La silkie di Raasay Island

  ➤ Questa storia partecipa alla collaborazione Halloween AmbassadorsITA 2018  

Qualcosa di gelido le accarezzò la fronte.

No. Non qualcosa, si disse Mairi. Era solo il vento.

Respirò la notte umida e salmastra che avvolgeva lei e le altre due persone presenti nel cimitero deserto, e innalzò la voce in un canto a metà tra una supplica disperata e un comando imperioso mentre poggiava le mani intorpidite sulle rocce accatastate con cura della tomba.

Il cairn era stato eretto meno di una settimana prima. Era privo di iscrizioni o segni che potessero indicare chi ospitava al suo interno, ma le due donne che avevano chiesto a Mairi di contattare il defunto le avevano dato il suo nome. Ora lei lo invocava, intonando una litania malinconica che con la sua abilità sapeva rendere allo stesso tempo intima e teatrale.

Samhuinn era l'occasione perfetta per risvegliare gli spiriti dal loro sonno. Nel cosiddetto giorno che non esisteva, i confini tra realtà e sogno, tra corpo e anima, tra il nostro mondo e quello dei morti, si assottigliavano al punto da infrangersi al battito d'ali di una falena. Ma bisognava fare molta attenzione, perché alle volte erano i tannasg a tener desti i vivi coi loro sospiri dannati, errabondi e in cerca di redenzione, o vendetta.

Le labbra di Mairi si incresparono in un sorriso, che nascose prontamente gettando in avanti la massa fluttuante di ricci color corallo. Gli scozzesi erano persone molto superstiziose – forse addirittura più superstiziose che religiose – e questo significava per lei guadagni facili. Una preghiera qui, un canto improvvisato lì, la promessa di riferire un messaggio da parte di una persona cara scomparsa, tutto in cambio di un generoso compenso. Oramai aveva perfezionato l'arte della mediazione spiritica tanto quanto quella del raggiro. Il suo aspetto sinistro, poi, faceva capitolare anche il più scettico: era una vista ammaliante quella della ragazzina, appena tredicenne, che scuoteva i capelli selvaggi come fiamme e strabuzzava i grandi occhi blu incassati nel volto pallido mentre diventava rigida e lasciava parlare i morti attraverso la propria ingenua voce.

Come ogni volta, al termine del rituale Mairi ringraziò per la generosità del pagamento. E come ogni volta, la cliente la ringraziò a sua volta per i servigi ricevuti. Si trattava di una vedova il cui marito era stato portato via dalla febbre. Lei e la figlia maggiore desideravano solo accertarsi che l'uomo fosse in pace e che si fosse ricongiunto all'altra figlia, che lo aveva preceduto di qualche mese.

A differenza della sepoltura più tradizionale che affiancava, una piccola croce di pietra – i quattro bracci uguali intersecati da un cerchio – si ergeva nell'ombra gettata dal cairn alla luce della luna, chiara come gli spettri che popolavano quella notte. L'iscrizione su di essa recitava soltanto:

Robina Johnstone

1480-1486

Mairi strinse il sacchetto col denaro, e distolse lo sguardo. Meglio non sfidare ulteriormente gli spiriti; il fatto che nessuno di loro se la fosse mai presa per le menzogne che le uscivano dalla bocca non significava che non l'avrebbero mai fatto.

Mentre si allontanava dal cimitero pensava al giaciglio di paglia che l'attendeva al castello; niente di eccezionale, solo un pagliericcio in una stanza di pietra fredda e umida, ma comunque più di quanto molti altri potessero permettersi.

Raasay Island era uno sputo di terra, aspra come le acque da cui gli abitanti traevano la propria fonte di sostentamento principale, dal momento che la superficie irregolare dell'isola la rendeva inadatta alla coltivazione; c'erano solo orticelli di modeste dimensioni, per il resto pascoli a vista d'occhio. Purtroppo le malattie sorgevano come la marea e proliferavano rapidamente in un luogo tanto bello quanto inospitale come l'isola, diffondendosi tra la povera gente dei villaggi. Lei invece aveva la fortuna di lavorare a Brochel Castle a servizio del laird e del suo clan, godendo dei magri agi di una comune sguattera. Questo non le bastava più, però, ed ecco perché le servivano i soldi: per andare via da Raasay.

