Capitolo 16: Orgoglio

Lo scuro pavimento in legno cigolava sotto i passi dei due Pokémon. Uno di loro, un Pikachu dagli occhi smeraldini, si torceva nervosamente la coda, mentre camminava accompagnato da una Pokémon alta poco più di un metro, avvolta da foglie verdi che tuttavia lasciavano scoperto il torso ed il viso, bianchissimo, con due occhi arancioni incastrati come gemme nella neve; in testa, le cresceva un giglio arancione simile ad una corona leggermente pendente verso sinistra, che lasciava cadere un'enorme foglia dietro alla schiena della Pokémon.

«E... lei sta bene, vero?», domandò apprensivamente Travis, mentre la Lilligant lo scortava fra i corridoi della struttura.

«Deve ancora riprendersi dall'anestesia», rispose l'infermiera. «Ma per il resto, scoppia di salute! Ah... tranne per il fatto che quando l'abbiamo trovata, era svenuta. Probabilmente per il dolore».

«Certo, perché una che è svenuta per il dolore sta bene», commentò il Pikachu.

«Abbiamo fatto il possibile», spiegò la Fiorfronzolo, svoltando a destra. «Ancora una volta, le chiediamo umilmente perdono per aver fatto irruzione in casa vostra».

«Eh, se il mio amore sta bene, vi posso anche perdonare per averla fatta saltare in aria, la casa», rispose con un'alzata di spalle l'esploratore. Sia Red che Charlie erano rimasti fuori; dopotutto, quello che era accaduto ad Ivy non era affare loro. «Piuttosto... cosa le è successo?».

L'infermiera sospirò. «Ci ha esplicitamente chiesto di non dirvelo». Sorrise, anche se era impossibile saperlo a causa della struttura della sua faccia. «Preferisce che sia una "sorpresa"; e una simile riservatezza rientra pienamente nei suoi diritti, visto il caso. Tuttavia, la prega anche di non preoccuparsi minimamente, poiché non le è accaduto nulla di grave».

«Oh», fece Travis, sorpreso. «Ma... davvero può tenermi nascosta... qualunque cosa le sia accaduta?».

«In questo particolare caso, sì», rispose la Lilligant. «È perfettamente legale». A quel punto, si fermò davanti ad una porta in legno con un numero in metallo inciso sopra. «Ecco; stanza centotrentatré». Fece un lieve inchino. «Desidera che la accompagni all'interno?».

«No, no». Il Pikachu raggiunse la maniglia che si trovava più in basso, ossia quella montata per i Pokémon di piccola taglia. «Non è necessario, mi creda».

«Come preferisce», fece la Pokémon Fiorfronzolo, per poi allontanarsi.

A quel punto, Travis aprì la porta ed entrò. La prima cosa che notò fu Ivy, acciambellata tranquilla su un letto di paglia, la coda che si muoveva ed un sorriso enorme sul viso. Il Pikachu si precipitò subito da lei.

«Come stai?!», domandò all'istante. «Tutto bene?». Si inginocchiò. «Cosa è successo? Perché non hai voluto che l'infermiera me lo dicesse?».

La candida Eevee non rispose. Semplicemente, si spostò dalla sua posizione, permettendo all'amato di osservare ciò che fino a qualche secondo prima stava tenendo celato e al caldo. La luce della finestra colpì la superficie liscia dell'uovo, facendola brillare come la pelata di un Hitmonlee. La bocca di Travis si spalancò a quella vista. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. Per un minuto buono, rimase imbambolato a fissare l'uovo.

«Sorpresa», sussurrò quietamente Ivy, tornando ad accoccolarsi attorno all'uovo.

Il Pikachu rimase immobile per un po', ma dopo un paio di secondi si alzò in piedi, poggiando una zampa sulla testa dell'amata. Costei rimase sorpresa da tale gesto, non tanto perché non se l'aspettava, quanto piuttosto perché si era accorta che il suo partner stava tremando. La cosa la fece preoccupare parecchio.

