2 - PASSATO IMPORTANTE


Anche quella mattina era in tremendo ritardo, sperava solo che il professore non fosse già arrivato in classe, non aveva voglia di essere nuovamente mandato in presidenza.

Arrivato davanti alla porta dell'aula attese un attimo di riprendere fiato, avendo perso l'autobus aveva dovuto fare diversi isolati di corsa.

Aprì piano la porta e tirò un sospiro di sollievo notando ancora la cattedra vuota.

Si fiondò dentro andando a sedersi al suo banco, ultimo posto infondo vicino alla finestra.

Era stato spedito lì il primo giorno di scuola per punizione e adesso era diventato il suo angolo sicuro, poteva facilmente estraniarsi e pensare alla sua passione, la musica.

Si sedette e si guardò in torno, quella mattina c'era qualcosa di diverso, il banco vicino al suo per la prima volta era occupato.

Era uno nuovo, non l'aveva mai visto prima, un ragazzo carino con lineamenti asiatici molto delicati come quelli di una ragazza, capelli rossi e occhi verdi evidenziati da un tratto di matita nera.

Stava per alzarsi e andare a presentarsi, ma l'arrivo del professore interruppe ogni suo proposito.

L'insegnante fece l'appello e quando arrivò al nome del nuovo ragazzo Hiro Suzuki lo guardò e gli disse: "Piacere di conoscerti Hino. So che sei appena arrivato dal Giappone, quindi ti darò un po' di tempo per ambientarti. Vedi di non sprecarlo."

Hiro rispose un semplice "Grazie", ma dal tono si capiva benissimo che non lo pensava affatto.

Il professore iniziò la sua lezione senza più degnarlo di una parola.

Suonata l'ora della ricreazione Akito si avvicinò al nuovo ragazzo "Ciao io sono Aki, il mio bisnonno era giapponese" e gli porse la mano sorridendo. L'altro lo guardò in cagnesco e senza dire niente si alzò dalla sedia e uscì dall'aula lasciandolo a bocca aperta.

Il biondo si guardò la mano ancora a mezz'aria e sentì una forte frustrazione assalirlo.

Voleva essere gentile e quello stronzo l'aveva completamente snobbato. Peggio per lui non lo avrebbe più degnato di un solo sguardo.

Passarono i giorni e Akito mantenne il suo proposito, pur avendo l'altro ragazzo a meno di un metro di distanza non gli rivolse più la parola ed evitò anche solo di voltarsi nella sua direzione.

Per lui non era un problema ignoralo, durante le lezioni aveva sempre la testa alla sua musica, scrivendo testi di canzoni che sapeva nessuno avrebbe mai ascoltato.

Un giorno, camminando lungo il corridoio, sentì una melodia provenire dall'aula di musica, chi stava suonando era decisamente bravo e la curiosità di sapere chi fosse fu irresistibile.

Aprì piano la porta e riconobbe immediatamente il ragazzo nuovo seduto su uno sgabello con una chitarra in mano, sembrava completamente immerso nella musica.

Akito entrò piano per non disturbarlo, prese anche lui una chitarra e si andò a posizionare vicino.

Non conosceva la canzone, così chiuse gli occhi e cercò di farsi guidare dalle note. Riuscì ad unirsi seguendo uno spartito immaginario.

Hiro vedendolo entrare preferì fare finta di niente, sicuramente era il solito scocciatore che lo riempiva di domande rompendogli i coglioni, così chiuse gli occhi e continuò a concentrarsi su quella melodia che aveva composto solo qualche giorno prima.

Quando però lo sentì suonare rimase stupito da come stava trasformando la sua stessa canzone rendendola ancora più bella.

Quando finirono si guardarono un attimo negli occhi, nessuno dei due disse una parola.

Akito era molto felice, aveva trovato qualcuno con cui condividere la sua passione, non gli importava se non voleva essergli amico, per lui l'importante era il legame che la musica aveva creato fra di loro in quei pochi minuti.

Anche se nella loro scuola avevano un'aula dove venivano tenuti degli strumenti, non avevano ore di musica, erano state tolte dal programma anni prima, così ormai giacevano dimenticati e venivano utilizzati solo sporadicamente per eventi o feste.

Akito si alzò, depose la chitarra e dicendogli un semplice "Grazie" uscì.

Hiro rimase sorpreso, pensava che l'altro ragazzo gli chiedesse spiegazioni o nuovamente di essere amici e invece niente. Che tipo strano.

Però doveva ammetterlo possedeva un vero talento.

Continuarono a non parlarsi, ma appena Akito non vedeva Hiro seduto al suo posto, andava a cercarlo nell'aula di musica e senza dire niente gli si sedeva accanto e iniziava a suonare con lui.