La luna galleggiava nell'oscurità, proprio sopra i calvi alberi del cimitero, trafiggendo le ombre tra i loro rami scheletrici, protesi come prolungamenti tangibili delle braccia degli spettri eterei padroni della notte. Era ancora presto per fare ritorno al castello, si disse Mairi. Nonostante l'atmosfera lugubre era una bella notte, il cielo limpido e il clima non troppo inclemente. Lasciò che il disco opalescente guidasse i suoi passi verso la costa, fino a una piccola spiaggia. Non si rese nemmeno conto del trascorrere del tempo mentre passeggiava su e giù, ascoltando il mormorio delle onde che si infrangevano sugli scogli, persa nel gioco di riflessi sulle acque placide.

All'improvviso si levò una nebbia fitta e immobile. Come se l'aria stessa fosse stata imbottigliata nel vetro, non v'era un alito di brezza. Mairi sarà pure stata una ciarlatana, ma i suoi sensi sapevano riconoscere gli indizi della presenza del fairy folk.

Prese una moneta dal piccolo sporran di cuoio alla sua cintura, in cui aveva riposto il denaro guadagnato con gli straordinari di quel giorno, e la lasciò su una roccia piatta lì per terra. Non si poteva mai sapere, meglio compiacere le fate. Si incamminò senza fretta verso il castello, quando una voce alle sue spalle la bloccò sui suoi passi.

«Che notte dolce e serena per chi dorme quaggiù, indisturbato dalle presenze indolenti di coloro che fanno visita alla propria tomba.»

Mairi sentì i peli rizzarsi sulle braccia e sul collo. Si voltò verso la voce di donna, chiedendosi se ciò che aveva appena udito non fosse un avvertimento per gli incauti che come lei osavano calcare le vie in quella notte. «Indolenti, forse, ma non sempre benigni» rispose piano.

La donna sorrise con un angolo della bocca. Era davvero bellissima. Una folta cascata di ricci scuri le ricadeva fino a metà dell'esile busto, avvolto in un lungo mantello nero, e i suoi occhi parevano fatti della notte stessa. «Ognuno di noi è una luna, ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno. Gli spiriti non fanno eccezione. Alcuni di loro, tuttavia, non temono di mostrarsi per ciò che sono realmente. Tu di certo saprai quali suppliche rivolgere loro» disse senza perdere quell'aria divertita.

Mairi deglutì, nervosa, ma sostenne il suo sguardo accondiscendente. «Volete per caso che parli con loro per conto vostro, mia signora?»

«Non è saggio insultare i morti, a nighean

Mairi batté le palpebre. «C-come?»

La bella sconosciuta continuava a sorridere dolcemente, ma vi era un inconfondibile ammonimento nei suoi profondi occhi neri. «Io conosco la verità bene quanto te, Mairi. Quello che fai è sbagliato, per molte ragioni. Pensa al tuo povero padre, che direbbe?»

La ragazzina si morse il labbro, mentre rimorso e tristezza si abbattevano su di lei come un'onda.

«Non è in questo modo che realizzerai il tuo sogno. Ci sono altre vie per la Francia» affermò la donna.

Mairi spalancò gli occhi. «Come sapete che desidero andare in Francia? Non l'ho mai confessato a nessuno!» esclamò stupefatta.

«So molto più di quanto tu creda, leannan. Ci arriverai un giorno, in Francia. Ma lascia riposare gli spiriti in pace.» La donna fece per voltarsi.

«Mi dispiace» la fermò Mairi, «non intendevo offendere nessuno. Pensavo di aiutare quelle persone a trovare conforto.»

