ƈą℘ıɬơƖơ 34
Allacciando la cintura di sicurezza con la mano destra, mentre con la sinistra reggeva la terza sigaretta accesa negli ultimi quaranta minuti, Rose sapeva esattamente quale fosse la cosa giusta da fare.
A differenza di Felia e Selin, che entrambe sedute sui sedili posteriori si scambiavano uno sguardo preoccupato.
L'auto partì con un singhiozzo immettendosi in una strada statale pressoché deserta, in direzione della più vicina stazione di polizia.
-Dal momento che sei ricercata, andremo solo io e la piccoletta- annunciò Rose poco dopo, mentre gettava giù dal finestrino aperto il mozzicone ormai del tutto consumato.
Selin, adesso con lo sguardo fisso sul vetro, non disse nulla ma si limitò a stringere nervosamente la mano della bambina. Ciò che la donna intendeva fare era ovviamente mettere al corrente la polizia di tutte le informazioni di cui erano in possesso riguardo a Jeff, e secondariamente consegnare la bambina in modo che qualcuno potesse darle il futuro migliore che meritava.
Entrambe le decisioni erano assolutamente razionali e giuste, eppure non avrebbe saputo definire con certezza quale tra le due la faceva sentire peggio.
Nel momento in cui Rose fece svoltare la sua auto a destra, costeggiando un grande bar dalle vetrate scintillanti, l'angoscia che Selin stava provando divenne improvvisamente troppo intensa da sopportare. Puntò i piedi sul tappetino consumato dell'auto e strinse con forza i pugni, imponendosi di mantenere il controllo e riuscendo a stento a gestire le sue emozioni.
Ma pochi metri dopo, quasi come se lo avesse fatto apposta, la piccola Felia le rivolse uno sguardo rattristato richiamando la sua attenzione.
-Selin? Ma lui dov'è?- le chiese, stringendo nella mano destra il suo peluche usurato.
Chiaro che si riferisse a Jeff.
Non diede alcuna risposta a quella domanda anche perché non ne aveva idea, tuttavia a quel punto il suo malessere finì per traboccare.
-Rose, fermati. Ho cambiato idea- disse con il fiato spezzato, come se fosse appena tornata a respirare dopo un intero minuto in apnea.
La donna al volante le rivolse uno sguardo confuso attraverso lo specchio retrovisore, e silenziosamente accostò la vettura nel primo posteggio libero che capitò a tiro. A quel punto si voltò indietro, con la fronte aggrottata ed uno strano sorrisetto sulle labbra. -Ma di che parli?-.
-Di Jeff, della polizia. Tutto quanto- rispose l'altra, annaspando. -So che è la cosa giusta da fare e lo faremo, solo... Non adesso-.
La confusione sul volto di Rose parve intensificarsi, mentre la piccola Felia annoiata iniziava a disegnare con il dito sul vetro appannato. -E quando, se non ora?- le disse.
La castana abbassò lo sguardo facendo scivolare i capelli sul petto. Le sue braccia piene di lividi erano la testimonianza più forte dell'incubo che aveva vissuto e dal quale avrebbe dovuto voler scappare, eppure qualcosa continuava a trascinarla senza sosta nella direzione opposta.
-Non so perché, okay? Non me lo so spiegare neanche io ma ho una pessima sensazione che non riesco a togliermi dalla testa- tentò di spiegare.
-Oh ragazza, stai tranquilla- ribatté Rose. -Non parlerò di te agli sbirri. Noi non ci siamo mai viste-.
-Non è questo- disse ancora l'altra. Emise un lento sospiro e si sforzò di guardare la sua interlocutrice dritta in faccia, nella speranza che potesse in qualche modo capire. -Si tratta di Jeff. Il fatto che sia sparito nel nulla in quel modo mi preoccupa, anche se so che non dovr...-.
-Ehilà, ci sei?!- la interruppe bruscamente la donna, iniziando a sventolare una mano davanti alla sua faccia. -Stiamo andando a denunciarlo, ricordi?-.
