Capitolo 14: Cose da Dirsi

«...prego?», domandò Yannie, inarcando un sopracciglio. «Un compito... affidatogli da Arceus?».

«Già», rispose Tapu Lele, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo. «Forte, no?».

«E... se posso permettermi...», fece Trevor, «in cosa consiste, esattamente, questa missione?».

«Ora ve lo spiego». La Pokémon Nume Locale batté le mani, e davanti agli occhi non più tanto stupefatti dei due tipi Elettro apparvero letteralmente un migliaio di simboli stilizzati colorati. Di questi, due presero a brillare intensamente, mentre gli altri svanirono in un turbinio di particelle luminose. «Ecco, guardate».

I simboli si ingrandirono, mostrando una palla nera avvolta da fulmini ed un prisma incredibilmente luminoso.

«...che significa?», chiese la Luxray.

«Uffa!», sbuffò spazientita Tapu Lele. «Va bene! Ve lo spiego meglio». Si schiarì la voce. «Allora; dovete sapere che, mille anni orsono, aveva fatto comparsa su questa terra un Pokémon terribile».

«L'Oscuro», intuì immediatamente Trevor. «Una creatura che si dice provenisse da un altro mondo».

«Esattamente», confermò la Pokémon Nume Locale. «Ora, secondo la leggenda, suddetto Oscuro venne sconfitto da un gruppo di nove eroi. Presumo voi sappiate già di chi sto parlando».

«Ovvio!», rispose Yannie. «Mizukami la Brionne, Paq-mei il Lucario, Oyecomova l'Audino, Axelerose il Roserade, Shinobu la Typhlosion, Kira l'Azumarill, Fryeser il Sandslash bianco, Kaminari la Raichu e, ultimo ma non per questo meno importante, Paladine il Luxray». Poi aggiunse; «Di tutti e nove gli eroi che presero parte alla battaglia contro l'Oscuro, soltanto Kaminari e Paladine sopravvissero, facendo perdere poi le loro tracce».

«Esattamente», ripeté Tapu Lele, annuendo e battendo le mani. «Brava, brava; vedo che hai studiato la storia! Dieci punti a Grimerdoro!».

"Ecco. Ora cita pure Henry Poffin", si disse Trevor, premendosi una zampa sulla fronte. "Mi ricordo del periodo in cui Yannie era ossessionata da quella serie; fortuna che è durato poco".

«Allora», proseguì a quel punto la Pokémon rosa, «come ben saprete, quegli eroi erano dei Campioni, ossia Pokémon comuni aventi accesso ai poteri di Pokémon leggendari o misteriosi».

«Vediamo se ricordo bene», si fece avanti ancora una volta Yannie. «Altri dieci punti non fanno mai male. Allora... Mizukami era la Campionessa di Tapu Fini; Paq-mei era il Campione di Cobalion; Oyecomova possedeva i poteri di Meloetta; Axelerose usava le capacità di Virizion; Shinobu era la Campionessa di Entei; Kira aveva i poteri di Kyogre; Fryser quelli di Kyurem; Kaminari era la Campionessa di Tapu Koko; infine, Paladine era il campione di Zekrom».

«Bravissima!», si complimentò nuovamente la Pokémon Nume Locale, applaudendo. «Altri dieci punti a Grimerdoro!».

«Ed esattamente, tutto questo cos'ha a che fare con Travis?», volle sapere la Luxray.

La Pokémon di tipo Psico e Folletto inspirò, poi mostrò nuovamente ai due coniugi i simboli da lei evocati.

«Noi Maschere ci siamo appena accorti», spiegò in tono grave, «che è spuntato un nuovo Campione, proprio oggi».

«PREGO?!», gridò Trevor, mandando a quel paese tutto il contegno che aveva. Tuttavia, rendendosi conto dell'errore, si ricompose immediatamente. «Ed è... una... una brutta cosa? O una bella cosa?».