Lo sguardo della sconosciuta si rabbuiò e lei disse: «Menti, Mairi. Lo hai fatto solo per il tuo tornaconto. Ora va, e prova a essere migliore di così.»

Poi, come se non fosse mai stata lì, svanì tra la nebbia.

Mairi tornò al castello, rimuginando ancora e ancora su quell'incontro bizzarro. Ma le mille domande che le vorticavano nella testa non facevano che aumentare. La donna misteriosa era forse uno spirito indispettito? Non ne aveva l'aria, però, e sembrava conoscerla molto bene.

E se invece... 

✺✺✺

Il mattino si illuminò finalmente, scacciando ogni traccia di presenze sinistre e degli incubi notturni. Quasi per tutti. A differenza degli altri abitanti di Raasay Island, l'incubo di Mairi continuava a perseguitarla anche da sveglia. Non che avesse chiuso occhio, in verità.

Recuperò il secchio dal pozzo, occupando le mani e la mente in altre attività, ma il ricordo di quella notte permaneva come un marchio a fuoco sulla pelle. Ripensò ancora alle parole della sconosciuta.

Il suo povero padre. Era morto anni prima, quando lei era ancora una bambina, lasciandola sola al mondo. La benevolenza del laird di Brochel Castel l'aveva salvata da un triste fato ed era stata accolta da una famiglia che si era presa cura di lei finché non era stata abbastanza grande da guadagnarsi da vivere. Certo, il laird aveva anche un debito nei confronti di suo padre, ucciso in combattimento per difendere il castello dall'attacco di un clan rivale.

«Mi dispiace se ti ho deluso, a Dhaidí» sussurrò Mairi con un filo di voce.

Le note squillanti di una conversazione accesa la distrassero da quei pensieri. Alcuni uomini stavano discutendo nel cortile, poco distanti dal pozzo. Tra loro c'era anche un ragazzo molto giovane che si agitava e mulinava le braccia mimando qualcosa che a Mairi continuava a sfuggire. Si trattava di Calum MacSween, il figlio del laird.

Aveva qualche anno più di lei, diciassette, ma non era molto alto per la sua età. Mairi lo conosceva poco, e le andava più che bene così! Era scontroso e antipatico come pochi. Non c'era da meravigliarsi che nessuno volesse mai dargli retta!

Stavolta però gli uomini lo ascoltavano rapiti, facendo domande su domande. Che stava succedendo?

Incuriosita, Mairi si avvicinò per ascoltare.

«Vi assicuro che l'ho vista coi miei occhi! Si è infilata la pelle grigia e lucida che aveva lasciato dietro uno scoglio e poi si è gettata in mare. Si tratta di una silkie vi dico!»

Un mormorio si sollevò dal gruppetto, come uno sciame d'api indispettite.

«Una silkie, dite. E all'alba che segue Samhuinn. Quello che avete in mente è pericoloso, a bhalaich. Vi consiglio di lasciar perdere» disse uno degli uomini scuotendo la testa. Gli altri annuirono e lo seguirono mentre si allontanava, ignorando le proteste del giovane.

«Siete sicuro che fosse una silkie, una donna-foca?» chiese allora Mairi facendosi avanti.

Il ragazzo la osservò con un sopracciglio scuro alzato, sorpreso di trovarsela davanti. «Esatto, la creatura delle leggende. L'ho vista io stesso trasformarsi in foca.»

Lei rimase a fissarlo pensierosa. Un sospetto cominciava a farle prudere le dita, un'idea che le si era in qualche modo insinuata sotto la pelle fin dalla notte precedente. «Ditemi» continuò, «che aspetto aveva?»

Il giovane alzò le spalle, spostando i capelli neri che le sfioravano appena, e disse: «Comune, direi. Manto scuro, baffi molto lunghi...»

«Non la foca» lo interruppe seccamente Mairi. «La donna! Prima che si trasformasse.»

