Capitolo 2 ⎯ Le Vesti della Gru

Sedici anni dopo.



Nebbia, una dilatata nebbia copriva il Villaggio di Cucàl.

Le barche che molleggiavano sulla riva del mare erano attraccate e i pescatori ciondolavano tra le botteghe e locande; non c'era un filo di vento, le abitazioni bianche antiche erano rivestite da scalfitture di vari artisti.

Della musica proveniva da una di queste taverne, gli interni di mattoni grigi erano abbelliti da reti da pesca, gli anziani dibattevano sull'abbondanza di pesce e della complessità nella Laguna di Cucàl.

All'angolo, su uno dei vari tavoloni, un gruppetto di adolescenti giocava a carte.

Una di loro prese una carta con un cane, mentre gli altri la guardavano male.

«Ah, Can! Dieci punti a me» rimarcò la ragazza con una cuffia in stoffa che celava la crocchia.

«Ma, dannazione, Core!» brontolò un ragazzo dai capelli mori.

«Si vede che ho la fortuna dalla mia parte, Sandro.»

«Sì, fortuna, do baé, altro che fortuna» protestò un'altra ragazzina dai capelli ricci e mori.

Il bardo che cantava nella locanda concluse, alcuni vecchi imprecarono.

«Comunque ho udito in giro che presto arriveranno al castello i Corvi. Ma sarò onesta.» balbettò la ragazza dai capelli ricci «Mi fanno abbastanza paura. Non so se avete sentito, ma l'altro giorno,» si sporse verso il tavolo ricco di bevande, sussurrò, «da quando la principessa Niamh è morta, la regina ha bloccato le strade del confine tra Spine di Corvo e il nostro regno.»

«Oh, dai, Ornella.» borbottò Sandro e afferrò un bicchiere di vino di fronte alle due ragazze «Probabilmente la regina si è solo stufata degli alchimisti. Quelli sono invaxài. Mia madre sostiene che la principessa Niamh fosse stata utilizzata per gli esperimenti del nobile Arios.»

«Ora stai esagerando, Sandro!» protestò Ornella, il viso tondo dalla pelle chiara, tipica delle terre centrali e del settentrione, era nervoso. «La nobile Niamh era una vittima. Da quando non c'è lei, la regina ha allontanato le nipoti dopo che si sono sposate. La nobile Niamh è stata usata solo per procreare.»

«Bella disgrazia, direi.» allargò le braccia Sandro, la tunica grezza stretta da una cintura era impreziosita da ricami «Si vede che la nobile Niamh era odiata, eh.»

«Volete giocare o discutere di politica?» sbuffò la ragazza con la cuffia.

Sandro e Ornella si guardarono con tensione. Avevano la stessa età di Core con entrambi una famiglia da badare.

«Io comunque non avrei lasciato mia figlia in balia del barone Cearbhall. Quell'uomo ha rotto la vita della principessa ereditaria prima ancora del nobile Arios» sussurrò rabbiosa Ornella.

«Oh, nemmeno io.» rabbrividì Sandro «Si dice che abbia tagliato la testa ai suoi fedeli perché non volevano seguirlo in guerra. Dea Avàl, menomale che è morto.»

«Già. Tocca a te, Core, pesca» suggerì armoniosa Ornella.

L'interessata si mordicchiò le labbra dipinte di rosso e guardò il mazzo nelle mani affusolate, lanciò un'altra carta sul tavolo e questa volta Sandro rilanciò.

Il trio udì un gruppo di pescatori entrare nell'ostello, accolti dal locandiere con la tunica marrone.

Core si stiracchiò e sbuffò: «Credo che devo andare.»

Gli amici la videro agguantare una faretra e un arco.

«Domani verrai, vero?» supplicò Ornella a Core.

«Domani?» sussurrò, Core alzò un sopracciglio biondo.

«Sì, domani c'è la Festa del Pesce, ti sei dimenticata? In spiaggia stanno già preparando le tavole e gli addobbi» precisò Sandro.

«Ah.» disse Core e accentuò un ghigno ironico.

Ornella sospirò e guardò l'amica: «Quell'Ah è lo stesso dell'anno scorso! Eh, dai, Core, non puoi dir di no. E poi ci sono un sacco di ragazzi. Potresti trovare un marito. Il mio l'ho trovato così.»

«Idea alquanto difficile, Ornella. Il matrimonio non è una mia priorità» ridacchiò Core.