«Be'...», fece Tapu Lele, alzando lo sguardo. «Diciamo che è... un po' e un po'. Da un lato», e alzò la mano destra, «significa che il mondo ha appena guadagnato un nuovo protettore. Dall'altro», e alzò la sinistra, «vuol dire che si sta avvicinando una minaccia terribilmente grave».

«Ma noi... noi siamo... siamo al sicuro, vero?», domandò Yannie, ora nervosa. «Cioè... questo Campione... saprà fare il suo dovere, giusto?».

«Purtroppo non è così semplice», rispose la Pokémon Nume Locale. «Vedete... vi sono varie forze in ballo. Non entrerò nei dettagli, ma sappiate che c'è qualcuno che tiene imprigionato il male, mentre questo cerca di liberarsi. Ed è stato proprio quel qualcuno a chiedermi di avvisarvi; sarebbe venuta lei stessa, però... al momento, non si trova in condizione di viaggiare».

«Aspetta un secondo!», esclamò la Luxray. «Cos'ha a che fare tutto questo con nostro figlio?!».

«Oh?». Per un attimo, Tapu Lele parve confusa. «Non... non ve lo ha detto?».

«Cosa?», domandò Yannie.

A quel punto, la leggendaria sospirò.

«Sebbene appartenga ad una specie di "sottocategoria"», spiegò, fissando la Luxray negli occhi, «dovete sapere che anche Travis è un qualcosa di simile ad un Campione».

«...come hai detto?», mormorò Trevor, incredulo.

«Semplice; che Travis possiede delle abilità... peculiari», rispose Tapu Lele.

«Quindi... è questo... il motivo...», disse Trevor tra sé e sé. «In effetti... qualche giorno fa, all'ultima riunione di famiglia... ce ne aveva parlato».

«...quindi...», esordì Yannie, scossa da tremori incontrollabili, «è stata una decisione... di... Arceus... quella di dargli... quel potere...».

«Ah! Ma allora ve lo ha detto!», esclamò la Pokémon rosa. «Bene; questo renderà le cose molto più facili-».

«Più facili STOCAZZO!», urlò allora la Luxray, dimenticandosi per un attimo di essere al cospetto di una Pokémon Leggendaria. «Nostro figlio... deve andare a morire... per impedire una catastrofe!».

«Sì, è più o meno quello che ho detto io». Tapu Lele scosse la testa. «Solo che vostro figlio... probabilmente sopravvivrà».

«D-dici sul serio?», domandò Yannie, riacquisendo per un attimo la speranza. Poi, però, scosse la testa. «Come fai ad esserne tanto sicura?».

«Perché non sarà da solo», rispose la Pokémon Nume Locale. «Ci sono altri pseudo-Campioni come lui... credo che li conosciate con il nome di "portatori di Soul", mi sembra... e poi, verrà affiancato anche da quel Campione i cui poteri si sono attivati oggi. Non avete nulla di cui preoccuparvi?».

«E chi sarebbe questo Campione?», volle sapere Trevor.

«Al momento, non ne abbiamo idea», fu la risposta di Tapu Lele. «Non sappiamo dove si trovi, né chi o quale Pokémon sia. L'unica cosa che sappiamo di sicuro, è che possiede gli stessi poteri di Paladine».

«Quindi... è il Campione di Zekrom», intuì Yannie.

«Proprio così», confermò la Pokémon rosa, annuendo. «Tuttavia...».

«Tuttavia...?», ripeté la Luxray, interrogativa.

«Tuttavia... né Travis, né tantomeno il Campione di Zekrom hanno la benché minima idea di come utilizzare i loro poteri», mormorò Tapu Lele in tono grave. «Il primo perché non ha trovato nessuno che gli insegnasse in tre anni, il secondo perché li ha appena sbloccati».

«...siamo fottuti», commentò Yannie dopo un breve momento di silenzio.

«Praticamente», rinforzò Trevor.

