Capitolo 21: Tasselli Mancanti
Tutto sembrava essere tornato alla normalità.
La professoressa Sophia spiegava usando la sua ultima scoperta, Céline e i suoi compagni era lì ad ascoltarla. Erano contenti di riaverla, dopo lo spavento del giorno prima.
Eppure qualcosa non andava.
Forse si trattava della vistosa cicatrice lungo il fianco destro della Delcatty, la quale faceva pensare che il motivo per cui era scomparsa non fosse proprio così banale come voleva far credere, o forse si trattava dell'espressione della professoressa che sembrava persa e distratta come quella di uno studente che fatica a seguire una noiosa lezione.
Per Céline, però, mancava anche un'altra cosa: la sua sorellona, anche lei partita per il Picco del Cielo senza sapere quando sarebbe tornata.
Perché? Perché cambiare improvvisamente idea a quel modo? Perché lasciarla sola? Hope sapeva benissimo che la Shinx da sola non stava bene!
⟨⟨Potrei andare dai nonni, ma... se mi succedesse qualcosa nella Foresta Orientale?⟩⟩
A quel carico di pensieri si aggiungeva anche l'argomento della lezione del giorno, ovvero il primo Purificatore e la sua storia. Cél non poteva saperlo, ma Sophia ne avrebbe volontariamente omesso il finale per ovvie ragioni...
Ad ogni modo, per la Shinx parlare di Purificatori era una tortura. Lei, che di combattere non ne voleva proprio sapere, era estremamente probabile che possedesse dei poteri dal devastante potere distruttivo come tutti gli altri nella sua famiglia.
Era la cosa che più la terrorizzava.
A suo parere, il destino era stato fin troppo crudele con lei, perché se avesse effettivamente avuto tali poteri, allora voleva dire che ci sarebbe stato un validissimo motivo per doverli usare. Era così che funzionava un Purificatore, d'altronde; esistevano per un solo motivo.
E quel motivo era combattere.
<<Cél>>
Il richiamo di Sophia destò la ragazzina.
<<Va tutto bene? Ti vedo un po' distratta, oggi...>> le chiese, gentilmente.
<<È... è tutto a posto>> rispose lei, cercando di concentrarsi. <<Vada pure avanti. Ci sono>>
<<Mm. Va bene>> disse la Delcatty, riprendendo la lezione. ⟨⟨Se ben la conosco, le manca sua sorella. In fondo la capisco, ma purtroppo non posso farci molto...⟩⟩ pensò poi. ⟨⟨Comunque nemmeno io mi sento molto in forma. Proprio come lei, ho anch'io troppe cose per la testa...⟩⟩
⟩⟩ ⟩⟩ ⟩⟩
<<Questo è quanto sappiamo per certo su Vioteran, o almeno crediamo, visto che non possiamo effettivamente verificare la veridicità di questa storia non conoscendone l'autore>> spiegò Sophia, dopo aver parlato della lotta di Vioteran contro ArcheoKyogre. <<Tuttavia, ho serie ragioni per credere che sia tutto vero. Ora, passando a quel che davvero non è certo, ho ipotizzato che Vioteran vivesse nella civiltà perduta che una volta abitava il Deserto Folgore, essendo lì nella Grotta delle Sabbie Mobili dove ho trovato i documenti che mi hanno poi condotta alla Grotta Egida e alla sua storia nascosta. Una domanda che ora vi sorgerebbe spontanea, quale potrebbe essere?>> domandò alla classe.
Un Trapinch alzò per quanto potè una zampa, per poi parlare.
<<Mi viene da pensare: "Perché la storia di un abitante del Deserto Folgore si dovrebbe trovare nella Grotta Egida, lontanissima rispetto al deserto?">>
<<Non solo>> intervenne un Totodile. <<Perché di una storia simile nessuno ha mai saputo nulla fino ad oggi?>>
Sophia annuì soddisfatta. Nulla la rendeva più contenta di avere studenti svegli.
