Capitolo 4: Prima volta in un dungeon?

«Sei completamente guarita», le annunciò la Blissey. «Ora, sei libera di andare».

«Grazie», mormorò Charlie, chinando il capo. «È gentile, da parte sua, essersi presa un simile disturbo...».

«Ma cosa dici?». Hira sfoderò un sorriso smagliante. «È il mio lavoro! E lo adoro... oh, ho fatto una rima!».

A quel punto, Charlie la salutò ed uscì dall'infermeria, che era collegata alla hall da una spaziosa rampa di scale. La Purrloin, poiché era completamente guarita, riuscì a percorrerla tutta senza problemi.

La hall era piena di Pokémon, molti dei quali giravano in gruppetti di tre. Usavano tutti un tono molto confidenziale.

"Devono essere dei team", dedusse Charlie. "Scommetto... che la loro vita è incredibile. Aiutare gli altri Pokémon, passare ogni giorno insieme... certo, sono piuttosto sicura che ci siano anche brutti momenti, tipo quando si fallisce una missione, o un compagno lascia la squadra. E nonostante queste ultime possibilità, sono comunque attratti dall'idea di perseguire i loro obbiettivi... davvero ammirevole".

«Ehilà», la salutò una voce nota. «Come stai? Ti sei rimessa del tutto? Be', non sei nell'infermeria, quindi credo sia una domanda superflua... Hira non dimette mai chi non si è completamente rimesso al cento percento».

La Purrloin si voltò; alle sue spalle, si stavano avvicinando i due Pokémon che l'avevano inavvertitamente presa a calci.

«Sto... bene», rispose Charlie. «Grazie per avermi portato in infermeria».

«Di nulla». Manhattan le si avvicinò. «Era il minimo che potessimo fare, dopo che Simon ti aveva tirato tutti quei calci».

«Ehi!», protestò l'Espurr. «Ho già chiesto scusa! Ad ogni modo... oggi dovrai unirti ad un team. Emozionata?».

«Sì». Charlie si diede una grattatine dietro la testa. «Non nascondo di essere un po' nervosa... ok, no, ammetto di essere estremamente nervosa! Santo Cielo, non sono mai stata in un team di esploratori... almeno, non ricordo di averne fatto parte».

«Aah...», esordì Simon. «L'amnesia non ti è ancora passata... be', fa niente. Il Capitano Coco ti sottoporrà ad un test per verificare che tu sia idonea... ti porrà solo qualche domanda, stai tranquilla».

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«...mance ancora molto?», domandò Betty, guardando all'orizzonte. «Mi sembra che ci stiamo mettendo un'eternità! Come se fossimo quasi fermi!».

«Be', ci credo!», esclamò Aran. «C'è bonaccia! Siamo fermi!».

«Aaah... merda!», commentò la Lopunny. «E ora... che si fa?».

Il Samurott fece spallucce. «E ora, si aspetta. Si aspetta che il vento ritorni. Allora... cosa facciamo per passare il tempo?».

«Che ne dici di obbligo o verità?», domandò Betty.

«Perfetto! OBBLIGO!», scelse Aran.

«Ok; TI OBBLIGO A FARE QUALCOSA PER TIRARCI FUORI DA QUESTA SITUAZIONE!».

«Cosa vuoi che faccia?! Che salti in acqua e mi metta a spingere?».

«ESATTO! Altrimenti, Frank Ferdinand ci ucciderà staccandoci la testa!».

«Già», commentò una voce femminile e sadica alle sue spalle. «Credo sia per questo che mi ha chiesto di seguirti...».

Si voltarono; dietro di loro, come dal nulla, era comparsa una Mismagius.

«Shibiru... cosa diavolo ci fai qui?!», sbraitò Betty. «Io da sola basto e avanzo per portare a compimento questo incarico!».

«Vedo, vedo...», osservò sarcastica la Mismagius. «Vedo, come lo stai portando a termine... be', che posso dire? Mi piacerebbe moltissimo due o quattro chiacchiere con te, ma, sai... ho un compito da portare a termine».

E, a quel punto, svolazzò via.

