Capitolo III: Bianco Spettro Falciatore
Una volta che uscirono da quella locanda infernale, Rei poté finalmente tirare un sospiro. Per quella giornata ne aveva anche abbastanza di zuffe, insulti e sputi, nonostante fossero nella norma in locali come quello da cui era appena scappato. Fuji, al contrario, era parecchio scocciata, dato che si stava divertento assai là dentro, specie nel vedere un tipo come quel Barbaracle venir saccagnato di botte. E Tristan, il loro momentaneo accompagnatore, già stava cominciando a domandarsi cosa ci facessero due Pokémon così piccoli in un posto come quello. Infatti, fu esattamente la domanda che pose qualche istante dopo essere usciti, solo per ricevere un'altra domanda dalla Cyndaquil di fianco a lui.
<<Che ci faceva lì, signore? Andava dietro alle signorine come quella Liepard?>> fece, con un sorrisetto che le rigava il muso. Allorché l'Escavalier fu subito messo in difficoltà, siccome si trattava esattamente della motivazione per cui era lì. Ma non poteva fare una tale impressione, non davanti a delle menti ancora innocenti, in parte.
<<M-Ma che dite, lady Fuji, e-ero lì per questioni di lavoro. Sì! Ecco, sapete, giro di ispezione dei locali gastronomici della città, per motivi di sicurezza>> elaborò la prima scusa che gli venne in mente, e sempre nella sua mente si complimentò da solo.
La tipo Fuoco fece una risatina, non così tanto convinta della cosa. Il tipo Spettro/Erba, invece, non giudicava. Era tornato con lo sguardo basso, ora che sentiva di nuovo un minimo di sicurezza di fianco al Coleottero/Acciaio. Intanto che lanciere li accompagnava verso la piazza dove avevano mollato Futago e Lanai a chiacchierare con delle vecchie conoscenze, Rei stava riflettendo sulle parole di lui.
<<Motivi...di sicurezza?>> domandò, alzando gli occhi rossi per incrociare i gialli dell'altro <<È vero quindi che c'è sempre più gente cattiva in giro?>>.
Inizialmente l'amica a lui vicino stava già per dirgli quanto fosse paranoico, ma il messere prese in considerazione quel dubbio che, involontariamente, aveva piantato nella corteccia del Phantump. <<Vedi, giovane, in tempi freddi come questi anche il cuore dei Pokémon può raggiungere una temperatura simile. E mi tocca dirlo, ma quando hai un cuore freddo arrivi a fare cose molto, ma molto cattive. Ma non è detto che non si possa scongelare! È compito mio e di altri cavalieri quello di proteggere i bisognosi e fare in modo che tutto possa tornare al tepore di prima>> gli spiegò, con un tono di voce già più deciso e rassicurante di quanto lo fosse prima.
Ai due piccoletti bastò poco per far accrescere la loro ammirazione verso un personaggio come quello dinanzi a loro. Volevano sapere di più, quanto fossero freddi i cuori dei Pokémon, chi fossero gli altri cavalieri, e come sarebbero mai riusciti a essere anche solo l'1% fantastici come lui. Ma tutte queste domande tarderanno a essere soddisfatte, dato che più il là si distinguevano le figure di due familiari tipi Fuoco.
Riconoscendo lo stadio evolutivo della stessa linea della Cyndaquil, Tristan pensò bene che quei due fossero i citati genitori che il Phantump esigeva di rivedere. Anche se non capiva perché fosse proprio il tipo Erba a richiederlo.
<<Egregi signori, questi due virgulti afferman d'essere del vostro stesso sangue. Pertanto, mi volevo accertare che tornassero al sicuro dalla loro famiglia>> enunciò lui, che per qualche attimo fu anche il solo ad aver parlato.
<<La ringraziamo. Adesso dobbiamo proprio andare>> tagliò corto il Ninetales. Già da queste poche parole, Rei e Fuji capirono che quella sera si sarebbero beccati una sonora lavata di capo, specie dalla madre, il cui silenzio risuonava più di mille vulcani.