<<Bravi, ragazzi. Ottime domande>> li elogiò. <<Purtroppo, però, sono ottime domande a cui non posso dare ottime risposte. Sulla prima devo assolutamente indagare perché al momento ammetto di non averne idea, mentre alla seconda... beh...>> disse, con un po' di incertezza. <<La teoria più probabile è che non sapevamo nulla di Vioteran perché... qualcuno (dannazione, come vorrei poterne fare il nome!) ha voluto insabbiare la sua storia, anche se ne... ignoro... i motivi...>> continuò a spiegare, sebbene si fosse resa conto che non se la sentiva di andare avanti per quella strada.
Stava iniziando ad avere paura. Se quel che aveva scoperto era vero ed era stato interpretato correttamente, Arceus aveva sterminato chiunque sapesse troppo sulla Verità riguardo ai Purificatori, ovvero chiunque avesse ascoltato e creduto a Vioteran, e molto probabilmente avrebbe continuato a farlo.
Inoltre, sempre molto probabilmente, lei poteva essere in cima alla lista nera del Pokémon Primevo. Lo aveva iniziato a realizzare soltanto durante la lezione.
La sua passione per la storia l'aveva sempre portata a scoperte meravigliose, affascinanti o interessanti, ma quella volta... era soltanto un segreto che, per quanto per i Purificatori potesse essere un bene il fatto che fosse saltato fuori, per tutti gli altri sarebbe stato meglio lasciare sepolto.
Ci aveva quasi rimesso la vita. Arceus avrebbe finito il lavoro che Regigigas non era stato in grado di portare a termine?
Ebbe un fremito seguito da un sussulto che non passò inosservato.
<<Professoressa...?>> fece una Yanma. <<Si sente bene?>>
Sophia capì di avere una sola possibilità di rimanere viva: non dire una parola di più sulla scoperta.
<<Per... per oggi abbiamo finito! Andate pure!>> fu la frettolosa risposta, scatenando non poche perplessità.
<<Ma... profes->>
<<Andate, ho detto!>> ribadì lei, per poi sospirare. <<Io... oggi... ho bisogno di... di riposo...>>
Dopo un attimo di silenzio generale, tutti i ragazzi salutarono la Delcatty, consigliandole anche di riguardarsi, e uscirono. Tutti, tranne Céline.
Sophia la guardò, cercando di capire cosa le avesse impedito di andarsene.
<<Sempre l'ultima, eh?>>
La giovane Shinx si sentì piccola sotto quello sguardo. Non era uno sguardo da Sophia. Non lo avrebbe mai fatto. Qualcosa la turbava profondamente e Cél non riusciva a capire che cosa.
<<Ecco... io...>> fece poi. <<Sono preoccupata per lei, professoressa...>>
Sophia forzò un sorrisetto. <<Mi riprenderò...>> rispose. <<Piuttosto, Cél, a me dispiace vederti... così come sei>> le disse. <<Mi spiace per tua sorella, ma credimi... aveva valide ragioni per andare a quella spedizione...>>
C'era troppo mistero in quella situazione. Prima Hope non aveva alcun motivo di andare alla spedizione, ma poi era giustamente corsa a salvare Sophia e infine, all'improvviso, aveva deciso di unirsi alla Gilda senza preavviso e con "valide ragioni".
I sospetti di Céline erano sempre più fondati: sua sorella e Sophia stavano nascondendo qualcosa, ma perché proprio a lei? Si sentì ferita nel profondo; non meritava quella mancanza di fiducia.
<<Vorrei solo capire...>> mormorò, aspettandosi una risposta che però non arrivò.
Nell'imbarazzante silenzio che si era creato, la Shinx cominciò a rimuginare. Sebbene stesse soffrendo la mancanza della sua famiglia in missione per una giusta causa, Hope era come se l'avesse abbandonata senza un motivo nonostante avesse giurato di stare con lei. Per di più, era palese che lei e Sophia fossero in combutta per nascondere qualcosa che magari riguardava addirittura Hope stessa e la sua "scomparsa".