-Non sono neanche sicura di volerlo fare, Rose- annunciò infine la castana, rivolgendo lo sguardo altrove. -Non prima di averci parlato un'ultima volta, ok?-.
Un sorrisetto d'intesa comparve poco dopo sulla bocca della donna, che annuendo in modo appena accennato tornò a voltarsi in avanti. Anche se non ci avrebbe mai scommesso sembrava davvero aver compreso la situazione.
O forse aveva semplicemente intuito quanto questa cosa fosse importante per lei, e di conseguenza aver deciso di aiutarla ancora una volta.
-Quindi che si fa?- mormorò, tornando ad avvolgere le mani sul volante.
Nei sedili posteriori Selin strinse le spalle lanciando nel contempo uno spontaneo sorriso alla piccola Felia. -Torniamo alla casa abbandonata, voglio solo controllare che non sia tornato li. Se non c'è, allora possiamo continuare con il tuo piano-.
Ingranando la marcia Rose iniziò a sghignazzare. -Cazzo, credo di essere pazza almeno quanto te per acconsentire a questa cosa ma... Fanculo, muoviamoci!-.
Nonostante Selin non conoscesse affatto la città e non ricordasse il percorso che avevano seguito fino al Diner, descrivere la zona in cui si trovava la casa abbandonata fu sufficiente a far comprendere a Rose in quale direzione andare. Anche perché quel vecchio edificio non era poi così lontano dall'hotel di Dan, che avevano utilizzato come punto di riferimento per orientarsi.
Una ventina di minuti dopo l'auto di Rose stava già rallentando per accostare sul parciapiede della strada statale che divideva la periferia cittadina dalla fitta boscaglia, proprio davanti al rudere che stavano cercando.
Nel frattempo si era alzato un forte vento, che soffiando sulle fronte degli alberi le faceva ondeggiare con violenza.
Selin scese dalla vettura e sollevò lo sguardo sui muri in pietra della casa, parzialmente divorati dall'incessante crescita dell'edera selvatica che vi si era arrampicata nel corso degli anni. Tutto sembrava essere esattamente come lo avevano lasciato e questo di certo non la stupì: erano passate soltanto poche ore, da quando aveva lasciato quel luogo.
-Rose, tu aspetta in macchina assieme a Felia, ok?- mormorò, battendo un piccolo pugno contro alla carrozzeria.
Ma la bambina, aggrappandosi con forza ai sedili anteriori, manifestò da subito il suo disappunto. -No, io voglio venire con te!-.
-Felia stai tranquilla, sei al sicuro assieme a Rose!- tentò di rassicurarla la castana. -E poi, ci metterò solo un minuto. Voglio solamente controllare se lui è tornato o meno-.
-Ma io voglio venire con te- continuò a replicare l'altra, intrecciando le braccia sul petto per evidenziare la sua disapprovazione.
A quel puntl Rose premette il pulsante dedicato al blocco delle portiere e guardò Felia con un sorriso. -La tua amica ha ragione, è meglio se resti qui con me-. Subito dopo, rivolgendo uno sguardo molto serio a Selin, aggiunse: -Se qualcosa non va grida aiuto, chiaro? E sappi che se non torni entro tre minuti verrò a cercarti-.
La ragazza si allontanò di qualche passo sforzandosi di ridacchiare, anche perché non voleva che nessuna delle altre due provasse preoccupazione per lei.
-Certo ma... Non ce ne sarà bisogno, tranquilla-.
Una violenta folata di vento le causò un brivido lungo la schiena, mentre con una piccola corsetta attraversavaa strada raggiungendo l'ingresso del rudere. A quel punto si voltò indietro soltanto per un attimo, assicurandosi che Rose e Felia fossero effettivamente rimaste a bordo.