«Ah... però, colei che mi ha mandata qui da voi mi ha assicurato che è inaspettatamente riuscita a ritardare la catastrofe di un paio di mesi», li informò la Pokémon rosa. «Il che è una vera e propria benedizione! Ora, avremo il tempo di cercare il Campione di Zekrom e... e di allenare Travis nell'utilizzo della sua Soul. È una buonissima notizia!».

«Ciò non toglie il fatto», proseguì l'erborista, «che nostro figlio sta per mettere in pericolo la sua vita».

A quel punto, Tapu Lele inspirò a fondo, per poi espirare, rassegnata.

«D'accordo», cedette alla fine. «Vi dirò una cosa di estrema importanza, quindi vedete di ascoltarmi bene, perché non mi ripeterò». Una volta ottenuta l'attenzione dei due tipi Elettro, la Pokémon leggendaria continuò. «Dunque... sappiate che Travis non è mai stato un Pokémon normale fin dal principio».

«Che vuoi dire?», chiese Trevor.

«Voglio dire», spiegò Tapu Lele, «che l'esistenza stessa di vostro figlio è stata voluta da Arceus in persona. In poche parole, questa catastrofe farà sprofondare il mondo nel disordine, mentre Travis, assieme all'altro Campione, rappresenta l'ultimo baluardo dell'ordine. Ci siamo capiti?».

«Sì, cioè in realtà no, ma comunque», esordì il Raichu, «questo vuol dire che siamo... al sicuro, dico bene? Significa che Travis è al sicuro».

La leggendaria sospirò.

«Purtroppo, non c'è niente di sicuro», disse. «Questa crisi mondiale... potrebbe essere la peggiore che il nostro mondo abbia mai affrontato».

A quelle parole, il sarto deglutì.

«Anche peggio... della Guerra Secolare? Anche peggio... anche peggio dell'Ascesa dell'Oscuro?».

«Esatto», rispose Tapu Lele, seria. «Sarà la crisi mondiale peggiore di tutte, la crisi mondiale più dura, la più-».

«Cioè, vediamo se ho capito bene», la interruppe Yannie. «Nostro figlio Tracy... uno dei ragazzi che abbiamo cresciuto con tutto il nostro amore genitoriale... è un Pokémon la cui esistenza è stata voluta da Arceus... per impedire al mondo di piombare nel caos... e che quindi dovrà usare il suo potere... per sconfiggere un male misterioso... assieme ad un Pokémon di cui non si conosce né il volto, né il nome... ma soltanto dopo che entrambi si saranno allenati in modo tale da poter sfruttare la loro vera forza?».

«Eeeeesatto», confermò la Pokémon rosa. «Ci hai azzeccato come un fottuto Xatu».

«Ma», domandò a quel punto Trevor, «se l'esistenza di nostro figlio è stata decisa da Arceus, allora... noi...».

«È proprio a causa vostra», spiegò Tapu Lele, «che Arceus ha deciso di far nascere Travis nella vostra famiglia. Voi siete dei Pokémon incredibilmente puri di cuore, e l'Onnipotente sperava che voi due riusciste a trasmettere questi valori anche a vostro figlio». Sorrise, anche se non aveva la bocca. «E così è stato. O mi sbaglio? Avete dato alla luce un Pokémon che mette sempre gli altri prima di sé stesso; un ragazzo altruista, dall'animo puro. Arceus non ha fatto niente di tutto questo, perché si tratta di qualcosa che soltanto due genitori potevano fare».

«E... Tracy?», chiese Yannie. «Anche lui è-?».

«Lui? E chi lo sa? Non possiamo essere sicuri di niente, di questi tempi», rispose la leggendaria, mettendo avanti le mani. Poi si abbassò, facendo cenno ai due di avvicinarsi. Una volta che questi le furono letteralmente a cinque centimetri di distanza, lei sussurrò: «Vi ho mentito. L'esistenza di Travis non è voluta da Arceus».

«Cosa?», fece Trevor, insieme sollevato e sorpreso. «CHE?! Ma allora perché ce lo hai detto?».

