Capitolo 5: Arriva Red Pepper!

Era in un immenso campo fiorito in cima a una collina. Inspirò, e le sue narici inalarono un profumo dolce e intenso. Qualcuno le posò una graziosa coroncina di fiori intrecciati sulla testa. Se la tolse un attimo, giusto per vedere di cosa fosse fatta; erano... fiori di bardana.

«Allora, ti piace?», le domandò una graziosa voce femminile. «L'ho fatta io con le mie mani».

Charlie alzò lo sguardo; davanti a lei, chinata sulle ginocchia, c'era una sorridente Pokémon dalla pelliccia marrone, con due orecchie enormi che le ricadevano sulle spalle. Era una... una Lopunny. Sì, non c'era alcun dubbio. La Purrloin annuì, dicendo; «Sì... sì mi piace moltissimo! Grazie!».

«Heh... non c'è di che». La Pokémon Coniglio si rialzò. «Sai, ti farò una confidenza; ho sempre desiderato avere una figlia».

«E allora abbine una. Non te lo impedisce nessuno», osservò perplessa Charlie. «Se credi di potertene prendere la responsabilità...».

«Me lo impedisce madre natura», spiegò la Lopunny. «Soffro di endometriosi».

«Oh». Ad un tratto, la Purrloin comprese. «Ah... capisco, sei sterile».

Sul pendio fiorito iniziò a spirare un fresco venticello. Era... una bellissima giornata. I fiori freschi emanavano un odore splendido, e così pure quella Lopunny. Era come se ci fosse nata in quel campo fiorito, tanto il suo profumo era simile a quello dei fiori.

«Suvvia, torniamo a casa», propose la Pokémon Coniglio, incamminandosi verso ovest. «Vieni, dai! Vince chi arriva per primo!».

«Arrivo», gridò gioiosa la Purrloin, «Betty!».

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Charlie si svegliò di soprassalto, nel bel mezzo della notte; ce l'aveva... aveva un nome proveniente dal suo passato! Lo aveva sognato, ma... era stranamente troppo vivido per essere un sogno. Lo ricordava benissimo, come se fosse inciso a fuoco nella sua memoria; la coroncina, i fiori e... quella Lopunny. Nel sogno, l'aveva chiamata Betty. Ricordava il suo meraviglioso profumo; odorava di vaniglia e cannella, una fragranza sublime che non riusciva a togliersi dalla testa. Era come se fosse stata davvero là, in quel campo fiorito. Si guardò attorno; i tre muri e la vetrata che la circondavano erano gli stessi della stanza in cui lei, Charlie Moon, alloggiava già da una settimana. Simon e Manhattan ronfavano come al solito. A loro... a loro, di quel sogno-ricordo avrebbe parlato domani. Si sarebbero infuriati, se li avesse svegliati a quell'ora tarda della notte. Tuttavia, lei non si sentiva affatto stanca. Balzò già dal letto e si avvicinò all'enorme vetrata, che fungeva anche da finestra. Era esattamente come quella notte all'infermeria; una di tante, ma lei se la ricordava perché aveva fatto un giuramento.

"Cielo stellato", pensò, volgendo lo sguardo alla luna. Il disco argentato si rifletteva nelle sue iridi smeraldine. "Cielo stellato... sta accadendo davvero? Sto davvero iniziando a ricordare? Ma cosa succederebbe se... se dovessi scoprire di aver vissuto una vita che non mi piace? Se avessi fatto cose orribili... cosa ne penserebbero Simon e Manhattan? Mi... mi troverebbero ancora simpatica? E se... e se, una volta riacquisiti i vecchi ricordi, quelli nuovi venissero cancellati?! Non voglio dimenticarmi di loro; ormai siamo amici! Destino, perché sei così crudele con me? Perché i tuoi fili mi muovono come in una crudele storia di burattini? Perché? Basta, ho deciso; domani mattina mi metterò in cerca di questa Betty, e nessuno potrà fermarmi!".

«Hai davvero ricordato qualcosa?», domandò Simon, dopo aver dato un morso alla sua Baccarancia. «Ne sono felice... e dimmi, hai qualche altro indizio riguardo questa "Betty"?».

«Purtroppo no», ammise Charlie.