Sotto lo sguardo attonito del Coleottero/Acciaio, la famigliola non tanto felice s'incammino verso casa loro, non avendo e non volendo il tempo di salutare il così gentile Pokémon. Solo i combinaguai, rivolgendo lo sguardo indietro, riuscirono un minimo a risollevare il loro idolo, dandogli una soddisfazione più grande di fare colpo su una Liepard.
In quella casa non erano nuove le sonore sgridate della Typhlosion. Per i vicini era diventata un'abitudine ormai, almeno una volta al mese c'era qualcosa che la pestifera Fuji combinava. Un giorno è il tappeto nuovo andato in fiamme, un altro sono i pochi manicaretti preparati per gli ospiti spazzolati via in un colpo di fame, un altro ancora è sgattaiolare via dalla loro attenzione per andare in una taverna piena di ubriaconi e altri personaggi poco raccomandabili, mettendo in pericolo lei e Rei. Oh, guarda, era proprio quello che era successo nelle puntate precedenti.
Eviterò quindi di esporvi tutte le espressioni e minacce che una madre infuriata può formulare, dato che credo proprio che chi sta leggendo ciò può aver, almeno una volta, sperimentato un episodio del genere.
La punizione non tardò ad arrivare: a letto senza cena per una settimana, Lacrime Nere proibite (i biscotti tanto amati dal Pokémon Topo) e pulizie di casa obbligatorie e senza retribuzione.
Ovviamente, l'ultima parte se la assumerà totalmente il Phantump, dato che una Cyndaquil come quella non è proprio il massimo della responsabilità, per quanto i genitori ci provino. L'unica loro speranza era quello spettro, ma a momenti serviva un vero e proprio miracolo per cambiare le cose.
Sta di fatto che, dopo la cena che non avevano mangiato e storditi per la sgridata, i due salirono le scale e se ne andarono in bagno, giusto per sistemarsi prima di andare a letto. Si guardarono allo specchio per un po', provando a ricordarsi come si riusciva a parlare.
<<Rei?>>
<<Dimmi>>
<<Domani c'è scuola, hai fatto i compiti?>>
Rei chiuse gli occhi, trattenendo un'altra sgridata che gli saliva dentro dalla corteccia. Ma di parole ne aveva sentite anche troppe, per cui optò per un diplomatico "Te li faccio adesso". Ovviamente sollevata da ciò, la Cyndaquil strusciò il capo contro il ceppo dell'altro, ringraziandolo allegramente e saltando giù dallo sgabello. Lui si abbassò alla sua altezza, strofinandole la testa con una manina e cercando di pettinare un ciuffo di pelo rosso che per quanto ci provasse era sempre spettinato rispetto agli altri blu. Erano soliti a scambiarsi certi gesti d'affetto, in particolare quando erano giù di morale, mostrando come potessero lo stesso contare l'una sull'altra.
Tranne che sui compiti. Fuji era già stesa nel suo lettuccio a ronfare, come se tutto ciò che la madre le aveva detto non contasse più di tanto. Rei, come deciso, era nei pressi della loro cassapanca, ora adibita a scrivania per lo studio. A illuminare i fogli d'esercizi era una lampada ad olio, che permetteva al Pokémon Ceppo di riuscire a leggere ciò che doveva svolgere. C'è da dire che era all'altezza del suo compito, era l'unico della sua classe che studiava e si applicava. Il suo ingegno doveva bastare per due, e ciò comportava a fare i compiti anche fino a tarda notte. "Oh andiamo, questo qui è un esercizietto da prima media, come potrebbe non risolverlo" pensò, rispondendo alla domanda con una grafia che si capiva benissimo fosse la sua e non dell'altra. Ma si sorprese da solo del suo stesso commento, pensando in seguito "...ma io sono in prima media". Scrollò la testa, forse si credeva più maturo più di quanto non lo fosse già. Ancora gli giravano in testa discorsi sulla responsabilità e sul non cacciarsi nei guai.
