Wizards Chess, Books and Pumpkin juice

Hermione arrivò trafelata dinnanzi alla serra numero tre. La professoressa Sprite aveva appena annunciato l'argomento di quella loro lezione, quando si vide piombare la Grifondoro, con i capelli ridotti ad un disastro e le guance rosse per l'afflusso di sangue dopo la fatica.

« Professoressa, mi perdoni. » si affannò a dire la ragazza.

« Non preoccuparti, avevo appena iniziato. » la scusò l'insegnante, che reggeva tra le mani un vaso con al suo interno una pianta di dittamo.

Hermione si affettò a raggiungere i suoi amici e a posizionarsi proprio fra Harry e Ron.

« Dov'eri finita? » le domandò a bassa voce il "re".

« Avevo dimenticato le pergamene in camera. » mentì lei, estraendo le suddette e poggiandole su un angolo pulito del tavolo, occupato da file di recipienti terrosi.

« Bene, possiamo iniziare? Manca solo la signorina Parkinson? » domandò la Sprite allungando il collo per vedere i Serpeverde più lontani. 

Tutti gli studenti si voltarono verso Draco, visto che era largamente risaputo che Pansy fosse divenuta la sua ombra, ma il ragazzo sentì solo uno sguardo in particolare: la Granger lo guardava come se avesse ammazzato qualcuno.

Aveva dipinta sul viso un'espressione indignata, un cipiglio di disapprovazione molto simile a quello che avrebbe assunto la Mcgranitt. In quel momento Draco ne fu sicuro: la mezzosangue gli stava con il fiato sul collo e aveva assistito a tutto.

Si guardarono negli occhi per due secondi, prima che lui stupisse tutti: sorrise. O sarebbe più opportuno asserire che ghignò.

Non aveva ancora fatto niente e già la mezzosangue si arrovellava per cercare un modo di incastrarlo in qualcosa. Doveva essere uscita di testa quando l'aveva visto schiantare la sua compagna di casa – perchè ora era più che certo che l'impicciona non si fosse persa uno spettacolino simile – e sapere di non poter intervenire in alcun modo per non farsi cogliere con le mani nel calderone. La sua nobiltà d'animo doveva aver iniziato a stridere e a punzecchiarla dolorosamente davanti a quella vista, e la sua mania di rispettare sempre e comunque le regole doveva esserle letteralmente caduta al suolo – pesantemente e senza che potesse in qualche modo salvarla, proprio come era successo con Pansy – quando doveva aver sentito blaterare a proposito di una festa.
Draco era compiaciuto: la Granger aveva già avuto da che combattere con due caratteristiche del suo essere, ed erano lì da nemmeno tre giorni.


« Perchè Malfoy ci sorride? »


Draco non si sarebbe sorpreso se fosse saltato fuori che la Grifondoro si fosse precipitata a iscriversi di nuovo a divinazione, nella speranza di riuscire finalmente a trovare l'occhio interiore e di prevedere tutte le sue mosse.


« Non lo so, ma non mi piace. »


Li stava ancora guardando, a tutti e tre. La Granger, spiazzata da quel riso spontaneo, cercava disperatamente di ascoltare l'insegnante, ma spesso si ritrovava a spostare l'attenzione dalla Sprite al Serpeverde. Sprite, Draco, Sprite, e poi ancora Draco.

La stava facendo uscire di testa, ne era sicuro.


« Ha schiantato la Parkinson. » confessò Hermione senza togliere gli occhi di dosso dal ragazzo.

« Cosa? » domandò incredulo Ron.

« E i Corvonero stanno organizzando una festa per sabato sera. » continuò più indignata di prima.


Stava cantando come un uccellino, Draco ci avrebbe scommesso tutti i suoi elfi domestici e l'arazzo di famiglia.


« Davvero? Forte! » rispose entusiasta Ron.

« Ron! » lo riprese la ragazza, « è contro il regolamento scolastico! »


E ora doveva aver menzionato la festa dei Corvonero e i Tassorosso, perchè la sua espressione era diventata talmente memorabile da essere degna di venir pensata durante un Patronus.

« Perchè quella lì è già così tanto incazzata? » domandò Theodore, attirato dal chiacchiericcio proveniente dalla zona dei Grifondoro.

« Mi ha seguito e mi ha visto schiantare Pansy. » ammise candidamente Draco.

Ed era proprio curioso di sapere come avesse fatto, una volta ritrovatasi sola con la Serpeverde svenuta, ad avvertire qualcuno della delicata situazione.


« Hermione, è solo una festicciola... » minimizzò Harry Potter, nel tentativo di calmare l'amica.