Non poteva tollerare che la sua fiducia venisse tradita e messa in dubbio a quel modo. Sentì dentro di sé una sensazione quasi sconosciuta che le fece ribollire il sangue nelle vene, poi, raggiunto l'apice che poteva sopportare, esplose.
<<ORA BASTA!>> urlò, furiosa e sbattendo una zampa a terra.
Sophia, sconvolta, fece immediatamente un saltino all'indietro.
<<COSA È SUCCESSO A MIA SORELLA? PERCHÉ NON VOLETE DIRMI NIENTE? PERCHÈ MI TENETE ALL'OSCURO DI TUTTO? IO VOGLIO SAPERE!>> continuò la giovane, sfogando la sua rabbia interiore. <<AVETE SCOPERTO DELL'ALTRO? È SUCCESSO QUALCOSA AD HOPE? STA...>> il suo tono di voce si abbassò e tornò alla normalità, come se le urla di prima avessero fatto fuoriuscire tutta la sua furia fino a svuotarla. <<Sta... sta bene, almeno...?>> domandò, prima di scoppiare in lacrime.
Per tutto il tempo, Sophia aveva fissato la ragazzina come se fosse stata una completa estranea. Non l'aveva mai vista arrabbiata a quel modo, anzi, in realtà non l'aveva proprio mai vista arrabbiata nemmeno per sbaglio.
Non aveva mai visto quel lato di Céline: la giovane aveva accusato la mancanza di qualcuno che le stesse accanto ancora più di quanto si immaginasse. Capì dunque che la Shinx, timida e insicura com'era, chiusa nel suo piccolo e sicuro mondo non poteva rimanere senza nessuno che ne facesse parte, altrimenti si sarebbe sentita in pericolo e lasciata allo sbaraglio, proprio come stava accadendo.
<<Cél, tesoro>> disse, con dolcezza. <<Hope sta benissimo. Puoi starne certa>> la rassicurò.
<<Da... davvero...? Allora perché... perché se n'è andata...?>>
Sophia sospirò, affranta. <<Mi dispiace, ma... non posso davvero dirtelo e capirai perché. Tuttavia, tua sorella potrà raccontarti tutto quando tornerà. Io... davvero non posso... credimi...>>
Dalla sua bocca non sarebbe mai uscita una singola parola su Arceus. Per quanto possa sembrare codardia, la Delcatty aveva paura di morire per mano del Pokémon Primevo qualora avesse parlato. Addirittura, cominciò anche a pensare che se avesse continuato le indagini con Hope avrebbe comunque rischiato la vita. E di morire non ne aveva davvero intenzione.
Intanto, senza rispondere, Céline versò ancora un paio di lacrime prima di riuscire a calmarsi un minimo. Se non altro, Hope stava bene, ma iniziò a preoccuparla cosa non poteva sapere da Sophia in quel momento.
<<Va... va bene, professoressa...>> mormorò, per poi assumere un'espressione mortificata. <<Quanto a... prima... Mi perdoni, per favore... non era mia intenzione...>>
<<Non preoccuparti>> la consolò. <<Piuttosto, Cèl, c'è qualcosa che posso fare per te per farti stare meglio?>> domandò.
La Shinx scosse la testa. <<Vorrei solo la mia famiglia...>> disse. <<Qui mi sono rimasti solo i nonni, ma... abitano nel profondo della Foresta Orientale e... ho paura ad andarci da sola...>>
Sophia sorrise. Allora per fortuna c'era qualcosa che poteva fare.
<<Dai. Ti accompagno io>>
Gli occhi della giovane Shinx si illuminarono, come se avesse sentito la frase più bella del mondo.
<<Davvero lo farebbe, professoressa?>>
<<Certo! Vai a casa a prendere quello che ti serve. Ti aspetto al Crocevia tra dieci minuti. Porterò anche qualcosa da mangiare>>
<<Oooh grazie!>> esclamò Cél, saltando poi al collo della Delcatty.