Volse lo sguardo verso la finestra, dalla quale ormai filtrava la luce dell'astro lunare. Il candore di quel satellite era un minimo di conforto, così ritornò a guardare la cassapanca. Solo per notare che la lampada si era spenta senza che intervenisse. Corrugò le cavità del ceppo, non capendo la motivazione di ciò. La loro casa non aveva ancora la corrente elettrica, per cui era improbabile un blackout improvviso. Scartate un paio di opzioni, arrivò a capire che era meglio che la riaccendesse e tornasse a studiare. Ci provò, ma stranamente la lampada non si riaccese. Un altro paio di tentativi e già cominciò a preoccuparsi. Se adesso anche la lampada era difettosa, non sarebbe riuscito a concludere correttamente i compiti, il che comportava a una annotazione da parte dei maestri, il che comportava a un'estensione della sua punzione.
Si guardò a destra e a sinistra, pensando perfino di svegliare la sua amica e sfruttare le sue fiamme come illuminazione, ma la luce lunare ancora una volta attirò la sua attenzione. Ma certo! Poteva stare sotto la finestra e finire gli esercizi. Anche Rei si complimentò da solo per la trovata, prendendo così fogli e matita andando sotto la sua momentanea postazione. Con il capo basso verso il foglio, avvicinò la punta di grafite sulla carta, fino a che...
Un'ombra cominciò ad allungarsi sulla bianca pagina. Rei, immobile, cercò di comprendere di cosa si trattasse. Era troppo curva e ben delineata per essere il ramo di un albero, assomigliava decisamente di più ad una falce.
Una falce?!
Alzò subito lo scatto, ma ancora una volta il massimo che vide era la sfera bianca in cielo. "O-Ok, forse sta cominciando a farsi tardi, i compiti posso anche finirli domattina presto" cercò di giustificare le sue traveggole.
Udì il cigolio della porta.
Quella non era una sua impressione.
Ruotò lentamente il capo dietro di sé, vedendo che effettivamente la porta della sua camera ora era socchiusa. Giurava che l'avesse chiusa bene, e non era possibile che un colpo di vento l'avesse aperta. Anche quando la lampada s'era spenta non c'era un solo filo d'aria.
Forse stava solo pensando troppo. Il Phantump cominciò ad avvicinarsi alla porta, con le pupille che gli tremolavano nelle cavità. Alzò appena una mano sul pomello, ma ora che era abbastanza vicino vide che, dal corridoio, proveniva una inusuale luce pallida. Così invece che chiudere, andare a letto e dimenticarsi di questi problemi, aprì di più la porta, gettando il capo nel corridoio per vedere di cosa si trattasse.
Da lì riuscì a distinguere che la fonte della sovrannaturale luce proveniva più precisamente dalle scale. In un impeto di chissà quale coraggio o idiozia, uscì di camera e si diresse verso gli scalini, vedendo così che la luce bianca s'era spostata dalle scale alla porta d'ingresso. Non sapendo neanche lui cosa stesse facendo, volò giù e aprì anche la porta d'ingresso. Ancora una volta, la luce si era spostata. Ora proveniva da sopra di lui, sopra il tetto della sua casa. A differenza di Pokémon come Fuji, fu una bazzecola salire fin su per capire cosa fosse questo lume burlone.
Salito sulle tegole coperte di neve, il Phantump vide finalmente cosa istintivamente stesse seguendo fino ad allora. Una figura quadrupede, il cui corno assomigliava proprio all'ombra che aveva visto dalla finestra. Il suo pelo, per qualche motivo, brillava proprio di un chiarore simile a quello che l'aveva guidato sin lì. Magari si trattava di qualche particolarità del Pokémon in questione, o forse era il riflesso della luna sul suo crine. Ma era decisamente improbabile che proprio quel Pokémon avesse una tale capacità.
