ƈą℘ıɬơƖơ 33

Il parcheggio era totalmente vuoto ad eccezione di una singola auto posteggiata vicino all'ingresso.
La sciatta e trascurata tavola calda, che stando all'insegna doveva chiamarsi Little Diner, sembrava essere chiusa.
Erano circa le nove di mattina. Rose fermò la sua auto sul marciapiede e spense il motore sfilando le chiavi dal quadro con un movimento nervoso.
-Dai, scendi- borbottò mentre si apprestava a fare lo stesso. Sembrava non vedesse l'ora di avere una visione più chiara della faccenda, e intendesse chiarire ogni suo dubbio quella mattina stessa.
-Ma è chiuso- mugolò Selin, indicando con l'indice il portone della tavola calda, attraverso il vetro dell'auto.
Rose ridacchiò. -Per tutti gli altri, ma per me è sempre aperto- rispose.
L'altra non fece ulteriori domande a riguardo. Si guardò intorno un paio di volte prima di abbandonare la vettura, e solo dopo essersi assicurata che non vi fosse nessuno nei paraggi aprì anche la portiera posteriore per permettere a Felia di uscire a sua volta.
Salendo di fretta i pochi gradini presenti le tre raggiunsero il portone di vetro scheggiato sul quale erano riportati gli orari di apertura della tavola calda, unitamente ad un paio di volantini pubblicitari erano stati appesi con quale strappo di scotch. Rose bussò tre volte poi tentò di spingere la maniglia, la quale non si aprì.
Restò così in attesa bussando ancora con maggiore energia, ed ecco che dall'interno spuntò la figura di un uomo magro dal volto scarno, che si avvicinava con un'espressione annoiata.
-Rose, che ci fai qui dolcezza?- esclamò mentre spalancava il portone lanciando un'occhiata curiosa verso le altre due. Non sembrava sospettoso ma soltanto incuriosito dall'insolita situazione.
-Abbiamo fame, ovviamente- rispose la donna, varcando la soglia con naturalezza. -E mi serve un posto tranquillo per fare due chiacchiere-.
L'uomo sbuffò. -Oh andiamo! È mattina, a quest'ora dovresti fare colazione!-.
-Per me un hamburger con doppio cheddar, come al solito- ribatté ridacchiando la donna, mentre si sistemava a sedere al primo tavolo che le capitò a tiro.
Selin entrò all'interno del locale con un certo timore, si sentiva in imbarazzo perché le era chiaro che la sua presenza non era particolarmente gradita; tenendo Felia per mano seguì ogni passo di Rose fino alla sala. Il pavimento era bagnato, probabilmente erano state appena fatte le pulizie giornaliere.
-Qualche giorno mi farai impazzire, dolcezza. Adesso vi porto i menù-.
Al suo interno il locale era arredato in modo molto minimale, presentava un bancone di legno per il bar ed una breve fila di posti a sedere sistemati lungo la vetrata. I tavoli, sprovvisti di tovaglie, erano decorati con una griglia di quadretti bianchi e neri che ricordavano quelli di una scacchiera, mentre il pavimento era ricoperto di mattonelle chiare che con il tempo avevano assunto una colorazione giallastra.
Alle pareti erano appesi alcuni poster di band perlopiù sconosciute, vecchi articoli di giornale e qualche disegno a dir poco orrendo che i clienti avevano creato sulle tovagliette di carta, alcune delle quali ancora sporche di ketchup. 
Più che un ristorante sembrava un ritrovo per tossicodipendenti, ma la piccola Felia osservava ogni cosa attorno a lei con occhi carichi di stupore ed entusiasmo come si trovasse in un parco giochi.
-Sedetevi qui con me, dai- esclamò Rose battendo un paio di volte la mano sulla panca.
L'uomo di poco prima, che Selin aveva identificato come il proprietario del locale, tornò qualche attimo dopo ma solo per lanciare sul tavolo un paio di menù, tornando poi alle sue faccende.
Felia si sistemò a sedere accanto a Rose e afferrò subito uno dei fogli plastificati, indicando con insistenza un panino contenuto nell'elenco e rappresentato da una piccola foto posta sul fianco destro della prima pagina.
Hamburger, pomodoro, cipolla caramellata e salsa barbecue.
