Capitolo 10: La storia di un Re e di una Regina [Parte 2]

«Non ci credo...», mormorò Simon, palesemente scioccato dalla vista della sua compagna di squadra ridotta in quello stato, adagiata sulle dita leggermente curvate di Betty. «Charlie Moon... è... un Artefatto? Mi pare impossibile... eppure lo sto vedendo proprio ora, con i miei stessi occhi... pazzesco!».

«Aspetta!», esclamò Manhattan. «Se davvero Charlie è una Pokémon artificiale, allora... allora, come diavolo fa a mangiare?! E... e ad andare di corpo, e a dormire, e a sognare, e a ricordare... insomma, come diavolo fa ad emulare tutti gli aspetti di un vero Pokémon?».

La Lopunny fece un sorrisetto, poi continuò la sua spiegazione; «Vedete, Franzy Ferdinand non era un semplice inventore; egli era un vero e proprio genio, di quelli che ne nascono solo una volta ogni tremila anni. E Charlie è la sua più grande creazione; così complessa, così speciale, che ancora oggi attorno a lei gravitano molti misteri... misteri che, presumibilmente, si risolveranno soltanto una volta trovati i progetti per la costruzione della Regina... peccato siano andati persi circa un centinaio di anni fa».

«Peccato», commentò Manhattan. «Mi sarebbe piaciuto moltissimo sape-».

All'improvviso, si interruppe. Percepiva delle presenze che si stavano avvicinando loro, ognuna da un punto cardinale diverso. Delle presenze molto forti, appartenenti ad individui che peccavano di etica e onestà. Erano praticamente circondati. Si rialzò da terra, con un'espressione preoccupata dipinta sul volto.

«Si avvicina qualcuno», disse, in tono serio. «Sono tre... no, quattro Pokémon incredibilmente potenti! E, a giudicare dalle loro aure, non essere dei Pokémon 'da dungeon'... si tratta senza dubbio di combattenti esperti! Si stanno avvicinando, e parrebbero essere molto... arrabbiati».

«Oh...». Betty alzò lo sguardo al cielo. Dalla sua aura, Manhattan notò che non era minimamente preoccupata per sé stessa, quanto per Charlie. «Ooooh, adesso ho capito di chi si tratta! Oh-oh-ooooh... diavolo, ci sarà da divertirsi!».

Poi, la Lopunny mise delicatamente Charlie fra le zampe del Riolu. Il corpo della Purrloin venne avvolto da una flebile luce verde smeraldo.

«Mi raccomando», disse Betty, mentre si voltava, pronta a fronteggiare uno dei suoi avversari. «Portala in un posto sicuro, mentre io mi occupo di queste quattro seccature... farò sì che l'effetto della mia Soul, Ripristino, duri il più possibile».

«Ma...», protestò Simon, «ma noi abbiamo una missione da completare! In questo momento, nell'Abisso Oscuro, c'è una piccola Eevee spaventata che ha bisogno di aiuto! Non portare a termine una missione per una seconda volta va contro i nostro principi di esplorato-».

L'Espurr venne zittito da un'occhiataccia turpe lanciatagli da Betty.

«Non. Te. Lo. Stavo. CHIEDENDO!», scandì bene la Lopunny, sottolineando bene l'ultima parola. «Provate anche solo a portarla in quel dungeon, e verrò io stessa ad ammazzarvi. Sono stata chiara?».

«Perché non troviamo una via di mezzo?», propose Manhattan. «Io porto al sicuro Betty, mentre Simon e Red andranno a svolgere l'incarico». Lanciò un'occhiata eloquente, come a voler dire "Andiamo, non c'è altro modo e lo sapete".

«...immagino che non ci sia davvero nessun altra soluzione, eh?», commentò il caposquadra del team Bluemoon. Poi, si rivolse a Manhattan. «Be', ... allora, noi andiamo. Mi raccomando, Manhattan; fai attenzione con Charlie. Sii cauto... per favore».

«Per chi mi hai preso?», domandò scherzoso il Riolu. «Non sono mica un esploratore neofita io, sai? Be', secondo il distintivo che indosso sì, ma nel mio cuore so di essere pienamente all'altezza di certi compiti!».

