PROLOGO

Ethan's pov



Immobile come un palo, davanti allo specchio, mi guardo con gli occhi gonfi di lacrime.
Ho dieci anni, vengo deriso da tutti per essere magro come uno spillo, e da oggi avranno un motivo in più per annientarmi: l'apparecchio ai denti.
Apro la bocca davanti allo specchio ma, in concomitanza, chiudo gli occhi per non vedere. No, non posso farcela. Non andare a scuola per un giorno o due non risolverà il problema, lo rimanda solamente. E allora, non resta che farmi coraggio e affrontare tutto a testa alta.

"Ethan! Sbrigati è tardi!" Mia madre mi chiama a gran voce per accompagnarmi al patibolo. Lei non sa nulla di quello che mi tocca subire. Tutto è iniziato quando la ragazza più bella della classe, Charlotte, ha deciso di fare una classifica dei ragazzi. Sono stato piazzato all'ultimo posto. Ci sono rimasto molto male, non pensavo di essere così brutto. Dicono che ho due occhi meravigliosi. A quanto pare non bastano. Fatto sta che da quel giorno sono stato preso di mira da tutti i miei compagni. Ridono di me, si divertono a sillabare spillo. Si, mi chiamano spil-lo. Pensavo che il problema di venire derisi lo avesse solo chi fosse ciccione e invece no. Mi strappano i quaderni e mi avvolgono i libri nella carta igienica. Dovrei reagire ma mi manca il coraggio. Sono un codardo. Ah, scusate, non mi sono presentato. Mi chiamo Ethan. Ethan Poster e ho dieci anni.

A passi lenti lascio la mia stanza, mi avvicino a mia madre che a suo avviso mi reputa bellissimo, e insieme ci dirigiamo al garage. Saliamo in macchina e, senza proferire parola, osservo dallo specchietto al mio lato destro la porta basculante che, dietro di noi, piano piano si chiude. Quanto vorrei essere dietro a quella porta!

"Eccoci arrivati, ci vediamo all'uscita. Mi raccomando, stai attento a ciò che spiegano".
Sobbalzo alle parole di mia madre. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi sono accorto di essere giunto davanti alla fossa dei leoni.
Ricambio il bacio, le sorrido per non farle capire il mio disagio e scendo dall'auto.
Mia madre in realtà più volte mi ha chiesto se andasse tutto bene; evidentemente sospetta qualcosa ma io non voglio che lei sappia. Devo vedermela da solo.

Mi guardo intorno e a passi veloci salgo i quattro gradini, varco il grosso portone, percorro il corridoio e raggiungo l' aula. Mi siedo al mio banco, solo. Non ho nessun compagno al mio fianco. Tiro fuori libri e quaderni dallo zaino e aspetto che l'insegnante faccia l'appello.

"Ethan Poster". Dovrei rispondere presente ma mi limito ad alzare il braccio.
"Cosa c'è, abbiamo perso la voce questa mattina?" mi chiede non immaginando minimamente cosa nasconde il mio silenzio. Continuo a non rispondere ma credo di essere diventato rosso perché la pelle del viso mi brucia.
"Ethan, qualcosa non va?" insiste l'insegnante portandosi al mio fianco.
Faccio cenno di no con la testa. Per fortuna lei non insiste oltre e continua con l'appello.
Ma quando penso di averla scampata, mi ordina di leggere un brano.
Vorrei piangere ma sarebbe peggio. Riempio i polmoni d'aria e leggo il primo rigo.
"Alt" mi ordina mentre tutta la classe scoppia a ridere. "Cosa succede? Perché parli così male?"
Abbasso la testa mortificato. In questo momento la odio più che mai per avermi messo in una situazione così imbarazzante. Non riesco ad abituarmi al ferro che ho in bocca. Non riesco neanche a mangiare figurarsi a parlare. Odio lei, odio mia madre, odio il dentista che ha insistito che dovessi metterlo. Sarò più bello da grande. Da grande, si. Ma ora? Chi mi salva da queste iene?
"Ethan" insiste.
Apro leggermente la bocca e lascio che possa vedere la causa del mio male.
"Oh Ethan, mi stavi facendo preoccupare. Hai messo l'apparecchio per i denti. Non ti preoccupare, vedrai che fra qualche giorno ti abituerai e riuscirai a parlare bene come prima. Charlotte continua a leggere tu".
Mentre la sua voce melodiosa riempie la stanza, io vengo colpito da alcune palline di carta. Le ignoro, faccio l'indifferente e continuo a portare il segno mentre dentro mi sento morire.