«Tesoro, c'è... c'è qualcosa che non va?», domandò, spaventata.

«...sì», rispose l'esploratore dopo un lungo silenzio. «Non posso... non... non riesco a... non riesco a trattenermi dall'andare in giro per le strade a gridare quanto io sia fottutamente felice!».

«...prego?», fece la candida Eevee.

«Siamo diventati genitori», disse il Pikachu. Il suo tono di voce era impossibile da identificare; c'erano felicità, contentezza e serendipità, ma anche preoccupazione e... tristezza. «Sono così... fottutamente... felice... cazzo...». A quel punto, la sua voce si ridusse ad un debole sussurro. «Sono appena diventato padre... ed ecco che mi tocca andare a sconfiggere un Pokémon che si fa chiamare "l'Oscuro", missione in cui rischierò e probabilmente perderò la vi-».

«Non dirlo», mormorò semplicemente Ivy, prendendo delicatamente la zampa dell'amato fra le sue. «Non ancora». Poggiò la mano del Pikachu sulla superficie perfettamente liscia dell'uovo. «Non fare nulla». Sorrise con dolcezza. «Lo senti, questo calore?».

«Sì, lo... lo sento», rispose Travis.

«Bene», commentò Ivy. «E adesso, cosa vuoi dire?».

Istintivamente, il Pikachu si avvicinò all'uovo.

«Ehilà», sussurrò, pur essendo consapevole del fatto che suo figlio –o sua figlia– non poteva capirlo, né tantomeno sentirlo. «Qui è il papà che ti parla...». La disperazione dovuta alla paura di non poter veder crescere il figlio –o la figlia– iniziò a scemare, facendo spazio ad un mix di calma, orgoglio e felicità. «Normalmente, direi che parlare a chi non può sentirti è una cosa da idioti... ma tu rappresenti una meravigliosa eccezione!». Iniziò ad accarezzare la liscia superficie del guscio. «Non sei ancora nato... eppure, già hai un posto nel mio cuore, proprio accanto a tua madre».

"Che dolce!". Il sorriso sul volto di Ivy si fece ancora più ampio, lasciando però subito posto ad una smorfia triste. "...ma ce la faremo?". Poggiò anche lei una zampa sull'uovo. "Saremo mai dei buoni... dei buoni genitori?". Immediatamente, venne assalita dal panico. "N-no... non... non sono pronta! Non sono pronta per-".

Si bloccò nel sentire la calda zampa di Travis sulla sua guancia.

Come se avesse udito i pensieri della compagna, il Pikachu disse: «Qualunque cosa dovremmo fare... la faremo insieme, piccola mia».

A quelle parole, la Eevee sorrise, per poi annuire energicamente.

«Sì», proclamò, sorridendo. «Insieme».

Alle loro spalle, c'era un gruppetto di quattro Pokémon. Essi erano una Luxray, un Raichu dagli occhi verdi, un Umbreod ed una Espeon.

«Quindiiii...», esordì l'Umbreon, voltandosi verso il Raichu. «Dovremmo dirglielo, che siamo qui?».

«Ancora no», rispose il Pokémon Topo, le lacrime agli occhi. «Voglio godermi ancora per un po' questo momento magico».

XXX

«MUDA!», urlò Tracy, colpendo con Scarica un Sewaddle, il quale si accasciò al suolo, svenuto. «Ah-ah-ah! Oggi mi sento in ottima forma!».

«Concentrati!», lo rimbrottò Alexander, centrando in pieno una Swadloon e mettendola al tappeto con Sassata. «Abbiamo un evaso da rintracciare!».

«Oh, sì!», fece lo Shinx. «Ma tu... credi davvero che si trovi qua? Voglio dire-». Si interruppe per stendere rapidamente uno Spewpa, sempre con Scarica, mettendo dunque K.O. anche l'ultimo nemico nella stanza. «Voglio dire... abbiamo esplorato cinque piani, ed è ancora tutto tranquillo»

«La nostra "preda"», spiegò il Rockruff, approfittando di quel breve momento di quiete, «è nota per essere particolarmente brava a nascondersi, specialmente nelle foreste. A quanto si dice, utilizza Millebave per attaccare insieme delle foglie e farci una specie di mantello, che poi usa per nascondersi».