Egli ruotò la testa all'indietro, verso il piccolo Spettro/Erba. Un ciuffo di peli copriva il suo occhio sinistro, mentre da sopra il destro si distingueva il famigerato corno. <<Non essere spaventato, Rei>> introdusse, col risultato di spaventare eccome il Phantump. Questi realizzò ora cosa ci facesse lassù e soprattutto come sapesse il suo nome. Le risposte, a questo giro, non arrivarono in maniera sufficientemente esaustiva.
<<Purtroppo vedo che non sai ancora chi sono. Lo accetto, è da poco che sei in questo mondo. Ti vorrei chiedere, invece, un favore. Un grosso favore>>.
Il timore era ancora presente nel corpo di Rei, ma uno scossone della testa venne intepretato come un cenno. Il Pokémon luminoso accennò un sorriso, forse intenerito forse impietosito. <<Puoi non crederci, ma mi riesco ad affidare unicamente a te. Non chiedermelo, ma so bene cosa vuol dire avere paura. E in fondo al tuo spirito c'è una forza che riuscirà lo stesso a sconfiggerla. Lo sento nel mio->>.
In un discorso così motivazionale e importante, Rei scoppiò in una piccola risata, silenziando momentaneamente il suo interlocutore. Non c'è molto da dire, battute sugli spiriti.
Capì subito dopo che era maleducato ciò che aveva fatto e chinò il capo, mormorando un flebile "scusa". L'altro Pokémon non sembrava però arrabbiato o interdetto, quanto più sorpreso da quella reazione. Ci arrivò anche lui al ragionamento fatto appena prima, scuotendo così il capo. <<Ma tu guarda, alla fine riesco a far ridere qualcuno, heh->>
Il sorriso che aveva fatto prima si ampliò, riuscendo a riprendere il discorso a cuor più leggero. <<C'è una Pokémon, molto importante, che per poco non venne catturata da individui malvagi. Ho provato a cercarla, ma c'è qualcosa che mi costringe a rimanere qui, a Borgo Pietrisco. Ti chiedo, per questo, di portarmi con te, per trovare Meloetta>>.
Quel nome.
Una lampada ad olio si accese nell'inconscio di Rei, distinguento tutte e otto le lettere che componevano quel nome. <<...tu conosci Meloetta?>> gli domandò, avvicinandosi di qualche centimetro.
L'altro annuì. <<La conosco da molto tempo. È importante anche per me, parecchio... Ma lo è ancor di più per la nostra terra>> sviò lo sguardo verso la coltre di tetti e di luci che si sviluppava attorno a loro, l'intero Borgo Pietrisco. Anche Rei seguì il suo sguardo, vedendo da un punto di vista completamente nuovo un luogo che ormai era una casa per lui. <<Il cuore dei Pokémon si può riscaldare in molti modi. Con altri Pokémon speciali, con del cibo caldo, ma non ci si ferma solo ad essi. La musica, la danza, la poesia, l'arte, il teatro, sono tutte parti di un grande cosmo che qui, nella Terra dei Liti, scongela il cuore dei suoi abitanti. Purtroppo, da quando Meloetta non c'è più, sempre meno Pokémon si mettono a ballare, a cantare, a portare una gioia che poche altre cose riescono a dare>> gli raccontò, incupendo alla fine il suo occhio. Il Phantump riusciva a comprendere quella tristezza, e percepiva che era in particolare l'assenza della misteriosa Normale/Psico a far dispiacere al luminoso fantasma.
<<Ti aiuterò a trovarla>> disse con decisione. Sentiva anche lui che c'era qualcosa che non andava agli altri, da quando l'inverno è iniziato in anticipo. Percepiva l'assenza di un elemento che fino ad allora manteneva il clima di gioia che da che ricordava lo confortava.