«NON TUTTI POSSIAMO FLUTTUARE COME TE, SAI?!», gridò la Lopunny, agitando i pugni in aria. «Diavolo, perché hanno dovuto inviare la Torre... be', sono stata io a lamentarmene per prima... della serie "Karma Power, bitch!"».

Rabbrividì; la verità, era che non voleva avere assolutamente nulla a che fare con quell'ex-soldatessa e le sue tecniche perverse. Perché Shibiru Wō, come tutti i Mismagius, era in grado di alterare in maniera limitata la realtà circostante, grazie all'utilizzo di formule segretr. Ma la Torre era famosa per via del fatto che usava mosse... particolari. Betty non aveva capito bene quali attacchi usasse (e non aveva assolutamente intenzione di scoprirlo), ma aveva sentito dire che si trattava di qualcosa riguardo la forza del rimorso e del rancore... terrificante! Assolutamente terrificante!

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«Ok~~~~~key!», commentò il Capitano della Blue Ocean Floor. «Da quanto ho sentito, sei idonea a diventare un'esploratrice... va bene».

Charlie rimase immobile. Quell'Azumarill le aveva posto qualche centinaio di domande, a proposito di dungeon, strumenti, Artefatti, organizzazione delle spedizioni... e un sacco di altri argomenti. Era stato... strano, ma al contempo piacevole. Charlie scoprì che le piaceva mettere in mostra le proprie competenze tecniche.

«Dunque», esordì Coco, «ti unirai alla squadra di Simon e Manhattan, il team Bluemoon. Sì, credo sia la cosa giusta da fare. Dopotutto, sono stati loro a portarti in infermeria».

«Sono nervosissima!», confessò Charlie. «Oddio... e se poi non sono all'altezza?!».

«Hai superato il test con il massimo dei voti». Il Capitano le diede una piccola pacca sulla spalla. «Ce la farai, non preoccuparti!».

Charlie si sentì estremamente sotto pressione nella hall. Con tutti quegli sguardi puntati addosso... Abbassò la testa, guardando il pavimento. Il Capitano iniziò a fare un discorso a proposito di lei, del perché si trovasse lì e sul come mai non potesse essere rimandata a casa.

"Calmati, Charlie!", si disse. "Tutto si risolverà per il meglio... se entro in un team, avrò la possibilità di viaggiare... e se viaggerò, potrei scoprire qualcosa riguardo al mio passato e a quel misterioso Pokémon... sempre meglio che starsene sdraiati in un letto d'ospedale a rigirarsi i pollici!".

«...e a fronte di tali ragioni, si è deciso di affidare questa Pokémon intraprendente al team Bluemoon», concluse Coco. «Ci sono domande? No? Perfetto, allora... tornate al lavoro».

Prima di tornare nel suo ufficio, il Capitano consegnò alla Purrloin un piccolo emblema alato bianco, con una gemma sferica rosa al centro, con sopra scritto il suo nome. Ora che Charlie ci faceva caso, tutti gli esploratori presenti nella hall ne avevano uno fissato alle sciarpe. Quasi tutti erano bianchi, ma uno o due erano neri. Si chiese se per caso non fosse un qualche sistema di classificazione... non se lo ricordava. Forse, quando aveva perso la memoria, quei distintivi non erano ancora stati inventati, o forse soltanto la Blue Ocean Floor li utilizzava.

«Allora, congratulazioni», esordì Simon, avvicinandosi a lei da dietro. «Ora, sembra che tu sia un membro ufficiale della nostra squadra... peccato che il capitano non ti abbia dato in dotazione anche una sciarpa; dovrai pur mostrare il nome del team a cui appartieni...».

Charlie abbassò lo sguardo e notò che anche loro portavano delle spille come quelle che aveva lei in mano. Anche le loro gemme erano rosa...

«Scusa», domandò la Purrloin, «posso sapere cosa sono quei distintivi che avete appesi alle bandane?».

«Oh, questi?». Manhattan mostrò il suo emblema. «Sono chiamati Distintivi... si scrive con la "D" maiuscola, capito? Indicano la posizione che occupi nella Gilda... è un sistema creato dalla Federazione Gilde per distinguere gli esploratori più talentuosi da quelli meno bravi. Noi del team Bluemoon siamo tutti al rango Normale, per ora, ma più missioni completi, e più-».

