Think
« Non mi hai avvertita »
Il biondo le dava, ancora una volta, le spalle. Hermione osservò la figura snella controluce, non potendo fare a meno di trovarla enigmatica e misteriosa.
Troppo misteriosa, ora che ci pensava.
Draco non si prese il disturbo di risponderle, continuando invece ad osservare il panorama fuori dalla finestra della camera della ragazza.
« Perchè non l'hai fatto? »
Il giovane, come sempre ben vestito e curato, si voltò a guardarla, sorridendole impercettibilmente. Ancora, tuttavia, non proferì parola.
« Malfoy? » lo chiamò Hermione con una punta di irritazione.
La caposcuola fece un passo in avanti.
« Vorresti darmi l'onore di ricevere risposta? »
Niente. Malfoy ancora non dava segno di volerla accontentare. A quel punto la Grifondoro si avvicinò con lunghe falcate fino a trovarsi al cospetto del ragazzo, che non si scompose minimamente.
« Malfoy! »
Tentò di colpirlo a un braccio, ma venne prontamente fermata dal biondo, quasi si fosse mossa con estrema lentezza.
« E' così facile farti arrabbiare » rise la serpe.
I due caposcuola si guardarono negli occhi per qualche secondo – rossa di rabbia una, sinceramente rallegrato l'altro – senza preoccuparsi di essere vicini, pericolosamente vicini.
Hermione, senza levarsi dalla faccia l'espressione contrariata, lasciò vagare lo sguardo dai capelli biondi in perfetto ordine, agli occhi grigi ridenti, alla forma del viso appuntito.
Solo allora la Grifondoro si rese conto della poca distanza tra loro, e si sottrasse alla stretta massaggiandosi il polso, dove ancora sentiva il calore delle dita di Draco.
« Non hai risposto alla mia domanda » gli fece notare.
Malfoy si passò una mano tra i capelli.
« Ti saresti data per malata, se solo ti avessi avvisata... non è quello che hai pensato quando hai letto il mio nome sul biglietto? »
Hermione boccheggiò in cerca di una risposta adatta, ma fu inutile.
« Eppure non è andata male » le fece notare il Draco in sogno.
No, non era affatto andata male, doveva ammetterlo. Lei e Malfoy erano ben lungi dall'essere amici per la pelle, questo era ovvio, ma era anche vero che si fosse divertita a battibeccare con lui.
« Perchè ho sempre la sensazione di aver parlato molto con te? » gli domandò.
Il Serpeverde si allontanò dalla finestra, e Hermione percepì un buon odore di colonia maschile. Si diresse verso il letto della ragazza, ci si sedette, e tornò a osservare la caposcuola.
« Perchè io e te abbiamo parlato molto »
« Intendo in carne e ossa, non nei sogni » replicò lei.
« Io sono reale »
Hermione ebbe la netta sensazione che il ragazzo stesse evitando di proposito di rispondere con precisione al suo quesito. Piuttosto insolito, si disse.
Ma magari era solo una sua impressione, meditò, una brutta sensazione causata da un volatile momento di paranoia. Hermione lo guardò fisso negli occhi.
« Cosa mi devo aspettare per domani sera? Insomma, hai scoperto di essere stato preso per i calderoni su un'improbabile malattia, e ancora non mi è spuntato un orecchio sulla nuca »
Draco rise.
« Non ho ancora la più pallida idea su come dovrei vendicarmi » le rivelò « e no, domani tornerai in camera tua sana e salva »
A quel punto Hermione fu certa dei suoi sospetti: Draco stava evitando di replicare a specifiche domande.
Nel frattempo, in una altro angolo della sala Grande, la situazione non era certo tanto differente.
Draco Malfoy, sudato fradicio, si rigirava nelle coperte come una trottola. Aveva svegliato Blaise, compagno più prossimo al suo sacco a pelo, che aveva poi dato una scrollata a Theodore Nott, e insieme stavano guardando il biondo dormire un sonno disturbato.
Draco Malfoy, quella notte, invece che essere come al solito legato al proprio letto nei sotterranei, scoprì di potersi muovere liberamente. Si massaggiò i polsi compiaciuto, mosse prima una gamba e infine l'altra.
Poteva camminare, grandioso.
Fece qualche passo incerto per la stanza, approfittandone per stirarsi la schiena con un gemito soddisfatto.
« Ti vedo felice »
Eccola. Si stava giusto chiedendo che fine avesse fatto.
Hermione sedeva su quello che, nella vita reale, era il materasso di Goyle.
