Capitolo 22: Parole al Vento

La scalata si stava rendendo difficile. Non tanto per i pochi Pokémon selvatici sufficentemente incoscienti da attaccare il gruppo, quanto per le condizioni ambientali via via più dure.

Il Sole picchiava impietoso sulla pelle non rinfrescata dal vento dei giovani e non Pokémon, inoltre i sentieri stavano sparendo, lasciando invece spazio a strade improvvisate che non potevano essere sempre sicure.

Ma a Ray non importava.

Fianco a fianco con la sorella, la quale non si sentiva ancora di volare a simili altezze e in condizioni tanto disperate, continuava imperterrito la sua scalata senza alcun timore.

Non riusciva a smettere di fissare Hope. Era magnifica. Era la cosa più pazzesca che avesse mai visto in vita sua. I suoi nuovi poteri poi erano qualcosa a lui inimmaginabile, eppure erano reali.

Aveva passato gran parte del tempo ad immaginarsi nelle vesti di un Purificatore, creandosi ogni volta poteri sempre più forti e nuove Eeveeluzioni come quella della sorella fuori da ogni logica. Contava i secondi in attesa di scoprire quali segreti celasse il suo sangue da Purificatore, sempre che effettivamente suo padre gliel'avesse trasmesso.

Senza contare il fatto che chissà quante centinaia di ragazze gli avrebbero fatto il filo...

Strani pensieri a parte, Ray desiderava davvero con il cuore di essere un Purificatore. Non per le ragazze - non del tutto, almeno -, bensì per il suo innato bisogno di lottare e fare del bene. Se c'era una cosa che la sua famiglia gli aveva insegnato alla perfezione, quello era il concetto di giustizia e bontà, e l'Eevee non aveva la minima intenzione di tradirlo.

Il suo unico problema era quel suo bel caratterino presuntuoso, altezzoso, a tratti perfino arrogante che tanto lo distingueva, rendendolo sì una rispettata promessa nel mondo dell'esplorazione grazie al suo straordinario talento, ma al contempo anche un fastidioso Pokémon da cui stare alla larga.

Nessuno aveva mai capito se Ray si rendesse effettivamente conto di essere disprezzato a causa dei suoi atteggiamenti, visto che il giovane esploratore sembrava non curarsi minimamente dei pareri altrui. Poteva quindi essere che, per qualche ragione, non gliene importasse nulla, oppure che, semplicemente, era troppo ingenuo per accorgersene. Mistero.

Ad ogni modo, Ray giurò a sé stesso che quando avrebbe scoperto i suoi poteri, si sarebbe allenato duramente per poterli usare soltanto a fin di bene.

E magari per fare un po' di scena davanti a qualche bella ragazza.

Giusto ogni tanto, ovviamente.

Ovviamente.

<<Dalla ricognizione aerea, nulla di anomalo fino al Bivacco 5!>> irruppe Kate, sfrecciando in volo sopra al gruppo. <<Potete proseguire tranquilli! Fate solo attenzione a dove mettete le zampe!>>

<<Grazie, Kate!>> fece Sparx, in risposta.

Ray scodinzolò, guardando con una dolce invidia la zia volare nel cielo azzurro.

<<Ehi, sorellona!>> chiamò, rivolgendosi ad Hope, la quale, forte del suo tipo Erba, sfoggiava un paio di stupendi occhi verde foglia da fare concorrenza a sua madre. <<Dici che quando mi evolverò anch'io avrò le ali come zia Kate?>>

La Purificatrice, ridacchiò. <<Chissà. A quanto pare noi Eevee Purificatori siamo imprevedibili>>

<<Che forte! Potrei evolvermi in qualunque cosa!>> esclamò lui. <<Senti qua! Pensavo che sarebbe fighissimo se mi evolvessi tipo in un coso chiamato Rayeon ENORME dalla coda fiammeggiante... no però sarei troppo come Charizard. Che poi ti dirò un segreto: esistono draghi e non mooooolto più fighi dei Charizard! Anzi! Teoricamente i Charizard nemmeno sono draghi!
Dunque allora pensa se mi evolvessi in un coso sempre di nome Rayeon e sempre ENORME, ma alato con ENORMI ali... devo ancora decidere di che colore! Magari rosse! Oh sì! Rosse fiammeggianti!
Oppure uh uh! In un coso ancora chiamato Rayeon e ancora più ENORME, ma che sta in piedi su due gambe e che->>

Il discorso dell'Eevee venne interrotto da una fragorosa risata da parte della sorella. Aveva sentito talmente tante assurdità in quei cinque secondi che tanto le bastavano per tutta la settimana.