Sapere che loro due le erano così vicine la faceva sentire al sicuro, e fu anche per questo che si avvicinò alla porta senza esitazione; questa era socchiusa, apparentemente nello stesso identico modo in cui lei l'aveva lasciata. La afferrò con entrambe le mani e la spinse indietro facendola aprire lentamente, con un fastidioso cigolio unito al grattare del legno marcio sui detriti ammucchiati sul pavimento.
Una volta all'interno si fermò ed aguzzò le orecchie, tentando di captare un qualsiasi rumore o movimento attorno a lei.
L'ambiente era tuttavia estremamente silenzioso, avvolto da una pace innaturale che adesso faceva sembrare quelle pareti ricolme di muffa una sorta di quadro pittoresco di un'altra epoca.
Con una lieve indecisione Selin avanzò i primi passi in direzione della stanza in cui era più probabile si trovasse Jeff, qualora fosse davvero tornato a rifugiarsi in quel posto: quella in cui aveva sistemato quel vecchio e logoro materasso.
Ma varcando la soglia, con la porta mancante, si trovò davanti ancora una volta uno spazio vuoto immerso nel più totale silenzio.
La ragazza si guardò intorno più volte e con sgomento realizzò che la sua speranza di rivedere Jeff era stata assolutamente vana e priva di logica. Dopotutto lui era un esperto di fughe e nascondigli, come aveva potuto pretendere di riuscire a ritrovarlo così facilmente?
Per quanto ne sapeva lei, a quel punto il killer poteva trovarsi a qualche chilometro di distanza nascosto chissà dove. Era probabile che non lo avrebbe visto mai più, anche se l'idea le causava una strana sensazione di vuoto nello stomaco.
Emise un pesante sospiro, ma subito dopo il rumore di alcuni passi veloci attirò la sua attenzione.
Trattenendo il fiato vide la porta d'ingresso spalancarsi di colpo e la figura minuta di Felia fare capolino.
Per poco non gridò dalla paura.
-Cristo Felia, mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò per sfogare la tensione. Evitò di aggiungere che aveva sperato che si trattasse di Jeff.
La bambina fece una smorfia. -Te l'ho detto che volevo venire anch'io- replicò. -Non c'è?-.
Con le labbra serrate la ragazza scosse la testa, poi la raggiunse e posò una mano sulla sua piccola spalla. -No, non c'è- le rispose, chinando le ginocchia per posizionare il suo volto davanti al suo. -Quindi torniamo con Rose e andiamo alla centrale, ok?-.
Il volto della bambina fu coperto da un sottile velo di tristezza, anche se non riusciva a comprendere appieno la situazione. -Ma perché è andato via?- domandò, mentre giocherellava con una scarpa su un cumulo di terra asciutta.
Selin si sforzò di sorridere. -Non lo so, sarà andato da qualche altra parte-.
Lentamente si alzò in piedi e prese Felia per mano, avvolgendo le proprie dita attorno alle sue con dolcezza. -Dai, torniamo fuori. Rose ci starà aspettando, non voglio che si preoccupi-.
Proprio mentre pronunciava queste parole udì distintamente un ennesimo rumore provenire dalla strada, e pensò che a quel punto fosse troppo tardi per impedire alla donna di preoccuparsi; Rose le stava già raggiungendo, forse pensando che fosse accaduto qualcosa di brutto.
Sentì il rumore dei suoi passi avvicinarsi alla porta d'ingresso ed istintivamente scoppiò in una breve risatina. -Tranquilla Rose, siamo tutte intere e stiamo uscendo!-.
Tuttavia solo un attimo dopo si ritrovò con gli occhi spalancati ed il fiato sospeso ad osservare la figura che, con un movimento rapido ed imprevisto, si fondava all'interno del vecchio rudere.
Non era Rose ad essere appena entrata, ma uomo in divisa con tanto di berretto sulla testa ed una grossa pistola di servizio riposta nella fondina, legata sul suo fianco sinistro.
-Polizia, nessuno si muova-.
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