«Niente, volevo vedere come avreste reagito», fu la risposta di Tapu Lele. «Arceus, avreste dovuto vedere le vostre facce!».

«Allora... anche le altre cose che ci hai detto... riguardo alla crisi mondiale...», esordì Yannie, speranzosa, venendo però subito interrotta dalla Pokémon rosa.

«Ah, no». La Tapu scosse la testa. «No, no; quelle sono vere. Dopotutto, siete i suoi genitori; avete il diritto di sapere ogni cosa».

«Ma... ma nostro figlio... lo sa?», chiese Trevor, preoccupato.

«In una certa misura, sì», rispose la leggendaria. «Presto, mio fratello procederà ad informarlo del resto. Ci vediamo!».

XXX

Yannie si svegliò di colpo, il respiro pesante e la sensazione che qualcuno le avesse tirato un pugno sulla nuca. La testa le faceva male e le pulsava. Si guardò attorno, e fu sollevata di ritrovarsi nuovamente nel retrobottega di suo marito. Si alzò dal suo giaciglio di coperte, e notò che Trevor era acciambellato in un angolo. Piangeva. Lentamente, Yannie andò a fargli compagnia, versando fiumi di lacrime.

«Sono confuso», mormorò il Raichu. «Eppure... eppure, lo sapevamo».

«Lo sapevamo, certo», gli diede cora la moglie, «però averne avuto conferma da una Pokémon leggendaria è un qualcosa di devastante. Ma... dobbiamo provare a calmarci. Lo ha detto Tapu Lele; andrà tutto bene». Si strusciò con la guancia contro la sua testa. «Suvvia, nostro figlio starà bene». Cercò di sorridere. «E poi, pensa quando tutto sarà finito, la reazione che avrà Tracy quando scoprirà che il suo fratellone è una specie di supereroe».

«Un Pokémon normale», esordì Trevor, «non direbbe mai ad un ragazzo così giovane una verità tanto pesante. Sono tentato di credere... che Travis abbia taciuto a Tracy queste cose. Eppure, nel profondo, so che non è da lui. Certo, Tracy non era in casa quando Travis ci ha parlato... delle sue visioni... e delle sue certezze. Però... sicuramente, ha detto tutto anche a suo fratello».

Yannie sospirò.

«Senza dubbio, Travis gli ha raccontato ogni cosa», sussurrò la Luxray, abbassando la testa. «Ricordi? Quando il fratello maggiore è tornato a casa, lui sembrava distrutto; aveva gli occhi lucidi, come se avesse pianto moltissimo. E non aveva voglia di parlare con nessuno. Ha sempre visto suo fratello come un esempio da seguire».

«Credi che lo seguirà... anche in questa cosa?».

«Chi può dirlo?».

«Solo il tempo», rispose con un sussurro Yannie, mentre si stendeva a pancia in giù. Un morbido raggio di luna filtrava da una finestra sul soffitto, illuminando di una candida luce i due amanti. «Solo il tempo, piccolo mio».

Trevor ritrovò il sorriso nel sentirsi chiamare con l'appellativo che di solito era lui ad usare nei confronti della moglie. Certo, si trattava di un soprannome ormai appartenente al passato, dato che questa, evolvendosi, era diventata decisamente più grande di lui. Tuttavia, l'allegria lo abbandonò presto.

«Ho paura, amore», confessò affranto. «E se le cose non dovessero andare per il meglio? E... e se nostro figlio perdesse?».

"E se morisse?", aveva pensato, ma non aveva trovato il cuore di dirlo. Tuttavia, Yannie intuì il pensiero del marito.

«In questo caso... dovremmo semplicemente prepararci al peggio», rispose, socchiudendo gli occhi. «I Pokémon che hanno vissuto ai tempo della Guerra Secolare si sono visti privati dei propri averi, dei propri cari e delle proprie case. Eppure, hanno trovato la forza di andare avanti. Certo, duemila anni fa i tempi erano diversi. Ma se ci sono riusciti loro... perché non dovremmo riuscirci anche noi».