A quel punto, l'Espurr gli rivolse un ampio sorriso, si fece consegnare la borsa con gli strumenti e, assieme a Red, scomparve nella folta vegetazione, proprio mentre davanti a Betty appariva il primo nemico; un imponente e minacciosissimo Lucario cromatico. Manhattan strinse fortemente Charlie al petto, poi si volatilizzò, evitando le altre tre aure minacciose.

«Oh, my goodness!», commentò Betty, fingendo stupore. «Ci si rivede, Ping-Pong».

«Mi chiamo Qiang-Yong!», protestò il Lucario, mettendosi in una posa adatta al combattimento. «Giuro, ero già arrabbiato con te, ma usando quell'appellativo mi hai fatto davvero infuriare!».

«Adorabile», fu tutto ciò che disse la Lopunny. «E hai portato con te i tuoi amichetti per pestarmi come si deve? Non credevo ti saresti comportato in maniera così immatura, sai? Pensavo che avessi almeno un pizzico di onore, e che saresti venuto a sconfiggermi da solo... ma, il fatto che tu abbia tre alleati non cambia nulla». Poi, a voce più alta, gridò: «POTETE BENISSIMO SMETTERLA DI NASCONDERVI! UN PICCOLO RIOLU È STATO TALMENTE GENTILE DA RENDERMI CONSCIA DELLA VOSTRA PRESENZA!».

Ben presto, anche gli altri tre Pokémon uscirono dalla vegetazione fittissima e buia.

«Un piccolo Riolu, eh?», commentò una seria voce maschile, che si rivelò appartenere ad un Meowstic maschio. «Totemo omoshiroi... chissà se avremo modo di incontrarlo in seguito? Mi piacerebbe parlargli, e magari sfidarlo... deve aver avuto un gran bel fegato, per non strillare di paura davanti ad un aura come la mia».

«Ao, credi fosse quella chiazza blu che abbiamo visto schizzarci accanto fra le fronde?», domandò un altro Pokémon, stavolta una Liepard. «Mi è sembrato che tenesse qualcosa di piccolo e scuro fra le zampe... che fosse un oggetto très précieux? Allora, credo proprio che dopo lo rintraccerò... e glielo ruberò! Scommetto che si venderebbe bene a buon mercato. Ho sempre avuto un intuito in materia di oggetti preziosi. Sapete, una volta...».

«Per. FAVORE!», sbraitò un terzo Pokémon, un Rhydon. «Foncé, risparmiaci la solita tiritera! Lo sappiamo che una volta hai trovato sette Galadoro ammucchiate insieme dentro un vecchio magazzino abbandonato di Fogliaquieta. MA ORA PIANTALA!».

«Era tanto per rinfrescarvi la memoria», sbuffò la Liepard. «E comunque, caro il mio Deathpierce, questo mi fa venire ancora più voglia di rubare qualunque oggetto quel Riolu portasse con sé-MERDA!».

Foncé aveva appena fatto in tempo a terminare la frase, che si era subito beccata uno Stramontante di Betty dritto sul muso, venendo catapultata parecchi metri più in là. La Lopunny allora, facendo sfoggio di incredibile velocità e prontezza di riflessi, si chinò all'indietro, per evitare uno Psicoraggio di Ao ed un Rocciotomba di Deathpierce, i quali si colpirono a vicenda con i propri attacchi. A quel punto, era rimasto in piedi solo Qiang-Yong, che la fissava esterrefatto e a bocca aperta.

«Uh», mormorò Betty, alzando il capo verso il cielo e passandosi le dita fra le orecchie. «Ok... se avessi saputo che facevate tutti quanti così schifo, non avrei mandato quel Riolu così lontano». Poi, si volse verso Qiang-Yong. «Well, well, well... sembra che sia rimasto soltanto tu. Allora... cosa scegli?».

Il Lucario cromatico abbassò lo sguardo, senza dire nulla. Un sorriso quasi sadico si delineò sul suo volto, mentre mormorava: «Allora, ti mostrerò un qualcosa che non ti aspetti...».

«Oh? Ora sì che sono curiosa», gli fece sapere Betty. «Coraggio... fammi vedere il qualcosa di cui stati parlando».

«Si tratta di una tecnica segreta», spiegò il Lucario, alzando la testa e guardando la sua avversaria dritta nelle palle degli occhi. La sua voce era grave, il tono serio. «La tecnica segreta che la mia famiglia si tramanda da generazioni, da usare in casi di estrema difficoltà!». Indicò le gambe della Lopunny. «Guarda le tue gambe. Sono sottili, eppure prima, quando hai attaccato Foncé, l'Asso di Fiori, hai dimostrato che contengono una potenza davvero fuori dal comune».