Finalmente il suono della campanella mette fine anche a questo giorno di scuola.
Sto per varcare l'uscita quando mi sento bloccare per lo zaino. Non mi volto.
"Ehi, dente ferrato, scappi?" È Jimmy, il più antipatico della classe e anche il più bello della lista.
"No. Cosa vuoi?" chiedo ostentando una sicurezza che non ho.
"Invitarti alla mia festa di compleanno".
"Tu vuoi invitare me alla tua festa?! Perché?" chiedo mentre cerco di capire cosa si possa nascondere dietro al suo invito.
"Perché ho invitato tutti. Ci vediamo domenica a casa mia" e mi lascia andare senza aggiungere altro lasciandomi senza parole. Cosa devo aspettarmi domenica?

Fa caldo, mia madre vuole che mi metta un maglioncino mentre io vorrei mettere una semplice t-shirt. Vince mia madre. Mi accompagna a casa di Jimmy, saluta i suoi genitori, accetta un caffè e poi va via dopo avermi assicurato che verrà a riprendermi mio padre.
La situazione, a grande sorpresa, appare tranquilla. Ci sono tutti i miei compagni di classe ma anche ragazzini mai visti primi. Sicuramente vicini di casa e parenti. La casa è bellissima. C'è un enorme cortile e una tavolata piena di dolci e torte salate oltre alle solite patatine, pop corn ed enormi lecca-lecca. E poi tanti palloncini colorati. Sono tranquillo perché nessuno sembra accorgersi di me, nessuno mi prende in giro. Sono come loro, sono uno di loro. Finalmente lo hanno capito.
Per dare movimento alla festa il papà di Jimmy mette della musica. Tutti iniziano a ballare. Mi faccio coraggio e mi butto nella bolgia. Il maglioncino che indosso non mi aiuta. Ho caldo, sono paonazzo. Di colpo mi sento addosso tutti gli occhi degli invitati. Qualcuno bisbiglia parole coprendosi la mano con la bocca. Non bisogna essere geni per capire di chi stiano parlottando. Ridono e mi fissano. Sento l'imbarazzo crescere sempre di più.
"Ehi, Ethan, hai bisogno di un estintore?" dice un mio compagno di classe.
È un attimo. Nel giro di pochi secondi mi ritrovo bagnato da capo a piedi davanti a tutti che se la ridono a crepapelle. Vorrei piangere ma so che, se lo facessi, sarebbe la fine.
Abbozzo un sorriso. Un sorriso che nasconde mille lacrime. Penso, sinceramente, che qualcuna scappi giù ma, per fortuna, l'acqua che gronda dalla testa in giù, le nasconde.
Cerco di allontanarmi come se nulla fosse successo ma, qualcuno alle mie spalle, mi salta sopra e mi butta a terra. Pochi istanti e da uno diventano due, tre. Ridono sempre più forte, mi chiamano spillo dente ferrato, mi chiedono di difendermi, di reagire se ne ho coraggio. Mi danno pugni alla testa, ai fianchi, alle gambe. Sono talmente tanti i pugni che ricevo che non riesco più a contarli. Poi, di colpo, silenzio. Ho il muso spiaccicato a terra e quindi non riesco a capire subito cosa stia succedendo. Nessuno ride più. Alzo gli occhi da terra. Guardo tutti: sono ammutoliti e spaventati. Fissano un punto alla mia destra. Mi giro verso il punto. Jimmy è a terra. Sopra di lui c'è Adam, un nostro coetaneo. È un ragazzo particolare, di poche parole. Tutti lo temono per la sua reputazione. Di lui si dice che sia aggressivo e che la madre sia una poco di buono. Le solite chiacchiere.
"Forza Jimmy, reagisci, colpiscimi se ne hai il coraggio".
Jimmy  è impietrito davanti allo sguardo freddo di Adam.
"Cosa c'è? Sai essere forte solo con i più deboli? Perché non dici a tutti che non sai andare in bicicletta?"
Sono tutti sconvolti davanti a questa rivelazione.
"Si, amici miei, Jimmy non sa andare in bicicletta a meno che non ha le rotelle. Forza! Su! Prendetelo in giro, ora. Forza! Ridete tutti!"