«Ma nulla può sfuggire al tuo naso, dico bene?», domandò retoricamente Tracy.

«Non mi definirei invincibile, ma diciamo che me la cavo con l'olfatto», proclamò fieramente il Pokémon Cagnolino, imboccando un corridoio alla sua sinistra, seguito a ruota dal compagno di squadra. Alzò il mento, orgoglioso. «Sono come Kanjiro Tamado di "Ogre Slayer"!».

«Ehi, senti...», esordì a quel punto Tracy. «Riguardo alla tua amnesia... hai fatto qualche... miglioramento?».

Un silenzio innaturale calò sul duo, interrotto solo dallo sbattere delle loro zampe sul terreno umido della Foresta Verde. Alexander non rispose, né si volto. Semplicemente, continuò ad andare avanti, come se non avesse mai sentito la domanda dell'amico. La verità era che non voleva dargli preoccupazioni inutili nel bel mezzo di una missione di cattura, né tantomeno mentirgli. Perché da quando era stato soccorso, Alexander non aveva ricordato niente. C'erano tante cose che avrebbe voluto sapere sulla sua vita, prima di essere "adottato" dalla famiglia D'Arby; qual era il suo cognome di nascita? Chi erano i suoi genitori? Dove viveva? Come viveva? Gli piaceva? Era figlio unico, oppure aveva qualche fratello o sorella?

"Chi sono io veramente?". La domanda piombò per l'ennesima volta nella mente del ragazzo, mentre questi proseguiva dritto davanti a sé, uno sguardo indecifrabile scolpito sul muso. "...e chi mi ha ridotto in quello stato pietoso?". Perché era stata opera di qualcuno; nessun incidente avrebbe mai potuto conciarlo in una maniera simile. "...giuro che se lo troverò, gli spaccherò il muso!".

All'improvviso, raggiunsero un enorme spiazzo quadrato. Era immenso, largo circa una ventina di metri, delimitato da una fitta schiera di alberi e ricoperto da uno spesso tappeto d'erba. Alzando lo sguardo, si poteva vedere il cielo, azzurro e limpidissimo. Tirava una piacevole brezza, che scuoteva delicatamente le chiome degli alberi, facendoli risuonare in un armonioso concerto di sibili e fruscii. Il team Champions si fermò. O meglio, Alexander si fermò e Tracy andò a sbattergli contro.

«Strano», commentò il Pokémon Cagnolino, ignorando i versi di disappunto di Tracy. «Molto strano». Fece svariati passi in avanti, fino a che non si trovò proprio al centro dello spiazzo.

«Cosa?», domandò allora lo Shinx, raggiungendolo e mettendosi al suo fianco. «Cosa c'è di strano?». Si guardò attorno, stranito. «A me, questo sembra un comunissimo punto di riposo...».

«È l'odore», rispose Alexander, iniziando anch'egli ad esaminare l'ambiente circostante con più attenzione. Le forme ed i colori si riflettevano nei suoi occhi azzurrissimi. «No... non è solo un odore. Ce ne sono due». Serrò le palpebre e alzò il mento, inalando un paio di volte l'aria. «Oltre al mio e al tuo, ci sono altri due odori».

«Saranno due Pokémon», fece Tracy, facendo spallucce. «Dopotutto, siamo arrivati qui passando attraverso orde di nemici. Sarebbe strano se qui non ci fosse nessu-».

«Non era a questo che mi riferivo», lo interruppe il compagno, continuando ad annusare ad occhi chiusi. Poi li riaprì, allarmato. «TRACY! STA GIÙ!».

