Capitolo 2

La stanza era avvolta nella semi oscurità, riusciva a intravedere un letto sudicio con delle macchie di dubbia provenienza e un lavandino che colava, pieno di ruggine e uno specchio con gli angoli tutti spaccati, ne mancava un pezzo.
Era in una cella, l'unica fonte di luce era data da una candela che si trovava al di fuori di essa.
Aveva solo intravisto il tizio che lo aveva arrestato, ma la sua voce gli era impressa nella testa: bassa e soave. L'avrebbe riconosciuta tra mille, se solo lui si fosse ripresentato.
Sì avvicinò allo specchio, guardando la sua immagine riflessa. Se solo lo avessero visto per strada nessuno avrebbe mai pensato che tipo fosse: un serial killer che uccideva persone ricche solo per puro piacere. Se lo meritavano tutti. Aveva degli occhi profondi e verdi, un taglio grande, i capelli lunghi e castani erano avvolti in una crocchia al centro della testa, tutti scompigliati, e poi indossava una felpa grigia con delle macchie di sangue che erano schizzate fuori dall'ultima vittima. Su quel tessuto aveva pulito il suo coltello prima di essere arrestato.
Un tonfo sordo ma potente che rimbombò nel corridoio, lo distrasse. Sentì dei passi, ma si voltò solo quando questi si fermarono a pochi passi dalla sua cella.

"Non sembri felice."
Quella voce soave. Intrisa di pungente sarcasmo.
Eren si andò a girare verso l'uomo; il suo viso era solo in parte illuminato dalla flebile luce della candela il suo "rapitore" indossava un completo nero, a parte la camicia che era bianca ma ben nascosta tra gilet e giacca. Sulla testa aveva un capello dello stesso colore. Intravide i suoi occhi, ambrati e taglienti.

"Vorrei vedere te, dietro queste sbarre."
Eren si sfilò la felpa, rimanendo a petto nudo, e mosse dei passi decisi in direzione delle sbarre. Ci appoggiò su le braccia color caramello. Per un breve istante, negli occhi dell'altro, intravide esitazione.

"Magari mi farei un paio di domande, fossi in te."
Rispose prontamente l'altro.
Non riuscì a vedere per bene il colore dei suoi capelli ma, dalla luce flebile che emanava la candela e da quei pochi ciuffi che sbucavano da sotto il cappello, dedusse che questi fossero biondi.

"Non sei un poliziotto."
Eren storse il naso. Ispezionandolo dalla testa ai piedi con lo sguardo, freddo e distaccato, come sempre, come quando faceva fuori ogni sua vittima.
Storse appena labbra. Se ne accorse sia dai suoi vestiti sia dalla cella nella quale era chiuso.

L'altro assottigliò lo sguardo:"e sei pure perspicace." Sibilò in tono tagliente. Facendo un paio di passi indietro. Lo guardò dalla testa ai piedi e storse le labbra:"puzzi."
Fece schioccare la lingua sotto il palato.

"Ho passato la notte correndo, arrampicandomi su un palazzo e uccidendo persone. Scusa se non ho avuto il tempo di farmi bello."
Rispose a tono il castano.

"E ne avrai di tempo prima di farti bello." Rispose il biondo.
Infilò le mani nelle tasche del pantalone e spostò il peso di una gamba all'altra.

"Cosa sei tu ?"
Questa volta fu Eren ad assottigliare lo sguardo.

Il biondo alzò le spalle:"solo qualcuno a cui hanno commissionato di acciuffarti."
Scrollò poi le spalle e alzò le sopracciglia chiare:"non sai quanto vali. Hanno messo dei soldi sulla tua testa."

"Oh."
Si lasciò scappare il castano.
"Valgo qualcosa. Contento di saperlo."

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