8 - DECISIONI SBAGLIATE

Keita vide Akito avvicinarsi con uno sguardo che metteva i brividi.

"Aki cosa è successo?"

L'amico sibilò fra i denti "E' arrivato Kimura Matsuta e il suo leccaculo"

Keita sentì la rabbia percorrerlo da capo a piedi.

Aveva ancora ben impresso il ricordo delle condizioni in cui aveva trovato Akito quella sera.

Era ancora completamente fatto e faticava a stare in piedi a causa di quello che aveva subito. Lui voleva portarlo in ospedale, ma l'amico non aveva voluto sentire ragioni, così lo aveva condotto a casa sua, lo aveva aiutato a farsi una doccia, a ripulirsi dal sangue misto allo sperma e poi erano andati a dormire senza dirsi una parola.

Il giorno dopo Akito si era ripreso e gli aveva raccontato tutto mostrandogli il contratto.

I suoi occhi erano irriconoscibili, non erano più luminosi e limpidi, ma oscuri e feroci. La sua parte innocente era morta e la sua anima era stata scaraventata all'inferno.

Sembrava però non avesse nessuna voglia di scappare, ma cercasse di adattarsi a quella nuova orrenda realtà.

"Aki che vuoi fare?"

"Niente se mi stanno alla larga."

Keita si girò verso i due soggetti e non gli sfuggì l'interesse con cui guardavano nella loro direzione.

"Ho bisogno di distrarmi ..."

Akito non finì la frase che due ragazze gli si avvicinarono. Erano sicuramente le figlie di qualche grosso imprenditore o finanziatore dell'evento.

Non volevano perdere l'occasione per conoscere di persona il cantante e il chitarrista degli Skeezer, il gruppo del momento.

Sembravano due bambine la mattina di Natale. Erano eccitatissime tanto che non tardarono a far capire ai due ragazzi di essere ben disposte ad andare oltre nella reciproca conoscenza.

Anche se all'apparenza Akito sembrava gradire, in realtà tutte quelle moine gli stavano dando il voltastomaco, non era dell'umore giusto.

Decise di andare in bagno per farsi passare l'incazzatura e smettere di pensare.

Perché anche se non voleva darlo a vedere, aver rivisto i suoi aguzzini dopo due anni gli aveva riportato alla mente, con sensazioni ancora troppo vivide, quella brutta esperienza.

La sua mente gli propose una sola soluzione.

Entrò in bagno e dopo aver pulito per bene il ripiano si preparò un "mix CK", sorrise all'assurdità di quello che stava facendo, era proprio un dannato masochista.

Per scacciare il ricordo di quella notte mischiava alla cocaina la ketamina, la stessa droga che gli avevano dato quei due bastardi.

Si abbassò e sniffò l'intera riga.

Si rialzò e si guardò allo specchio. Quello che vide lo fece gelare.

Dietro di lui con uno sguardo freddo ed accusatore c'era il suo amico Hiro.

Akito non si mosse e non riuscì a dire una parola.

Hiro vedendo che l'altro non parlava disse con tono gelido "E' questo ciò che sei diventato e che mi tenevi nascosto?"

La voce di Hiro lo colpì come una doccia gelata. Era la prima volta che il suo amico usava quel tono con lui.

In un attimo crollarono tutte le bugie, le illusioni e le false speranze di quegli ultimi 3 anni.

Aveva cercato di tenerglielo nascosto e adesso lo veniva a sapere nel modo peggiore, sbattendogli in faccia la cruda realtà.

Non avrebbe mai voluto avvenisse così, ma ormai era andata, non poteva farci più niente.

Hiro vedendo che lui non rispondeva si irritò alzando la voce "Allora non hai niente da dire?!"

Akito cercò di rimanere impassibile, di non far trapelare le sue emozione. Non voleva fargli sapere quanto l'essersi mostrato così a lui lo ferisse. Indossò la maschera del bastardo menefreghista che esibiva a tutti e disse con tono freddo "Quello che faccio non ti deve interessare"

Gli era costato molto dire quella frase, aveva avvertito un forte dolore, come se un altro pezzo di sé fosse morto, ma doveva essere chiaro e non lasciare dubbi.

Non voleva trascinare anche l'amico nel suo abisso. Adesso che aveva visto ciò che era diventato era meglio per lui se non lo cercava più.