Il giovane Shinx non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che un rapido attacco Azione da parte del Rockruff lo spedì a terra assieme a lui. Una frazione di secondo dopo, sopra le loro teste passò velocissimo quello che pareva un filo bianchissimo. Mezzo istante dopo, udirono un potente schiocco alle loro spalle; volsero lo sguardo verso quella direzione, e notarono che buona parte degli alberi dietro di loro erano stati tranciati di netto alla base del tronco. Comprensibilmente, nessuno dei due esploratori osò immaginare cosa sarebbe successo se nella linea di quell'attacco ci fossero stati loro, ma l'idea che se ne fecero fu abbastanza discreta da farli rabbrividire entrambi.

«Bene, bene, bene», commentò una voce maschile, accompagnata da un tonfo, seguito da un rumore di passi. «Sembra che siano arrivati due ospiti... indesiderati. O forse mi sbaglio?».

I due ragazzi si rialzarono, rimanendo impietriti alla vista del loro avversario. Si trattava di un Pokémon alto circa un metro e venti. Aveva un corpo esile, giallo, ricoperto ovunque e in vari modi da foglie verdi. Le braccia, sottili come lame e altrettanto taglienti, terminavano ciascuna con un'estremità a forma di foglia. La testa, coperta sul retro da un'enorme foglia, era gialla e sormontata da due antenne vibranti, poste sopra ad un paio di occhi rossastri. La bocca era a forma di "V" allargata, deformata nel sorriso più inquietante che il team Champions avesse mai visto.

«Dunque», proseguì il Leavanny, avvicinandosi ancora di più al duo. Le braccia, taglientissime, brillavano di un'inquietante luce verdastra. «Lasciatemi prevedere come andrà la nostra conversazione. Prima, mi direte perché siete qui. Poi, avrà probabilmente inizio tra noi una lotta brevissima alla fine della quale vi ucciderò. Infine, getterò i vostri corpo opportunatamente decapitati nel baratro più vicino, e aggiungerò le vostre teste alla mia collezione privata». Si fermò, giunto ormai ad una ventina di centimetri dai due giovano esploratori. «Ci sono obiezioni? No? BENE!». Alzò minacciosamente un braccio, illuminandolo di una sinistra luce bianca. «Potrei anche fare dei cappotti con la vostra pelliccia... sapete, ho intenzione di restare in questa foresta per un bel po'... e d'inverno, immagino che farà parecchio freddo!».

Calò rapidamente la lama, ma colpì una barriera semitrasparente, che si sfaldò subito dopo, dando comunque a Tracy il tempo di prelevare Alexander e portarlo nuovamente al sicuro fra la boscaglia. O meglio, quello sarebbe stato il piano, ma i tronchi abbattuti dal colpo che li avrebbe decapitati erano riusciti a bloccare la via d'entrata. Tuttavia, lo Shinx non si perse d'animo; prese con i denti la collottola dell'amico –ancora paralizzato dal terrore– e si imbucò assieme a lui grazie ad un rapido attacco fossa, scavando una buca abbastanza grande per entrambi, ed abbastanza profonda da permettergli di evitare quasi per miracolo un Fogliamagica.

«AL!», urlò a quel punto il ragazzo. «Crea una barriera con Pietrataglio! SUBITO!».

Il Rockruff, ripresosi dallo shock di essere stato quasi ucciso, eseguì il comando senza fare tante storie, ed una rigida barriera di pietre si levò dal terreno, schermandoli da quello che altrimenti sarebbe stato un letale Forbice X.

«Avevi detto che avresti preso una missione FACILE!», gridò a quel punto lo Shinx, in realtà più spaventato che furioso. «Un ricercato il cui livello di pericolosità fosse E!».

«Infatti è E!», protestò Alexander, estraendo dalla borsa il manifesto con la taglia. «Nome; Michael Kraftwerk. Livello pericolosità; E», lesse il Rockruff, indicando con la zampa l'enorme lettera rossa. Solo per poi rischiare uno svenimento, mentre continuava a leggere. «R-r-ricercato... p-p-p-per; Pokécidio, Pokécidio preterintenzionale, Pokécidio di massa, occultamento di cadavere, furto, furto aggravato, associazione a delinquere, estorsione, estorsione aggravata, stupro, stupro di massa, abuso sessuale, atti osceni, necrofilia, pedofilia...».