« Non ti ci mettere pure tu. » replicò collerica la caposcuola, puntandogli contro il dito con fare accusatorio.
Malfoy l'aveva scampata sebbene avesse fatto perdere i sensi ad un'alunna – un prefetto della sua stessa casa, per giunta – che per quanto si meritasse ogni genere di fattura, non andava comunque toccata per le regole della scuola; le due casate più tranquille di Hogwarts si erano ficcate in testa di seguire quella stupida tradizione di guardare in faccia l'espulsione; il suo ragazzo e il suo migliore amico non vedevano l'ora di parteciparvi e proprio non sapeva come fare a gestire tutto questo, più la mole di compiti destinata a crescere a dismisura.


« Accipicchia, è davvero furibonda. » commentò Blaise, osservando il trio cominciare a bisticciare come se fosse composto da bambini.

« Già. » gongolò Draco.

« Guardatela, per lo stress le è anche spuntato un tic. » fece notare Daphne.


Le narici di Hermione si dilatavano e si contraevano comicamente, in un modo così singolare che, se non si fossero trovati nel bel mezzo di una lite, i due ragazzi avrebbero preso ad osservarle con la stessa curiosità di quando ci si trova davanti ad un fatto inspiegabile.

« Sei un prefetto! Dovresti dare il buon esempio! » si rivolse al suo ragazzo. 

Il "re" la guardò come se fosse pazza.

« Cosa dovrei fare? Affiggere in sala comune una serie di nuovi divieti riguardanti la festa, così come fece la Umbridge due anni fa? » esclamò sollevando le spalle incredulo.

« Hermione, penso che tu stia esagerando. »


Malfoy non si era mai divertito così tanto durante una lezione di erbologia. La Sprite, immersa com'era nel raccontare come si sarebbero svolti i M.A.G.O. Nemmeno si accorse dei tre Grifondoro litiganti.

Se gli avessero domandato che cosa, di preciso, scatenasse la sua ilarità, non avrebbe avuto alcun dubbio: la detestata so-tutto-io aveva già iniziato a dare i primi segni di stress.

« Oh, Salazar, non credevo nemmeno fosse possibile corrugare così tanto la fronte. » commentò Theo, che come lui non si stava perdendo un solo istante di quel quadretto. «Quella ha bisogno di svagarsi, non so se mi spiego. » disse poi con malizia, squadrandola da capo a piedi. « Troppo, troppo nervosa. »

« Ti offri, Theo? » scherzò Blaise, facendo sollevare ulteriormente gli angoli delle labbra al biondo Serpeverde. 

Se qualcuno gli avesse fatto domande in proposito, avrebbe risposto orgogliosamente che fosse tutto merito suo se la Granger fosse finita in infermeria in preda al più memorabile degli esaurimenti nervosi, ma se proprio voleva essere sincero almeno con sé stesso, non se ne capacitava nemmeno lui come ci fosse riuscito in così poco tempo.

« Normalmente non si dice mai no ad una donzella bisognosa, ma penso di poter fare un eccezione alla regola. »


« Ronald, no! »

« Hermione, penso che tu stia correndo un po' troppo con la fantasia. » cercò di tranquillizzarla il bambino sopravvissuto (almeno fino ad allora).

« Non prendetemi in giro, so benissimo cosa circola in quelle...quelle... »


A pochi metri di distanza si stava avverando il peggior incubo di Hermione: la notizia della festa nella stanza delle necessità stava circolando veloce. Calì Patil lanciò l'idea a Lavanda Brown, che la sussurrò all'orecchio di Dean Thomas, che la propose a Seamus Finnigan, e così via.

« Ragazzi... » si avvicinò Seamus cercando di celare agli occhi dell'insegnante tutto il suo entusiasmo, e interrompendo brutalmente la discussione in atto tra i tre amici. « Ho sentito che ci sarà una festa stratosfer... » abbassò progressivamente il tono della propria voce di fronte allo sguardo truce di Hermione. « Tranquillissima. » si corresse ritrovando la propria serietà, « tranquillissima e rispettosa delle regole. Con scacchi magici, libri da leggere di fronte al camino, e succo di zucca privo di zuccheri aggiunti. » concluse fingendo di raccontare solo ed esclusivamente la verità.


« Quindi... » alzò la voce l'ignara professoressa Sprite. « ...chi di voi sa dirmi qualcosa sul dittamo? »

I suoi occhi cercarono immediatamente Hermione Granger, che non la deluse e si apprestò a sollevare il braccio con uno scatto fulmineo, sebbene fino ad un istante prima si stesse intrattenendo in chiacchiere inutili.