«Aye, ma certo. Capelli scuri, ricci... Era molto bella» aggiunse, accendendosi di rosso sulle guance imberbi e pallide quasi quanto quelle di Mairi.

Allora era davvero la stessa donna che aveva visto lei! Ma era possibile che si trattasse di... «Perché i vostri uomini pensano che dovreste lasciar perdere? Che avete intenzione di fare?»

Calum considerò per un momento l'utilità di quella conversazione, glielo si leggeva chiaramente negli occhi verdi come le colline di Raasay in primavera mentre soppesava la ragazzina di fronte a lui. Alla fine sospirò con riluttanza: «Voglio rubare la pelle della silkie

Mairi scoppiò in una fragorosa risata che attirò gli sguardi dei passanti e un'occhiata furente da parte di Calum.

«Smettila, cailín! Non ridere di me!»

«Non posso, perdonatemi» ridacchiò lei con le lacrime agli occhi. «Siete davvero uno sciocco se pensate davvero di riuscire a rubare la pelle di quella creatura.»

«Dimostrerò a tutti il contrario, invece! Se nessuno vuole aiutarmi meglio ancora, me ne prenderò tutto il merito!» dichiarò il giovane, e la lasciò lì a boccheggiare divertita.

Mairi cercò di riprendere a respirare.

E se...

«Aspettate!» urlò. Dopotutto, valeva la pena fare un tentativo. Che la donna fosse davvero chi lei sospettava potesse essere o che si rivelasse effettivamente una silkie, sarebbe comunque stato importante trovarla.

Calum si voltò a guardarla mentre correva nel cortile, sollevando schizzi dalle pozzanghere che calpestava e infangandosi l'orlo della gonna.

«Vi aiuterò io!» esclamò senza fiato Mairi.

«Tu? Non mi hai appena dato dello sciocco?» rispose il ragazzo incrociando le braccia ossute sul petto.

«Ho detto che sareste sciocco a credere di poter sottrarre la pelle alla silkie, ma non che sia impossibile trovarla. A me basta incontrarla.»

«Non so... Potresti tornarmi utile, dopotutto. Non sei forse una ban-druidh

«Non esattamente, ma credo di potervi aiutare comunque.»

«Aye» disse Calum. «Ecco il mio piano, allora.»

✺✺✺

Quella stessa notte, al sorgere della luna, i due ragazzi lasciarono il castello. Esso era arroccato su un'antica zolla vulcanica situata a nord-est dell'isola e la dominava come una sentinella ritta e sempre allerta. Una fortezza inespugnabile, ma con molti passaggi nascosti che conducevano all'esterno. Fu proprio attraverso uno di questi che Calum condusse Mairi fuori dalle mura, e poi giù lungo l'unica via che solcava il ripido crinale fino al litorale.

Era cosa risaputa che nelle notti di luna piena come quella le silkie adorassero disfarsi delle loro pelli animali e danzare nude in riva al mare; così, secondo Calum, la cosa più ovvia da fare era appostarsi in un punto appartato dietro agli scogli e attendere che la creatura si palesasse.

Rimasero lì per ore e ore, rannicchiati sulla sabbia bagnata, con la brezza gelida che si insinuava nelle ossa prendendosi gioco dei loro pesanti mantelli. Purtroppo, però, di ella non v'era traccia.

La seconda notte sperarono di aver maggior successo.

Secondo le leggende, se un umano lasciava cadere in mare sette lacrime all'alzarsi della marea i silkie accorrevano per rispondere al richiamo amoroso e accoppiarsi, per poi svanire nuovamente tra le onde la mattina successiva.

Calum si fece accompagnare allora da uno stalliere e gli ordinò di entrare in acqua e versare sette lacrime per la donna-foca, mentre lui e Mairi occupavano il loro posto al riparo delle rocce. Quando fu evidente che anche questo tentativo era fallito miseramente e che la silkie non sarebbe venuta, Mairi si prese gioco del ragazzo. «Ve l'avevo detto! Il richiamo delle sette lacrime funziona solo tra una donna umana e un silkie maschio, non viceversa!»