<<Non riuscirò a ringraziarti abbastanza per la tua volontà, Rei>> fece il Pokémon, tornando più su col morale e lo sguardo <<E ti posso assicurare che non sarai solo in questa tua missione>>. Alzò una zampa, indicando un punto tra le vie della città. Rei provò a seguirlo con lo sguardo, non riuscendo da subito a distinguere bene dove dovesse guardare. <<C'è un vecchio ordini di cavalieri, vicino a dove c'era la sede della Gilda. Ma è molto pericoloso che lo nomini ad alta voce, certe orecchie è meglio che non ti sentano. Tu però, cerca le Tre Spade. Capiranno la tua missione, te l'assicuro. Ti accompagnerò anche per questo>> gli spiegò, ritirando la zampa sulle tegole del tetto.
Il Ceppo, durante la spiegazione, ancora era preso a scrutare tra vie e vicoli. <<D'accordo...ma da qui non riesco a vedere le tre spade>> ammise un po' a malincuore, sentendosi in colpa per non avere lo sguardo alla pari di un Pokémon monocolo. Una realizzazione gli arrivò subito dopo, solo che si trattava di una domanda che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio.
<<Non vorrei poi essere scortese, ma posso sapere il tuo->> alzò la testa per ristabilire un contatto visivo con l'altro, ma dell'ignoto monocorno era sparita ogni traccia. <<Nome?>>.
Riabbassò la testa, un po' affranto. Non gli sembrava così maleducato chiederlo, il suo ormai si sapeva. Stava rianalizzando la sua unica frase fino a che, illuminato sempre dai raggi lunari, non distinse un piccolo oggetto fare capolino tra un po' di neve. Abbassò la testolina per vedere meglio e sì, sembrava un piccolo oggetto di qualche materiale lucido, forse metallo forse osso. Lo prese con una mano e lo alzò, mettendolo in controluce con l'astro lunare. Per qualche burla del destino, era proprio un oggetto dalla forma a falce, tale e quale a quella del fantasma.
"Ti accompagnerò..." ripensò a quelle parole, le quali donavano sicurezza per la missione di cui si era adesso fatto carico. Abbassò la mano e rimase a guardare la luna un'altro po', prima di scendere dal tetto e rientrare in casa.
Fece molta cautela a chiudere la porta dietro di sé, dato che aveva paura che qualcosa o qualcuno si fosse svegliato durante la sua uscita. Si guardò in giro, specie in cucina, ma fortunatamente Fuji non s'era svegliata a tarda notte per mangiare i biscotti che adesso le erano proibiti. Tirò un sospiro di sollievo, non era successo niente di male. Chiuse la porta di ingresso e risalì le scale. Anche se avesse avuto dei piedi che facessero rumore ad ogni passo sarebbe stato coperto dal profondo russare di Futago. Come suo marito riuscisse ad addormentarsi ogni notte era ancora un mistero per loro e per noi.
Arrivò alla porta della sua cameretta e in un primo momento rimase fermo, non entrando ancora. Ci pensò su, a come indagare per una luce strana lo avesse portato a un viaggio per trovare il Pokémon patrono delle arti. Gli scappò improvvisamente uno sbadiglio, e stavolta sì rientrò nella sua stanza. Riconobbe la figura della Cyndaquil che ancora dormiva...e dei fogli di compiti che erano rimasti sotto la finestra. Abbassò le cavità, smorzando di botto il suo entusiasmo. Se voleva salvare Meloetta, avrebbe dovuto cominciare dal finire gli esercizi che non erano neanche suoi. Riprese posto sotto la finestra, appoggiando il piccolo falcetto da una parte, concludendo così il lavoro che aveva lasciato compiuto. Emise un altro sbadiglio, fino a chiudere fatalmente gli occhi. "Ho finito..." fu la cosa che pensò prima di addormentarsi, con la testa sopra i fogli.
Vicino a lui, l'oggetto trovato sopra il tetto parve brillare di una luce biancastra, fino a tornare al naturale colore nero ebano che lo compone. Qualcuno potrà dire che ancora una volta si trattava dei raggi della luna, ma crediamo che si tratti di qualcos'altro. Un potere...molto speciale.
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