«Stai già spargendo sale su una ferita non ancora aperta», disse il Raichu, senza guardare la moglie. «Ne parli come se fosse già morto...».

«Ascoltami, Trevor», fece allora la Luxray con voce dolce. «È vero; non è detto che le cose andranno per il meglio. Ed è anche vero che, se dovesse andare tutto a catafascio, il dolore ci distruggerebbe. Ma tu... sembri stranamente certo che nostro figlio morirà». Trevor fece per aprire bocca, ma venne zittito da Yannie, che continuò; «Certo, è... un'eventualità che non possiamo escludere. Però... io mi fido di lui, probabilmente allo stesso modo di Tracy. E se tu, che sei suo padre, non riponi fiducia nelle sue capacità... chi altri potrà mai farlo?».

«Hai ragione». Lentamente, il Raichu si rialzò in piedi, asciugandosi con la zampa una lacrima solitaria. «Hai perfettamente ragione. Cazzo... giovane o no, è pur sempre nostro figlio!».

«Bravo!», esclamò Yannie. «Questo è lo spirito». Tuttavia, distolse presto lo sguardo. «Però... non posso non stare in ansia per lui...».

«Stesso dicasi per me», fece Trevor. «Ehi... quello che mi detto prima... lo pensavi davvero?».

La Luxray non rispose subito.

«...non lo so più nemmeno io», mormorò dopo un paio di secondi che parvero durare anni. La sua coda si agitava nervosamente. «Cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare?».

«Pregare», rispose semplicemente Trevor. «Pregare e sperare. Comunque, hai sentito Tapu Lele; prima di due mesi, non avremo nulla di cui preoccuparci».

XXX

Era notte fonda, e la Luna si ergeva alta nel cielo, piena, luminosa, bellissima. E quattro Pokémon stavano facendo il loro ingresso in un gelido villaggio fra le montagne.

«Aaaah... accidenti», commentò Travis, trascinando le zampe sul sentiero innevato che conduceva a Borgo Gelato. Stava congelando, ma era l'ultimo dei suoi problemi. «Sono distrutto! Mai fatto uno sforzo del genere in tutta la mia vita».

Aveva passato l'intera giornata, e anche buona parte della notte, a fare avanti e indietro tra i feriti di Villarosa. Ogni volta che aveva terminato le scorte di Vitalerba, era dovuto andare a procurarsele nella Palude dell'Amarezza. Il che era una vera seccatura, visto che quel luogo era un dungeon e, in quanto tale, cambiava la propria struttura ogni tre per due, rendendogli impossibile orientarsi. Ma, alla fine, sia lui che Ruby ce l'avevano fatta. Sfortunatamente, non tutti si erano salvati; di alcuni Pokémon non si era trovata alcuna traccia, mentre altri erano morti. Si era trattata di una vera e propria tragedia. Infine, si erano dovuti fare il mazzo per completare la loro missione originale, consegnando al cliente gli ingredienti da lui richiesti; suddetti ingredienti erano stati dati a Travis e Ruby come regalo di ringraziamento per aver fatto il posibbile.

«Abbiamo fatto il possibile», mormorò la Flareon, anche lei stanchissima. Si lasciò sfuggire un enorme sbadiglio, per poi volgersi verso Moon al suo fianco. «Ad ogni modo, ripetimi un po' perché tu vorresti incontrare Red...».

«Perché ho bisogno di parlargli», rispose la Silvally, per l'ennesima volta. «Ci sono un mucchio di cose che devo dirgli». Abbassò lo sguardo. «Però... non so se mi crederà... potrebbe addirittura non riconoscermi...». Si girò verso Travis. «Comunque, grazie per avermi indicato quel locale stamattina».

«Di niente», disse il Pikachu dagli occhi verdi, mentre varcava l'ingresso del villaggio.