<<AHAHAHAH! Scusami, fratellino, ma è troppo... divertente! AHAHAHAH!>>

<<Non c'è niente da ridere!>> protestò lui, con fare arrabbiato.

<<Oh nononono! Hai ragione! Non... mmmph... c'è... assolutamente... pfft... niente da...>> si interruppe, sentendo dentro di sé una forza ben più potente di quella che i suoi nuovi poteri le davano e che non poteva veramente trattenere in nessun modo. <<AHAHAHAHAHAHAHAHAH!>>

<<Ma Céline?>>

La domanda, arrivata così improvvisa e con un tono quasi glaciale, ammutolì immediatamente l'Evryeon. Non le era chiaro se Ray le avesse fatto quella domanda per cambiare argomento o se perché di punto in bianco gli fosse effettivamente venuto il dubbio sulle condizioni della gemella.

Se ben lo conosceva, Ray aveva posto quella domanda con lo scopo di prendere due Pidgey con una Gommacielo, quindi entrambe le supposizioni erano valide.

<<Ma Céline... cosa?>> fece Hope, cercando di chiarire la situazione.

<<Céline! Sa che sei qui?>> insistette Ray.

<<Credo di sì... Sophia dovrebbe averglielo detto, ormai...>>

<<Cél NON sapeva che saresti venuta qui!?>> continuò l'Eevee, alzando la voce.

<<Non era previsto che venissi q->>

<<L'hai lasciata SOLA!?>> la interruppe lui, con furore.

Nel suo sguardo c'era un carico di preoccupazione che Hope non gli vedeva addosso dai tempi della temporanea vittoria di Darkrai, quando temevano che i loro genitori fossero stati uccisi.

<<Ho dovuto farlo, Ray! Era troppo importante!>>

<<Potevi aspettare la fine della spedizione! Tanto non c'è nulla che possiamo fare ora! E poi gli altri non ti hanno nemmeno creduto!>>

<<Come avrei potuto spiegare la mia nuova forma e che sono una Purificatrice da sola? Potevo perfino non venire riconosciuta!>>

<<C'ERA SOPHIA CON TE!>>

<<ADESSO SILENZIO!>> tuonò Sparx dalla testa del gruppo, zittendo e immobilizzando chiunque soltanto con la voce.

Non si poteva di certo dire che non fosse un Capitano incapace di essere autoritario. Nonostante il carattere mite, non si faceva scrupoli ad indurirsi nei confronti dei suoi apprendisti se necessario, senza alcuna distinzione. Tuttavia, lo scatto d'ira di Sparx era dovuto anche ad un certo nervosismo causato dalla difficile missione della quale, ancora, non avevano idea di come venirne a capo, e dalla responsabilità che lui, come Capitano, si sentiva addosso in una situazione tanto delicata. C'era anche da tenere conto del racconto di Hope. Non sapeva se crederci, ma il dubbio c'era comunque...

<<Voi due! Non so cosa stia succedendo e ora, a meno che non sia una gravissima emergenza, non voglio neanche saperlo!>> li rimproverò. <<Qualunque cosa sia, ne discuteremo quando saremo fermi. Dobbiamo trovare due Pokémon scomparsi oltre che risolvere il mistero del vento! Risparmiate il fiato per la scalata e non azzardatevi a litigare ancora! Che questo valga per tutti i presenti! Sono stato chiaro?>>

Hope annuì, così come tutto il resto del gruppo a parte Ray. <<S... sì, papà...>> mormorò, mogia.