Pochissimi istanti dopo, però, si sentì le guance avvampare dall'imbarazzo poiché si era abbracciata alla sua professoressa. Mollò istantaneamente la presa, sentendo quasi male al volto a causa dell'eccessivo imbarazzo. Sentimento in parte ricambiato anche da Sophia.
<<Mi... mi... mi... mi scusi tanto professoressa!>> esclamò, tutto di un fiato. <<Vado alla Gilda a prendere le mie cose! A dopo!>> disse ancora, per poi correre via senza voltarsi.
Rimasta sola e spiazzata, Sophia si passò una zampa sul collo, come se nemmeno lei credesse che quell'abbraccio era realmente avvenuto. L'aveva colta alla sprovvista ed era anche stato fatto con una certa nonchalance, eppure... sentiva un gran calore nel suo petto.
Sospirò. Le sarebbe piaciuto poter mettere su famiglia e ricevere quel calore ogni giorno, ma dato il suo complicato lavoro, e ora anche la paura di avere ritorsioni a causa di Arceus, non era una cosa che considerava possibile...
In quel momento, non aveva desiderio più grande se non scoprire di aver preso la più grossa cantonata della sua vita riguardo la sua ultima scoperta. Desiderò ardentemente di aver sbagliato tutto, di aver creduto a documenti falsi e di aver tratto troppo velocemente le sue conclusioni. Quante possibilità c'erano che effettivamente tutto si fosse trattato soltanto di un colossale equivoco?
Non abbastanza da rassicurarla, purtroppo.
⟩⟩ ⟩⟩ ⟩⟩
⟨⟨Devo prendere questo... questo... e quest'altro!⟩⟩ pensò Cél, infilando svariati libri nella sua sacca.
Era contentissima di poter raggiungere i nonni e di stare con loro qualche giorno. Sicuramente avrebbero accettato, quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi, tanto che aveva già comunicato ai guardiani della Gilda che sarebbe stata via.
Aveva recuperato tutta l'allegria e la motivazione che in quei giorni di lontananza dalla famiglia stava perdendo. Allegria che, in fondo, era stata tenuta a galla anche da...
⟨⟨Nalya!⟩⟩ si ricordò improvvisamente. ⟨⟨Lei non sa nulla! Devo avvertirla, altrimenti si preoccuperà!⟩⟩
Nella fretta e nella gioia di sapere che sarebbe andata dai suoi nonni le aveva quasi fatto dimenticare di Nalya. L'avrebbe lasciata sola per un po' di tempo, senza nemmeno sapere quanto di preciso.
Improvvisamente Cél si sentì un groppo alla gola: lei era l'unica amica di Nalya. Sarebbe stato crudele andarsene. Nalya poteva offendersi, poteva rinnegarla come amica. Poteva abbandonarla proprio come lei stava per fare.
Ovviamente, quelle erano solo le paturnie dell'insicura Shinx. In realtà molto probabilmente Nalya avrebbe compreso e avrebbe lasciato correre. In fondo, anche Cèl sapeva che sarebbe andata così, ma la sua complicata testa le diceva costantemente il contrario.
Comunque, non importava il modo in cui si sarebbe conclusa la cosa, bensì importava che la ragazza avvertisse l'amica della sua assenza.
Finì di prendere le sue cose e poi, dopo aver salutato i vari custodi della Gilda, si fiondò fuori dall'edificio a cercare la sua amica.
Scese con una strana cautela dalla scalinata sopra al Crocevia, probabilmente perché il suo inconscio ancora ricordava la rovinosa caduta di qualche giorno prima, e quando arrivò in fondo vide che la professoressa Sophia non c'era ancora. Perfetto.
⟨⟨Ok... dove sarà Nalya?⟩⟩ si chiese. ⟨⟨Magari è a casa sua! Aveva detto che era... quella verde vicino alla punta del Promontorio Sharpedo, sì!⟩⟩
La ragazzina corse verso il Promontorio Sharpedo, attraversando la città. In moltissimi la salutarono, come sempre.