Era mattina, e il team Bluemoon stava facendo colazione. Simon aveva ordinato una Baccarancia, mentre Charlie e Manhattan avevano optato per una Baccapesca. Praticamente, nella hall era radunata l'intera gilda, fatta eccezione per il Capitano, che faceva sempre colazione nel suo ufficio, e il team D4C, che era in missione sotto copertura da qualche parte. Charlie aveva sentito parecchie storie sul loro conto. Storie decisamente poco... piacevoli. Sembrava che quei cinque fossero completamente fuori di testa! A quanto pare, nella Blue Ocean Floor, la D4Cfobia era alquanto diffusa fra gli esploratori. Alcuni se n'erano addirittura andati, pur di avere la chance di non incontrarli mai più! Manhattan finì di mangiare per primo. Balzò giù dalla sedia e disse: «Io vi aspetto davanti alla bacheca delle missioni».

«Va bene», concesse Simon, aggiungendo con ironia: «Purché tu non decida di partire da solo».

Il Riolu stava per andare, ma venne fermat+o da una familiare voce femminile che lo chiamò. Si voltò; dietro di lui era apparsa una Emolga, appartenente allo stesso team di Fandango, "Praises Work". Il suo nome era Magenta.

«Manhattan», chiamò di nuovo, approcciandosi al Riolu. «Il Capitano ha una richiesta da farvi».

«Di che si tratta?», domandò Simon il quale, una volta terminata la colazione, si era subito precipitato a fianco del compagno assieme a Charlie.

«Forse una missione speciale?», domandò quest'ultima, inclinando la testa.

«Più o meno», rispose Magenta. «Ha chiesto a me di informarvi a proposito; abbiamo ricevuto una lettera da parte di un ragazzo che vuole diventare apprendista presso la Blue Ocean Floor, ma a quanto pare ci conosce solo di fama e non conosce la strada da casa sua fin qui. Il Capitano Coco vi prega di andare immediatamente; l'interessato è un Pikachu che abita a Fogliaquieta, vicino al Bosco Puntoperso».

«Come faremo a riconoscerlo?», volle sapere Manhattan. «E lui come ci riconoscerà? Fogliaquieta è una tappa obbligatoria per un sacco di esploratori; ne passano a migliaia di tipi come noi?».

«Il Capitano mi ha detto anche questo», spiegò l'Emolga, mostrando un ritratto a matita preso dalla borsa. «Non avrete alcun problema a riconoscerlo; ha inviato una sua descrizione. Lo riconoscerete dagli occhi; sono color rosso rubino. Ha undici anni».

«Non avevo mai visto un Pikachu dagli occhi rossi», commentò Manhattan. «E come si chiama?».

Magenta fece un sorrisetto, prima di rispondere: «Red H.C. Pepper. Ma preferisce essere chiamato Red, o Pepper».

«Per cosa stanno la "H" e la "C"?», domandò Charlie, curiosa.

L'Emolga fece spallucce. «Non lo so. Allora... andate? No, perché la missione è ufficiale. Verrete ricompensati dal Capitano in persona. Sono duemila Poké».

«VOLIAMO!», gridarono i tre esploratori in coro. Poi, con un'improvvisazione sincronizzata ammirevole, aggiunsero: «TEAM BLUEMOON: IN AZIONE!».

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La pioggia scrosciava feroce. La fuori, completamente privi di riparo, sul bordo di un sentiero che conduceva a Fogliaquieta, seduti, c'erano due Pokémon.

«Nervoso?», domandò il Raichu al Pikachu seduto accanto a lui. «Sprizzi sempre scintille dalla schiena quanto sei nervoso... fai attenzione».

«Per l'amor del cielo, papà!», esclamò Red esasperato, incrociando le braccia. «Ti dico che sto bene! E poi, non c'è bisogno che io faccia attenzione!».

Il Raichu, che si chiamava Smith, ridacchiò. «Oh, ma davvero? Siamo su una panchina in ferro. E sta piovendo».

«Va beeeeene!», si arrese il Pikachu. «Scusa... ora mi sento meglio».

Rimasero in silenzio per un po'. Silenzio che poi venne rotto da Red, il quale disse; «Rainy days won't dream away... mi è appena venuto in mente che esiste un libro con quel titolo... sarà che la pioggia mi rinfresca la memoria, oltre che a bagnarmi il pelo».