<<Bene>> disse il Luxray, per poi sospirare. <<In marcia. Tra poco faremo una pausa al Bivacco 5. Tenete duro>>

Ray gettò un occhiata furiosa quanto delusa alla sorella maggiore. Lui conosceva Céline meglio di chiunque altro. Sapeva tutto quello di cui la piccola Shinx aveva bisogno e faceva sempre il possibile affinché lei lo potesse avere. Sapeva quindi anche che la sorellina non poteva restare sola.

L'Evryeon si sentì colpevole. Dopotutto Ray non aveva torto: avrebbe potuto aspettare la fine della spedizione per informare tutti, visto che tanto non avrebbero potuto fare nulla in quei giorni. A quel modo era come aver veramente tradito Céline.

<<Devi tornare a Borgo Tesoro>> sussurrò l'Eevee, cercando di trattenere il più possibile le lacrime di tristezza e preoccupazione che gli battevano incessantemente dietro gli occhi. <<Fallo, per favore. Altrimenti lei... Cél... sarà triste... e... e...>>

<<Non posso, Ray... ho promesso a nostro padre che avrei aiutato nella spedizione...>> rispose lei.

Il giovane esploratore scosse la testa, deluso e arrabbiato, distogliendo dunque lo sguardo da Hope e puntandolo al terreno davanti a lui.

<<Ma avevi anche giurato che ti saresti presa cura di Cél...>> sibilò tra i denti, prima di accelerare il passo e distaccare la sorella.

Si affiancò ad Ethan, lasciando Hope in disparte. Quest'ultima non poté fare altro che tirare un malinconico sospiro. Odiava litigare con suo fratello, ma se non altro sapeva anche che Ray era fatto così.

Per quanto non lo lasciasse intendere, non era un tipo rancoroso. La rabbia gli sarebbe passata presto.

Hope, tuttavia, non si aspettava un simile attaccamento alla gemella. Certo, non era un segreto che i suoi due fratellini fossero molto legati tra di loro, ma che Ray arrivasse quasi a scoppiare in lacrime davanti a tutti per una questione come quella era qualcosa del tutto nuovo dal punto di vista dell'Evryeon.

Forse il fratellino aveva un cuore più dolce e premuroso di quanto chiunque credesse.

⟩⟩ ⟩⟩ ⟩⟩

Per quanto giustificate e azzeccate, le preoccupazioni di Ray per fortuna non si erano del tutto avverate: Céline, infatti, stava quasi per arrivare nella casa in mezzo alla Foresta Orientale che apparteneva ai suoi nonni, ovvero i genitori di Yeaf, scortata da Sophia.

La Shinx, tuttavia, non riusciva a comprendere appieno il rapporto che c'era tra lei e la Delcatty. Quest'ultima era la sua insegnante, mentre lei era solo un'allieva. Non c'era mai stato nulla di più.

Allora come mai quell'improvviso cambio repentino e la strana richiesta di farsi chiamare per nome? Non che fosse una cosa brutta, ma per Cél era fuori dai suoi ordinari schemi.

<<Prof- ehm... Sophia>> la chiamò, decisa a risolvere la questione una volta per tutte.

<<Sì?>>

<<Perché?>> fu la secca domanda che venne data come risposta.

<<Cosa perché?>>

La conversazione stava prendendo una strana piega, quindi Céline si fece più chiara.

<<Intendo dire... perché si preoccupa tanto per me? Perché io posso chiamarla per nome senza problemi? Perché... tutta questa confidenza nei miei confronti...?>>

La risposta tardò ad arrivare. Non era una cosa semplice da spiegare e per farlo ci volevano le parole giuste.

<<In realtà... non lo so nemmeno io con certezza...>> disse Sophia.

<<Eh!?>>

<<Non vuoi che ci sia confidenza tra di noi?>> chiese la Delcatty.

<<Non ho detto questo!>> si affrettò a chiarire Cél. <<Io apprezzo molto il nostro... chiamiamolo rapporto. Solo che... è... come dire... strano. Lei è un'insegnante e io un'allieva. Non è... diciamo... nella norma>>

<<Oh. Credo di aver capito>> mormorò la studiosa, accennando poi ad un lieve sorriso. <<Io vedo in te un potenziale gigantesco, Céline. Sei una ragazza intelligentissima, in grado di apprendere e capire con una facilità di gran lunga superiore alla media. Eppure... non fraintendere le mie parole, ma ti vedo anche così insicura e fragile che... non riesco a stare solo a guardare>> spiegò. <<Vorrei tanto poterti aiutare a realizzare i tuoi misteriosi sogni, qualunque essi siano... però nessuno potrà farlo, finché la scintilla non partirà da te>>

Céline non disse nulla, lasciandosi travolgere dalle parole della professoressa come se fossero state un impetuoso fiume in piena. Si trovava in una sorta di limbo in cui non sapeva se sentirsi lusingata dai complimenti o oppressa da tutto il resto.