« Come mai adesso posso muovermi? » le domandò continuando a sgranchirsi le gambe.
La ragazza si limitò a guardarlo e a sorridere enigmatica.
« Dopo notti passate immobilizzato nel mio stesso baldacchino, mi ero ormai arreso all'idea di doverci convivere per il resto della mia vita » ammise candidamente Malfoy.
La caposcuola si alzò e camminò con lentezza verso il biondo, che solo allora notò che, contrariamente a quanto accaduto fino a quella notte, il consueto top scollato, o la solita camiciola con gli ultimi bottoni fuori dalle asole, era stata sostituita da un più normale maglioncino rosso. La minigonna, però, c'era ancora.
Si sedette accanto al Serpeverde.
« Sei libero »
« Eh? Cosa? » domandò spiazzato Draco.
Gli occhi di lei – luminosi, ridenti e stranamente struccati – si fissarono nei suoi, trasmettendogli l'asfissiante sensazione di venir studiato a fondo. Non distolse lo sguardo, lasciandolo vagare sui ricci scuri, il viso ovale, un neo sulla guancia, il collo sottile...
« Hai capito bene » gli confermò lei « Lì è la porta »
Malfoy non credeva alle sue orecchie. Diede un'occhiata confusa al portone, e poi alla Grifondoro, in cerca dell'inganno – che gli sarebbe saltata al collo non appena si fosse azzardato a muovere un passo?
« Tranquillo, non ti farò nulla. Va', va' pure »
Draco non alzò un dito, di fatto rinunciando alla fuga.
Hermione sorrise.
« Bene, molto bene » si pronunciò allungando una mano verso il Serpeverde.
Esitò un attimo, quel tanto che bastasse per intuire che non sarebbe stata schiaffeggiata per questo, e la posò delicatamente su una tempia del biondo, accarezzando poi i capelli e sfiorando il cuoio capelluto con le unghie.
« Molto bene » concluse.
Il sogno si interruppe bruscamente, come se la Hermione-in-sogno avesse deciso di aver visto a sufficienza.
Sopra il suo volto, le espressioni crucciate di Theodore Nott e di Blaise Zabini lo osservavano con evidente assillo. Draco sobbalzò nel suo sacco a pelo, e tentò di indietreggiare per sfuggire.
« Draco, Draco! » lo chiamò per rassicurarlo Blaise.
Gli posò una mano sull'avambraccio per evitare che scappasse e che destasse almeno mezza scuola, ancora accampata in sala Grande.
« Santo Salazaar, che cera orrenda » commentò sottovoce Theo.
« Ti sei rotolato nel letto per almeno mezz'ora » gli fece notare Blaise.
« Fatevi gli affari vostri! » berciò Malfoy, che ora come ora sospettava di essersi svegliato a causa loro.
« Ascolta » cominciò ostinato Theo « a me non interessa quanto tu possa diventar matto ad avere a che fare sempre con le peggiori specie di donne, figuriamoci se fai brutti sogni... »
« Theo, ma che... »
« ...Mi intrometto solo perchè questo qua... » e qui puntò il dito contro Blaise con fare accusatorio « ...ha il sonno leggero e mi ha dato una scrollata »
Draco guardò prima Nott, e poi Zabini.
« Mi sono mosso così tanto? » domandò attonito.
Strano, tutte le fanciulle che avevano dormito con lui non si erano mai lamentate – e Pansy gli aveva schiacciato così tanti pisolini accanto che, se mai le avesse tirato un calcio, prima o poi sarebbe saltato fuori.
« Affermativo »
« Ed eri anche piuttosto agitato » valutò Theo « come se stessi facendo un incubo in cui c'era anche la Granger »
Tra gli eventi più chiacchierati nella casa Tassorosso, ma così come in tutte le altre, oltre alle dicerie su Malfoy e Hermione – alcune ancora non totalmente smentite, ci tenevano a precisare i più ostinati – c'era anche la condizione di Pansy Parkinson, ora falsamente compianta da ogni sorte di ruffiano presente a scuola.
Povera, in fondo non aveva mai fatto nulla di male, aveva detto ad alta voce Zacharias Smith; che avesse deciso di farlo proprio mentre la professoressa Sprite era alle sue spalle era una banale casualità.
I Serpeverde e i Grifondoro erano gli unici a palesare la loro vera opinione – per assoluto menefreghismo i primi, per pura audacia i secondi, che certo non immaginavano che ciò li avrebbe ulteriormente penalizzati duranti le ore di pozioni.