Andarono avanti così per diverse settimane, saltando varie lezioni tanto che ricevettero un richiamo ufficiale dal preside con la minaccia della sospensione se non avessero smesso di assentarsi senza motivo.

Ritornando in aula, dopo essere stati in presidenza, Hiro gli parlò per la prima volta.

"Se ti interessa ancora suonare con me potresti venire alla sala prove della 5° Strada. Io e i miei fratelli abbiamo un gruppo e questo pomeriggio proviamo là dalle 18."

Akito non sapeva cosa dire era la cosa più bella che potesse offrirgli.

Avrebbe potuto suonare con altri musicisti in una vera band, avrebbe potuto far sentire loro le sue canzoni. E chissà, un giorno, avrebbe potuto suonare davanti ad un vero pubblico.

Quello strano ragazzo era la scossa che aspettava per dare un senso alla sua vita dopo essere rimasto solo. Da quando un brutto incidente in auto glieli aveva portati via entrambi.

Per non infastidirlo cercò di contenere il suo entusiasmo, aveva capito che Hiro non amava le manifestazioni d'affetto, così si limitò ad un semplice "Contaci".

Arrivato alla sala prove si sentiva un po' teso, non sapeva che cosa si aspettassero da lui.

Il gruppo si chiamava Bleach in onore dei Nirvana di cui Tamiko, la sorella di Hiro, era una grande fan.

Hiro suonava il basso, Katzumi, il fratello maggiore, la batteria e Tamiko voce e chitarra.

Con l'arrivo di Akito avrebbero finalmente avuto la seconda chitarra e un altro possibile cantante.

Le prove andarono molto bene, si trovarono in perfetta sintonia e Tamiko fu subito conquistata da Akito tanto che iniziò a chiamarlo Kurt per il suo aspetto.

Provarono diverse volte insieme, finché un giorno alla fine della sessione gli proposero di esibirsi con loro quel fine settimana in un locale in centro.

Akito non poteva crederci, il suo piccolo sogno stava diventando realtà, avrebbe finalmente suonato davanti ad un pubblico, avrebbero ascoltato la sua musica.

La sera del debutto Hiro passò a prenderlo con i suoi fratelli e insieme si diressero al locale.

Inizialmente Akito era nervoso, ma appena salì sul palco sentì l'adrenalina scorrergli nelle vene, era come una droga potentissima che gli annullava tutti i timori e le paure e lo faceva sentire onnipotente.

Suonò come non aveva mai fatto, riuscendo a coinvolgere con la sua energia anche gli altri componenti della band.

Per l'ultima canzone Tamiko si avvicinò a Akito e gli propose di cantare quella scritta da lui e che in quei giorni avevano provato.

Akito si sentì colto alla sprovvista, ma quella proposta era troppo allettante per essere rifiutata così si posizionò davanti al microfono e iniziò a cantare.

Il pubblicò fu completamente ammaliato dalla sua voce e durante la prima strofa della canzone nessuno fiatò, ma al momento del ritornello tutti iniziarono a ballare facendosi contagiare dal ritmo.

Quando finì ci fu un boato e tutti applaudirono chiamando a gran voce il suo nome.

Akito si sentiva potente come un dio. Era una sensazione magnifica e in quel momento seppe esattamente cosa voleva fare nella sua vita.

Voleva diventare una rockstar ed esibirsi davanti a migliaia di persone che avrebbero cantato e ballato le sue canzoni.

Quando scesero dal palco Akito abbracciò Hiro e gli sussurrò "Grazie"

Hiro lo guardò negli occhi e gli diede un bacio.

Akito fu colto di sorpresa, non si aspettava niente del genere, così non rispose.

Hiro si staccò e abbassando lo sguardo disse "Scusa" e si girò per andarsene.

Akito sentì un grande buco nel petto vedendo gli occhi dell'amico pieni di tristezza, così agì d'istinto, lo afferrò per un braccio e lo tirò nuovamente contro il suo petto unendo nuovamente le loro labbra.

Sentì Hiro rispondere con entusiasmo e chiedergli il permesso per approfondirlo. Akito dischiuse le labbra lasciandosi coinvolgere in un bacio passionale.

Per Akito era la prima volta con un ragazzo, ma non si fece nessun problema perché sentì che seguire il suo cuore era la cosa giusta da fare.

Hiro gli portò le mani sotto la maglietta e andò ad esplorare la sua schiena. Akito si lasciò sfuggire un verso di apprezzamento.

Quando si staccarono Hiro stava per dirgli qualcosa, ma la voce di Tamiko li richiamò alla realtà "Ragazzi venite dobbiamo festeggiare"

Si guardarono un attimo e poi seguirono la ragazza all'interno del locale.