«E tu non ti sei fermato a dare un'occhiata?!», lo sgridò Tracy, tirandogli una zampata.

«Ho... ho solo visto la E...», mormorò il Rockruff, sentendosi in colpa. «...e... mi sono fermato... perché... credevo che un ricercato il cui livello di pericolosità fosse E non... non...».

«Ok, calmiamoci!», propose a quel punto lo Shinx. «Uff... non è solo colpa tua; la colpa va anche a quella ZUCCA VUOTA che ha apposto il timbro del livello E sul manifesto di un tizio la cui pericolosità dovrebbe essere almeno S. E sappia quel coso... che sono furioso... e se lo rivedo... GLI SPACCHERÒ IL MUSO!».

«Avete finito di parlare?», commentò una gelida voce al di sopra delle loro teste. I due alzarono lo sguardo, soltanto per incontrare quello sinistro del Leavanny, comodamente appollaiato su uno degli spuntoni di roccia creati da Alexander. Il criminale si passò la lingua sul suo braccio, tagliandosela e sputando il sangue viscido e verdastro sul terreno. «Oh, sì!», commentò il Pokémon Balia, sfoggiando un inquietante sorriso. «Quell'espressione mi piace! Sta scalando rapidamente la classifica delle mie preferite! E complimenti! Siete al ventesimo posto... su tremilaottocentoventotto!».

«MERDA!», imprecò Tracy, iniziando nuovamente a scavare, ma stavolta verso l'esterno. «AL! Se passiamo sotto agli alberi, forse ce la facciamo ad uscire!».

Il Rockruff fece per concordare, ma all'ultimo istante un qualcosa di sottile e appiccicoso gli atterrò sulla schiena. Improvvisamente, si sentì tirare su con uno scatto violento, cosa che lo fece guaire di dolore.

«ALEX!», urlò lo Shinx, affrettandosi a cambiare il senso del suo attacco Fossa, in modo tale da sbucare al di là della barriera rocciosa.

Michael era lì, in piedi, sorridente, intento a legare e imbavagliare, con una velocità impressionante, uno spaventato Alexander, il quale faceva di tutto per liberarsi dalla stretta dei fili del suo nemico. Fili che, ben presto, tapparono anche la bocca ed il naso del Pokémon Cagnolino, rendendogli impossibile respirare. L'esploratore iniziò ad agitarsi ancora di più, mentre combatteva con tutto sé stesso per far passare almeno un filo d'aria attraverso quelli di seta che lo avvolgevano.

«Bastardo...», ringhiò Tracy, mostrando i denti ed inarcando istintivamente la schiena, mentre il pelo su di essa si rizzava, sia per farlo apparire più grosso, che per la paura e le numerose scariche elettriche che si innalzavano come piccoli archi luminosi fra un pelo e l'altro. «Lascialo andare!».

«Mmh... no», rispose il criminale, facendo un sorriso tirato e disgustosamente divertito. «Non credo. Siete solo in due, vero? Allora, rispondi ad una mia domanda; perché credi che io mi sia esposto, quando avrei potuto rimanere tranquillamente nascosto tra le foglie?».

«Non lo so, e non mi interessa!». Lo Shinx lanciò un attacco Scarica alla massima potenza, che il Leavanny evitò facilmente. «Mollalo!».

«L'unico motivo», spiegò Michael, ignorandolo, «per cui sono uscito allo scoperto... è perché mi avreste trovato comunque». Lacerò sgraziatamente i fili che avvolgevano il naso di Alexander, lasciando un enorme taglio sul muso di quest'ultimo. «Grazie al suo naso. I Rockruff sono noti per essere Pokémon dall'olfatto a dir poco eccellente; quindi, nascosto o no, per me non avrebbe fatto una grande differenza, non credi?».