-Questo! Voglio questo!- esclamò con insistenza, picchiettando l'indice sulla carta. -Sembra buonissimo, voglio questo!-. Per rimarcare la sua decisione afferrò anche il suo pupazzo a forma di coniglio, e premendo il muso di stoffa contro alla pagina.
-Ottima scelta piccoletta, è uno dei miei preferiti- commentò Rose con un ampio sorriso, mentre poggiava entrambi i gomiti sul tavolo. -Non ti preoccupare, offro io- aggiunse poi, questa volta rivolgendosi a Selin.
La castana, seduta al lato opposto del tavolo, faceva scorrere gli occhi su tutte le voci del menu incapace di scegliere. Era tremendamente affamata, il suo stomaco borbottava ormai da ore, ma non era abituata a quel genere di cose.
-Quindi... Qui possiamo parlare? È sicuro?- domandò, con un filo di voce.
La donna afferrò il menu e lo chiuse tra le sue mani, ridacchiando. -Certo che si, ma prima mangiamo. Facciamo che ordini anche tu quello che ho preso io, ti piace il cheddar?-.
-Ehm.. Sì- borbottò l'altra, stringendo le spalle.
-Ottimo. Allora due con doppio cheddar e un numero 6 per la bambina!- gridò poi la donna rivolgendosi al proprietario, che in quel momento era fuori dal suo campo visivo. Di fatti, la sua risposta provenne dall'altro lato del muro che probabilmente divideva la sala dalla cucina.
-Va bene, arrivano!-.
Il servizio del Little Dinner non era esattamente il massimo, ma almeno era veloce. L'uomo consegnò in pochi minuti le tre ordinazioni posando i vassoi sul tavolo con ben poco garbo; il profumo del cibo fece riempire la bocca delle ragazze di saliva.
-Buon appetito signore-.
Felia si gettò sul suo panino con una voracità che poco si addiceva al suo aspetto delicato, afferrandolo con entrambe le mani e consumandolo a grandi morsi. Si riempiva entrambe le mascelle come fosse un criceto, e continuava a mordere l'hamburger ancor prima di inghiottire ciò che stava masticando.
Anche Selin, che non aveva occasione di fare un pasto decente da diversi giorni, non fece complimenti e divorò il suo pasto in tempo da record.
-Felia, piccoletta, che ne dici di giocare un po'?- disse ad un certo punto Rose, mentre si puliva il bordo delle labbra con un tovagliolo di carta. -Gioca tra i tavoli, con il tuo pupazzo... Tanto non c'è nessuno qui a quest'ora-.
La bambina le rivolse uno sguardo confuso, sembrava stesse per dire di no e invece poco dopo sorrise, afferrò il coniglietto ed iniziò a saltellare per la stanza.
Aveva intuito che le altre due volevano parlare di cose "da grandi", che lei non doveva sentire.
Selin posò nel piatto l'ultimo pezzo di hamburger, aveva ancora fame ma la conversazione che stava per affrontare la metteva piuttosto in agitazione. In che modo avrebbe potuto spiegare a Rose le cose che erano successe, e le decisioni assurde che aveva preso in quei giorni?
Osservò la bambina mentre si allontanava iniziando ad infilarsi tra le sedie vuote, e sentì un brivido attraversarle il corpo quando Rose le afferrò una mano.
-È il tuo momento ragazza, dimmi che diavolo ti è successo-.
Lei deglutí nervosamente e voltò la testa in direzione della vetrata. -Ci siamo nascoste in un rudere, sapevo che la polizia mi avrebbe dato la caccia- mugolò. 
Ma Rose, con un piccolo sorriso, iniziò a scuotere la testa. -No, no. Parti dall'inizio, da quando ci siamo viste per l'ultima volta- continuò, poggiando il mento sulle nocche. -Sono andata alla centrale per denunciare quel tizio, quello che mi hai detto essere un assassino. E nel frattempo tu sei sparita-.
Selin trattenne il fiato, iniziava già a sudare. -Quindi ci sei andata davvero? Cosa hanno detto i poliziotti?-.
-Certo che ci sono andata davvero- ribatté l'altra. -Beh, gli ho fornito una descrizione e viene fuori che lo stavano già cercando per altre faccende. Ad ogni modo, quando sono arrivati all'hotel lo stronzo era già scappato-.
Sentendo quelle parole la castana ebbe l'impressione di stare per svenire. Come avrebbe potuto spiegarle che questo lo sapeva bene, perché lei e Jeff erano in realtà fuggiti insieme?