«Più sali di rango, lo sapevo già», lo interruppe Charlie. «Solo... non ricordavo esistessero dei "Distintivi"... è strano...».

«...stai scherzando?!». Simon pareva incredulo. «Esistono da almeno un secolo... be', ad ogni modo, tieni».

L'Espurr le porse un pezzo di stoffa ripiegato e malconcio. «È quanto abbiamo di meglio... ad ogni modo, sbrigati! Tra poco finirà la pausa pranzo, e allora dovremo darci da fare. Oh, tra parentesi; il caposquadra del nostro team sono io».

Charlie seguì i due Pokémon fino alla bacheca delle missioni; si trattava di un grande tabellone, cui erano appesi vari fogli. La Purrloin ne lesse qualcuno.

MISSIONE DI RECUPERO

OBBIETTIVO; TIRARE FUORI MIO FIGLIO JOHNNY (BUNEARY) DA QUELL'ORRIBILE DUNGEON!

LUOGO DELLA MISSIONE; GROTTA PUNTOPERSO

CLIENTE; SCHNEIDER (LOPUNNY)

RICOMPENSA; 2000P

MISSIONE DI RECUPERO

OBBIETTIVO; RECUPERARE IL FILONERO (Art.F C-2^)

LUOGO DELLA MISSIONE; CAVA SABBIOSA

CLIENTE; SCHWARZE (ZORUA)

RICOMPENSA; 2500P

Altri fogli, invece, portavano impressi immagini e nomi di Pokémon, e dicevano cose molto diverse. Per esempio;

RICERCATO; DANIEL JACK (SCRAFTY)

ACCUSATO DI; FURTI VARI, ATTI VANDALICI

TAGLIA; 2300 (VIVO)/2050 (MORTO)

RICERCATO; KORREENA SPELLCASTER (MISDREAVUS)

ACCUSATA DI; CIARLATANERIA

TAGLIA; 2500 (SOLO VIVA)

ALL'ATTENZIONE DEL TEAM; BLACK RHAPSODY

"Devono essere criminali", intuì Charlie. "Cavolo... alcune richieste di cattura, poi, sono addirittura rivolte a team specifici... quindi, questa gilda dev'essere piena zeppa di ottimi cacciatori di taglie... ci sono i Pokémon più svariati: dei Mimikyu, dei Pikachu, dei Quagsire...".

«Io pensavo di fare questa qui!». I pensieri di Charlie vennero interrotti dalla voce di Simon, che le sventolava davanti alla faccia un foglio. «Senti un po'; un Raichu ed una Luxray offrono una ricompensa di millecinquecento Poké per salvare un Pichu di nome Travis. Segni riconoscibili; una lunga sciarpa color blu-scuro... Santo Cielo, immagino che i suoi genitori siano davvero, davvero preoccupati! Forza, prima andiamo, prima arriviamo; la Foresta Ferrosa è abbastanza lontana».

La Foresta Ferrosa era una foresta piena zeppa di alberi... di ferro. Letteralmente. Charlie non avrebbe mai creduto di potersi trovare davanti ad uno spettacolo del genere; l'erba era verde e rigogliosa, ma gli alberi erano rossissimi, opachi, completamente ricoperti di ferro. Era... strano, senza dubbio.

«Senti... caposquadra», domandò la Purrloin a Simon. «Come... come hanno fatto questi alberi a ridursi così?».

L'Espurr rispose; «Non ne ho idea. Oh, e chiamami Simon; non c'è bisogno di utilizzare un linguaggio così formale».

«Se lo dici tu...», mormorò Charlie. Non era tranquilla; non era per niente tranquilla. Quel posto la faceva sentire... a disagio.

Manhattan dovette essersene accorto, perché subito le domandò; «Tutto bene? Mi sembri un po' agitata».

«Oh, sì, sto benissimo!», mentì la Purrloin. «Sai com'è... prima volta in un dungeon...».

«Non è solo quello». Gli occhi del Riolu si strinsero fino a diventare sue fessure. «Stai mentendo... lo sento dal tuo odore».