«...sul serio?», domandò retorica la Lopunny, senza staccare gli occhi dal Pokémon nemico. «Credi davvero che cadrei in un simile trabocchetto?».

«No», rispose Qiang-Yong. Poi, si diede una zampata sulle cosce. «Userò le mie!».

«Davvero, è interessante», commentò Betty, pronta a vedere il Lucario scattare verso di lei. «Ora sono ancora più curiosa... e, dimmi, per cosa vorresti usale, le tue gambe?».

«Oh, è molto semplice. Ora vedrai!». E, a quel punto, Qiang-Yong scattò... ma nella direzione opposta. «Per filarmela da quiiii!».

E, in un istante, era scomparso fra la rigogliosa ed opprimente vegetazione del Bosco Puntoperso.

Betty rimase come congelata, un po' per la sorpresa e un po' perché temeva che, se avesse perso il suo stato di concentrazione, sarebbe probabilmente scoppiata a ridere. Fu solo quando si rese conto della direzione presa dal Lucario cromatico che si allarmò.

«MALEDIZIONE!», imprecò ad alta voce la Lopunny, lanciandosi all'inseguimento. «Da quella parte, c'è quell'esploratore assieme alla Regina! Ah, merda; come ho fatto a dimenticarmene?! Ma posso rimediare a tutto; io sono Betty Marchare, l'Alfiere della Grateful Dead, il corpo di guardia personale della Regina. Cose come queste... le posso risolvere senza problemi!».

«Simon», esordì Red, accelerando l'andatura per portarsi a fianco del caposquadra. «Posso farti una domanda?».

Il caposquadra del team Bluemoon, nonostante le gambe più corte, si stava muovendo più velocemente di lui, che pure si era messo a correre a quattro zampe per tenere il passo. C'era una cosa che lo aveva sempre incuriosito dell'Espurr; i suoi atteggiamenti verso Manhattan. Sembrava... particolarmente preoccupato per lui, ma c'era qualcosa in più. Red era quasi sicuro di essere l'unico, assieme a Manhattan, ad aver notato l'espressione sul volto di Simon quando si era raccomandato il Riolu che tornasse sano e salvo.

«So già cosa vuoi chiedermi», si limitò a dire l'Espurr. «Immagino tu voglia sapere come faccia a muovermi tanto più veloce di te, no? Be', il trucco c'è; si tratta di una tecnica di corsa sviluppata...».

«Veramente», lo interruppe l'esploratore, «ero curioso di sapere che tipo di rapporto ci fosse fra te e Manhattan».

A quel punto, Simon abbassò lo sguardo. «Non... non...», fu tutto quello che riuscì a mormorare. «Non... non... non...».

Il Pikachu cercò di guardarlo in faccia. «Simon?».

Ma, all'improvviso, l'Espurr rialzò il capo e lo guardò dritto negli occhi... era rosso come una Baccamodoro. «NON TI DEVE INTERESSARE! Dico io, ma che razza di domande... sono queste, eh?! Io di certo non vado a chiederti come sta la tua ragazza!». Distolse per un attimo lo sguardo, poi tornò a fissare Red, senza più quel rossore sul viso. «Scusa. Ho perso un attimo il controllo sulle mie emozioni, e mi sono lasciato andare... davvero perdonami. È solo che... come dire... si tratta di una questione delicata. Insomma, Manhattan mi piace, però...».

«Ti piace Manhattan... in quel senso?», domandò Red, sorpreso ma non più di tanto. «Davvero?».

«Io... sì, alla follia!», ammise Simon, il quale, durante la corsa, aveva smesso di usare le gambe e incominciato a fare uso della mossa Psichico su di sé per levitare, acquisendo una maggiore velocità. «Penserai che sono strano... ma a me non importa. Io... io... io amo Manhattan... ecco l'ho detto! Magari riuscissi a dirlo anche a lui...».

«...io non penso che tu sia così strano», confessò il Pikachu. «L'amore è una cosa tanto potente, quanto misteriosa; può sbocciare come una rosa in un giardino fiorito, dove tutti si aspettano di vedere fiori, o come una scabiosa, le cui radici si fanno strada fra le rocce con forza dirompente. Nessuno, ovviamente, si aspetta di vedere un fiore tanto grazioso crescere sopra ad una pietra... fatto sta che c'è. Capisci quel che voglio dirti vero?».

