Il Trattato di San Lorenzo - CONTEST (500 parole)


Il profumo del sangue è più inebriante di qualsiasi droga sintetica spacciata da quei miserabili mortales che si avventurano nel ventre stigio del Nox Aeterna.

Raccolgo con la lingua una goccia calda e densa all'angolo della bocca. Detesto gli sprechi.

Il mio turno al bar riprende tra dieci minuti, giusto il tempo di una sigaretta. È la mia unica debolezza umana, e mi piace indulgervi solo per ricordare l'aroma acre del fumo che quel lontano dì avvolse la mia casa natale, divenuta cenere sotto i miei occhi di orfana.

Accadeva in un'epoca remota. La migliore e la peggiore. Età della bellezza e della crudeltà, del genio e della follia. L'arte era un inno di speranza, e la vita un lamento disperato.

La morte mi donò tutto.

Ora posso camminare per questo vicolo buio, sola, senza paura, senza inibizioni, padrona della notte. Non come allora.

Il cadavere rimane lì per terra, all'estremità opposta del vicolo rispetto alla sua testa.

Il freddo e il caldo sono solo sensazioni fugaci per il mio corpo senza vita, ma percepisco il contrasto tra il gelido vicolo dietro lo stadio e l'aria intrisa di sudore e ormoni all'interno della discoteca. Lascio pulsare la mia sete insaziabile al ritmo di quei cuori giovani e forti, mentre con passo misurato raggiungo la mia postazione al bar.

Ed eccolo lì ad attendermi, i suoi occhi neri e senza fondo nei miei.

«Il tuo sorriso non è mutato affatto in questi secoli. Enigmatico, come il giorno in cui lo dipinsi, mia bella Lisa.»

Mi rendo conto che gli sto davvero sorridendo.

«Leonardo Da Vinci.» Estraggo il mio rasoio antico, l'unica arma che indosso, e punto la lama d'argento appartenuta a mio padre al collo dello stregone. «Sai bene che il Pactum proibisce a te e alla tua gente di varcare i confini del centro storico. Mi meraviglia che tu sia giunto fin qui senza che qualche strix ti tagliasse la gola.»

Lui ride. «I vampiri hanno troppa paura per sfidarmi! E poi, il Trattato di San Lorenzo non prevede casi come il mio.»

Vero. Il Pactum relega noi creature della notte a Campo di Marte e i licantropi dall'altro lato dell'Arno, nell'Isolotto, mentre le streghe si crogiolano nel centro storico di Firenze.

Ma lui è diverso dalle altre creature soprannaturali.

È un paradosso – un abominio.

In lui convivono la Mors e la Mater, la morte e la vita.

Con la scienza ha imbrigliato l'immortalità e la giovinezza, pur sconoscendo la dannazione. Si nutre di sangue umano, ma mantiene il legame con Madre natura e i suoi doni magici.

«Filia tenebrae, ho bisogno del tuo aiuto» annuncia. «L'oscurità sta per reclamare nuovamente Firenze. Non possiamo lasciare che il sacrificio di Giuliano de' Medici e gli sforzi di Lorenzo per salvaguardare la pace siano vani. Dobbiamo trovare il tuo dominus e fermarlo. Francesco de' Pazzi è una minaccia per tutti noi.»

«Ci saranno delle conseguenze se ti aiuto» ringhio.

«Ce ne saranno anche se non lo fai.»

«Che tu sia maledetto, da Vinci!»




➤ Questo racconto breve fa parte dei vincitori del concorso Mettiti in gioco anche tu! #2 organizzato da AmbassadorsITA

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