Calum colpì dei sassi con un calcio, indispettito, e le abbaiò: «Fa tu qualcosa, allora! Tira fuori un draícht o qualcos'altro!»

«Non sono una fattucchiera, non posso inventarmi una formula magica per evocare la creatura!» sbuffò Mairi. «Ma si può sapere poi perché è così importante per voi trovarla?»

Il ragazzo sembrò avvizzirsi all'improvviso, come un fiore nella calura estiva. Si accasciò sulla sabbia bagnata e poggiò la testa sulle ginocchia. «Tu non puoi capire.»

«Aye, una stupida serva di certo non può comprendere i gravi crucci di un futuro laird» osservò la ragazza stizzita, con un tono più acido del latte di capra andato a male da settimane.

«Ma è questo il punto!» esclamò allora Calum. «Non diventerò mai laird come mio padre. Gli uomini mi considerano soltanto un moccioso che non sa difendersi, figuriamoci provvedere ai bisogni dell'intero clan! Non mi sosterrebbero nemmeno se li ricoprissi d'oro... Forse preferirebbero persino cedere parte delle loro terre e allearsi con i MacLeod» concluse con amarezza.

«Non credo che vostro padre lo permetterebbe» cercò di consolarlo Mairi, sedendosi accanto a lui e stringendosi nel mantello. Ormai lo stalliere li aveva abbandonati per raggiungere il proprio giaciglio, al caldo con gli animali.

«È proprio il suo giudizio che temo di più» rispose il ragazzo. «Vorrei solo potergli dimostrare che si sbaglia, che sono un uomo. Ma non mi lascia combattere perché mi crede un inetto.»

Magari non ha tutti i torti, pensò Mairi con malizia. Invece chiese: «E portargli la pelle della silkie gioverebbe a mutare la sua opinione?»

«Forse... Ma non è soltanto per questo che la voglio. Ormai da diversi anni mio padre è senza una compagna e soffre la solitudine. Se ottenessi il suo manto incantato, la silkie sarebbe relegata alla sua forma umana e costretta a obbedirmi; in tal modo potrei risollevare l'animo di mio padre donandogli una sposa giovane e bella e provare allo stesso tempo di essere capace di grandi imprese. Voglio che il laird mi prenda sul serio, e voglio essere pronto ora che i clan rivali si stanno facendo sempre più bellicosi.»

Mairi annuì pensierosa. Poteva capire meglio di quanto il giovane ritenesse possibile. Non cercava forse anche lei di dimostrare qualcosa ai propri genitori? A sua madre? Lei era andata via dalla Francia ancora ragazzina per cercare un'avventura, e aveva trovato l'amore. Mairi non voleva essere da meno e non avrebbe fatto la sguattera nelle cucine del castello per il resto della sua vita. Sarebbe andata nella terra che aveva dato i natali a sua madre. Forse avrebbe trovato il resto della sua famiglia lì.

«E tu perché hai accettato di aiutarmi?» chiese Calum, riscuotendola dai suoi pensieri. «Perché ci tieni a trovare la silkie

Era un'idea folle. Poteva davvero dirlo ad alta voce? «Ecco... ho visto anch'io quella donna. Le ho parlato. Sapeva delle cose di me che non avrebbe potuto sapere e ho cominciato a pensare che...»

«Cosa?» la incalzò il ragazzo.

Mairi prese un profondo respiro. «Che potesse essere mia madre.»

«Tua madre? Credevo fosse morta...»

«Lo credevo anch'io. Ho pochi ricordi di lei, perché se n'è andata quando ero molto piccola, ma so bene cosa dice di lei la gente del villaggio. La chiamano dame blanche, o ban-druidh. Una strega, insomma. È per questo che mi chiedono di intercedere con gli spiriti per conto loro, perché credono che abbia ereditato delle doti speciali. So che è impossibile che si tratti davvero di lei, ma voglio esserne certa.»

