ƈą℘ıɬơƖơ 42

-Fate silenzio! Zitti ho detto!-.
A bordo di una camionetta militare che viaggiava con andatura costante, Selin se ne stava seduta su una delle panche a disposizione con entrambe le mani aggrappate alla maniglia in ferro arrugginito.
Stretti nei pochi altri posti a sedere vi erano una coppia di colore, forse moglie e marito; i loro sguardi erano terribilmente spenti, vagavano nel vuoto senza darsi pace. Vicino a loro sedeva un anziano signore che non aveva pronunciato una singola parola per tutto il viaggio, il cui abbigliamento suggeriva provenisse dall'India. Infine, sistemati ai primi posti, vi erano una coppia di giovani donne che si tenevano per mano cone tentassero invano di farsi forza, e un uomo dalla barba lunga che parlava una lingua totalmente sconosciuta a Selin.
Erano tutti stranieri, proprio come lei.
E tutti quanti erano stati esiliati dal territorio americano perché irregolari e caricati a bordo delle tre camionette che adesso viaggiavano, componendo una fila perfettamente ordinata, in direzione del porto.
Alla guida della vettura in cui era stata posizionata la ragazza vi era uno scorbutico militare in divisa, che di tanto in tanto si voltava a controllare che tutti i passeggeri fossero fermi ai loro posti.
-Se qualcuno deve vomitare lo faccia fuori dal finestrino, chiaro?-.
La città scorreva rapida attraverso il vetro sporco sul quale Selin teneva fermo lo sguardo, mentre i suoi pensieri riuscivano a trasportarla molto lontano da quel presente.
Non era riuscita a rivedere Felia e assicurarsi che stesse bene, prima di partire; allo stesso modo, le era stato impossibile anche dire addio a Rose, perché tutto era accaduto davvero troppo in fretta.
Ed ora, come in un film il cui triste finale lascia allo spettatore una terribile amarezza, Selin era in viaggio verso la sua terra natìa dopo aver perso tutto ciò che aveva di caro, impossibilitata a immaginare che cosa ne sarebbe stato della sua vita da quel momento in poi.
Avvolse un braccio attorno al torace e strinse nel pugno un lembo della sua maglietta, mentre la sua mente le giocava il brutto scherzo di ripescare dal pozzo dei ricordi il volto di Jeff.
Chiuse gli occhi e trattenne il fiato.
Nonostante tutto non era ancora capace di dare un nome a ciò che provava per lui, ciò di cui era certa è che già si sentiva soffocata dalla sua mancanza e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riportarlo indietro, se solo fosse esistito un modo.
"Perdonami" sussurrò, muovendo le labbra in modo appena percettibile. 
"Perdonami Jeff, è stata colpa mia".
Le tre camionette svoltarono in direzione del porto commerciale, laddove la strada si faceva più accidentata ed era impedito l'ingresso ai non autorizzati. Una nave di modeste dimensioni attendeva il momento della partenza attraccata alla riva e sovrastata dall'ombra di un mercantile decine di metri più grande; il verso stridulo di qualche gabbiano ed il profumo del sale richiamarono l'attenzione della ragazza.
Stava ripercorrendo sostanzialmente la stessa tratta che aveva dovuto affrontare per arrivare in America, solo che adesso la direzione era quella opposta.
Salendo su quella nave stava lasciando dietro di sé il ricordo di un'amica fedele e generosa, di una sorellina acquisita che aveva amato con tutto il suo cuore, e del ragazzo più folle e fragile che avrebbe mai potuto incontrare.
In America stava lasciando sostanzialmente tutto ciò che di bello aveva avuto da quel luogo. E dalla sua esistenza in generale.
-Avanti, scendete! Datevi una mossa!- riprese a sbraitare l'uomo alla guida, dopo aver arrestato la vettura affiancandola alle altre, nelle vicinanze del molo. -Giù, levatevi dalle palle!-.
Gli stranieri vennero ammassati nella stiva come delle bestie dai militari, che non si lasciavano scappare una sola occasione per dare qualche spintone.
Selin restò muta per tutto il resto del suo viaggio, nella più totale solitudine salì a bordo della nave e si sistemò vicina ad uno degli oblò.
Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata triste di tornare a casa, in quella terra fatta di povertà e sudore ma nella quale era cresciuta e conservava tutti i ricordi più dolci della sua infanzia; aveva intrapreso quel viaggio in America con la certezza che non sarebbe mai più tornata indietro, ma le cose non erano andate affatto così come le aveva immaginate.
La nave partì lentamente, tracciando una scia nell'acqua salata destinata a scomparire poco dopo.
Nel frattempo molto distante dal porto, sotto ad un manto di nubi chiare che coprivano il sole, sul precipizio oltre la boscaglia giaceva ancora il peluche di Felia.
Un coniglietto di stoffa sporco di fango, abbandonato tra i sassi e la terra solcata dagli pneumatici delle volanti.
Il vecchio pupazzo giaceva con il muso rivolto verso il cielo, circondato dal silenzio del bosco. Accanto a lui, tra sassi e ciuffi d'erba ingallita, un bossolo dorato deformato dall'impatto con la pietra.

....

stato finalmente rintracciato e annientato l'assassino seriale identificato con lo pseudonimo di Jeff The Killer.
La città è di nuovo sicura.
Grazie al notevole investimento di forze da parte della polizia ed al grande interesse manifestato dagli stessi cittadini, è stato possibile scovare un importante collegamento tra molti recenti crimini violenti che parevano esse stati eseguiti per mano dello stesso individuo.
Il terribile assassinio di Phil Edwin è stato tuttavia la vera e propria svolta che ha portato la polizia sulle tracce del ricercato.
Jeff The Killer è stato rintracciato nella periferia, in fuga all'interno di un'auto assieme a due donne e una bambina. Quest'ultima è stata presa in ostaggio, la situazione ha reso necessaria l'uccisione del soggetto direttamente sul posto.
La minorenne, rivelatasi poi figlia dello stesso Phil Edwin, è stata affidata alle cure dei servizi sociali mentre Rose Helsink, proprietaria dell'auto usata per la fuga, è stata completamente assolta inquanto ritenuta semplice vittima.
La seconda donna presente sul posto, una giovane straniera entrata America illegalmente, è stata respinta dal territorio e costretta al rientro immediato presso il suo Stato di provenienza ove potrebbe scontare una pena detentiva a discrezione del giudice.
Un doveroso ringraziamento va alle forze di polizia locali, che hanno saputo gestire una situazione di estrema delicatezza in modo impeccabile". 

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