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto che li separava dalla piazza centrale. Non che avessero poi molto da dirsi, in ogni caso.

«Bene», fece Ruby, una volta arrivata in mezzo all'enorme spiazzo, da cui si dipanavano quattro strade che dividevano Borgo Gelato. Travis e Moon andarono, dritti, mentre la Flareon voltò a destra. «Arrivederci, Travis».

«A-arrivederci», mormorò il ragazzo, alzando debolmente una zampa e chiedendosi dove diavolo Ruby trovasse tutta quell'energia. «Merda... sono esausto... mi chiedo come stia Ivy...».

«Chi è Ivy?», domandò curiosa Moon.

Travis fece per rispondere, ma uno scintillio rosso il lontananza distolse la sua attenzione da quella domanda. Aguzzò lo sguardo, cercando di penetrare le tenebre; in piedi davanti alla porta di casa sua, la coda scattante, le braccia conserte e una zampa che batteva leggermente sul terreno, vi era un Raichu dagli occhi rossi. Il ragazzo lo riconobbe immediatamente, e si precipitò verso di lui.

«Ce ne hai messo, di tempo», lo rimproverò Red, vedendolo arrivare. «Ancora qualche minuto, e me ne sarei andato».

«Sono desolato», si scusò Travis, chinando la testa. «Purtroppo, mi sono dovuto trattenere al lavoro più a lungo del previsto».

«Fa niente», disse il Raichu, per poi alzare lo sguardo... e notare l'enorme creatura di due metri e trenta seduta sul terreno, che lo fissava con un'espressione indecifrabile.

«Ah, lei è Moon», si affrettò a spiegare il Pikachu. «L'ho incontrata stamattina, e poi oggi pomeriggio mentre...». Si interruppe; dopotutto, aveva appena assistito all'uccisione di qualcuno. Quella Pokémon avrebbe dovuto metterlo estremamente a disagio, eppure... eppure, per qualche strana ragione, si sentiva incredibilmente tranquillo e al sicuro; perché?

«Se c'è qualcosa che vuoi chiedermi», esordì Red, rivolto a Moon, interrompendo i pensieri di Travis, «farai meglio a sbrigarti. È parecchio tardi».

«Subito», rispose la Pokémon Multigene. «Però... preferirei parlartene in privato».

«D'accordo», acconsentì il Raichu, senza nascondere una nota di sospetto nei confronti di quella Pokémon bizzarra. Tuttavia... tuttavia, provava una stranissima sensazione di déjà-vu.

"Chissà come mai?", pensò, mentre la Silvally lo invitava a seguirla. "È come se... come se ci fossimo già incontrati, da quale parte".

XXX

Ben presto, raggiunsero un'ampia scogliera a picco sul mare. Moon si sedette, imitata da Red. Lei fissò intensamente gli occhi rosso cremisi dell'esploratore, il quale ricambiò lo sguardo per qualche secondo, per poi volgersi verso il mare.

«Vedi di fare in fretta», si raccomandò il Raichu. «Non abbiamo molto tempo, e domattina dovrò alzarmi presto».

La Silvally sospirò, triste.

«Ciò che sto per dirti», esordì, raccogliendo ogni briciolo di coraggio che aveva, «potrà sembrarti assurdo, impossibile. Potresti pensare che sono pazza; potresti pensare che mento; potresti... potresti persino voler arrivare a farmi del male. Tutto ciò che potresti fare... sarebbe assolutamente comprensibile».

«Taglia corto», le intimò Red. «Ho poco tempo».

A quel punto, la Pokémon Multigene fece un respiro profondo. Poi, disse cinque semplici parole; per quanto avesse immaginato di dirlo, pronunciarle a voce le fece uno strano effetto.

«Red... io sono Charlie Moon».

Quasi immediatamente, un fulmine rosso la centrò in pieno, tuttavia ella non si fece nulla, poiché si era equipaggiata con una ROM di tipo Terra.