Si sedettero ad un tavolino ed ordinarono da bere. Ogni tanto qualcuno si avvicinava per fare loro i complimenti.

A fine serata erano alquanto alticci.

Quando arrivarono sotto casa di Akito, Hiro gli si avvicinò e gli disse "Vuoi che resti a farti compagnia?"

Sapeva che Akito viveva con il suo tutore e che quella sera era fuori per lavoro.

Akito rimase un attimo in silenzio, anche se aveva bevuto sapeva esattamente cosa implicava quella domanda e ancora meglio si rendeva conto di cosa significasse la sua risposta.

Se avesse risposto di sì, non sarebbero certo andati a dormire o a guardare la tv.

E per lui, seppur non fosse più vergine, era comunque la prima volta con un ragazzo e non era sicuro di sapere cosa questo avesse comportato.

Cioè sì, non era uno stupido, sapeva come funzionava il sesso fra uomini, però non sapeva bene cosa avrebbe preteso Hiro da lui.

Anche perché l'altro sembrava sapere esattamente cosa voleva.

Aiutato dall'alcool e dalla certezza che tra lui e Hiro si fosse creato un vero legame, decise di lasciarsi andare e di lasciare i dubbi e le incertezze per la mattina dopo.

Quella era la loro serata e tutto era permesso.

"Ok"

Hiro sorrise "Io mi ferma da Akito"

Tamiko si voltò per guardare i due ragazzi e con uno strano sorriso complice "Fate i bravi".

La ragazza conosceva da tempo le preferenze sessuali di suo fratello, lui non lo aveva mai nascosto, ma era la prima volta che lo vedeva così preso da qualcuno.

Come arrivarono in casa Hiro annullò la distanza fra loro e lo coinvolse in un bacio passionale. Akito rispose lasciandosi andare al tocco della mani del rosso che si erano insinuate sotto la sua maglietta.

Hiro gli tolse l'indumento e prese a leccargli e baciargli il collo, ad Akito scapparono dei piccoli suoni di approvazione, che incitarono l'altro a continuare scendendo più in basso.

Ma appena iniziò a sbottonargli i jeans lo sentì irrigidirsi, Hiro cercò di tranquillizzarlo "Non preoccuparti starò io sotto. Tu fatti solo guidare dall'istinto, non è tanto diverso da quello che hai già fatto con le ragazze."

Le parole dell'amico lo rilassarono, così lo condusse nella sua camera da letto.

Dopo pochi minuti si ritrovarono entrambi nudi e guardando l'amico Akito si sentì nuovamente confuso. La differenza c'era e anche grossa.

L'altro era già eccitato e non c'era possibilità che passasse per una ragazza.

Hiro vedendolo nuovamente titubante, decise di troncare ogni indugio e forzare un po' la mano per capire se l'amico lo voleva o meno.

Lo fece distendere sul letto e salendogli sopra gli disse "Adesso rilassati".

Si posizionò fra le sue gambe e dopo avergli baciato l'addome scese a leccargli il membro, Akito sgranò gli occhi a quel contatto inatteso.

Quando lo prese completamente in bocca non poté trattenere i gemiti che uscirono incontrollati.

La mente del biondo andò in tilt, era la prima volta che qualcuno gli faceva una pompa.

Il piacere lo avvolse a tal punto che quando l'altro si fermò non poté fare altro che esprimere il proprio disappunto.

Hiro lo guardò sorridendo "Vedrai adesso sarà anche meglio", prese le dita di Akito e portandosele alla bocca le leccò "Però prima dovrai allargarmi il buco con queste se non vuoi spaccarmi in due".

Aiutato dall'alcool, il biondo cacciò l'imbarazzo e l'incertezza lasciandosi guidare dal desiderio e dalla lussuria.

Ribaltò le posizioni e mentre esplorava quel corpo tanto diverso da quello di una ragazza, ma altrettanto eccitante, prese a penetrarlo con le dita. Era impaziente di andare oltre, Hiro l'aveva fatto eccitare e lo aveva lasciato insoddisfatto.

Quando sentì il ragazzo sotto di lui gemere ed andare incontro alle sue dita perse completamente la poca ragione rimasta. Tolse le dita e, dopo essersi messo il preservativo, le sostituì con il suo membro affondando in lui con un'unica spinta.

Era stato troppo brusco, se ne rese conto subito, perché sentì l'amico irrigidirsi e soffocare un gemito di dolore.

Si fermò indeciso su cosa doveva fare, stava per ritrarsi, ma l'altro lo fermò e afferrandogli un amano la portò al proprio sesso. Akito iniziò a masturbarlo resistendo alla voglia di muoversi.