«E se fosse davvero lei?»

«È impossibile, ve lo ripeto. E se invece fosse una vera silkie? Non temete di procurare un gran dolore a vostro padre? Dopotutto, il richiamo del mare è insoverchiabile per quelle creature. Prima o poi tornano sempre a esso, lasciando il proprio compagno triste e solo. Non sarebbe meglio una donna vera?»

«Forse, chissà» sospirò Calum.

Mairi si alzò in piedi di scatto, dicendo: «Un ultimo tentativo. Che dite?»

Il ragazzo sorrise timidamente e annuì.

Al di sopra delle onde, tu mi stai chiamando

Ombra di sogno, antico mistero

Mairi iniziò a cantare, dirigendo i propri passi là dove si infrangeva la candida spuma. Si fermò sulla riva, con l'acqua che sfiorava la punta dei suoi stivali consunti ma ancora in buono stato. La sua voce cresceva e diminuiva al ritmo delle onde, trasportata lontano nella notte dal vento.

Verrò da te mentre la luna risplende luminosa

Ma me ne andrò libera all'irrompere del sole

Le ultime parole della ballata si dispersero nell'aria tersa che sapeva di sale. Mairi accennò un inchino al vasto mare e tornò a sedersi accanto al giovane dietro gli scogli. E così rimasero, a fissare l'orizzonte indistinto finché non persero la battaglia contro il sonno.

✺✺✺

Le prime luci dell'alba fecero breccia tra le nuvole grigie che si erano ammassate durante le ultime ore della notte. L'arrivo della pioggia era imminente, ma non sarebbe stata una di quelle acquerugiole tipiche del clima scozzese, che terminavano in fretta come erano cominciate; stavolta si trattava di un bel temporale coi fiocchi. Meglio non farsi cogliere impreparati fuori dalle mura di Brochel Castle.

Mairi, ridestatasi infreddolita e dolorante come mai in vita sua, conficcò con non poca soddisfazione una gomitata nel fianco del giovane Calum, che ancora sonnecchiava accanto a lei. Quello sbraitò degli insulti che una come lei non si sarebbe mai sognata di ripetere e constatò deluso che la caccia alla silkie era durata abbastanza.

«Torniamo indietro. Ci sarà sicuramente una bella scodella di porridge e del black pudding ad attenderci!» esclamò rincuorato all'idea di un'abbondante colazione.

Mentre il ragazzo si allontanava, Mairi si voltò un'ultima volta verso il mare. Il brontolio del tuono copriva il rumore delle onde che si trascinavano pigre su e giù per la battigia. Tra i piccoli sassi vicino alla riva, uno scintillio attirò lo sguardo della ragazza. Come una falena allettata dalla luce d'una candela, Mairi si mosse verso quell'insolito bagliore e la vide.

Una collana. D'oro.

Sbatté le palpebre, incredula. Ma no, era proprio reale. Si guardò intorno, perlustrando con gli occhi la costa su ambo i lati per miglia e miglia. Poi si chinò a raccogliere l'oggetto luccicante; era pesante, doveva valere parecchio. Di sicuro valeva il costo di un viaggio di sola andata per la Francia.

Forse qualcuno l'aveva perso. Forse no.

Un sorriso si disegnò lentamente sul volto pallido di Mairi mentre si apprestava a far ritorno al castello, canticchiando: «Ma me ne andrò libera all'irrompere del sole.»


fine




Legenda dei termini in gaelico:

a bhalaich ragazzo

a Dhaidí papà

a nighean ragazza

aye

ban-druidh strega

cailín bambina

cairn tomba di forma conica fatta di pietre accatastate

draícht incantesimo

laird capo clan

leannan tesoro

silkie creatura mitologica scozzese, metà foca e metà umana

sporran borsello

tannasg spiriti



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