Come ogni volta, però, quei saluti le sembravano sempre più falsi. Non li meritava. Non ancora. Forse mai li avrebbe davvero meritati.
Con tirati sorrisi, si fece avanti quasi fino alla casa caverna di Kate ed Eric, dove trovò una casetta dal colore verde prato. Doveva essere quella, essendo l'unica di tale colore.
Si fermò, stando poi qualche secondo a fissare l'abitazione mentre pensava al modo migliore in cui presentarsi. Mosse un passo verso la porta, decisa a bussare, ma mentre si avvicinava, un'imponente Stantler si affacciò dalla finestra.
Cél ebbe un indecifrabile fremito. Mai aveva visto un Pokémon di quella specie, tuttavia, nonostante il sorriso cordiale della Stantler, la trovò immediatamente un po' inquietante.
<<Ciao!>> salutò la Pokémon dalla finestra. <<Posso aiutarti?>>
La ragazzina si rilassò. Non c'era nulla da temere. Era solo la madre della sua amica e nulla di più.
<<Oh... ciao! Cla- volevo dire... la signora Clarissa, giusto?>> fece, timidamente.
<<Uh? In persona>> rispose lei, perplessa. <<Ci conosciamo?>> chiese, per poi capire quasi subito. <<Aspetta... tu devi essere Céline, vero? Mia figlia non fa che parlare di te e della tua famiglia>> disse, facendo piombare la Shinx nell'imbarazzo.
<<Sì... sono io>>
<<Ah! Aspettami lì!>>
La Stantler sparì dalla finestra e, qualche secondo dopo, aprì la porta di casa.
Cél fece il possibile per rimanere calma: sebbene non fosse più grossa di Sparx, a causa delle grandi corna Clarissa sembrava enorme rispetto a lei. Si sentiva come se fosse stata al cospetto di un gigante malvagio pronta ad assaltarla da un momento all'altro, ma il tutto veniva tradito dall'espressione tranquilla e gentile della Pokémon Grancorno.
Fortunatamente, a placare ulteriormente la situazione, da dietro di lei si fece vedere un bel più confortante Arcanine, il quale, nonostante le dimensioni più imponenti, aveva l'aspetto troppo coccoloso per essere considerato inquietante.
⟨⟨Magnifico... ho scoperto di avere paura degli Stantler!⟩⟩ pensò Céline, consapevole che, vista la sua amicizia con Nalya, probabilmente ci avrebbe avuto spesso a che fare.
<<Ho sentito bene? Céline è qui?>> chiese l'Arcanine, affiancandosi alla compagna. <<Oh! Che piacere conoscerti di persona! Sono Sebastian, ma puoi chiamarmi solo Seb! È un onore per noi avere rapporti di amicizia con una famiglia del vostro calibro. Oltre che essere contenti per nostra figlia e per te, ovviamente>>
<<P-piacere mio...>> rispose timidamente la Shinx.
<<Cerchi nostra figlia?>> domandò Clarissa.
<<Ehm... sì... devo... dirle una cosa... importante...>>
<<Tranquilla, ragazza. Non mordiamo mica>> scherzò Sebastian. <<Comunque, sei sfortunata. Lei e suo fratello sono andati a farsi un giro qualche minuto fa. Non so dove siano né quando torneranno>>
Céline fece un piccolo sbuffo deluso. Si era cacciata in quella situazione per lei scomoda per assolutamente nulla.
<<Oh... va bene... allora vado...>>
<<No, aspetta>> disse la Stantler. <<Se questa cosa importante non è un segreto, puoi dirla a noi. La diremo a Nalya non appena tornerà>>
Già. Era una soluzione molto semplice, eppure l'intelligente Shinx non ci aveva neppure pensato. A dire il vero, il suo pensiero principale era quello di andarsene di lì e alla svelta: non riusciva a sopportare più quella conversazione.
