, e del lavoro da svolgere. Lentamente, molto lentamente, la Eevee cromatica seguì il compagno al di fuori della loro umile casetta e per le vie della città. Ma era talmente esausta, che non poteva fare a meno di strascicare le zampe. Non capiva; aveva dormito e aveva mangiato, come al solito... quindi, perché aveva sonno e fame?! La cosa le dava talmente sui nervi, che quando Travis le chiese cosa non andasse, perse la pazienza.

«Sto benissimo!», rispose, alzando la voce più di quanto non fosse abituata a fare. «Smettila di chiedermelo! Sto. Bene!».

Il Pikachu sgranò gli occhi; da quando l'aveva conosciuta, non aveva mai visto Ivy essere così aggressiva. E inoltre, era piuttosto sicuro che stesse mentendo, anche se non capiva proprio perché; era ovvio che Ivy non stesse bene. Era ridotta in quello stato da quando si era svegliata, e la cosa non aveva fatto altro che preoccuparlo; non riusciva a comprendere l'aggressività della compagna. Per un attimo, si chiese se non le avesse trasmesso qualche malattia, ma scartò subito quell'ipotesi. Erano andati dal dottore un giorno prima di partire per la Terra della Luce, per sicurezza, e questi aveva detto loro che erano completamente a posto. E... sì, avevano toccato anche l'argomento sifilide e simili, ma i test avevano avuto risultati negativi. Forse, era lo stress. Certo, doveva essere così! Ivy doveva essere semplicemente molto stressata. Dopotutto, la vita di un esploratore non era facile. Tuttavia, si erano appena fatti una vacanza di quattro giorni per andare a visitare la sua famiglia, quindi si trattava di una pista da escludere. E comunque, il Pikachu non voleva fare ipotesi o supposizioni; molto meglio affidarsi al parere di un medico. Rivolse un'occhiata carica di preoccupazione alla compagna, che pareva camminare con qualche difficoltà, strascicando le zampe sul suolo innevato.

E all'improvviso, gli occhi le si chiusero. Le gambe parvero diventarle molli come gli shiritaki che aveva mangiato qualche giorno fa. Tutto fu silenzio, e insensibilità. Non riusciva a sentire. Non riusciva a percepire il solido terreno sotto le zampe. L'odore del compagno era sparito. Non c'era letteralmente niente. Ovviamente, la candida Eevee entrò in pura modalità panico. Ma non accadde nulla di nulla. Il suo corpo –se ancora ne aveva uno– rimaneva fermo nell'ostinatezza dell'inerzia e dell'immobilità. Non poteva muoversi. Rimase in quello stato per soli pochi secondi, che però le parvero secoli, fino a quando non udì una voce distante chiamare il suo nome. Dopo un po', Ivy riprese conoscenza, e fece del suo meglio per alzarsi in piedi, puntellandosi sulle zampe che poco prima le erano cedute.

«OH ARCEUS!», udì, mentre un paio di braccia ben conosciute le si avvinghiavano con foga ma delicatezza attorno al collo. «Grazie al cielo stai bene!».

«Che... che è successo?», domandò la Eevee. Fu solo allora che percepì un dolore atroce sulla sommità della testa. «AHIO!», mormorò, mentre la sfiorava con la zampa. Era un enorme bernoccolo. «No, sul serio... che diavolo è successo?».

«Ivy», esordì Travis, ed il suo tono di voce si fece di colpo molto serio, «tu sei svenuta».

«Cosa?!». L'esploratrice era scioccata. «Ma... come... perché...».

«È quello che vorrei sapere anch'io», mormorò avvilito il Pikachu. «Senti, Ivy; lo so che abbiamo entrambi lavorato duro per partecipare a questa spedizione e-».

«So già cosa hai in mente», lo anticipò la compagna. «E sì, sono d'accordo col vedere un medico». Sorrise mestamente. «Non credo che le cose potrebbero andare bene, se io perdessi i sensi in un combattimento».

«Mi dispiace, Ivy, io-», tentò di scusarsi Travis, ma venne interrotto da Ivy.

«Dai, non farne una tragedia», commentò la Eevee cromatica, approfittandone per dargli un bacino a tradimento sulla fronte. «La gente si ammala di continuo. Non è stata colpa tua».

«Forse sì...».

«Cosa? Che hai detto?».

