Capitolo 12
Prima che iniziate a leggere il capitolo volevo avvertirvi che per chi non ha letto il manga (non so in realtà se questa cosa venga detta nella seconda stagione), ma ci potrebbe essere un MINI SPOILER alla fine del capitolo, se volete leggere comunque ne sono felice per chi invece preferisce non andare avanti lo ringrazio dei aver letto fino a questo punto e che vorrà leggere altre mie storie.
Comunque ringrazio @Farina9812 per avermi aiutato con la correzione del capitolo (*^▽^*).
Per chi non l'ha letta questa è la parte che ho aggiunto nel capitolo precedente, per chi invece l'ha letta può andare nel punto in cui si trovano °°° e lì inizierà la parte nuova.
Apro lentamente gli occhi, sono circondato dall'oscurità. Sento un grande peso sulla spalla e per qualche strano motivo è come se fossi in trappola.
I ricordi delle ore precedenti sono leggermente offuscati, infatti mi ci vuole un po' prima che mi renda conto della situazione in cui mi trovo. Mi trovavo in quello stesso letto, abbracciato al solito moccioso. In pochi secondi mi allontano da lui, cercando in tutti i modi di non farlo svegliare. A cosa stavo pensando? Perché non ho resistito? Perché non sono scappato? Perché non l'ho trovato disgustoso?
Con ancora questi pensieri in testa recupero i miei vestiti per poi uscire in fretta dalla camera, senza però scordarmi di prendere il solito pacchetto di sigarette del moccioso. Non appena mi trovo nell'ascensore mi porto alle labbra una di queste, cercando in tutti i modi di schiarirmi le idee.
<Ti amo>
Spalanco improvvisamente gli occhi al solo pensiero delle parole pronunciate da Eren. Non posso crederci che l'abbia davvero detto! Dopo tutto quello che mi ha fatto passare!
Il Din dell'ascensore mi fa comprendere di essere finalmente alla mia destinazione.
-Amore, eh?- borbotto piano mettendo un piede all'esterno dell'ascensore.
Ma improvvisamente qualcuno mi poggia con forza un fazzoletto sulla bocca e sul naso. I miei occhi si fanno pesanti e mi sembra quasi di notare un piccolo ghigno prima che il mondo diventi completamente buio.
°°°
Un rumore improvviso mi sveglia di colpo. Apro velocemente gli occhi, ma non vedo niente. La stanza in cui mi trovo è circondata completamente dall'oscurità, senza contare quella piccola grata da cui entra un leggero raggio della luce lunare.
Cerco di alzarmi o almeno di muovermi ma le corde che mi accorgo di avere sui polsi e le caviglie, me lo impediscono. Inizio a guardarmi intorno, lasciando ai miei occhi il tempo di abituarsi alla poca luce. Davanti a me c'è solo un muro di cemento e nelle preti ai miei lati una porta di metallo arrugginita e quella piccola finestrella.
Volto lentamente lo sguardo verso destra, come avevo immaginato lì, nell'angolo c'è un'ombra.
-Che cosa ci faccio qui?- chiedo con fermezza, forse anche un po' annoiato.
-Questa è la prima domanda che fai?- Chiede una voce profonda. -Che ne è di quelle frasi fatte come "Chi sei?" oppure "Non ho fatto niente, liberami!"? Mi mancano così tanto, a te no?-
-Personalmente non ho mai avuto modo di rapire qualcuno- ribatto riportando la conversazione all'argomento principale.
-Tranquillo, nanerottolo. Non starai qui per molto, il capo deve solo riuscire a portare a termine un accordo e poi sarai libero- spiega, dopo pochi secondi noto nascere sulle sue labbra un ghigno inquietante, simile a quello che ho visto prima di addormentarmi -Naturalmente, se quel coglione di Jaeger accetterà le condizioni-
Quel nome mi fa tornare alla realtà. Cosa centra il moccioso con questa storia? Qualcuno vuole usarmi per fargli firmare cosa? Ma cosa più importante: è davvero così coglione da dare retta a minacce del genere? Sono sicuro che crede in me e che sa che riuscirò a scappare da questo posto antigenico.
A un tratto la porta cigola piano non appena viene aperta. Un ragazzo altro fa capolino della porta, facendo entrare finalmente un più luce. Inizialmente socchiudo gli occhi per questo cambio di luminosità e quando riescono a mettere a fuoco la stanza vedo davvero quei due ragazzi. Entrambi molto giovani, forse della stessa età di Eren, il primo, che era con me nella stanza fin dall'inizio, ha una corporatura massiccia, i capelli biondi e una faccia più quadrata; a differenza dell'altro che è molto magrolino, capelli neri e un volto più allungato. Entrambi indossano uno smoking nero abbinato a una cravatta del medesimo colore.
