Capitolo 5
Avevano parlato quella sera, come non avevano mai fatto prima di allora. Da quando aveva visto -e conosciuto- Jean era passato un mese, passato in sua assenza o in sua presenza, avevano avuto molto poco sulla quale parlare. Sapeva che la sua fine fosse vicina, gli toccava solo aspettare che venisse prelevato da quel tizio di cui aveva accennato e che lo voleva solo per sé. Voleva guardarlo in faccia e capire cosa gli passasse per la testa per poter ordinare a due cacciatori come quelli di seguirlo e arrestarlo.
Ma non lo avrebbe fatto quella sera.
Il cuore di Eren era freddo e distaccato da chiunque, era sempre come se avesse intorno a sé un muro di cemento in modo tale da tenere lontani gli altri dalle sue emozioni. Ma quella sera il suo cuore si era aperto, grazie alle parole di Jean.
I due si erano confidati, l'uno con l'altro, era stato Jean a iniziare.
"La mia ex ragazza mi ha lasciato."
Disse improvvisamente.
Si trovavano sempre l'uno di fronte all'altro, non era cambiato nulla.
Eren aveva sciolto i capelli che in quel momento gli cadevano lunghi e lisci sulle spalle. Lo sguardo chiaro in direzione degli occhi screziati d'oro di Jean, che sembravano risaltare di più sotto la luce flebile e tremante dell'unica candela presente nella stanza.
Sentì un sussulto, l'ennesimo.
Spalancò gli occhi; perché aveva tirato in ballo quell'argomento.
Rimase in silenzio, segno che stava ascoltando e che doveva proseguire.
Jean fece un altro sospiro, l'ennesimo.
"Dopo che mi ha lasciato...io sono caduto in depressione, questo lavoro... è l'unica cosa che mi rimane. Mi hanno scelto dopo che è successo il tutto."
Disse tra una pausa e l'altra.
Eren sentiva la pesantezza di tutte quelle parole. Non era un mostro completamente, anche lui aveva dei sentimenti e in quel momento percepiva qualsiasi sentimento negativo che sprigionava ogni singola parola uscita dalle labbra del biondo.
Abbassò lo sguardo sulle mani che aveva strette tra di loro, la testa piegata e lui seduto sulla sedia malandata che era da sempre stata presente in quella stanza. Aveva sempre usato quella sedia per parlare con lui, così come lo aveva fatto la prima volta, lo stava facendo anche in quel momento.
"Non posso capirti."
Gli occhi di Eren erano illuminati solo dalla luce tremolante della fiamma proveniente dalla candela.
Se ne stava seduto, come sempre, sul bordo del letto e con il petto nudo.
Anche quella sera faceva caldo.
"Io tanto sono un mostro che uccide per divertimento."
Continuò con un leggero sorriso carico di sarcasmo, ricordando le prime parole che Jean gli aveva detto.
A quel punto, fu proprio il biondo ad alzarsi e ad avvicinarsi alle sbarre fino ad aggrapparsi a una di esse con la mano.
"Però anche i nostri possono cambiare. Io ho visto il tuo sguardo ed è diverso da quello di qualsiasi altro serial killer."
"Non puoi saperlo."
Tuonò la voce ferma del castano. Una voce che rimase impressa in quelle quattro mura ristrette e che andò a colpire il biondo dritto al centro del petto.
"Eren, tu sbagli. Sei tu che ti vuoi disegnare così."
"Sei tu che mi hai disegnato così."
Fu a quel punto che gli occhi del castano si incontrarono con quelli del cacciatore.
Si era stancato di quel gioco. Lui non era una dannata preda. Lui era un serial killer e come tale doveva essere giustiziato. La mente di Eren era contorta, così intricata che non si riusciva a capire nemmeno lui: da una parte sapeva che dovesse morire per tutti gli omicidi che aveva compiuto, dall'altra non voleva morire.
Da una parte voleva chiudere il cuore alle emozioni, dall'altra era consapevole che si stava innamorando di Jean.
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