Il gruppetto trattenne un'imprecazione, mentre la ragazza si allontanava per uscire.

«Ci vediamo la prossima settimana» disse Core e si girò, marciando all'indietro «vi prometto che sarò puntuale. Xe védemo

Ricevendo i saluti dei compagni si rivoltò e uscì dalla locanda.

Dopo aver passato vicino per una torre di guardia del villaggio, adocchiò i fiori e le reti da pesca che abbellivano le vie, le bandiere che spesso si trovavano nei villaggi, avevano lo stemma reale: una quercia racchiusa in un cerchio.

Dei gruppetti di bambini zizzagavano nelle piazzole e dei carri di bestiame serpeggiavano sulle strade; dei soldati con pesanti armature stringevano delle lance.

La ragazza si ripulì la bocca tinta di rosso, mostrandola violacea con una righetta glicine in mezzo al labbro inferiore. Si inserì in una via isolata abbellita da ghirlande di fiori che conosceva, tolse la cuffia di stoffa e, sciogliendo i capelli, la infilò nella faretra.

I capelli di un biondo crema, identico alla sfumatura della madre, vennero coperti dal cappuccio del mantello marrone.

"Sei troppo stanca, Cordelia." Rifletté la ragazza e spostò l'unica ciocca color malva dietro all'orecchio. Decise di muoversi in un'altra via che conduceva al di fuori del villaggio, verso i campi di radicchio.

«Non puoi venire! Non puoi venire!»

Delle voci bambinesche la fermarono.

La giovane si nascose dietro a un angolo di una dimora in pietra e osservò la scena: un gruppetto di bambine in una piazzola, vicino a un pozzo, spingevano una di loro.

«Non è vero! Marta mi ha invitato al suo compleanno!» frignò una bambina di sette anni dalla tunica beige.

«Ma ti serve una ghirlanda di fiori, Lisa, non puoi venire!» disse e ridacchiò un'altra della stessa età, i capelli neri la differenziavano da Lisa.

«Ma io la ho!» pronunciò orgogliosa Lisa ed esibì una coroncina di fiori nascosta dietro alla schiena.

A quella visione, le altre bambine bofonchiarono dall'invidia, afferrarono la nemica e la strattonarono, rubandole la coroncina. Gettarono il diadema floreale a terra e lo pestarono.

«No. No» piagnucolò Lisa e tentò di fermarle.

Dopo che il gruppetto di bambine concluse l'opera, spinsero Lisa, facendola ruzzolare sul terreno infangato. Corsero e uscirono dalla via, sfoggiando le ghirlande tra i capelli.

Cordelia si morse le labbra e cruciò la fronte, si avvicinò alla bambina piangente; tenne bene gli arnesi su una spalla e si piegò ai resti della ghirlanda. Afferrò l'oggetto floreale e si inginocchiò vicino alla bambina. Posò l'arco e mosse le dita sulla coroncina.

«Non ho mai sopportato gli idioti, nemmeno da bambina» bisbigliò Cordelia.

Lisa tirò su con il naso e la vide sbigottita: un'aureola lilla, tinta con sfumature blu scure, permearono i resti della coroncina, frizzanti lucine magiche diedero vigore agli steli dei grisantemi. Udì la ragazza mormorare parole strane, finché la magia non si concluse.

«Ecco, dovrebbe andare.» pronunciò calda la sedicenne e sorrise a Lisa. Diede la coroncina floreale con delle spine «Fai attenzione a non pungerti.»

Lisa annuì, gonfiò le guance per l'imbarazzo: «Magia... come? Cosa?»

Cordelia tentò di spostarsi, ma la ciocca malva le scivolò sul viso a diamante. Non poteva ostacolare la bambina che la scrutava con interesse. Pose un dito sulle labbra e, come a dover zittire Lisa, strizzò un occhio color topazio imperiale. Si alzò, agguantando l'arco e riprese il cammino verso l'uscita del villaggio.

Quando la bambina la vide dileguarsi, si affrettò a rizzarsi, tenne la coroncina: «Una Gruarius. Se lo raccontassi alla mamma non mi crederebbe.»





Glossario Dialettale (Veneto):

* Can – Cane

* Do baé – Due Palle

* Invaxài – Invasati

* Xe – Sei, Ci (notare che dipende dal contesto).

* Védemo - Vediamo

----

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top