«...sì, capisco», fu la risposta di Simon, il quale si fermò a mezz'aria assieme al compagno, proprio di fronte ad un incazzatissimo Luxray. «Senti, rimandiamo a dopo i discorsi sull'amore, va bene? Abbiamo un nemico da affrontare!».

«'mph», sbuffò Red, attivando la sua Soul. «Easy-peasy. Sarà un gioco da ragazzi grazie al mio potere, Thunderstruck!».

«Il tuo potere ha un nome?», domandò meravigliato il caposquadra. «Wow... mi piace! Mi piace un sacco! Aggressivo come un'esplosione di fulmini!».

«Lo so, lo so», commentò il Pikachu, mollando un bel Tuonopugno cremisi sul muso dell'avversario, che finì K.O. all'istante. «Blue, invece, ha chiamato la sua Soul "High Voltage". Non brilla per originalità, non posso certo negarlo... ma credo sia comunque un nome azzeccato».

Si palesarono davanti a loro altri nemici; una Gourgeist, un Trevenant, un Banette e un Misdreavus.

«Senti, mi piacerebbe continuare la chiacchierata», mormorò Simon. Sul suo volto si delineò un sorrisino di sfida, mentre i suoi occhi rilucevano di un intensa luce azzurrognola. I quattro nemici gli saltarono addosso, visto il loro tipo in vantaggio contro il suo. «Ma, per ora, preferirei occuparmi di questi seccatori!». E, a quel punto, lanciò un potentissimo attacco Psichico; i quattro tipi Spettro furono avvolti da una luce bluastra e scagliati via ad almeno un centinaio di metri di distanza. «Ok, ora possiamo continuare la missione; c'è una Eevee che ha bisogno di noi!».

Proseguirono la corsa; ma il Bosco Puntoperso era più grande di quanto pensassero. Così, dopo due ore che correvano, combattevano e faticavano, non erano arrivati nemmeno a metà strada.

«...ah, fanculo!», imprecò Simon, infilando una zampa nella borsa, estraendone una Sfera che emetteva una luce azzurrissima. «Red, vieni qui! Non possiamo perdere tempo!».

Il Pikachu, chiedendosi cosa mai il suo caposquadra avesse intenzione di fare, si avvicinò quatto quatto. Fu solo allora che riconobbe lo strumento nella zampa dell'Espurr; una Lestosfera.

«Così», spiegò Simon, mentre teneva il globo vitreo sopra la testa, «noi completeremo prima la missione, e Manhattan raggiungerà un qualsiasi luogo sicuro più in fretta. La Lestosfera è davvero uno strumento fantastico; incrementa in maniere significativa di qualunque Pokémon l'utilizzatore ritenga un alleato, se questi è presente all'interno dello stesso dungeon... e noi siamo ancora nel Bosco Puntoperso».

A quel punto, l'esploratore scagliò con violenza contro il suolo lo strumento; questo si spaccò, infrangendosi in una miriade di schegge azzurre, le quali svanirono in un lampo di energia. All'improvviso, sia Red che Simon percepirono una forza spaventosa nei loro arti. Il Pikachu, che aveva sentito parlare di quello strumento, ma che non ne aveva mai sperimentato gli effetti in prima persona, provò a fare un passo... e scattò in avanti con una forza ed una velocità a dir poco spaventose! Si guardò indietro; con un solo passo, aveva già distanziato Simon di ben sette metri. L'Espurr, sorridente, imitò il compagno, e i due ripresero a correre, con una velocità tale, che il vento apparente generato dalla loro corsa appiattiva il pelo dei loro manti. Red sorrise; fare parte di una squadra come il team Bluemoon... era davvero, davvero divertente!


Manhattan correva. Correva con quanta più forza avesse nelle gambe, alla ricerca di un nascondiglio sicuro; Charlie, nelle condizioni, non era chiaramente in grado di combattere.