Era terrorizzata alla sola idea che, se fosse stata sincera fino in fondo nel racconto, avrebbe perso per sempre la fiducia di Rose.
Allo stesso modo però, non le andava proprio di mentirle.
-Lo so, io...- balbettò, con il cuore che batteva all'impazzata. -L'ho visto uccidere Phil, lo ha fatto davanti a me- rivelò a bassa voce, per essere sicura che la bambina non potesse sentirla. -Mi ha protetta, più o meno. È complicato Rose ma il fatto è che... Mi ha aiutata a scappare, a non farmi prendere-.
Gli occhi della donna si spalancarono mentre puntava entrambi i gomiti sul tavolo, con la fronte aggrottata. -Cosa? Mi hai detto che ti aveva rapita e picchiata, e che aveva fatto lo stesso con la bambina- ribatté, confusa.
-È vero anche questo, lo ha fatto- tentò di spiegare Selin, che aveva l'impressione di star perdendo il controllo sulla discussione. -Ma poi ha cercato di aiutarmi... So che sembra un casino, ma ti prego credimi perché sto dicendo la verità-.
Rose tacque qualche secondo, mentre cercava di capire. -Non è che sembra un casino, è un casino. Mi stai dicendo che sei scappata assieme a Felia in compagnia di un assassino? Lo stesso che ti ha picchiata e m...-.
-Si, se vogliamo riassumere in questo modo- la interruppe la castana. -Forse si è sentito in colpa per quello che ha fatto, non lo so, ma si è assicurato che noi due fossimo al sicuro-.
-Meraviglioso- commentò con ironia la donna, mentre frugando nelle tasche estraeva un pacchetto di sigarette. Anche lei sembrava piuttosto nervosa, forse era semplicemente più brava a nasconderlo. -E dove sarebbe adesso questo principe azzurro?-.
Selin abbassò lo sguardo. Le tremavano le mani e iniziava a desiderare di estraniarsi dalla conversazione. -Non lo so, se n'è andato via stanotte- rispose con un filo di voce. -E non so perché, ma ho un pessimo presentimento a riguardo-.
Rose inserì tra le labbra una sigaretta e la accese, riponendo poi il pacchetto sulla sedia affianco. -Non fraintendermi, Phil era una grandissima testa di cazzo. Picchiava la figlia e beveva come una spugna, ma cristo non meritava quella fine- esclamò tra un tiro e l'altro. -Ciò che non capisco è perché hai seguito quell'altro pazzo per due giorni invece di scappare via-.
-Avevo paura- rispose Selin, con un pizzico di vergogna. -E lui sembrava davvero sapere come proteggermi-.
Un silenzio innaturale calò nella stanza nel momento in cui il proprietario del Diner si avvicinò al tavolo per recuperare i piatti sporchi. Nessuno disse niente, lui stesso doveva aver percepito la tensione che aleggiava e vide le due fissarsi intensamente mentre attendevano impazienti che se ne tornasse in cucina.
-Devi essere proprio pazza, ragazza- commentò Rose, quando di nuovo la stanza fu vuota eccezion fatta per la piccola Felia immersa nei suoi giochi di fantasia.
-Me ne rendo conto, ma spero che almeno tu mi creda- disse l'altra.
-Oh si, ti credo. Anche se questa storia è davvero assurda. Dimmi, che cosa hai intenzione di fare adesso?-.
Selin avvolse le braccia attorno al petto ed iniziò a giocherellare con le dita sudate. -Voglio portare Felia al sicuro, prima di tutto. Ma sono anche preoccupata per Jeff, non so che fine abbia fatto e vorr...-.
-Jeff? L'assassino, giusto- intervenne Rose. -Onestamente penso che dovresti parlare con le autorità e fornire i dettagli che hai sul suo conto, potresti aiutarli a scovarlo- disse con tranquillità. -Perché tu vuoi che sia fermato, giusto?-.
La castana strinse le spalle emettendo un lungo sospiro, il suo sguardo iniziò a vagare nel vuoto cercando un appiglio.
-Certo, si...- mugolò. -È la cosa più giusta-.
Una breve risatina della donna seduta davanti a lei ruppe un breve silenzio, mentre spegneva la sigaretta nel posacenere con un gesto deciso.
-Non mi sembri molto convinta-.

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