-Reiner- lo chiama il nuovo arrivato per attirare la sua attenzione -Il capo vuole vederti- rivela dopo un attimo di esitazione sulla parola "capo".
Il biondo, che presumo, a questo punti, si chiami Reiner, si avvicina al secondo e dopo aver borbottato qualcosa se ne esce senza dire altro.
-Mi dispiace per il comportamento del mio collega- inizia con sorriso smagliante. -Tende a essere molto aggressivo a volte-.
Io sorrido di rimando, a differenza dell'altro sembra più tranquillo, sarà un gioco da ragazzi scappare con questo qui come guardia. Silenziosamente inizio a muovere abilmente le mani, allentando lentamente quelle corde.
-Allora, mi puoi dire perché sono stato qui?- chiedo cercando di distrarlo il più possibile e agevolandomi così il lavoro.
-Tranquillo dopo che Jaeger avrà fatto quello che gli chiede il capo, sarai libero, noti succederà niente- risponde tranquillamente.
-Ah perfetto, e tanto per sapere: tu sei...?-
-Mi chiamo Bertolt Hoover- rivela con un sorriso. -E tanto perché tu lo sappia, non sono così stupido da non notare che ti sei liberato- dice con quello stesso identico sorriso innocente. Lo vedo portare un braccio all'indietro e in pochi millisecondi essere a pochi centimetri dal mio volto.
Non ostante la sorpresa riesco a schivare il colpo, rotolando sul pavimento liscio. Resto pochi attimi a terra per cercare di riprendermi, ma questo non impedisce al mio avversario di tirarmi un forte calcio allo stomaco. Un dolore lancinante a tutto in ventre, ma questa volta non perdo tempo, mi metto in piedi e lo colpisco in pieno volto con un calcio. Il combattimento va avanti così, tra schivate, risposte e sangue, per almeno altri dieci minuti. Alla fine Bertolt, sfinito, crolla a terra dopo un ennesimo colpo che gli infliggo.
Prima di voltarmi verso la porta e quindi andarmene, gli assesto un potente calcio sulle palle.
-Questo è per avermi colpito mentre ero a terra, coglione- gli ringhio contro.
Chiudo lentamente la porta alle mie spalle, cercando di fare il minor rumore possibile. Mi guardo attorno, non notando fortunatamente nessun altro in giro. Non so precisamente dove mi trovo, il luogo è molto semplice pareti bianche e pavimento grigio, ma essendo ancora notte non possono avermi portato tanto lontano, forse mi trovo nei piani sotterranei del MGM Grand. Essendoci due diverse vie ne prendo una a caso e cammino tranquillamente per i corridoi, quando sento dei passi venire proprio nella mia direzione, mi nascondo velocemente nella prima stanza che trovo, fortunatamente si tratta di uno stanzino. I passi si fanno sempre più vicini, dopo che mi superano esco dalla stanza correndo verso quella via ipotizzando che si tratti del lato giusto o al meno ci spero. Corro velocemente guardandomi ogni tanto alle spalle per essere sicuro che nessuno mi insegua e finalmente arrivo in procinto delle scale. A un passo da esse, però, mi fermo. Seduto in mezzo alla rampa, c'è un uomo in giacca e cravatta, forse appartenente al gruppo dei Titan. Sono pronto a stendere anche lui, quando qualcuno mi blocca le braccia dietro la schiena. Volto lo sguardo e noto quel tizio di nome Reiner che sorride beffardo.
-Pensavi di poter scappare tanto facilmente?- chiede quell'uomo alzandosi e venendo verso di me.
-Non sai proprio contro chi ti sei messo- affermo guardandolo con rabbia.
-Oh e invece lo so benissimo- rivela con un sorriso -Il mio fratellino ti ha scelto proprio bene-
E poi nuovamente il buio.
***
POV. Eren
Un raggio di sole mi colpisce gli occhi svegliandomi dal mando dei sogni. Mugugno qualche parola incomprensibile prima di voltare la testa verso la finestra. Mi sollevo lentamente ritrovandomi seduto su quel materasso morbido. Volto lo sguardo ma come immaginavo non trovo nessuno, come l'altra volta d'altronde. I ricordi della scorsa notte mi passano davanti agli occhi come un bellissimo film. Sorrido come un bambino pensando che finalmente sono riuscito a dire quelle due parole che mi tenevo dentro da tanto tempo.
-Ti amo, Levi- ripeto a bassa voce prima di alzarmi finalmente in piedi. Prendo ad pavimento i miei vestiti. In questo mio spostamento noto un piccolo foglio bianco piegato sul comodino, su cui era scritto il mio nome. Lo prendo con un sorriso, pensando che sia un bigliettino lasciato dal nanerottolo prima di scappare via. Ma quando leggo il contenuto il mio cuore si ferma.
<abbiamo il tuo ragazzo, se vuoi rivederlo torna a casa, fratellino>
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