«Niente, niente! Nulla di che... stavo solo... pensando ad alta voce». Il Pikachu, che per tutto quel tempo era rimasto accovacciato di fianco all'amata, si rialzò. «Be', al diavolo la spedizione. Ti accompagno dal medico e-».

La Eevee scosse la testa. «No, posso farcela da sola; conosco la strada. Tu... tu vai pure con la spedizione».

Stavolta fu il turno di Travis di arrabbiarsi. «No, non se ne parla! Io non me ne andrò verso una qualche meta ignota mentre tu sei malata!».

Ivy sbuffò. «Va bene».

XXX

Il dottor Adrian Kiefer, un Audino, era un professionista. Lo nominavi, e lui conosceva cause, sintomi, rimedi e paziente zero. Era uno che prendeva molto sul serio il suo lavoro. Si diceva in giro che la sua conoscenza delle malattie e dei vari malori che affliggevano i Pokémon fosse seconda solo a quella di chi tali malattie e malori li avesse scoperti. Un genio, insomma. Quando Travis ed Ivy furono entrati nella clinica ed ebbero spiegato dei malori che affliggevano la Eevee cromatica, il dottore non riuscì a trattenere una risatina, ricomponendosi però subito dopo. Si calcò ben bene gli occhiali sul muso, poi congiunse le zampe sulla scrivania e fece un respiro profondo. Infine, fissò negli occhi la giovane coppia.

«Faremo delle analisi». Fu tutto quel che poté dire. In realtà, aveva già una sua teoria, che era il perché si era messo a ridere poco prima, ma voleva esserne sicuro al cento per cento. «Ma ho paura che la qui presente signorina non potrà recarsi al lavoro per un po'».

La Eevee sospirò, sconsolata. «Capisco... me lo aspettavo». Si girò verso il partner. «Senti, Travis... te lo chiedo per favore... partiresti lo stesso?».

«Non. Se. Ne. Parla. Nemmeno!». Il Pikachu fu inamovibile. «Sei malata, Ivy, ed avrai bisogno di tutta l'assistenza possibile. Vedrai che il Capitano troverà dei sostituti».

«Speriamo bene», mormorò Ivy. «Mi dispiacerebbe se le cose andassero storte. Ma mi dispiacerà ancor più non poterci essere... oh, be'! Vorrà dire che mi farò raccontare tutto. Diavolo, forse potrò mettere le zampe su qualche "souvenir"... e con questo, intendo dire toccarli per capire come sono fatti». Sorrise, anche se stancamente. «Peccato...».

Quando la visita fu finita, Adrian scrisse la data della prossima analisi su un foglietto e lo consegnò a Travis il quale, dopo averlo letto, chinò il capo e ringraziò il dottore del suo tempo. La clinica dell'Audino era l'unica di tutto Borgo Gelato, e di conseguenza era affiliata direttamente alla Wintersun; le spese mediche degli esploratori erano interamente ricoperte da essa. Comodo.

Ben presto furono a casa. Mentre Travis scriveva una lettera al Capitano, spiegando perché lui e la compagna non potessero partecipare alla spedizione, Ivy si afflosciò sul pavimento. Si sentiva... patetica. Per anni, era stata forte, riuscendo a superare i limiti imposti dalla sua condizione, ma adesso... adesso, cosa le era successo? Era così... stanca, e non sapeva nemmeno perché. A dire il vero, si era sentita in quel modo da quando, cinque giorni fa, lei e Travis si erano messi stretti stretti sotto le coperte, facendo qualcosa che andava decisamente oltre il baciarsi. Non avrebbe mai negato che fosse stata un'esperienza piacevole; lo era stata per entrambi. La Eevee se lo sarebbe ricordato per sempre.

XXX

Era tarda sera, e tutti quanti alla gilda avevano appena finito di cenare. Scott pulì i piatti e si ritirò nei suoi alloggi. Le mansioni di un cuoco e di un assistente cuoco andavano ben oltre il semplice cucinare; pulire, riordinare, aggiornare la bacheca delle missioni –e guai a toccare quella dei ricercati–, smistare la posta eccetera eccetera. Lo Scorbunny sospirò, pensando a quanto la sua fosse stata una giornata terribile. A capo chino, esausto e desideroso di dormire, lo Scorbunny tornò nella propria tenda. Fra poco, un ristretto gruppo di esploratori sarebbe partito per una spedizione. Non sapeva dove sarebbero andati e, in fondo, non gliene importava poi granché. Era il cuoco ad accompagnare gli esploratori in viaggi del genere, non il suo assistente. In una spedizione, l'unico compito di un cuoco era portare le provviste. Nulla di più, nulla di meno. Il pensiero di Scott volò immediatamente a Imiko, il Minccino cuoco della gilda. Era un tipo simpatico, e si augurava che stesse bene durante la spedizione. Era preoccupato per lui; non lo aveva visto combattere nemmeno una volta, quindi era sicuro che fosse piuttosto deboluccio. Sospirò, poi scosse la testa, cercando di scacciare via quei pensieri che altrimenti avrebbero turbato il suo sonno.