«Non... osare...», mormorò il Raichu. Si era alzato in piedi, ed il suo corpo era avviluppato da righe rosse luminescenti. «Non... osare... dire... una cosa... del genere!».

«Red, calmati-».

«NON OSARE!».

«Posso dimostrartelo, sai? Posso raccontare per filo e per segno cose che soltanto Charlie potrebbe sapere; che soltanto io potrei sapere. Ad esempio, durante la nostra avventura all'Isola degli Ingranaggi, Simon ha confessato il suo amore a Manhattan».

«Quello lo sanno tutti». Red si avvicinò a lei, avvolto da scariche cremisi.

«Mi sono suicidata schiantandomi sugli scogli, perché temevo che, essendo una macchina, avrei vissuto per sempre». La Silvally sorrise tristemente. «E... mi dispiace. Io... io lo so, che a causa del mio gesto egoistico... tu, Simon e Manhattan... avete sofferto molto. E... volevo chiedervi... volevo chiedervi s-scusa». Una lacrima le rigò la guancia. «Mi... mi dispiace... di avervi causato... tanto... dolore...». Iniziò a piangere. «H-ho sbagliato t-tutto... ma... me ne sono resa conto troppo tardi. Fallii persino nell'uccidermi; il mio nucleo rimase intatto, e credetti veramente che avrei passato l'eternità sul fondo dell'oceano, sotto forma di una pallina verde luminosa. Poi, però, mi sono ricordata... di un Pokémon capace di esaudire i desideri... che si dice abiti all'interno di un dungeon pericolosissimo, in una terra lontana e ignota. Così... per tre anni, ho viaggiato, rotolando. Alla fine, però, incontrai davvero Jirachi. Mi offrì un corpo temporaneo, in cambio dell'impegno... di combattere le Ultracreature... e così-».

«Tutta questa storia», la interruppe Red, lo sguardo fisso al suolo, «è la stronzata più gigantesca che io abbia mai sentito».

«N-no, ti... ti prego!», lo implorò la Silvally. «Devi credermi!». La sua vista era offuscata dalle lacrime. «Ti prego... ti supplico...», mormorò con un fil di voce.

«...no», disse il Raichu. «Non posso crederti. Non ancora». Era arrabbiato, ma le scintille rosse attorno al suo corpo iniziarono a scomparire. «Prima, devo farti una domanda fondamentale; un qualcosa che solo la vera Charlie potrebbe sapere».

«Qualsiasi cosa». La Pokémon Multigene alzò la testa, incontrando gli occhi rossi del Pokémon Topo. «Qualsiasi... cosa...».

«Allora, ecco la domanda». Red incrociò le braccia. «Quando eravamo un team, eravamo talmente in sincronia, da finirci addirittura a vicenda le-».

«Banane». La Silvally si lasciò sfuggire un risolino. «Pff... sì, me lo ricordo».

L'esploratore cadde in ginocchio, lo sguardo fisso davanti a sé.

«Charlie...», mormorò, non potendo credere a ciò che stava vedendo e sentendo. «Sei... sei... veramente... tu...».

«Sì», rispose Charlie, sollevata e triste al contempo. Piangeva ancora, ma dalla gioia. «Sì... sono io».

«...perché?», chiese il Pokémon Topo. «Perché... ti sei... buttata...?».

«Avevo... avevo paura», confessò la Silvally. «Temevo che... una volta morti voi... io non avrei mai potuto raggiungervi, a causa della mia natura di macchina. Io... ero spaventata dalla vita. E... mi vergogno a dirlo, ma... avevo paura che voi, in fondo... non mi voleste... perché non ero... "vera"».

«Ti sbagli!», sbottò Red, iniziando anch'egli a piangere. «Noi ti volevamo! La gilda intera ti voleva!». Si avvicinò con il muso all'amica. «Io ti volevo».

Poi, senza alcun preavviso, le stampò un bacio sulle labbra.

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