«Ti dico che sto bene», continuò Charlie. «Giuro che-».

La Purrloin venne interrotta dal naso di Manhattan, che le si appoggiò sulla fronte. Poi, il Pokémon Emanazione inalò profondamente e rumorosamente.

«Quest'odore... è l'odore del sudore di una bugiarda, Charlie Moon», sentenziò. «Davvero, se c'è qualcosa che non va, basta dirlo. Non devi vergognarti».

«...mi sento strana», confessò a quel punto Charlie. «Questo posto mi mette a disagio... mi turba. Non so perché, ma-».

«È una cosa perfettamente normale», rispose tosto Manhattan. «Tutti sono nervosi, quando entrano per la prima volta in un dungeon... ogni esploratore ha provato le tue stesse sensazioni».

La Purrloin distolse lo sguardo, continuando a camminare. Per curiosità, Manhattan analizzò la sua aura, e...

Le aure, normalmente, assumevano forme generiche in base a vari fattori; diventavano un fiume in piena se il loro proprietario era in preda a forti emozioni, un'enorme fiamma se stava lottando, e una mera nebbiolina se era rilassato. Anche il colore era diverso; gialle, rosse, blu, rosa... il Riolu aveva visto aure di ogni tipo. Ma nessuna come quella di Charlie. L'aura della Purrloin era sferica, roteante, piccola ma allo stesso tempo molto potente; a Manhattan, dava la sensazione di un palloncino d'acqua pronto ad esplodere non appena si fosse presentata l'occasione. Ed era grigia... no, grigiazzurra, per la precisione. Era così misteriosa e strana... e proprio per questo, così affascinante che non riusciva a distoglierne l'attenzione. La sua attenzione, tuttavia, venne presto attirata da un mugolio.

Proveniva da un Pichu. Era così piccolo, che doveva essere per forza un bambino. Portava con sé una lunghissima sciarpa color blu-scuro. Tremava e piangeva. Charlie gli si avvicinò; corrispondeva perfettamente alla descrizione, quindi doveva essere lui per forza. Gli mise una zampina sulla testa e gli sussurrò in un orecchio: «Rilassati... Travis, giusto? Siamo venuti qui per riportarti a casa... sai, i tuoi sono davvero, davvero in pensiero per te».

Travis non disse nulla. Si limitò a rannicchiarsi ancora di più.

«Poverino...», commentò Manhattan, approcciandoglisi. «Da quanto dice la sua aura, è troppo spaventato persino per parlare». Gli prese una zampa, aiutandolo a rialzarsi. «Ok, piccolino, resta vicino a noi e non avere paura; ti tiriamo fuori da qui».

«Ecco... io mi permetto di dissentire», disse una tetra voce alle loro spalle. «Non vi permetteremo di portare fuori quel moccioso... non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per prenderlo».

I tre si voltarono; alle loro spalle, erano apparsi un Gengar ed una Lampent. Manhattan analizzò in fretta le loro aure, deducendone che le loro coscienze non era esattamente delle più pulite al mondo.

«Mollatelo», iniziò la Lampent, «e nessuno si farà male...».

«Tenetelo», proseguì il Gengar, «e vi accadranno cose non esattamente... piacevoli. Non so se mi spiego...».

«Se... se vi consegneremo Travis, voi... ci lascerete andare?», domandò Simon, sorprendendo non poco Charlie. «Se... se decidessimo di sacrificarlo, voi ci lascereste liberi di tornare?».

«Ma cosa di-?!», gridò Charlie, venendo però zittita all'istante da Manhattan.

«Se non lo conoscessi», disse quest'ultimo, «mi preoccuperei anch'io... ma visto che lo conosco...».

«Esatto», rispose la Lampent. «Mollalo... su, consegnacelo...».

Simon abbassò la testa. «Io... io...».

Poi, rialzò il capo; nei suoi occhi brillava la determinazione pura. L'Espurr gridò: «IO MI RIFIUTO!».

«Cosa?!», esclamò il Gengar.

«Noi siamo il team Bluemoon!», proseguì Simon. «E se c'è una cosa che io, il loro caposquadra, adoro più di ogni altra cosa al mondo, quella cosa è rispondere a chi si crede potente... sbattendogli in faccia un bel "NO!"».