«Non essere negativo», lo incoraggiò il padre. «Sai, un vecchio detto dice: "Se c'è rimedio, perché te la prendi? Se non c'è rimedio... perché te la prendi?". Non possiamo farci nulla. Dimmi un solo Pokémon che può impedire alla pioggia di cadere».

«Qualsiasi Pokémon che conosca Giornodisole vale come risposta?», scherzò Red. «Oh... mi pare stiano arrivando!».

In lontananza, sulla sommità di una collina, vide tre piccole sagome. Non riuscì a distinguerle bene, ma una era grigia, un'altra blu e nera, e l'ultima viola. Nonostante la pioggia incessante, ci vedeva benissimo. Era uno dei suoi pregi, oltre a quel suo... potere segreto. Si guardò i palmi delle zampe anteriori; da essi, iniziò a sprigionarsi un flebile fascio di luce rossastra, che sparì non appena chiuse i pugni. Non era un qualcosa con cui scherzare. Se avesse deciso di farvi ricorso, sarebbe stato solo in caso si fosse trovato con le spalle al muro e in una situazione di emergenza. Sospirò, chiudendo gli occhi, poi li riaprì; doveva soltanto fare molta, moltissima attenzione. Doveva mettere l'ira da parte... imparare a controllarsi, come faceva suo fratello Blue. Lo faceva sembrare così facile...

Blue e Red erano fratellastri; stessa madre, ma padri diversi. Anche per questo, i loro cognomi erano diversi; Red H.C. Pepper e Blue Mood. Erano entrambi due Pikachu. Il primo aveva gli occhi color rubino, l'altro color zaffiro; due rarità, per dei Pikachu. Ed entrambi possedevano... quel potere. Anche se, in effetti, Blue riusciva a controllarlo molto meglio del fratello maggiore.

Era talmente assorto nelle sue riflessioni, che per poco non si prese un infarto quando una voce femminile gli gridò all'orecchio: «EHILÀ!».

Red cascò dalla panchina, finendo con la faccia nel fango. Si rialzò, puntellandosi sui gomiti, e guardò alla sua sinistra.

«Ops ...», commentò una Purrloin, coprendosi la bocca con la zampa. «Scusa... tutto a posto?».

Lo aiutò a rialzarsi; il Pikachu cercò di levarsi un po' di fanghiglia dal pelo, ottenendo il solo risultato di spalmarsela addosso.

«Sei tu... Red H. C. Pepper?», domandò un Riolu. «Corrispondi perfettamente alla descrizione».

«Sì», rispose il diretto interessato di quella domanda. «Sì, sono io. Sono io Red H. C. Pepper. Ma voi chiamatemi semplicemente Red».

«D'accordooooo», esordì un Espurr, il terzo del gruppo. «Allora, andiamo? Sta piovendo a dirotto, e mi si sta inzuppando tutto il pelo».

«Allora... io vado, papà». Red rivolse un gesto di saluto al Raichu. «Prometto che verrò a trovarti ogni qualvolta me ne capiterà l'occasione».

«Stammi bene, figliuolo».

«Stesso dicasi per te, papà».

Red era... nervoso. Molto, molto nervoso. Stavano passando attraverso un dungeon, la Foresta Puntoperso. Lì, gli alberi erano costantemente spogli ed avevano un tronco talmente scuro da sembrare quasi nero. I loro rami, parevano artigli pronti a ghermire ignari passanti o esploratori troppo fiduciosi. Quel posto gli metteva i brividi. Letteralmente, anche perché stava piovendo ormai a dirotto, ma anche perché aveva sentito dire che, talvolta, la Foresta Puntoperso era il posto preferito dai malviventi per aggredire gli ignari viandanti.

«Ma voi», esordì, timoroso, «avete percorso questa esatta strada, per venire a Fogliaquieta?».

«Già», rispose l'Espurr, spostando con la zampa un ramo invadente. «Orribile, no? A proposito, io sono Simon, mentre loro sono Manhattan e Charlie. Insieme formiamo il formidabile team Bluemoon».

«Io sono Red», disse il Pikachu, «ma questo lo sapete già... no, scusa, ma siete a conoscenza del fatto che questo dungeon è spesso e volentieri pieno di briganti e malfattori?».