Non ci riusciva, per quanto ci provasse. Non riusciva ad addormentarsi. Il suo cervello si rifiutava di riposare, sebbene il corpo fosse stanco. Lentamente, lo Scorbunny si trascinò verso la piccola cassa che giaceva dietro alla Caldela al centro della tenda. La aprì; dentro, c'erano tutti i suoi possedimenti. Qualche soldo, qualche strumento di valore che portava con sé da quando aveva lasciato le montagne per la città, un libro di cucina e...

Le sue zampe parvero indugiare da sole, quasi che avessero una volontà propria, mentre Scott raccoglieva un oggetto a lui ben noto dal fondo del baule. In origine, era una specie di bracciale, anche se aveva perso qualsiasi somiglianza con lo strumento che lo Scorbunny aveva raccolto nella Caverna del Confine, tre anni addietro. Era stato annerito, e si era mezzo sciolto. Scott ricordava nei minimi dettagli cosa era successo; si era trovato in pericolo. Lo aveva indossato. Tutto era diventato nero. E poi si era risvegliato al rifugio, di fianco ad una preoccupatissima e piangente Lumikki. Aveva poi appreso che tutti i Pokémon imprigionati da Kyurem erano stati liberati. Il fratello del Capitano, purtroppo, non era tra questi. Del piccolo Muir, nessuna traccia. Evidentemente, Kyurem lo aveva già divorato da un pezzo. Ed era stato un duro colpo per Selkie.

Scott aveva poi consegnato il bracciale, che era stato attorno al suo braccio per tutto il tempo senza che lui se ne rendesse conto, alla gilda, che aveva iniziato delle analisi. Dopo una settimana, glielo restituirono; i risultati delle ricerche erano stati inconcludenti. E la cosa era finita lì. Lo Scorbunny sospirò; avrebbe tanto voluto sapere cosa diavolo era quell'aggeggio... ma oramai, non si poteva fare più niente a riguardo.

Sentendo finalmente la stanchezza e la sonnolenza invadergli il corpo, l'assistente cuoco si distese placidamente sul proprio letto di paglia e chiuse gli occhi, pregustando quello che sarebbe stato un sonno lungo e ristoratore, in quella che si prospettava essere una pacifica, silenziosa e quieta nottata. Sfortunatamente per lui, non si sarebbe potuto sbagliare più di così.

«SIGNOR SCOTT!». Nell'udire quel richiamo improvviso, lo Scorbunny si pigliò un mezzo infarto mentre sobbalzava fuori dal proprio giaciglio. In preda al panico si voltò verso l'entrata della tenda, solamente per trovarvi un Oshawott. Il Pokémon Lontra continuò, stavolta a voce più bassa. «Mi chiamo Mijumaru Mitsubishi. Sono un apprendista esploratore. Il Capitano mi ha mandato a chiamarla. Desidera vederla al più presto, nella tenda grande».

"Proprio ora che stavo per addormentarmi!", pensò l'assistente cuoco, senza però dire nulla. «Ah, ok... va bene. Sto arrivando».

XXX

La tenda grande era... grande. Le sue dimensioni erano adatte alla funzione a cui era adibita, ossia ospitare le riunioni. Si trattava di un enorme struttura in tessuto termoisolante e pali di legno, decorata da macchie arancioni e gialle. L'entrata era adornata da una di quelle tendine di ciottoli colorati, che facevano rumore qualora qualcuno ci passasse attraverso. L'interno era illuminato da quattro piccole lanterne, appese ad un palo di sostegno centrale. Un tappeto rosso ricopriva il terreno. Senza dubbio, si trattava di una tenda di classe.