«E A ME CHE CAZZO ME NE FREGA, SCUSA?!», gridò lo Shinx, nascondendo il sollievo per il fatto che il suo compagno di squadra potesse finalmente respirare, cercando invece di intimorire il suo avversario. «IO TI FRIGGO! TI INCENERISCO IL CULO!».

«Oh», commentò il Leavanny, fingendo sorpresa, «ma che ragazzino sboccato».

Un sibilo echeggiò per la radura, e Tracy fu abbastanza rapido da abbassarsi per evitare ancora una volta quel misterioso attacco che aveva tagliato otto alberi come se fossero carta, anziché le loro teste. A quel punto, irrigidì i muscoli, sentendo una discreta dose di calore passare attraverso essi mentre si preparava a fare la sua mossa. Per un attimo, il suo corpo si illuminò di energia elettrica, che però svanì un istante dopo. Tracy non perse tempo, e scagliò una Scarica, la cui potenza era raddoppiata dall'appena usato Sottocarica. Il Leavanny gettò in malo modo Alexander per terra e incrociò le braccia, generando attorno a sé una barriera semitrasparente, la stessa mossa che lo Shinx aveva usato diversi minuti prima per evitare la Lacerazione che altrimenti avrebbe colpito sia lui che Alexander, ossia Protezione. L'attacco elettrico si sfracellò sullo scudo di energia, lasciando Tracy temporaneamente esposto. Immediatamente, Michael si lanciò su di lui a velocità folle, le braccia incrociate intrise di una inquietante energia verdognola. Una volta che gli fu vicino, lo alzò in aria con un calcio e lo colpì con un poderoso Forbice X.

I secondi parvero ore, mentre lo Shinx vedeva il terreno avvicinarsi sempre di più. Infine, il suo muso impattò violentemente con il suolo, sporcandosi, ed il Pokémon Baleno sentì in bocca l'amara terra, assieme ad un sapore ferroso che non riusciva ad identificare. Si alzò con difficoltà, poiché non riusciva più a sentire alcun tipo di forza nelle gambe. Ad ogni respiro che faceva, una sostanza liquida e calda gli riempiva la bocca, e lui si trovava costretta a sputarla. E più respirava, più ne sputava. E più ne sputava, più il verde dell'erba spariva, cedendo il proprio posto al rosso scuro del sangue. Lo Shinx si sedette, per poi guardare in basso. Sulla zona che andava dal petto all'addome vi erano due enormi tagli, che si incrociavano per formare una X. Il suo pelo, un tempo azzurro e nero, stava pian piano tingendosi di una colorazione scarlatta a causa del sangue che fuoriusciva dalla ferita. Anche ad occhio nudo, si vedeva che era parecchio profonda. E, come tutte le ferite profonde, provocava un dolore inimmaginabile. Lo Shinx avrebbe voluto gridare, ma non ci riuscì. Non ne aveva le forze, probabilmente a causa dei litri di sangue che stava perdendo. La sua vista stava offuscandosi; il suo respiro stava facendosi affannoso; i suoi occhi erano ormai semichiusi. Lentamente, inesorabilmente, lo Shinx cadde a terra per la seconda volta. Trovò in qualche modo le forze necessarie per voltare la testa verso Alexander, il quale, chiuso nel suo bozzolo, pareva terrorizzato e spaventato all'idea di perdere un amico, un amico che per lui era stato come un fratello. E allo Shinx ritornarono in mente il tempo che avevano passato alla gilda, le missioni affrontate insieme, i litigi, le risate, le lacrime, le battute, i momenti belli e quelli brutti.

"N-no...", pensò Tracy, allungando debolmente una zampa verso il compagno. "No... dopo il mio fratellone... non posso perdere... anche te...".