Sì, insomma, la Parkinson si sarebbe assentata per una settimana: il genere di eventi per cui si conserva un'ottima bottiglia di Ogden Stravecchio.
Anche se, tuttavia, Malfoy e Nott erano giunti all'amara conclusione che nessun loro parente stretto fosse riuscito ad evadere dalla prigione – principalmente perchè Potter era ancora vivo e vegeto – ergo, la storiella del mangiamorte evaso doveva essere una balla.
Anthony Goldstein era seduto al tavolo dei Corvonero, con in viso un'espressione piuttosto tesa. Davanti a lui, Padma Patil si reggeva la testa con le mani, e Terry Steeval le dava piccole pacche consolatorie su una scapola. La Gazzetta del Profeta era abbandonata davanti a loro.
« Dimmi che non è vero » lo pregò la caposcuola.
Anthony tacque, facendo disperare ulteriormente la ragazza e facendo emettere un singhiozzo preoccupato a Terry.
« Presto o tardi si scoprirà la verità » disse quest'ultimo.
« Lo so »
« E cosa faremo a quel punto, eh? Guarda, la notizia è già finita in prima pagina, e non ci vorrà molto prima che scoprano che nessuno sia scappato » esclamò Padma.
« Ma voi due, proprio la scusa del mangiamorte dovevate pescare? » gli domandò Terry.
« Io ho detto che qualcuno ci aveva attaccato, e per quanto se ne sapeva poteva tranquillamente trattarsi di Malfoy o di un altro Serpeverde. Non è colpa mia se Harry frequenta questa scuola, attira rogne, e tutti pensano sempre al peggio »
« Harry non doveva uscire fuori orario, me ne rendo conto solo ora...» disse la caposcuola, inconsolabile.
« Era quasi arrivato, ma poi per qualche motivo è scappato via » spiegò Anthony.
Rendendosi conto di non aver ricevuto spiegazioni in merito, aggrottò subito le sopracciglia.
« Cosa vorrebbe dire che è scappato? » chiese infatti spiegazioni Terry.
« Harry non è mai fuggito da nulla, nemmeno da Voi-sapete-chi » fece eco Padma, perplessa quanto loro.
« In effetti, ora che ci penso è piuttosto strano » concordò Goldstein « voglio dire, deve aver visto qualcosa di veramente sconvolgente »
Ad Hermione era già sembrato sufficientemente bizzarro che Harry, notoriamente sempre seduto accanto al suo migliore amico, Ron, decidesse di punto in bianco di cambiare posto, e aveva trovato ancora più singolare il fatto che scegliesse di prendere quello al suo fianco.
Ed era ancora più sospetto che il ragazzo, invece che finire a dormicchiare sul banco come ad ogni lezione di Storia della Magia, stesse perfettamente composto al suo fianco.
« Sei sicuro che vada tutto bene? » gli domandò Hermione, poggiandogli una mano sulla spalla.
Harry annuì. E come faceva ad abbordare l'argomento? Lui nemmeno doveva essere fuori dai dormitori, figuriamoci trovarsi in prossimità della biblioteca!
Un comportamento alquanto fastidioso, si ritrovò a pensare Hermione, quando costui la seguì fino al cospetto di Madame Pince. D'accordo, erano molto amici, ma quando mai lui le era stato alle costole così a lungo?
Erano tutti strani, ultimamente, o erano solo sue fantasie?
Poteva andare peggio, dovevano riconoscerlo. Almeno non erano ancora stati messi a scrostare il vaso da notte di quel vecchio di Silente, si disse Draco, e non erano ancora stati mandati nella foresta proibita.
Che poi, ora che ci rifletteva su bene a mente fredda, perchè mai spedire quattro undicenni e un mezzo gigante in un luogo che è per definizione proibito?
Hogwarts e le sue contraddizioni, Malfoy non le avrebbe mai comprese a fondo.
Così come non avrebbe mai capito la ragazza alle sue spalle.
Stavano parlando del parapiglia della sera prima, quasi fossero due vicini di casa pettegoli – il problema era che Draco nemmeno aveva idea di come ci fossero arrivati.
« Mi preoccupa il fatto che nessuno sia riuscito a trovare nulla » ammise Hermione.
« Che c'è, Granger, hai paura del mangiamorte? » la provocò lui.
La caposcuola, in risposta, tirò lo strofinaccio sulla spalla del biondo.
« Come osi? » domandò oltraggiato.
« Sai, non tutti possono vantare un cuore di pietra » commentò Hermione « esistono persone che si preoccupano per gli altri »
« Che piaga sociale »
« Malfoy! » lo riprese lei.