"Ma dove vado?", si domandò il Riolu, nel panico più totale. "Dove mi nascondo? Alla gilda non torno di sicuro; mi chiederebbero dove sono Simon e Red, e perché Charlie è ridotta così... troppe domande. E poi, non mi crederebbero mai! Un Pokémon-Artefatto, le Soul... perfino io faccio ancora fatica a crederci, eppure l'ho visto con i miei stessi occhi! Chissà come deve sentirsi Charlie; scoprire di essere nata... no, di essere stata creata per guidare un paese di cui lei non ricorda nulla dev'essere davvero un qualcosa di incredibilmente pesante per il suo cuore. Certo, c'è sempre l'ipotesi che lei non abbia sentito nulla, poiché Betty aveva usato la sua Soul su di lei prima di fornire le dovute spiegazioni". Fissò la compagna, tenendola delicatamente stretta per non farla cadere durante quella corsa frenetica. Pareva quasi che dormisse; sugli arti, c'erano delle giunture evidenti. Pareva quasi che le avessero ficcato dei chiodi nei gomiti e nei garretti. Manhattan si concentrò, cercando di percepire la sua aura. Tirò un sospiro di sollievo quando scoprì che c'era ancora; piccolissima, sferica, quasi invisibile, ma c'era. Il Riolu continuò a correre, pregando di non imbattersi in alcun nemico. Certo... non che i Pokémon fossero il pericolo principale del Bosco Puntoperso. Manhattan cercò di ripassare mentalmente uno dei tanti libri che aveva letto nella biblioteca della gilda; il titolo era Pericoli della Foresta di Smeraldo. Si trattava di un minuzioso elenco di tutti i rischi che un esploratore medio avrebbe corso in quel dungeon. Nella sezione dedicata al Bosco Puntoperso, si parlava di nemici silenziosi, quasi invisibili all'occhio, e tuttavia costituenti una minaccia seria e da non prendere sotto gamba; i funghi. Numerosi erano stati i decessi di esploratori inesperti e principianti che, spinti dalla fame, raccoglievano qualcheduno di quei simpatici miceti e se lo mangiavano senza pensarci due volte. Manhattan rabbrividì.

"Amanita Phalloides", ripeté mentalmente, continuando a correre. "Amanita Muscaria, Gyromitra Esculenta... e, per finire, Russula Emetica. E queste sono solo quattro delle oltre venti specie dalle quali bisogna guardarsi".

Rabbrividì; quel dungeon lo spaventava, nonostante lo facesse praticamente tutti i giorni da quando era entrato nella gilda Blue Ocean Floor. Preso da questi pensieri, non si accorse di un Pokémon che gli stava correndo incontro. L'impatto fra i due fu violentissimo, tanto che il Pokémon sconosciuto cadde all'indietro e Manhattan rischiò di farsi scivolare dalle zampe il preziosissimo carico; fortunatamente, riuscì ad afferrare Charlie per la coda prima che questa cadesse rovinosamente a terra. A quel punto, osservò il Pokémon che aveva di fronte, un Lucario cromatico, analizzando inoltre la sua aura... e rimase paralizzato. Era l'aura di uno dei quattro Pokémon che si era promesso di evitare. Come aveva potuto essere così tanto disattento?! Fece un passo indietro; gli servivano le braccia per lottare, ma stava reggendo Charlie ed aveva lasciato la borsa a Simon. Il Lucario si rialzò; si massaggiò la testa che aveva battuto cadendo all'indietro. Poi, i suoi occhi si posarono su Manhattan.

«...be', ehilà!», commentò il Pokémon Aura. «Guarda un po' chi abbiamo qui! Sei forse tu il Riolu di cui parlava quella Lopunny? Sì, devi esserlo per forza! Quindi...». Iniziò ad avvicinarsi con fare tranquillo, le zampe dietro la testa. «Una mia... collega, diciamo, ti ha visto mentre fuggivi con qualcosa di prezioso fra le zampe... e sai, la nostra organizzazione ultimamente è un po' a corto di grana». Si fermò soltanto quando gli fu a pochi centimetri di distanza; a quel punto, si accovacciò per poterlo guardare dritto nelle palle degli occhi. «Cedilo senza fare storie, è molto meglio per te».

Manhattan strinse i denti; non poteva combattere. Poi, però, ebbe un illuminazione; strinse forte Charlie al suo petto per nasconderla alla vista del suo avversario e si fiondò letteralmente contro quest'ultimo.

«MOSSA INUTILE, PICCOLETTO!», gridò il Lucario, nelle cui zampe si manifestò un'Ossoraffica. «PRENDI QUESTO!».

Il ragazzo si beccò un attacco di tipo Terra superefficace, e per di più alla massima potenza, che per poco non gli fracassò la testa. Tuttavia...