L'ordine viene impartito con tanta rabbia che tutti obbediscono.
Ridono. Timidamente ma ridono.
"Dimmi, Jimmy. Come ci si sente ad essere al centro dell'attenzione? Stavolta per essere deriso però. Ti piace? Dicci, Jimmy, ti piace? Rispondi".
"N-no" è un sussurro la voce che esce dalla sua bocca .
"Non ho capito. Nessuno ha sentito quello che hai detto. Più forte, Jimmy, più forte".
"No".
"Non ti piace. E bravo Jimmy. Sai, sei fortunato che è il tuo compleanno. Ti lascio andare ma stai attento. La prossima volta potresti essere meno fortunato".
"Cosa sta succedendo qui?" È la madre di Jimmy a parlare. Vede il figlio a terra, capisce quello che vuol capire e aggiunge puntando il dito verso Adam:" Fuori da casa mia, delinquente!"
Vedo Adam allontanarsi non prima di aver regalato un sorriso strafottente a tutti.
Mi sento in colpa, è successo tutto a causa mia.
Gli corro dietro, infischiandomene dei richiami degli altri.
Sono sicuro di essere stato invitato per fare divertire tutti, solo che le cose non sono andate come avrebbero voluto.
Lo trovo seduto sul marciapiede. Tira dei sassolini in strada. Mi siedo al suo fianco e resto in silenzio.
Aspetto che mi chieda qualcosa ma, dalla sua bocca, non esce nulla.
Parlo io. Parlo a me stesso. Parlo a lui che forse mi ascolta e forse no.
"Sono brutto. Lei ha detto che sono il più brutto della classe".
"Lei chi?"
Mi sta ascoltando.
"Charlotte Gomez".
"Capisco. A te piace questa Charlotte?"
Ci penso un po'. Si, mi piace tanto ma...non posso rischiare di essere preso in giro anche da lui.
"No. Solo che non penso di essere il più brutto. Solo perché sono magro e ho l'apparecchio ai denti non significa che sono un mostro".
"Infatti non sei un mostro. Forse sei un po' magro ma è un problema che puoi risolvere. Fai sport?"
"No, mi ammalo facilmente se sudo".
"Non dire cretinate. Ti potrebbe piacere la boxe?"
"La bo-boxe? No, non fa per me".
"Ok, allora domani andiamo a iscriverci a judo".
"Andiamo? Judo? Ma...".
"Ogni giorno, inoltre, verrai a casa mia. Faremo un po' di pesi e vedrai come ti cresceranno i muscoli!"
"Ma mia madre..."
"Lascia perdere la mamma. Vuoi diventare o no un bel ragazzo muscoloso?"
"Si, ma mia..."
"Non dirle niente. Te li darò io i soldi che servono. So dove mia madre li nasconde e li prenderò per me e per te".
"Ma se se ne accorge?"
"Deve dimostrare che sono io a rubarli".
Mi piace il modo in cui questo ragazzo si mostra sicuro di se.
"Amici?" gli chiedo offrendogli il cinque.
"Amici. Mi chiamo Adam Collins" risponde accettando.
Sono felice di aver trovato un amico.
"Ethan Poster" dico omettendo di sapere già il suo nome e ciò che si dice in giro di lui.
Tutte cose false.
"Sai Ethan. Quella ragazzina che ti ha classificato come il più brutto..."
"Charlotte"
"Si, quella Charlotte...un giorno si pentirà della sua classifica".
"Dici sul serio?"
"Si, sei un bel ragazzo sotto sotto. L'apparecchio andrà via. I muscoli cresceranno. Si, sarai sicuramente un bel ragazzo".
Non so perché ma le sue parole mi tranquillizzano. Io credo alle sue parole. Voglio crederci.
"E Charlotte si innamorerà di te. E tu potrai vendicarti rifiutandola".
La risata che segue è contagiosa.
Charlotte innamorata un giorno di me? No, non penso che accadrà.


🍀🍀🍀
Ecco come è partita l'amicizia tra Ethan e Adam.
Ve lo sareste mai aspettati?
Il capitolo dovrebbe chiarirvi alcune cose. Dovrebbe.
Comunque se così non fosse più avanti lo scoprirete.
Ci sentiamo in settimana con la pubblicazione di un Amore Tossico
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Smack 💋💋💋
Ylenia

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