"La persona che conoscevi non esiste più"

Hiro sentì l'impulso di prenderlo a pugni. Come poteva dire una cosa simile?

Anche se si erano lasciati, lui restava comunque il suo migliore amico.

Si avvicinò e lo afferrò per un braccio obbligandolo a girarsi per guardarlo.

Akito non si sottrasse e incrociò i suoi occhi. Erano sempre così incredibilmente belli, però la solita freddezza e impassibilità aveva lasciato il posto a una evidente collera.

"Voglio una spiegazione. Me la devi!"

La droga che aveva assunto iniziava a fare effetto e lui stava perdendo lucidità, sentiva l'adrenalina scorrere nelle vene e la tristezza e la preoccupazione per quello che stava accadendo persero importanza. Reagì dando libero sfogo alla parte peggiore di sé con l'unico intento di allontanalo per sempre.

"Non ti devo niente, non sei più il mio ragazzo. Oppure è per questo che sei così incazzato? Volevi che ti chiamassi per una bella scopata? Se vuoi rimedio subito..."

E così dicendo lo spinse contro la parete opposta e lo baciò, un bacio violento che sapeva di rabbia e frustrazione.

Hiro cercò di spingerlo via, ma non ci riuscì, Akito era sempre stato più forte di lui.

Così si ritrovò a rispondere al bacio, la sua bocca conosceva fin troppo bene quelle labbra.

Quando però sentì la mano di Akito infilarsi sotto la sua maglietta e mille brividi percorsero la sua schiena, decise che doveva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

Il suo corpo bramava quel contatto e quelle attenzioni e presto non sarebbe stato più in grado di dirgli di no. Ma fare sesso in un bagno non era la cosa migliore, non in quel frangente.

Anche se lo desiderava, prima dovevano chiarire.

La loro amicizia era qualcosa di troppo importante e in quel momento Akito non sembrava in grado di ragionare.

Gli scagliò un pugno sul fianco che lo fece piegare.

"E' meglio se ne riparliamo quando sarai più lucido."

E detto questo uscì.

Akito imprecò. Che cazzo gli era saltato in mente? Forse voleva farsi odiare da Hiro? Perché aveva riversato su di lui la sua frustrazione?

Aveva deciso di allontanarlo, ma quello che aveva fatto era decisamente troppo...

Come se la sua sfortuna quella sera non fosse stata sufficiente, uscito dal bagno si ritrovò Bunzo Okamoto davanti.

Il destino voleva proprio costringerlo a fare i conti con i fantasmi del suo passato.

"Ciao bel biondino. Ne è passato di tempo" il tono che usò non piacque per niente ad Akito così gli rispose cattivo "Mai abbastanza!"

"Come sei scortese. Eppure ci siamo divertiti insieme ..."

"Non mi sembra di ricordare niente di simile"

Akito sentì la rabbia assalirlo e la voglia di picchiarlo farsi sempre più incontrollabile.

"Anche tu hai tratto dei vantaggi... Comunque sono solo venuto a dirti che il Presidente Kimura avrebbe piacere di salutarti."

Akito stava per mandarlo a quel paese ma poi, complice la poca lucidità causata da quello che aveva assunto, decise che era l'occasione giusta per chiudere i conti con un'altra parte del suo passato. Gli avrebbe fatto rimpiangere di averlo rivisto.

Non si rendeva minimamente conto che stava per entrare nella tana del lupo completamente disarmato.

"D'accordo. Anch'io ho qualcosa da dirgli."

La condizione di Akito era più che evidente. L'altro uomo sorrise compiaciuto, il biondino gli stava semplificando il lavoro.

Bunzo condusse Akito nello studio di Matsuta.

Quest'ultimo come lo vide si alzò dalla sedia e si avvicinò al ragazzo.

"Che piacere vederti. Sono proprio felice che tu abbia accettato il mio invito."

Akito lo guardò con occhi carichi di odio "Per me non è affatto un piacere. Ma abbiamo un conto in sospeso che vorrei saldare."

Il Signor Kimura sorrise, gli piaceva questo suo lato aggressivo "Mi sembrava che la nostra transazione fosse conclusa. Tu hai ottenuto ciò che volevi in cambio di ciò che volevo io."

Il ragazzo digrignò i denti "Non mi hai lasciato scelta pezzo di merda!"