« Malfoy » le fece il verso lui, imitandola in un modo non molto lusinghiero.
« Io non parlo così! » ribattè la Grifondoro.
« Ma è come risuoni alle mie orecchie » replicò in tutta tranquillità lui, non interrompendo la lucidatura delle sfere di cristallo dell'aula di divinazione.
« Che dici, se guardo in una queste cianfrusaglie riuscirò a predirmi il futuro? » domandò Malfoy riducendo gli occhi a due fessure, come se ciò lo aiutasse a vederlo meglio.
« Fuffa » si pronunciò Hermione « la materia più inutile della scuola »
« Punti di vista, cara Granger » gli fece notare Malfoy, strofinando una macchia ostinata su una palla di vetro con forza « oh, per l'amor del cielo, ma che diavolo ci han fatto con questa?! »
La grifona allungò il collo per vedere meglio. Notò che si trattava di una macchiolina semplice, forse di una qualche diavoleria "made in Tiri vispi Weasley", e che pertanto sarebbe bastato banalmente grattarla via con le unghie.
« Da' qua » lo esortò.
Malfoy gliela porse senza protestare – se la ragazza proprio desiderava lavorare al posto suo, chi era lui per opporsi? – e Hermione si poggiò al tavolo al suo fianco con nonchalance. Lui osservò il suo profilo, identico a quello della bellissima ragazza in sogno, e, quando i suoi occhi si soffermarono sul suo maglioncino, sentì il cuore accelerare bruscamente: sbagliava, o era lo stesso che aveva quando erano ancora in convalescenza, e quello indossato dalla caposcuola-dietro-la-maschera? Sì, più lo guardava e più si convinceva che fosse proprio lui; speranzoso di vedere la solita gonna vertiginosa di tutte le notti, abbassò il capo verso la gambe di lei, ma niente da fare: rimaneva la Granger di clausura.
« Vedi? Per questa bastava raschiare un po' con qualcosa di appuntito »
Hermione si voltò con un sorriso per guardare il biondo, come si farebbe in una normalissima conversazione tra amici, e si imbambolò a guardare il suo viso; ma invece che rimanere fermo al suo posto e annuire in senso di comprensione, costui, dopo un istante in cui aveva indugiato ad osservare gli occhi scuri di lei – ridenti, luminosi e struccati – si allontanò di scatto.
« Grazie » disse solamente.
La Grifondoro, esterrefatta da quel ringraziamento così insolito, per un attimo ebbe la tentazione di chiedergli di ripetere – tanto per assicurarsi di non essere stata vittima di uno scherzo giocato dalle sue orecchie – ma preferì non rovinare il momento. Abbassò lo sguardo, fingendo che improvvisamente il pavimento di pietra fosse diventato incredibilmente degno di interesse.
« Figurati »
Osò lanciare un'occhiatina al ragazzo, curiosa di sapere cosa stesse facendo. Draco le dava le spalle, e Hermione non potè fare a meno di paragonarlo alla figura controluce che le era comparsa più e più volte in sogno: era lui, non c'era alcun dubbio. Le spalle larghe, la silouette atletica... era identica a quella che la perseguitava durante le notti.
« Puah! Che schifezza! » sputò Malfoy spostando una sedia, e trovandola ricoperta dalla stessa sostanza raggrumata.
Hermione si destò dai suoi pensieri, si alzò e si diresse verso il ragazzo.
« Deve essere passato qualcuno che, o ha fatto compere da Zonko, o prima dell'inizio della scuola ha fatto rifornimento da I Tiri vispi Weasley » considerò la caposcuola « quanto detesto queste idiozie »
Draco la guardò piegarsi per grattare via la chiazza bluastra, poi posò la sua attenzione sulla macchia in questione, e infine ancora sulla Granger.
***
Oooh, un capitolo di lunghezza contenuta! Da quanto non se ne vedeva uno, eh?
Come mai sono riuscita a partorirlo di appena 2500 parole? Beh, perchè ho già toccato dei punti importanti, anche se alcuni potrebbero tranquillamente sfuggirvi. Uno in particolare è ben nascosto, e nemmeno le lettrici di EFP (là sopra ci sono un paio di capitoli inediti che tengo per permettermi di aggiornare con frequenza precisa qua su Wattpad) sono ancora riuscite scovare il nesso! Sono fiera di me ^^
Come vi è sembrato questo capitolo? Vi è piaciuto?
Tenetevi pronte: i prossimi saranno decisamente più lunghi!
Al prossimo capitolo,
Lily :*
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