In tutto ciò, Sophia non aveva ancora finito.

<<Anche il fatto che rimani perplessa sulla nostra "amicizia"... perché deve esserci un motivo? Il mondo non è composto da schemi e previsioni, tesoro. La vita è imprevedibile e pensare che tutto debba rientrare entro certi canoni e limiti è folle! Quello che sto cercando di dire è che dovresti cercare di rompere le pareti in cui ti sei rinchiusa... Almeno per questo forse potrei esserti utile...>>

<<Lo so>>

Céline interruppe il discorso con una tale fermezza da ammutolire del tutto la Delcatty. Quest'ultima si rese conto di aver esagerato; si era lasciata prendere dal discorso e aveva tirato fuori frasi che probabilmente non era il caso di far uscire in quella situazione.

La giovane Shinx, infatti, fermò il suo cammino e chinò il capo, come se oppressa da un forte peso.

<<Lo so... ci sto provando, Sophia...>> mormorò. <<Però... non ce la faccio. È più forte di me...>> disse, per poi sbuffare con falso divertimento. <<Eh... come se ci volesse molto ad essere più forti di me...>>

<<Non dire così, Cél... È vero, non sei una combattente, ma la forza, la vera forza, non è quella che un Pokémon tira fuori in battaglia>> le spiegò Sophia con dolcezza, avvicinandosi a lei. <<La vera forza... è qui>> concluse, posandole una zampa sul petto in corrispondenza del cuore.

<<Qui...?>>

<<Sì. Proprio lì. E tu, ragazza mia, ne hai da vendere>> rispose lei, riappoggiando la zampa a terra. <<Sei così convinta dei tuoi ideali così forti, che nonostante siano controversi per la stramaggioranza di noi, tu continui ad inseguirli e credere in loro. La cosa ti fa onore, Cél, e se continuerai a perseverare, allora troverai la strada che tanto cerchi. Qualunque strada sia>>

La faceva facile, lei. Céline era ben consapevole che i suoi forti ideali andavano quasi contro la natura stessa dei Pokémon.

Tuttavia, tutto il discorso che la Delcatty le aveva fatto in fondo non era così male, anche se, come al solito, si trattava solo di un ammasso di belle parole che sapeva avrebbe archiviato nei recessi della sua testa di lì a pochi giorni. Non era certo il primo discorso motivazionale che aveva ricevuto in vita sua. Molto probabilmente, non sarebbe stato nemmeno l'ultimo.

<<Continuerò ad impegnarmi come ho sempre fatto>> rispose, con il tono più convinto che riuscì a tirare fuori. <<Poi qualcosa... accadrà>>

<<Esattamente. Se non ti arrenderai, arriverai molto lontano. Come la sottoscritta, modestamente>> scherzò Sophia.

La Shinx ridacchiò, riprendendo la sua posizione al fianco della professoressa e ricominciando a camminare.

<<Dai. Manca poco alla casa dei miei nonni. Dovrebbe essere giusto dietro quegli alberi>>

Non la ringraziò. Non per maleducazione, ma perché non sarebbe stata sincera. Quelle di Sophia erano soltanto le ennesime belle parole buttate al vento, le quali, di certo, non avrebbero risolto i combattimenti interiori della ragazzina.

Non le servivano le belle parole, ma in fondo al suo cuore, Cél realizzò che non sapeva cosa veramente le servisse. Allo stesso tempo, si domandava anche per quale motivo fosse l'unica Pokémon a lei conosciuta che stava passando l'adolescenza a farsi tanti problemi.