«Bene», commentò con soddisfazione Michael. Nel tornare a prendere la sua preda, si accertò di scavalcare il corpo del giovane Pokémon Baleno. «Ora, vediamo un po'», esordì, mentre si chinava a raccogliere il Rockruff legato. «Del tuo amico mi sono già occupato, quindi... cosa posso fare con te?». Si poggiò la punta del braccio a forma di foglia sulle labbra, con fare interrogativo. «Cosa, cosa, cosa? Ah, ci sono!». Sorrise al Pokémon Cagnolino con la stessa dolcezza con cui una madre avrebbe sorriso al proprio neonato. «Ti farò a pezzi mentre sei ancora vivo e ti conserverò in lastre di resina d'albero, che poi incornicerò e appenderò come quadri! Ti piace l'idea, eh? Ti piace?».

Il Rockruff, non potendo parlare, si limitò a scuotere la testa energicamente... finché il suo sguardo non cadde nuovamente sulla pozza di sangue sulla quale era riverso Tracy, immobile, lo sguardo vitreo, la zampa ancora allungata verso di lui. Il suo migliore amico era appena morto. E lui non aveva potuto fare niente per impedirlo. Il suo pensiero volò a Yannie Cattermore, la madre del giovane Shinx, che era diventata anche per lui una specie di figura materna, e a Trevor D'Arby, padre di Tracy. Quei due lo avevano aiutato; gli avevano offerto un tetto sopra la testa, e dei pasti caldi. E com'è che li ricambiava lui? Lasciando che il loro figlio secondogenito venisse ucciso da un pazzo criminale che avevano incontrato per colpa sua. Smise di agitarsi, mentre una lacrima affiorava nei suoi occhi, azzurri come il cielo.

«Allora è deciso!», esclamò felicemente il tipo Coleottero ed Erba, dando le spalle al cadavere del giovane esploratore ed incamminandosi nuovamente all'interno del dungeon. «Dopotutto, è naturale! Io mi sono dimostrato il più forte; io ho combattuto meglio; io ho vinto!».

«Tu... saresti il più forte?», commentò una seria voce maschile alle sue spalle, una voce che Alexander conosceva molto bene. «E sentiamo, chi lo ha deciso?».

Il Pokémon Balia si arrestò. Con la velocità dello stupore vinta dalla lentezza della paura, si voltò. Lo spettacolo che si trovò davanti gli fece spalancare la bocca, in parte per lo stupore, in parte per lo shock. Gli occhi di Alezander, invece, si illuminarono e sgranarono a quella vista; avrebbe voluto scodinzolare come se non ci fosse stato un domani, ma non poteva, avviluppato com'era.

Davanti a loro, ferito, sanguinante, con il respiro pesante ma pur sempre in piedi... si ergeva Tracy. Il suo bel manto azzurro e nero era percorso da scariche color blu elettrico, che gli conferivano una luminosità impressionante. Ci fu un lampo, un rombo di tuono, e all'improvviso il cielo, che fino a pochi secondi prima pareva di un azzurro serenissimo, si ricoprì di un minaccioso strato di nubi scure, in mezzo alle quali si potevano intravedere improvvisi bagliori azzurri, seguiti da spaventosi rumori di tempesta. Alexander aguzzò lo sguardo, poiché per un attimo gli era sembrato che il suo amico fosse circondato da una strana sfera pulsante azzurra. Ma si trattò solo di un attimo.

«Ancora in piedi, a quanto vedo», commentò il Leavanny, cercando di nascondere la paura che stava gelandogli il sangue. Si infilò le punte delle braccia in bocca, estraendone un sottile filo bianchissimo. «Be', i miei complimenti; cos'è, vuoi un applauso?».

«Tu... avresti combattuto meglio?», fece lo Shinx, ignorandolo. «E dimmi... chi lo ha deciso?».

«Ma non hai idea di con chi hai a che fare, vero?». Michael allargò le braccia. Un lampo improvviso illuminò l'area circostante, evidenziando il candore di migliaia e migliaia di fili, sparsi per terra, fra i rami degli alberi e le loro cime, ricoprendo la radura come una specie di tetto. «Io sono un esperto nell'utilizzo di Millebave, facendone una tecnica d'attacco capace di affettare persino la pietra. Quando ho combattuto con te, prima... pensavi davvero che io fossi alla mia massima potenza?». Scosse la testa. «Povero illuso... sei finito!».