Dentro, vi erano seduti dodici esploratori, il Capitano ed un Minccino con un braccio e la testa fasciati, per un totale di quattordici Pokémon in tutto, immersi in un silenzio di tomba. Sapevano perché si trovavano lì; la spedizione era stata ritardata di parecchio, per motivi cui soltanto il Primarina era a conoscenza. Ed erano rimasti così, per cinque interi minuti, senza avere la benché minima idea di cosa stesse aspettando Selkie a partire. Si udì un leggero sbatacchiare, e tutti si voltarono, mentre dalla tendina emergevano prima le orecchie, poi la testa ed infine il resto di uno stanchissimo Scott. L'assistente cuoco si mise una zampa davanti alla bocca, sbadigliando. Doveva essere stato informato all'ultimo della cosa, altrimenti avrebbe trovato un modo per restare sveglio.

«Mi ha... uuuuh... mi ha chiamato, Capitano?», domandò, con gli occhi ancora semichiusi. Era stanco morto, e sperava che qualsiasi fosse la faccenda di cui il Primarina voleva parlare, lo facesse tornare a letto il più presto possibile.

«Sì», rispose semplicemente Selkie, indicando con una pinna un punto vuoto in mezzo ai dodici esploratori seduti davanti a lei. «Prego. Accomodati»

L'assistente cuoco non si "accomodò" esattamente; più che altro, piombò di culo sul tappeto. «C'è qualche... qualche problema?».

«Esattamente», spiegò il Capitano, spostando il braccio in modo tale da poter indicare il Minccino. «Imiko si è rotto un braccio e si è ferito la testa scivolando sul ghiaccio. È accaduto proprio mentre veniva qui».

Tutta la sonnolenza di Scott parve svanire in un istante, mentre lo Scorbunny iniziava a capire dove quella conversazione sarebbe andata a parare. «Io... dovrei... rimpiazzarlo nella spedizione, vero?».

Selkie annuì. «Sì, temo di sì. Ma non è l'unica ragione per cui ti ho fatto chiamare». A quel punto si alzò sulle pinne posteriori, spalancando le braccia e lasciando che i lunghi capelli azzurri gli ricadessero sulla schiena. «Signore e signori! Per la prima volta nella storia di ogni gilda... non condurremo questa esplorazione da soli!». Un mormorio di confusione si diffuse fra i presenti, mentre il Primarina continuò. «In questa spedizione, avremo la fortuna... no, anzi, il privilegio di essere accompagnati da due individui particolari». Sbatté le pinne anteriori. «Potete entrare!».

La tendina di ciottoli frusciò. Tutti si voltarono di nuovo, mentre da essa sporgeva la punta arancione di un paio di orecchie.

«Ecco, è... è... è p-p-permesso?», domandò una voce femminile, che dal tono doveva appartenere a qualcuno di circa tredici o quattordici anni.

«Prego, prego», invitò il Capitano. «Siete venuti qui apposta, no?».

Lentamente, molto lentamente, la proprietaria della voce entrò nella tenda, nascondendosi il volto con una sciarpa color magenta. Nonostante ciò, non ci volle molto ai presenti per capire a quale specie di Pokémon appartenesse. La fissarono intensamente per un secondo mentre li superava e si metteva a fianco di Selkie. Poi fissarono Scott. Poi la misteriosa ospite. Poi di nuovo Scott, ed infine la strana ragazzina, che finalmente si levò la copertura dalla faccia, rivelando un volto ovale e bianchissimo, ospitante due occhietti neri. Il naso, piccolo e scuro, era sormontato da una zona di pelliccia rettangolare arancione. Ci furono pochi istanti di silenzio, durante i quali gli esploratori continuarono a lanciarsi occhiate confuse e sorprese. Perché la Pokémon che era appena entrata, altro non era se non... una Scorbunny! La Pokémon Coniglio abbassò lo sguardo, fissandosi le zampe posteriori, mentre parlava.

«I-il mio nome... il mio nome è Carola», proclamò timidamente, facendo un impacciato inchino. «I-io... e-ecco... p-p-piacere di conoscervi».

Il Capitano si chinò verso di lei. Stranamente, sembrava essere l'unico Pokémon di cui la Scorbunny non avesse paura. Le parlò con tono gentile. «Krow non è ancora arrivato?».

«C-credo stia aspettando fuori», rispose Carola. «A-arriverà f-fra poco. Dopotutto, mi ha portata lui».