«Ovvio che sì!». Manhattan si scrollò per bene, spargendo qua e là goccioline d'acqua che, tanto, non avrebbero certo potuto peggiorare di tanto la situazione climatica. «Era la strada più breve... non dirmi che hai paura?».

«Eh... un pochino sì», ammise Red. «Spiacente...».

«Non scusarti!», esclamò Charlie. «Avere paura è perfettamente normale. Il vero coraggio deriva dal superamento dei propri timori. Soltanto i folli non provano paura».

«Grazie». Il fango gli rimaneva attaccato alle zampe. Si chiese se ciò non avrebbe inibito i suoi attacchi elettrici, in caso di colluttazione. «Voi... da quanto tempo siete nella Blue Ocean Floor?».

«Io e Manhattan, da almeno cinque anni», rispose Simon. Poi, indicando la Purrloin, aggiunse: «Ma la nostra Charlie è nel team Bluemoon da una sola settimana e...».

All'improvviso, i quattro udirono un fruscio. Red fece scattare la testa in ogni direzione, guardando da tutte le parti, perlustrando con gli occhi ogni singolo centimetro della foresta. Niente. Non un ramo fuori posto. Poi guardò in basso, in seguito dritto davanti a sé e...

«Solo un'impressione», commentò Simon, anche se lui stesso non sembrava molto convinto. «Non-».

«C'è qualcuno davanti a noi!», gridò Red. «Vieni fuori! Mostra il tuo orrendo volto, fellone!».

Per un po' non vi fu alcuna risposta. Poi, l'aria davanti al gruppetto di Pokémon tremolò, ed apparse un Keckleon.

«Come hai fatto a sapere dov'ero?», domandò al Pikachu. «Ne sono sicuro... il mio mimetismo era perfetto!».

«Sì, ma pioveva», spiegò il Pokémon Topo. «E le gocce d'acqua ti rimanevano appese addosso... sembravano sospese a mezz'aria».

«Mmh», commentò il Keckleon. «Non male... o la borsa, o la vita!».

Immediatamente, sugli alberi apparve un esercito di altri Keckleon. Charlie li contò rapidamente; erano almeno una ventina, più quello che avevano di fronte a loro il quale, considerate le dimensioni leggerissimamente superiori alla norma, doveva essere il leader.

«Ma noi non abbiamo più niente!», protestò Manhattan. «I pochi strumenti che avevamo portato con noi li abbiamo usati per affrontare il dungeon! È la verità!».

E il Riolu capovolse la borsa, dalla quale non uscì altro che una manciata di polvere.

«E allora, la vita!». L'esercito di Keckelon, compreso il loro capo, balzò addosso ai quattro sventurati. Ma, come veniva recitato in ogni singolo manuale di combattimento, "la superiorità numerica non era tutto"... cosa di cui si accorsero ben presto anche i Keckleon, che vennero istantaneamente folgorati da un Tuono rossastro alla massima potenza scagliato da Red. Tuono che, stranamente, non colpì anche il team Bluemoon. La banda di ladri cadde a terra; metà erano stati anneriti dalla scossa elettrica, l'altra metà era piena zeppa di ustioni di quarto grado.

«...wow», commentò Simon, che era rimasto senza parole. «CHE FIGATA! Uno come te ci sarà decisamente utile nella gilda. Con questa potenza-».

«Ma no», sminuì il Pikachu. «Ho fatto il minimo necessario...».

«SCHERZI?!». Charlie gli saltò davanti, abbracciandogli il collo. «SEI MITICO! Loro erano tipo "Dateci tutti i vostri averi", e tu eri tipo "KABOOM!"».

La Purrloin abbassò casualmente lo sguardo sulle zampe di Red... e vide un filamento cremisi che si ritirava sotto le sue zampe. Era un filamento molto simile a quelli che lei aveva sognato di usare per guarire quell'Eevee.

"Lui", pensò, lasciando andare il PIkachu, "ha lo stesso tipo di abilità... ne sono sicura. Forse, se davvero ne ho una anch'io, potrei farmi spiegare come usarla. E forse... forse, potrei capire un po' di più riguardo il mio passato!".

I quattro ripresero il cammino. La pioggia era cessata, e stava splendendo un bellissimo Sole, che pareva fatto d'oro.

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