Fece un rapido movimento con le braccia e, sotto lo sguardo disperato di Alexander, Tracy venne circondato da una gabbia di fili, più taglienti delle lame di uno Scyther, che iniziò a restringersi a velocità vertiginosa.

Il corpo dello Shinx venne circondato da scariche elettriche bluastre. A quel punto, il Pokémon Baleno si scagliò verso il nemico con una velocità tale da sembrare quasi invisibile, rompendo con facilità estrema la gabbia di fili, in quello che sembrava essere un attacco Sprizzalampo. Tuttavia, a metà strada, il corpo dello Shinx si illuminò di blu, mentre attorno a lui si formava una enorme sfera elettrica, racchiusa in due anelli elettrici che si incontravano proprio davanti al muso del giovane esploratore.

«Tu avresti vinto?», ringhiò Tracy, colpendo violentemente il nemico con la testa. «E chi lo ha deciso?!». L'aria si riempì di scariche elettriche nel punto di contatto fra il corpo dello Shinx e quello di Michael, tanto da arrivare a deformarsi. «Sono io... l'unico... che può decidere... UNA COSA DEL GENERE!!!».

Tutto questo accadde in così poco tempo, che il Leavanny non ebbe nemmeno il tempo di reagire. L'energia elettrica si illuminò, poi esplose in ogni direzione, spedendolo con la schiena contro un albero. Il colpo fu di una potenza tale, che il tronco non resse e si spezzò, così come quello dietro, e quello dietro ancora, e quello dietro ancora. Solo il quinto albero fu in grado di reggere l'impatto, perdendo comunque una discreta quantità di schegge.

A quel punto i lampi, i fulmini, i tuoni e le nubi di tempesta svanirono, e tutto fu come se nulla fosse mai accaduto. Lentamente, molto lentamente, lo Shinx si portò a fianco del compagno, che lo fissava stranito; tirò fuori un artiglio, e recise con un po' di difficoltà i fili che lo avvolgevano. Alexander non si rialzò subito; rimase lì, imbambolato, a fissare l'amico, domandandosi cosa nel nome di Arceus fosse appena successo.

«Allora?», domandò brusco lo Shinx. «Ti alzi? O preferivi startene imbozzolato?».

Il Rockruff si rialzò, approfittandone per sgranchirsi le zampe. Poi fissò lo Shinx dritto nelle palle degli occhi.

«Uff... accidenti», fece questi, sospirando per il sollievo e per la fatica. «È stato... è stato-».

«È stato FORTISSIMO!», esclamò il Pokémon Cagnolino. «Tu sei fortissimo! Lui era tipo "ah-ah, ho vinto io!" e tu eri tipo "e chi lo ha deciso?", e poi-».

Si fermò all'improvviso quando vide l'amico cadere nuovamente verso terra. Si posizionò rapidamente sotto di lui, impedendogli di battere il muso, per poi sdraiarlo delicatamente a pancia in giù.

«Non preoccuparti». Infilò il muso nella borsa, dalla quale non si era mai separato, e ne estrasse due Baccarance, spingendole con il muso verso l'amico. «Tieni. Io... io intanto... ecco...».

«No, mi dispiace», lo interruppe lo Shinx, ingoiando il primo boccone e sentendosi un po' meglio. «Dal commissario Arcanine ci vado io». Lanciò un'occhiata al Leavanny, che giaceva ancora incastrato per metà nel tronco dell'albero. «Tanto... non credo che il nostro amico si sveglierà presto». Divorò velocemente entrambi i frutti, e si rialzò in piedi. «Tornerò fra un'oretta al massimo».

"Cosa è successo?", si chiese il Rockruff, osservando l'amico mentre questi si allontanava fra la vegetazione. "Quello... non era un normale attacco Sprizzalampo, ne sono sicuro". Alzò lo sguardo. "E il cielo? Si è rannuvolato all'improvviso, e poi è tornato subito sereno". Si portò una zampa sotto il mento. "Cosa potrà mai essere accaduto?".

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