«Eccomi». Un'altra voce, stavolta più rauca e più profonda, risuonò per tutta la tenda, mentre un Pokémon mai visto prima faceva il proprio ingresso saltellando ad ali serrate, non avendo a disposizione lo spazio necessario per volare, unendosi alla Scorbunny a fianco del Capitano. Le sue penne parevano essersi indurite in una specie di armatura in alcuni punti del suo corpo, e muovendosi produceva un fragore metallico «Ehi, un vecchietto non può prendersi una pausa di tanto in tanto?».

A quel punto, nessuno osò dire più niente. Prima di tutto, perché il semplice sguardo di quel Pokémon nero come le notte faceva così tanta paura, che se gli incubi fossero stati fuoco e la mente legna, i suoi occhi probabilmente sarebbero stati un ottimo combustibile, con tanto di scintilla. Secondo, tutti erano talmente scioccato da non riuscire a spiccicare neanche una mezza parola. Soprattutto Scott, che per la prima volta si trovava davanti un altro Pokémon appartenente alla sua specie. La cosa aveva fatto esplodere la sua mente, mentre si rendeva conto di non essere l'unico Scorbunny al mondo.

Sul volto del Capitano Selkie si delineò un sorriso a metà fra il divertito e l'entusiasta. «Bene, gente; vediamo di organizzare bene questa spedizione!».

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Spazio autore:

Qui DuskForm. Iniziamo con il chiarire un paio di cose; non aggiorno questa storia da un mese, ma spero vivamente che alla maggior parte di voi la cosa non abbia dato fastidio. Il fatto è che i capitoli di Dark Side of the Moon verranno pubblicati a cadenza più o meno mensile, non settimanale. I motivi dietro a questa scelta sono principalmente due:

1 - La scuola. Già, la scuola. Ora, ci tengo a mettere in chiaro una cosa: sebbene io non sia impegnato come gli studenti universitari, la terza liceo mi da ancora il suo bel da fare. Di conseguenza, preferisco concentrarmi più sugli studi che sulla scrittura. Tuttavia, state certi che l'ultimo o penultimo Giovedì di ogni mese farò uscire un capitolo.

2 - L'attesa. Esatto; mi piace tenervi sulle spine. Voglio che questa storia duri di più, non solo dal punto di vista dei capitoli, ma anche nel tempo. Insomma, un po' come aspettare il prossimo capitolo di un manga online. Ho deciso di sfruttare l'attesa, perché l'attesa del piacere è essa stessa il piacere.

3 - Lo so che ho detto "due", ma Travis ed Ivy mi rompono le scatole perché non metto mai delle loro immagini nei capitoli.

Travis: eddai! A Charlie Moon hai fatto un DISEGNO, mentre per noi non hai manco inserito uno straccio di immagine dal web!

Ivy: sarebbe bello apparire... anche se poi non potrei mai vedere quanto sono fotogenica.

Dusk; ugh... ok, ok, d'accordo! Cercherò di inserire delle vostre immagini quando posso, va bene?

Travis: perfetto! Anche perché c'è una cosa che ho sempre voluto fare!

Dusk: cosa?

Travis: *glielo sussurra nell'orecchio*.

Dusk: ehi, è un'ottima idea! I nostri followers lo adoreranno! *si gira verso Ivy* Ivy, Travis vorrebbe-

Ivy: ho sentito. Sono cieca, mica sorda.

Travis: *ad Ivy* allora... lo facciamo, tesoro?

Ivy: pronta quando lo sei tu!

Dusk: *tira fuori la videocamera* allora è deciso! Siete pronti? 3... 2... 1...

Travis & Ivy: un mega saluto a tutti, e a tutti buona lettura!

Dusk: non hanno gli occhi né verdi, né azzurri perché indossano lenti a contatto. Si sono travestiti in attesa di Halloween, per il quale non so davvero cosa pubblicare.

Travis: e ora, è giunto il momento di un segreto Taisho!

Ivy:...eh?

Travis: ho sentito dire che l'Oye Como Va, il locale dove lavora la madre di Ivy, serve una bevanda chiamata "bubble tea"; non vedo l'ora di assaggiarlo!

Ivy: uh, sì, mia madre me ne ha parlato; in pratica, si tratta di un tè personalizzato all'interno del quale puoi inserire delle palline gelatinose al sapore che preferisci! La prima volta che ne ho bevuto uno, è stato con mio padre; peccato avesse dimenticato di avvisarmi riguardo la parte delle palline gelatinose... ero seriamente convinta di aver ingerito uova aliene!

Travis: il titolo del prossimo capitolo sarà "Ombre nella Notte"! Non mancate!

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