L'uomo ampliò il sorriso "Però non hai rifiutato. Se adesso sei ciò che sei lo devi solo a me"

"Io non ti devo un bel niente! Me ne strafrego di chi sei. Ormai non puoi più ricattarmi!"

Matsuta allargò le braccia "Se vuoi picchiarmi puoi farlo. Sono qui davanti a te. Sempre se ci riesci."

Akito si scagliò con tutta la forza contro il suo aguzzino, ma complice la droga assunta e il fatto che prima di diventare Presidente l'uomo era nelle forze speciali dell'esercito, il suo attacco andò a vuoto.

E senza sapere né come né perché, Akito si ritrovò bloccato a terra.

Matsuta fece un cenno al suo Vice, che fino a quel momento era rimasto in disparte a guardare, quest'ultimo si avvicinò tenendo una siringa in mano.

"Che cazzo volete farmi?" Akito sentì la paura assalirlo.

"Mi piacerebbe lasciarti lucido per vederti dimenare e soprattutto sentirti urlare. Ma di là ci sono troppe persone e qualcuno potrebbe notare qualcosa e venire a disturbarci. Quindi vedrò di farti diventare mansueto e accondiscendente. E alla fine godrai come l'ultima volta"

Di fronte alla sue parole, la rabbia si mischiò alla vergogna per essere effettivamente venuto durante la precedente violenza e, anche se era stato per colpa dell'eccitane chimico, non poteva perdonarselo.

Akito cercò di liberarsi, ma inutilmente. Matsuta gli stava sulla schiena e lo bloccava a terra.

Okamoto gli prese un braccio e ghignò "Stai fermo se non vuoi che l'ago si spezzi"

Akito sentì la puntura e pochi minuti dopo la sua mente andò in tilt.

Matsuta continuò a tenerlo immobilizzato per essere sicuro che la droga facesse effetto.

Dopo poco iniziarono a spogliarlo, lui cercò di opporsi ma senza risultato ormai il suo corpo non gli rispondeva più e la sua mente stava lentamente sprofondando perdendo la presa sulla realtà.

In quello stato di nebbia Akito sentì entrare qualcuno "Signore mi dispiace disturbarla, ma c'è una questione urgente e della massima importanza ...... i signori ........ richiedono ......... perché ............. la nostra ............ la situazione .........."

Il segretario non si scompose era pagato per non fare domande e non impicciarsi degli affari del suo capo.

Akito non riusciva a capire cosa stesse dicendo gli arrivavano solo frammenti di parole. La persona appena entrata parlava piano e troppo velocemente per la sua mente annebbiata.

Sentì Matsuta alzarsi e lasciarlo finalmente libero. Era evidentemente scocciato per quella improvvisa interruzione.

Sentì Bunzo rassicurarlo "Il mix che gli ho iniettato ha un effetto duraturo di parecchie ore. Può andare a sistemare la questione e tornare a divertirsi." Una risata "Potrà fargli tutto ciò che vorrà, non sarà in grado di opporsi"

"Perfetto non mi deludi mai. Vieni con me non voglio che cominci da solo"

Insieme uscirono dalla stanza lasciando Akito steso sul pavimento.

Akito non aveva capito molto di quello che dicevano, ma quello che era riuscito a cogliere gli bastava per sapere cosa lo attendeva.

Cercò di alzarsi ma inutilmente, sentiva un forte calore invaderlo, i suoi muscoli tremavano e la sua mente era ormai completamente offuscata.

Non riusciva a pensare a niente, sentiva solo una immensa rabbia causata dal senso di impotenza.

Si raggomitolò in attesa del ritorno dei suoi aguzzini e sperò che tutto passasse in fretta.

Un solo pensiero gli invadeva la mente: la promessa che aveva fatto a se stesso due anni prima stava per essere infranta a causa di una leggerezza e della sua stupida arroganza.

Aveva giurato che mai più si sarebbe fatto sottomettere da qualcuno e invece anche l'ultimo punto fermo nella sua vita stava per essere distrutto.

Dopo un po' Akito sentì un suono che gli ricordava lo squillo del suo cellulare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse messo e soprattutto perché fosse importate rispondere. Aveva solo voglia di avere un po' di refrigerio. Si sentiva ardere dentro e fuori, avrebbe dato qualunque cosa per un po' di sollievo.

Yuri voleva parlare con suo zio, aveva bisogno di sapere se era successo qualcosa con Akito.