«Maledetto», imprecò la Lampent, preparando un attacco Fuocofatuo. «Ti pentirai di averci creato false speranze! PRENDI QUESTO!».

Simon evitò agilmente l'attacco, poi lanciò Schermoluce; attorno a Charlie, Manhattan e Travis si materializzò per un breve istante una barriera luminosa, che svanì subito dopo. Ma tutti e sei i Pokémon sapevano che in realtà era ancora lì.

«Mossa astuta!», commentò Manhattan, lasciando il Pichu alle cure di Charlie e scagliandosi nella mischia. «Charlie, lo affido a te... OMBRARTIGLI!».

La Lampent venne colpita in pieno dall'attacco e cadde per terra, al tappeto.

Il Gengar, invece, scomparve sotto terra in una pozza scura, per poi riaffiorare subito dopo sotto Simon, colpendolo violentemente. L'Espurr fece un volo di qualche metro, ma si voltò a mezz'aria, gridando: «INTROFORZA!».

Cinque sfere nere si schiantarono contro l'avversario.

«Una mossa di tipo Buio da parte di un tipo Psico come te...», commentò questi. «Devo farti... devo farti i miei complimenti. Ma... ma non basta!».

Il tipo Spettro si buttò contro Simon, che tentò di allontanarsi, ma all'ultimo il suo nemico mise un piede sulla sua ombra, trattenendolo.

«Pedinombra...», mormorò Simon. «L'abilità perfetta per impedire a qualcuno di scappare... diavolo... ASSISTENTE!».

Fra le zampe dell'Espurr comparve una Pallaombra, che scagliò dritta dritta contro la faccia del suo avversario, il quale venne scaraventato parecchi metri più in là, atterrando rovinosamente e finendo K.O.

«Ho avuto fortuna», commentò a quel punto l'Espurr, arrancando. Lo Spettrotuffo del Gengar gli aveva fatto parecchio male. «Non sapevo che fare, e così ho utilizzato una mossa a caso, sperando di beccare una mossa utile fra le vostre». Si voltò verso la sua squadra. «Charlie... non sapevo tu conoscessi Palla Ombra... be', forse non lo ricordavi... ad ogni modo, grazie lo stesso».

×××

«Ecco». Charlie lasciò andare la presa sulla zampa del Pichu, che corse a riabbracciare i suoi genitori. «Missione completata».

«Non potremo mai ringraziarvi abbastanza!», esclamò la Luxray. «Avete salvato il nostro unigenito... quei bastardi lo avevano rapito, e ci avevano chiesto di pagare un riscatto, indicando dove lasciare i soldi».

«È stato parecchio stupido da parte loro, scegliere come luogo di prelievo del contante il loro stesso covo», commentò Manhattan. «Ad ogni modo, quei due ora sono dietro le sbarre. E ora...».

«Giusto, giusto!». Il Raichu, che era il consorte della Luxray, nonché il padre di Travis, consegnò a Simon un sacchetto tintinnante. «Ecco qui! Millecinquecento Poké tondi tondi».

«Mi piacciono le missioni». Charlie era sorridente. «Sono così gratificanti... quasi mi sento in colpa, a prendere i loro soldi».

«Non dire così», la incoraggiò Simon. «Da questa parti, è la prassi; chi non riesce a fare qualcosa, chiede normalmente aiuto ad una gilda, offrendo denaro o altri beni in cambio. Non devi sentirti in colpa».

«Sì... hai ragione». Era il tramonto, ormai, e Charlie seguì i suoi due compagni sulla via del ritorno.

"È da sole poche ore", pensò, mentre camminava in mezzo ai due esploratori, "che sono entrata nel loro team... ma questa squadra... GIÀ L'ADORO!".

×××

"So che è qui vicino", pensò Shibiru, fluttuando lentamente sul sentiero. Di tanto in tanto, dava un'occhiata alla mappa luminosa che faceva levitare davanti a sé con Psichico. "Peccato poter solo stabilire se è vicina, e non dove si trovi con precisione... ma manca poco, lo sento! La Regina... la Regina è vicina!".

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