Quando sentì Hiro incitarlo riprese a penetrarlo. I loro gemiti si mischiarono nella stanza buia sempre più forti e incontrollati e alla fine vennero insieme urlando il loro piacere.

Akiro uscì dal corpo di Hiro e si accasciò su di lui addormentandosi come un sasso.

Il rosso gli accarezzò la testa bionda e dopo poco si addormentò anche lui.

Alla doccia avrebbero pensato la mattina seguente.

Da quella notte passarono tanti altri momenti di fuoco insieme fino al fatidico giorno in cui Hiro gli disse che sarebbe partito.

Avevano appena fatto sesso e Akito si stava alzando per andare a fare la doccia, Hiro lo afferrò per un braccio e guardandolo negli occhi gli disse "Parto, ritorno in Giappone"

Akito sgranò gli occhi scioccato "Quando?"

"Domani mattina. Ho già preparato tutto"

Sentì la rabbia salire pericolosamente "E quando avevi intenzione di dirmelo?"

Hiro sostenne lo sguardo furioso dell'altro "Te lo sto dicendo ora"

Akito non riuscì a trattenersi "Sei un grandissimo stronzo non ti è mai fregato niente di me!"

Hiro scosse la testa "E' proprio perché tengo molto a te che non ti ho detto niente. Saresti stato in grado di farmi rinunciare. Se me lo avessi chiesto, avrei mandato tutto a puttane pur di restare con te. Non potevo fare questo a mio padre. Ha ottenuto finalmente il lavoro che tanto desidera. Adesso è troppo tardi, ormai ha firmato, non può più tornare indietro. Tutta la mia famiglia ne è estremamente felice, anche i miei fratelli non vedono l'ora di ritornare in Giappone e io non posso chiedere a nessuno di loro di restare per me ... e sono troppo piccolo per rimanere a vivere qui da solo."

Akito cacciò la mano che l'altro gli aveva appoggiato sul braccio e senza aggiungere altro si infilò in bagno.

Era arrabbiato con Hiro perché se ne andava a chilometri di distanza e con se stesso per essersi legato a qualcuno che nuovamente lo lasciava solo.

Uscì dal bagno ancora più infuriato di prima, non riusciva a farsene una ragione. Non sopportava l'idea che l'altro l'avesse lasciato all'oscuro da chissà quanto tempo.

Hiro si era già rivestito ed era pronto per andarsene per sempre dalla sua vita.

Akito lo guardò lasciando trapelare tutto il rancore che provava in quel momento.

"Promettimi che raggiungerai il tuo sogno anche senza di me e soprattutto che rimarrai sempre te stesso"

Il biondo lo guardò incredulo "Non hai nessun diritto di dirmi cosa devo fare. Adesso vattene" e si girò dandogli le spalle.

Sentì Hiro dire un semplice "Addio" prima di chiudere la porta dietro di sé.

Akito sapeva di essere stato duro, ma non aveva potuto fare altrimenti. Si sentiva tradito, l'aveva abbandonato senza dargli nessuna possibilità di replica.

Con il tempo forse avrebbe capito le ragioni che avevano spinto Hiro a comportarsi in quel modo, ma in quel momento non voleva saperne, il suo amore si era trasformato in odio e per la frustrazione iniziò a distruggere tutto quello che aveva a tiro.

Quella sera quando il suo tutore Jerald rientrò, trovò la casa tutta a soqquadro e un Akito esausto seduto a terra con la testa fra le mani, fra i cumoli di oggetti vittime della sua furia.

Passarono diversi mesi prima che Akito rispondesse alle numerose telefonate di Hiro e che tornassero a parlarsi di nuovo.

Quando finalmente il biondo riuscì a perdonarlo, la loro amicizia ritornò ad avere un ruolo importante nella sua vita prima di essere nuovamente messa da parte dalla paura e dalla rabbia per ciò che era diventato.


______________________________


Si svegliò di soprassalto quando sentì il pilota comunicare di rimettere i sedili in posizione eretta e di allacciare le cinture di sicurezza per prepararsi all'atterraggio.

Riprendendo lucidità una sola domanda gli riempiva la mente: "Chi sono io veramente?"

Quel sogno gli aveva mostrato ancora una volta quanto era diverso dal se stesso di tre anni prima.

Di quel ragazzino solare non c'era più traccia, non era più lui.

Forse Akito si era perso per sempre e quello che rimaneva era solo Demon.

Mai come in quel momento quel soprannome gli era sembrato così indicato. Lui era solo un demone che aveva divorato l'anima di Akito e che si era impossessato del suo corpo.

Per la prima volta si sentì sollevato all'idea che i suoi genitori non avrebbero mai visto cosa era diventato ...


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top