Non perché considerasse i genitori di Nalya cattivi Pokémon o simili, ma perché si era resa conto di aver collezionato una lunga serie di bizzarre figuracce con il suo comportamento da bambina timida e non aveva intenzione di aggiungerne altre. Non davanti ai genitori della sua amica.
Raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e cercò di finirla.
<<Ah. Grazie, allora!>> esclamò, in un improvviso e repentino cambio di umore. <<Per favore, ditele che starò via per qualche giorno finché la Gilda non tornerà. Nel caso se lo chiedesse, sarò dai miei nonni nella Foresta Orientale>>
<<Nessun problema!>> rispose Seb. <<Glielo diremo appena la vedremo>>
Clarissa, invece, annuì in un delicato inchino con la testa. <<E grazie per la premura. Se ben conosco mia figlia, hai fatto bene a venire qui>>
Tutto sommato, era andata molto bene. Inoltre, nonostante le insicurezze iniziali, i genitori di Nalya sembravano essere bravissimi Pokémon. Libera dalle sue preoccupazioni, Cél era sollevata da tale pensiero.
<<Figuratevi! È... È stato un piacere! Ora però devo proprio partire>>
I tre si salutarono cordialmente, poi la Shinx cominciò a correre a perdifiato verso il Crocevia. Era sicuramente in ritardo all'appuntamento con Sophia, del quale Clarissa e Sebastian, ovviamente, non potevano sapere.
<<Strana ragazza, non trovi?>> fece improvvisamente la Stantler al compagno.
Quest'ultimo annuì senza pensarci troppo. <<Già, un po'... In tutta sincerità non me l'aspettavo dalla figlia di Sparx, il Purificatore>>
<<Forse è solo molto timida. Tanto timida. Troppo timida>>
<<Sono certo che sia una brava ragazza e che possiamo fidarci di lei>> disse l'Arcanine, che come ben si sapeva i Pokémon della sua specie erano quasi infallibili ad inquadrare i sentimenti altrui. <<Eppure, allo stesso tempo, sento come se... come se qualcosa non andasse in lei... ma non sono grado di dire che cosa...>>
<<Comunque stiano le cose, non possiamo e non ho intenzione di impedire a Nalya di frequentarla. Non c'è niente di male>> ribattè lei, sincera.
<<Assolutamente no. Non interferiremo>>
⟩⟩ ⟩⟩ ⟩⟩
In fondo, Sebastian non aveva tutti i torti. Anzi, ci aveva preso in pieno.
Dopo gli avvenimenti di quella mattina riguardanti Céline, era abbastanza chiaro cosa passasse nella testa della giovane Shinx ed è doveroso parlarne.
Come già Sophia aveva intuito, la ragazzina viveva in una sorta di suo mondo personale, in cui tutto andava come per lei doveva andare e dove in cui poteva muoversi agevolmente.
Tuttavia, i mondi perfetti non esistono, e nemmeno quello di Cél, purtroppo, lo era. Qualora la pace del suo piccolo mondo fosse stata turbata al punto di modificarlo drasticamente, allora le cose si facevano complicate.
Si potrebbe paragonare la, comunque brillante, mente di Céline con un mosaico: finché ogni tassello è al suo posto la figura che essi compongono è perfetta, ma se anche un solo tassello viene rimosso o danneggiato, la figura perde tutto il suo valore e necessita di un tassello uguale o molto simile a quello mancante o rovinato per poter ripristinare il suo equilibrio.
In questo caso, nel complicato mosaico di Céline era venuto a mancare il tassello più importante: quello della famiglia, che già era stato danneggiato dalla spedizione e poi completamente perduto con la partenza di Hope. Soltanto i nonni avrebbero potuto momentaneamente sostituirlo e restituire alla Shinx la sua agognata pace interiore.
Non avrebbe accettato che altri tasselli le venissero a mancare.