Si era accorto che l'atteggiamento del biondo nei suoi confronti era cambiato dal momento in cui aveva saputo il suo cognome. Inoltre non gli era sfuggito lo sguardo di odio che il biondo aveva rivolto a Matsuta.

Aveva bisogno di ottenere tutte le informazioni per poter vincere a quel gioco.

Yuri non aveva problemi a girare per quell'enorme villa. Ci aveva trascorso tutta la sua infanzia, era stata la casa sua fino a qualche anno prima.

Quando suo zio, a seguito della morte di suo padre, si era trasferito lì, lui aveva preferito andare a vivere da solo.

Matsuta diceva che si era trasferito nella villa per stare vicino alla moglie del suo povero fratello e darle una mano in quel momento difficile, ma in realtà mirava al suo immenso patrimonio.

Sua madre Fumiko dopo la scomparsa di suo padre, morto a causa di una improvvisa malattia, si era sentita persa e suo zio ne aveva approfittato.

Adesso era Matsuta a gestire tutti gli affari di famiglia e stava cercando di convincere Fumiko a risposarsi con lui. Sua madre non ne era sicura, ma Yuri era certo che prima o poi avrebbe ceduto.

Sapeva che suo zio non l'amava affatto e che anzi non perdeva occasione per tradirla, ma non era ancora riuscito a trovare le prove.

Da lontano vide suo zio e Okamoto uscire dallo studio di suo padre.

Non aveva voglia di affrontarlo con quella serpe fra i piedi.

Si infilò nella porta che trovò alle sue spalle, qualcosa gli diceva che era meglio non farsi vedere. Attese in silenzio che i due rientrassero nel salone principale, dove si svolgeva la festa.

Adesso aveva due opzioni: ritornare anche lui nella sala oppure andare nello studio e attenderlo lì, era sicuro sarebbe ritornato presto, passava in quella stanza la maggior parte del suo tempo quando era a casa.

Optò per la seconda scelta così avrebbe anche avuto l'occasione per curiosare un po' in giro.

Ne aveva tutto il diritto visto che quelli della famiglia Kimura erano anche affari suoi.

Uscì dalla stanza e percorse tutto il corridoio. Davanti alla porta gli parve di sentire il rumore di un cellulare. Forse era rimasto qualcuno dei suoi gorilla all'interno.

Aprì la porta e quello che vide lo lasciò senza fiato.

Akito era steso per terra a torso nudo completamente rannicchiato, aveva gli occhi aperti, ma il suo sguardo era perso nel vuoto, non sembrava averlo notato.

Le pupille erano completamente dilatate tanto che faticava a riconoscerne il colore, il suo viso era sudato e distorto in una smorfia di dolore. A Yuri ricordò un angelo a cui erano state strappate le ali.

Si avvicinò a lui e gli si inginocchiò davanti.

Che cazzo aveva fatto? Poteva essersi ridotto così da solo? E poi essere in quello studio gli puzzava molto.

Provò a chiamarlo, ma non ottenne nessuna risposta.

Dovevano averlo drogato loro.

Il fatto in sé non lo stupiva più di tanto ne erano sicuramente capaci.

Volevano forse ottenere qualcosa che Akito non voleva dargli?

Un dubbio terrificante lo assalì e gli fece girare la testa non appena notò anche i pantaloni slacciati.

Si sentì assalire da una feroce rabbia.

Doveva portarlo via il prima possibile, prima che quei due tornassero.

Cercò di alzarlo, ma Akito cercò di divincolarsi farfugliando qualcosa di incomprensibile.

Quando riuscì a prenderlo in braccio Yuri ebbe la conferma al suo timore: volevano violentarlo.

Gli avevano somministrato, oltre a chissà quale droga, anche un forte eccitante chimico. L'erezione che aveva fra le gambe non lasciava dubbi e anche se sapeva quanto Akito amasse la trasgressione, non poteva essere stato consenziente a farsi ridurre così.

Decise di uscire dalla porta posteriore, attraverso la cucina, così sarebbero arrivato alla sua auto senza essere visti da nessuno.

Keita non vedendo Akito tornare decise di andare a cercarlo. Era sicuro si fosse rifugiato in bagno.

Salutò le due ragazze e si avviò verso i servizi.

Attraversando tutta la sala si guardò attorno in cerca di una testa bionda, ma senza risultato.

Anche in bagno però di lui nessuna traccia.

