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Ero nel mio studio a lavorare a dei video per la pubblicità di un nuovo programma televisivo, quando all'improvviso bussarono alla porta.
Alzai lo sguardo e vidi John. Mi sorrise:- Ho bisogno di parlarti urgentemente. Puoi interrompere quel che stai facendo per qualche minuto?
Annuii, guardandolo interrogativa.
Entrò nella stanza e si sedette davanti a me:- Ho parlato con la direttrice a proposito di un nuovo documentario che mi piacerebbe realizzare, e vorrei avere nuovamente la tua collaborazione.
Voglio dire, abbiamo passato insieme sei mesi in Africa, andiamo d'accordo e hai fatto delle riprese eccezionali.
Sorrisi:- La direttrice è d'accordo?
-Ha detto che sei sprecata dietro una scrivania. Sta preparando un nuovo contratto, così potremo partire per l'Islanda tra un mese e mezzo.
Sgranai gli occhi:- Non mi avevi detto che dovremo andare in Islanda. Pensavo fosse qualcosa di più... vicino.
Scosse la testa:- Voglio qualcosa di nuovo, e l'Islanda è la terra delle contraddizioni. Farai parte del mio team?
Feci un respiro profondo:- Non lo so. Devo parlarne con Marc. Quanto staremo via?
-Dipende dalle condizioni climatiche e meteorologiche. Dai quattro ai sei mesi, comunque.
Chiusi gli occhi:- Ti farò sapere.

***

Non so come capì che qualcosa non andava.
Lo capì e basta.
Forse certe cose te le senti dentro prima che accadano.
Le percepisci perché si rompe qualcosa dentro di te, o forse cambia l'atmosfera.
Quel giorno, quando rientrai a casa, lo trovai ad aspettarmi in cucina.
Stava preparando un dolce, forse una crostata, non ricordo.
Non si voltò nemmeno quando entrai in casa, troppo concentrato a non mischiare tuorli e albumi.
-Come è andata al lavoro?- Mi chiese, ma non aspetto che gli rispondessi.- Ho trovato questa ricetta su Internet, e stavo pensando che per il compleanno di Frederick potremo cucinargli una torta.
-Sarebbe bello.- risposi.
Fu in quel momento che, finalmente, si girò a guardarmi.
-Cosa c'è che non va?- mi domandò. Incrociai le braccia al petto:- John mi ha fatto una proposta di lavoro molto allettante.
Lo vidi rabbuiarsi immediatamente:- Sarebbe a dire?
-Girare un documentario in Islanda.
Partirei tra un mese e mezzo, e starei via quattro mesi se tutto va bene.
Avrei dovuto iniziare a preoccuparmi quando non mi rispose.
Non commentò, ma iniziò a lavarsi le mani sporche di zucchero e farina.
Aveva un baffo di cacao sulla guancia. Sarebbe stato tenero, se i suoi occhi non fossero diventati glaciali.
-Hai accettato?- disse dopo interminabili minuti di silenzio.
-Non ancora. Volevo prima parlarne con te. La direttrice è favorevole, e devo ammettere che come proposta è davvero allettante. Ma sono così tanti mesi, e...
-Sarò sincero con te. È un'ottima proposta di lavoro, e sarebbe un ulteriore passo in avanti per la tua carriera.
Sarei stato contento di questa opportunità se ti fosse stata fatta da chiunque altro piuttosto che John.
Mi avvicinai a lui e gli pulii il cacao dal viso:- Sei adorabile quando sei geloso, ma ho intenzione di chiedere alla direttrice di farti partire con me.
Perché l'unica cosa che mi preoccupa è come fare a vivere senza di te per quattro lunghi mesi.
A John non penso nemmeno.
Mi guardò negli occhi:- Sappiamo entrambi che non mi lascerebbero mai e poi mai partire con te.
-Non è vero. Posso parlare con la direttrice e...
-Jenna, non faccio parte della troupe. E non ho nemmeno le abilità per entrarci.
Mi scostai da lui, guardando fuori dalla finestra.
Erano i primi di Aprile, e la primavera stava finalmente arrivando.
Ma in quel momento avrei preferito ci fosse una tempesta di quelle fatte bene. Sarebbe andata più d'accordo con il mio umore.
-Ho paura che la distanza possa rompere tutto quello che abbiamo costruito.- dissi senza guardarlo negli occhi- E non è perché non mi fido di te, o di me stessa. Non mi fido di ciò che potrebbe succedere.
Non mi fido del mondo.
Sospirò.
-Forse allora dovresti partire. Vedere dove ci porta questa cosa. Potremo uscirne rafforzati, oppure no.
-Ti amo troppo per rischiare.- risposi, e lui mi sorrise- Proprio per questo dovresti partire. Per vedere se tieni a me tanto quanto dici.
-Stai mettendo in dubbio quel che provo per te?!- esplosi, improvvisamente arrabbiata.
-Sì, lo sto facendo.- disse Marc, incrociando le braccia- Perché in questa storia sono sempre stato io a rischiare, a buttarmi per primo.
Te hai sempre accettato passivamente tutto quel che ti dicevo, ed è questo che mi fa pensare che tu non mi ami tanto quanto dici.
Ed è per questo che dovrei lasciarti, e sono giorni che ci sto pensando.
Da quando ti ho visto ridere con lui al bar, non sono e non riesco più ad essere sicuro di noi. Non riesco a fidarmi di te.
Scusa.
Scoppiai a ridere. Mi stava lasciando? Dopo tutto quello che avevamo passato? E per cosa poi? Perché non riusciva a superare la sua gelosia. Si poteva essere più stupidi di così?
-Non riesci ad essere sicuro di noi perché non sei sicuro nemmeno di te stesso.
E la cosa è alquanto penosa, ma quello che mi fa ancora più rabbia è che tu abbia bisogno che io ti dimostri i miei sentimenti.
Come se non fossero stati palesi da sempre, come se Frederick non si fosse messo in testa che saremo stati perfetti insieme.
E aveva ragione! Ho vissuto con te alcuni dei momenti più belli della mia vita, ho provato solo con te quello di cui necessiti disperatamente una dimostrazione.
Ma... tutto ciò è inutile, perché non vuoi le parole, vuoi i fatti.
Lo so, hai sempre fatto te il primo passo per passare alla tappa successiva nella nostra relazione ma questo non vuol dire assolutamente nulla.
-È come se avessi sempre dovuto darmi un contentino.- mi interruppe, poi iniziò a scimmiottarmi - "Oh, sì Marc mi piaci anche tu. Oh, sì Marc mettiamoci insieme. Oh, sì Marc ti amo anch'io."
Rimasi esterrefatta.
Mi stava prendendo in giro?
-Beh, allora permettimi di fare la prima mossa, una volta tanto.- dissi, il tono quasi un sussurro.- Questa è casa mia. Sul contratto c'è scritto il mio nome.
Ti do tempo fino a domani mattina per prendere tutte le tue cose ed andartene.
Non mi importa dove, se da tuo fratello, in Alabama oppure all'inferno, ma vattene.
Non posso vivere con una persona che non capisce quanto tengo a lei.
E, detto questo, presi le chiavi e me ne andai.

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