Se non altro, fianco a fianco con la sua fidata professoressa, era riuscita a non far trapelare il suo reale stato d'animo. A quel modo avrebbe evitato altri discorsi che non aveva voglia di sentire, in quanto in essi vedeva soltanto il riflesso ciò che non riusciva ad essere e che tanto avrebbe voluto diventare, aumentando la sua sofferenza.

Continuò a camminare, odiando se stessa con tutto il suo cuore, odiando il fatto di essere così com'era e così diversa rispetto agli altri.

Forse un giorno avrebbe capito. Forse un giorno avrebbe capito che cosa stava cercando, e da quel giorno avrebbe scoperto la vera felicità.

⟩⟩ ⟩⟩ ⟩⟩

Una gentile pioggerellina proveniente da un semplice innaffiatoio in legno bagnò delicatamente una fila di Bacchepesca ordinatamente piantate nel soffice terreno.

A tenerlo tra i denti c'era un vecchio Jolteon dagli occhi verdi smeraldo. Il suo pelo dal giallo intenso si era leggermente sbiadito con il passare degli anni, ma il suo vispo sguardo era rimasto tale e quale a quello di un tempo. L'età avanzata, però, gli aveva rovinato un po' l'udito.

Come alcuni ricorderanno, si trattava di Nathan, il padre di Yeaf. Lui e la sua compagna, Jennifer - per tutti semplicemente Jenny -, una Glaceon dagli occhi blu oceano, avevano deciso di vivere tranquilli e isolati in una casetta in mezzo alla Foresta Orientale da quando la figlia aveva deciso di trasferirsi alla Gilda per iniziare il suo addestramento da esploratrice.

Per poter vivere da soli, tuttavia, bisognava anche essere autosufficienti, per questo avevano costruito nel retro della casetta un piccolo orto personale da cui potevano prendere tutto il cibo a loro necessario senza dover andare fino in città. Di quest'ultimo, solitamente, proprio come in quella giornata, se ne occupava Nathan.

⟨⟨E con questo, abbiamo finito⟩⟩ si disse il vecchio Jolteon, posando l'innaffiatoio. ⟨⟨In un paio di settimane queste Bacchepesca diventeranno ognuna un piccolo arbusto e poi dopo altre due daranno i frutti. Fortuna che ne abbiamo già una buona scorta in casa...⟩⟩

<<Carooo>> lo chiamò l'allegra voce della compagna dalla finestra. <<Abbiamo visite!>>

<<Chi è?>>

<<Vieni a vedere tu stesso>> rispose lei.

Tuttavia, Nathan non fece in tempo a girare l'angolo che si trovò davanti nientedimeno che sua nipote Céline, la quale non riusciva a smettere di muovere la sua codina a stella.

<<Nonno!>> esclamò, lanciandosi sul vecchio e abbracciandogli una zampa.

<<Cél! Ciao, nipotina!>> la salutò lui, stringendola con l'altra zampa.

<<Oh beh>> ridacchiò Jenny. <<Sembra che non ce ne sia più bisogno, ma non è ancora finita qui...>>

<<Uh? Che intendi dire, cara?>>

La risposta arrivò da se sotto forma di Delcatty. Sophia si palesò di fronte al Jolteon dopo aver seguito lo scatto dalla velocità impressionante eseguito dalla giovane Shinx.

<<Ehi. Dovevi essere proprio contenta tu, eh?>> fece, osservando la ragazzina con il nonno.

Quest'ultimo la fissò allo stesso modo in cui qualcuno fisserebbe Arceus apparire nel suo giardino.

<<Poffare! Cosa vedono i miei occhi!>> esclamò, con sguardo raggiante. <<Ma lei è Sophia, la grande archeologa!>>

<<Oh. In persona, già>>

<<Ah com'è fortunata mia nipote ad avere un'insegnante come lei! Abbiamo tutti i suoi trattati e siamo rimasti impressionati da tutto il suo lavoro di questi anni>> la elogiò. <<È un onore conoscerla di persona, Sophia>>

<<Ehm... mi... mi dia del "tu", per favore. Ho l'età di sua nipote, dopotutto...>> mormorò lei, arrossendo.

I complimenti dagli sconosciuti la imbarazzavano sempre, anche se in realtà le facevano molto piacere. Era uno dei misteri del mondo che probabilmente non avrebbe mai risolto.