Sul volto del Riolu si delineò un sorrisetto malizioso, mentre una sottile aura arancione si propagava lungo l'osso d'aura tenuto dal Lucario. Poi, senza alcun preavviso, una ferita enorme si aprì sulla sua testa, facendolo cadere a terra. Il suo cranio pareva fosse stato leggermente deformato dall'impatto contro un qualcosa di invisibile, come conseguenza della mossa utilizzata da Manhattan.

«Contrattacco», mormorò egli, conscio che ormai il suo avversario non poteva probabilmente più sentirlo. «In una lotta, non è soltanto la forza bruta che conta!».

Poi, improvvisamente, avvertì una potenza inaudita scorrere nelle sue gambe. Sorrise fra sé e sé, intuendo cosa fosse successo, poi riprese a correre, stavolta con una velocità molto maggiore rispetto alla solita.

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C'era un innegabile odore di chiuso. Franz tossì, un po' per via della polvere e un po' perché sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa pur di levarsi quell'odore acre dal naso. Illuminata soltanto dalla fioca luce di vari candelabri posti sulle pareti, la biblioteca regale era così umida e buia, che il Pikachu pensò fosse un miracolo che tutti i libri lì presenti, fra tomi e volumi, fossero ancora perfettamente intatti. Poi si ricordò che quel posto era affidato alle affettuose e quasi troppo spesso ossessive cure di una bibliotecaria sua amica, Alena. Ciononostante, a Franz venne comunque un colpo quando se la ritrovò davanti, con quelle sue fiammelle azzurre, il volto vitreo biancastro e semitrasparente, e quegli occhi gialli che parevano guardargli dentro l'anima.

«Ciaooo!», lo salutò allegramente la Chandelure, svolazzandogli contro. «C'è qualcosa che posso fare per te?».

«Vorrei vedere qualcosa riguardo gli Artefatti Regnanti», spiegò Franz. «Puoi aiutarmi, Alena?».

«Mmh», mormorò, le sue fiammelle tremolarono un attimo d'incertezza. «Ho i volumi che cerchi, ma ti avviso che sono nella sezione Proibita. Sei assolutamente sicuro, di volerli leggere?».

«Sicurissimo», rispose risoluto il Pikachu, seguito dal Re che, a testa bassa, si limitò ad annuire anch'egli. «Credo che il Re si sia guastato», mentì poi, per non svelare la verità. «Quindi, ho bisogno di sapere come ripararlo».

«Ooh!», fu il meravigliato commento di Alena, che si fiondò subito davanti al Pokémon Artificiale. «WOW! Non avevo mai visto un Pokémon così... il tuo antenato dev'essersi dato veramente da fare, non credi anche tu?».

Dopo cinque minuti, era già seduto ad un tavolo con il volume sugli Artefatti Regnanti chiuso dinanzi a lui. Quando lo aprì, ne emerse una nuvoletta di polvere che lo fece starnutire. Indispettito, Franz sfogliò le pagine velocemente ma con delicatezza, sapendo bene che un minimo errore avrebbe potuto far strappare pagine tanto consunte dal passare degli anni. Poi, all'improvviso, trovò quello che cercava; l'immagine di una Purrloin, che occupava mezza pagina, gli indicava chiaramente che quello era il capitolo giusto. Leggendo avidamente, scoprì tutto quello che voleva sapere. Ben presto, giunse alla fine del capitolo. Sospirò; era esattamente come sospettava. Visto l'attaccamento del suo antenato con la Regina, questa era stata progettata e costruita in modo tale che farla cadere sotto il controllo di qualcuno fosse molto, molto più difficile che con il Re. Però... il Pikachu soggnignò; quanto aveva letto bastava e avanzava. Un modo c'era! Richiuse ddelicatamente il libro e lo porse ad Alena, che utilizzò Psichico per portarlo con sé al piano inferiore, luogo al quale quel volume apparteneva. Nel frattempo, Franz se n'era già andato fischiettando. Una volta avuta la Regina fra le zampe, gli sarebbero bastati solamente coerenza, dedizione, pazienza... e molti, moltissimi cacciaviti di svariate misure. Fortuna che lui ne aveva sempre un set completo a casa.

"E presto", si disse, "potrò dare inizio a questo spettacolo di marionette, dove io sarò il burattinaio. E finalmente... potrò dare una bella aggiustata a questo sistema fallimentare!".



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