« Sì, signorina Granger? »

« Il dittamo è una Pianta che presenta una radice carnosa di colore bianco e fusti eretti, in alto muniti di numerosi peli semplici. Tutta la pianta contiene essenze volatili molto aromatiche, e se viene strofinata emana un forte odore simile al limone. I fiori sono molto grandi ed odorosi, e portano una corolla con cinque petali bianco-rosei, venati di porpora. » recitò la ragazza.

Daphne Greengrass ruotò gli occhi al cielo e almeno tre quarti dei Serpeverde sbuffarono seccati.

« Molto bene. Cinque punti a Grifondoro. E, dimmi, per caso sai anche per che cosa viene utilizzata la sua essenza? »

« Guarisce istantaneamente le bruciature e le cicatrizza più velocemente tagli e abrasioni. Solo tre gocce su una ferita aperta sono capaci di fermare l'emorragia. » continuò lei, come se avesse davanti agli occhi il libro aperto.

« Perfetto. Altri cinque punti per Grifondoro! » esclamò soddisfatta la Sprite.



Severus Piton ne aveva viste di ogni durante la sua carriera da insegnante: lupi mannari che, dopo anni di prese in giro alla sua persona, riuscivano a soffiargli la tanto bramata cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure; ragazzini finiti in infermeria dopo un pomeriggio passato al club dei duellanti che, per la cronaca, mieteva più vittime di Lord Voldemort; bolidi stregati e spettacoli pirotecnici in giro per i corridoi; ma mai, in tutti quegli anni, si era ritrovato dinnanzi una lettera del genere.
Il peggio era arrivato quando aveva deciso di abbandonare i Tassorosso e i Grifondoro del secondo anno, al quale stava accennando le istruzioni per preparare una pozione Stercea – anche detta pozione lassativa – per recarsi sul luogo indicato. Pansy Parkinson, sua alunna da sette anni, era effettivamente distesa al suolo e dormiva profondamente. Chi l'avesse schiantata o chi gli avesse fatto pervenire la missiva restava un mistero.

Estrasse la bacchetta, la puntò contro la ragazza e scandì ogni sillaba.

« Innerva. »

Pansy spalancò gli occhi scuri e si rizzò a sedere, come se qualcuno le avesse tirato uno schiaffo. Piton la guardò senza aggiungere una parola. La ragazza si alzò con estrema lentezza, si tolse la polvere dalla gonna della divisa e si massaggiò la testa nel punto in cui l'aveva picchiata cadendo.

« La ringrazio. » disse solamente. 

Piton approfittò del contatto visivo per usare la legilmanzia e scoprire il responsabile. Gli si corrugò la fronte per il fastidio quando ravanò tra i pensieri della ragazza e si ritrovò davanti a dei ricordi con Malfoy che sarebbe stato meglio non vedere; trovò anche informazioni su una festa imminente, ma la cosa non lo toccò affatto – sapevano tutti che quegli sconsiderati dell'ultimo anno facevano le ore piccole tutti i weekend, con una scusa o con un'altra, e finchè non ci sarebbe scappato il morto o fosse successo qualcosa di serio, nessuno sarebbe intervenuto; e poi eccolo lì, quello che cercava.
Storpiò le labbra sottili per il disappunto quando constatò che era sempre stato Malfoy a schiantarla, e quindi non rientrava nei suoi interessi fare qualcosa. Peccato, sperava di alleggerire di una ventina di punti i Grifondoro.

« Signorina Parkinson, sarà meglio che l'accompagni a lezione, per evitare che la professoressa Sprite penalizzi tutti i Serpeverde per questo inconveniente. » proferì lentamente, sillabando alla perfezione la frase.



A Draco venne voglia di urlare per la frustrazione vedendo arrivare la sua ex ragazza, accompagnata dal suo capo casa, che – come la mezzosangue poco prima – l'aveva subito guardato con disapprovazione. Si voltò istintivamente verso la Granger, mentre Pansy prendeva posto a pochi metri da lui.

Dunque aveva avuto il fegato di avvertire Piton, colui che non si faceva problemi a scandagliare la mente di tutti durante le lezioni di pozioni e che sicuramente era venuto a conoscenza di quanto avesse fatto per liberarsi di lei. Una vera fortuna, allora, che lui fosse il suo pupillo preferito.


Il Serpeverde e la Grifondoro si guardarono con gli occhi dardeggianti, prima che lei alzasse ancora il braccio per rispondere all'ultima domanda della Sprite, guadagnandosi altri cinque punti.  


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