<<Non ha tutti i torti, Nathan>> disse Jenny, raggiungendo il gruppetto da dietro. <<Ma dite un po', cosa siete venute a fare voi due qui?>>

Céline spiegò la sua situazione in famiglia, del fatto che la Gilda era in spedizione e che poi era rimasta inaspettatamente sola.

<<La Gilda è in spedizione e Yeaf non è nemmeno venuta ad avvertirci>> commentò Nathan, un po' stizzito. <<Spero se ne ricordi quando torneranno>>

<<Comunque, ecco...>> mormorò Cél. <<Visto che sono sola... mi chiedevo se voi...>>

<<Ma certo, piccola>> la interruppe la vecchia Glaceon. <<Potrai stare qui finché la Gilda non tornerà. Di certo noi non andremo da nessuna parte>> scherzò, aggiungendo una risatina.

<<Yay! Grazie, nonnina!>>

Nathan sorrise. <<E grazie anche a te, Sophia, per averla accompagnata>>

<<Sì, grazie>> diede corda la compagna. <<Purtroppo non ci aspettavamo visite, quindi non abbiamo preparato nulla da offrirti...>>

<<No, si figuri, signora>> rispose la Delcatty, con gentilezza. <<Tanto vorrei tornare a casa il prima possibile e farmi una bella dormita. Ne ho bisogno. Troppe... cose, in questi giorni>>

<<Stai lavorando ad una nuova scoperta?>>

Sophia sudò freddo, ma non lo diede a vedere. <<G-già... ma al momento (né mai) non ne rivelerò i... dettagli. Devo ancora lavorarci un bel po'...>>

Ancora quello strano comportamento. Céline non disse nulla, eppure era chiaro che c'era qualcosa di enorme sotto quella scoperta alla Grotta Egida. Non poteva però fare altro che aspettare il ritorno Hope per saperne di più. Avrebbe atteso.

Dopo un altro paio di minuti, Sophia congedò la coppia di Eeveeluzioni e la loro nipotina per incamminarsi nuovamente verso Borgo Tesoro.

⟨⟨E anche questa è fatta⟩⟩ si disse, contenta di aver aiutato la sua studentessa preferita.

Le sarebbe piaciuto poter fare di più, ma sapeva di aver già fatto il possibile, almeno per il momento.

Immersa nei suoi pensieri e nel verde della foresta, però, ebbe un'improvvisa sensazione sgradevole, come se qualcuno dal fitto della boscaglia la stesse osservando. Forse la sua era soltanto paranoia dovuta agli ultimi eventi, tuttavia era abbastanza da farla fermare nel bel mezzo del cammino.

Si guardò intorno. Non c'era nulla. Nulla e nessuno. Soltanto alberi e cespugli. Soltanto il verde delle foglie e il marrone dei tronchi e dei rami.

Sebbene ancora con quella sensazione addosso, Sophia riprese a camminare, ma un'improvviso rumore simile a quello di un ramoscello che si spezza la immobilizzò sul posto.

Il suo cuore accellerò i battiti. Non era sola. Se lo sentiva.

<<Chi c'è!?>> domandò, girando la testa a destra e a manca. <<C'è qualcuno!? Fatti avanti!>>

Nessuna risposta, all'infuori del fruscio del vento tra le fronde degli alberi.

Scosse la testa e sospirò. Era tutto nella sua mente. Non c'era nessuno lì con lei nella Foresta Orientale. Chi mai avrebbe potuto essere interessato a seguirla mentre tornava dalla casa di due vecchietti?

<<Sono... davvero stressata...>> sussurrò, rilassandosi. <<Ho veramente bisogno di un po' di riposo...>>

Riacquistata la calma, Sophia riprese il suo cammino con un passo involontariamente più svelto. Abbandonò alle sue spalle ogni sensazione negativa, provando a pensare solo e soltanto al suo comodo letto.

La cosa funzionò perfettamente, permettendole di proseguire la sua breve marcia senza più preoccupazioni, finché non riuscì ad arrivare sana e salva a Borgo Tesoro, pronta ad arrendersi del tutto alla stanchezza.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top