La situazione gli sembrava molto strana, anche se aveva trovato compagnia, non sarebbe mai andato via senza avvisarlo.

Un brutta sensazione si impadronì di lui, temeva che quei bastardi avessero nuovamente fatto qualcosa al suo amico.

Uscì dal bagno deciso a mettere a soqquadro la casa pur di trovarlo, ma proprio in quel momento vide Matsuta e Okamoto parlare tranquillamente con alcuni signori distinti.

Tirò un sospiro di sollievo fortunatamente si era sbagliato.

Forse Akito si era stancato della festa ed era andato da qualche altra parte.

Prese il cellulare e compose il suo numero, ma il telefono suonò invano senza ottenere risposta.

Keita continuò a cercare Akito, finché non vide in un angolo della sala Hiro.

Lo conosceva essendo andati per circa un anno nella stessa scuola, inoltre il suo amico gli aveva parlato molto di lui.

Decise di andare a chiedere a lui.

"Ciao Hiro. Ti ricordi di me? Sono Keita. Tre anni fa andavamo alla stessa scuola."

Hiro lo guardò stizzito "Come potrei non conoscere un membro degli Skeezer?"

Keita rimase sorpreso dal tono gelido, ma dedusse che molto probabilmente Hiro si era sentito preso in giro.

Non l'aveva fatto di proposito, ancora non era abituato all'idea di essere famoso e che quindi la maggior parte delle persone sapesse chi fosse senza bisogno di presentarsi.

Keita sorrise imbarazzato "Scusa. Non volevo essere scortese. Volevo solo chiederti se per caso hai visto Akito"

Hiro fece una smorfia "Avrei preferito di no. Si stava facendo una striscia ...."

Fece una piccola pausa per trovare la calma per proseguire "L'Akito che conoscevo è morto e ciò che è diventato non mi piace per niente ..."

Keita rimase sorpreso dall'amarezza delle sue parole.

"Non dovresti giudicarlo senza prima avergli chiesto spiegazioni, non voglio giustificare il suo comportamento, ma ha le sue buone ragioni se ..."

Hiro lo interruppe "Come cazzo faccio se non vuole nemmeno parlarmi!?"

Keita abbassò lo sguardo, sapeva quanto Akito potesse essere testardo e soprattutto quanto odiasse farsi compatire. Se aveva deciso di tagliare i ponti con lui era difficile farlo tornare indietro.

Però sapeva quanto Hiro fosse importate per lui e non voleva che lo rimpiangesse per il resto della sua vita.

Inoltre quel ragazzo rappresentava quella parte buona e innocente che ancora esisteva da qualche parte nel suo cuore e non voleva assolutamente che Akito la dimenticasse.

"Se fossi in te non rinuncerei tanto facilmente. Questa sera, credimi, non è il momento migliore per lui. Ma al festival avrai la possibilità di tentare nuovamente."

Hiro lo guardò dubbioso. Cosa sapeva Keita che lui ignorava?

Anche se adesso era incavolato con Akito era conscio del fatto che avrebbe dato qualunque cosa per non perderlo.

Ancora lo desiderava, la sua reazione in bagno ne era stata una prova, ma si sarebbe accontentato di averlo nuovamente anche solo come amico.

Yuri era riuscito ad arrivare all'esterno della villa senza essere visto da nessun ospite, solo qualche cameriera che lo aveva guardato abbassando immediatamente lo sguardo appena lo aveva riconosciuto.

Yuri si sentiva veramente una furia.

Come avevano solo pensato di fare una cosa del genere ad Akito?

Lo guardò in viso e in quel momento gli sembrò la cosa più bella e più fragile che avesse mai visto.

Sentì forte il desiderio di proteggerlo.

Akito continuava a farfugliare e cercava inutilmente di farsi mettere giù. Forse nel suo stato confusionale non si rendeva conto di quello che stava succedendo. Yuri era stato costretto a fermarsi e depositarlo a terra più volte, aveva anche cerato di farlo camminare ma senza risultato, lui non riusciva a reggersi nemmeno in piedi. Ormai fortunatamente erano arrivati a destinazione.

"Akito stai tranquillo. Adesso ti porto via da qui."

Yuri cercò di rassicurarlo, ma non sembrava che le sue parole lo raggiungessero.

Lo depositò in macchina e partì a tutto velocità diretto al suo appartamento.

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