Tuttavia, al suo mosaico si era recentemente aggiunto un nuovo pezzo. La cosa fu molto inaspettata, ma nulla avrebbe potuto impedire a Cél di aggiungere Nalya nel suo mondo. Istintivamente, forse, aveva sentito che quella esuberante Pokémon avrebbe potuto aiutarla a rompere i suoi ferrei schemi e a darle la forza di esplorare mondi fuori dal suo.
Lo desiderava tanto, ma era un viaggio che non si sentiva di affrontare da sola, così come non aveva abbastanza coraggio da affrontare quello ben più semplice nella Foresta Orientale.
Quando arrivò al Crocevia, Sophia era già lì in attesa sotto la grande scalinata per la Gilda. A tracolla portava la sua elegante Sacca dei Tesori ricamata con motivi rosati, anche se la vistosa cicatrice sul fianco della Delcatty stonava con tale eleganza.
La Pokémon Finezza notò l'arrivo della sua allieva, la quale era però arrivata da una direzione a lei inaspettata.
<<Eccoti qua, Cél!>> esclamò. <<Ce ne hai messo di tempo... E poi perché sei venuta dalla città e non dalla Gilda? Hai preso qualche strumento?>>
<<Mi scusi per il ritardo... Ho dovuto fare... una cosa per un'amica...>>
⟨⟨Doveva essere molto importante. Cél non è mai in ritardo⟩⟩ pensò Sophia, lasciando poi spazio ad un rassicurante sorriso. <<Non preoccuparti, Cél. Oggi non ho fretta!>> le disse. <<Pronta a partire? Una volta tanto, sarai tu a guidare me!>>
La ragazzina annuì. <<Pronta. Mi stia vicino>> rispose, intimandola a starle vicino sia per comodità... che per difesa.
Silenziosamente, le due Pokémon cominciarono il loro piccolo viaggio. Céline non riusciva a non sentirsi imbarazzata, non dopo aver gridato contro alla sua insegnante che quel giorno si era offerta di accompagnarla per farle un favore.
Non riusciva a perdonarsi quello scatto d'ira. Non ricordava neppure l'ultima volta in cui si era arrabbiata così. Forse non c'era nemmeno mai stata "un'ultima volta".
Voleva liberarsi una volta per tutte di quel fardello.
<<Pro... Professoressa...>> fece, con un tono di voce ben più basso di quanto desiderasse.
<<Dimmi, Cél>>
<<Ecco... vede...>> mormorò. <<Riguardo a... quel... quel che è successo questa mattina a scuola...>>
<<Oooh. Dai, tesoro. Ancora con questa storia?>> la interruppe. <<Va tutto bene. So che tu non sei così, quindi non pensarci più, d'accordo?>>
<<Ma... professoressa->>
<<Niente "ma". Non sono disposta a sentire altre ragioni!>>
Céline sospirò, ma era un sospiro rallegrato. A quanto pareva, andava tutto bene, e questo le bastava.
Sophia era così gentile con lei, quasi come se fosse di famiglia. Era felicissima di avere a che fare con una Pokémon simile, senza la quale la sua vita sarebbe stata sicuramente diversa.
<<La ringrazio, professoressa. Per questo e... per tutto quello che ha fatto e sta facendo anche adesso per me...>> disse. <<Io... vorrei tanto potermi sdebitare in qualche modo... cosa posso fare per lei?>>
Per quanto fosse scontata, a Sophia sembrò una domanda inaspettata. Così su due - anzi, quattro - piedi non sapeva cosa rispondere, finché un pensiero, portato non solo dal legame di amicizia che con il tempo si era formato con la Shinx, non le si insinuò nella mente.
<<Ho solo una richiesta, Cél. Una soltanto>> fece, evitando il contatto visivo quanto possibile.
<<Di che si tratta?>>
La risposta, pronunciata anche con una lieve nota di malinconia, lasciò la Shinx di sasso.
<<Te ne prego, Cél: fuori dalla scuola... chiamami soltanto Sophia>>
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