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Il locale che Bonnie aveva scelto non era troppo lontano da casa mia.
Appena lei se ne fu andata, mi feci una doccia veloce per eliminare l'odore di aeroporto.
Odiavo sentirmi quel fetore addosso, mi faceva sentire sporca.
Mi tamponai i capelli e sorrisi vedendo la mia immagine nello specchio.
I miei capelli castani si erano schiariti dopo sei mesi sotto il sole cocente dell'Africa, ed anche la mia pelle era molto più scura di quando ero partita.
Ero anche dimagrita molto per via dei diversi ritmi.
Ma i miei occhi brillavano.
Ero felice.
Asciugai i capelli e mi truccai con qualche tocco di mascara e con una linea leggera di matita.
Poi mi diressi in camera, cercando di decidere cosa avrei dovuto indossare.
Era una cena piuttosto informale, non sarebbe stato necessario mettersi troppo in tiro.
Optai per un paio di pantaloni neri ed una maglietta bianca elegante in seta, che mi cadeva larga sulle spalle. Due ricami sul seno, che proseguivano sul petto e sulla pancia, rendevano il tutto alquanto seducente.
Ecco un'altra cosa che non era cambiata dopo sei mesi passati quasi allo stato brado: amavo ancora vestirmi bene. Mi faceva sentire attraente, desiderata.
Mi piaceva che le persone mi notassero.
Mi sentivo bene.
Uscii di casa e respirai profondamente.
L'aria di New York era un misto fra l'odore di smog o di qualche fast food nei paraggi, e in quel momento riuscivo anche a percepire qualcos'altro.
Stava arrivando l'inverno, e da lì a qualche settimana avrebbe iniziato a fare veramente freddo.
Mi incamminai verso il locale, lasciando che qualche folata di vento mi sferzasse i capelli.
In lontananza vidi Bonnie, abbracciata ad un ragazzo. Lui sorrise, e lei fece lo stesso quando mi vide.
-Ciao!- mi accolse entusiasta.
I capelli biondi le finirono in faccia, e lei se li tolse dal viso prima di voltarsi verso Frederick e fare le presentazioni.
-Lei è Jenna Martins, mia migliore amica e sorella acquisita. E lui è...- disse, ma Frederick la interruppe:- Frederick Gordon Juves, per gli amici Fred. È un piacere conoscerti Jenna.
Mi tese la mano e io feci lo stesso con la mia.
-Anche per me è un piacere conoscerti, Frederick.- dissi, poi lui si voltò verso l'ingresso del locale.
Sullo stipite era appoggiato un ragazzo, e solo quando lo guardai mi accorsi che il suo sguardo era già su di me.
Mi stava guardando con un misto di freddezza ed interesse, e tutto ciò mi fece gelare dentro.
-E lui è mio fratello, Marc Álvaro Juves. - aggiunse Frederick.
Lui si limitò ad un cenno con la testa, ed io agitai la mano in segno di saluto.
Non mi piaceva. Aveva ragione Bonnie.
Gli occhi castani di Frederick erano amichevoli e caldi, ma quelli di Marc erano tutta un'altra storia.
A guardali bene, non si somigliavano poi molto.
Frederick non faceva altro che sorridere, e non era tanto più alto di me e Bonnie. I capelli erano castani, e mi piaceva come la forma dei suoi occhi, leggermente a mandorla, si armonizzava con il resto del viso.
Marc era cupo, ed osservava tutto con un senso di superiorità. I suoi occhi glaciali erano enormi ed i capelli biondi.
Ed era decisamente più alto di Frederick.
Distolsi lo sguardo dal suo, e Bonnie fece strada a tutti dentro il locale.
Ci sedemmo ad un tavolo con due panche al posto delle sedie.
Una rapida occhiata a Bonnie e le proibii di sedersi vicino a Frederick.
Non mi sarei seduta vicino a Marc nemmeno se fossero piovute monete d'oro.
-Allora...- iniziò Bonnie non appena ci fummo sistemati- Jenna, raccontaci qualcosa del tuo viaggio in Africa. Frederick era curioso di sapere in cosa consistesse il tuo lavoro.
Sospirai. Non mi andava di parlare di lavoro.
-È stato bello. Molto, molto bello.
Ho visitato dei posti stupendi.
-Come si svolgevano le tue giornate? Sei una video reporter, giusto?- mi chiese Frederick.
-Sì. Alloggiavamo in una piccola cittadina, e durante il giorno giravamo in jeep. Quando dovevamo riprendere qualcosa durante la notte dormivamo in tenda.
Il cielo stellato africano è... - mi interruppi, cercando qualche aggettivo che rendesse l'idea-...è straordinario.
Nella Savana non c'è alcun tipo di inquinamento luminoso.
Le stelle ti sembrano così tante...
-Chi eravate?- chiese ancora Frederick.
-Io ero la video reporter, poi c'era un ragazzo del posto che guidava la jeep e ci faceva da guida, e poi John Moor, il naturalista.
Il documentario che abbiamo girato dovrebbe uscire a fine Dicembre.
Un esperto sta montando i filmati e registrando la voce di John.
Verrà un bel lavoro. Sono abbastanza soddisfatta.
-Come ti sei appassionata a questo lavoro?- chiese d'un tratto Marc.
Era seduto di fronte a me, e mi fissava con i suoi grandi occhi gelidi.
Rimasi un po' stupita dalla sua domanda. Non aveva nemmeno sprecato il fiato per salutarmi, ed ora mi faceva una domanda?
-Jenna ha sempre avuto un ottimo feeling con la telecamera.
Quando eravamo bambine giravamo film interi con la cinepresa di suo padre.
Probabilmente quelle registrazioni sono ancora da qualche parte, in soffitta.
Annuii, poi sorrisi.
Un cameriere venne a prendere le nostre ordinazioni, e per qualche minuto restammo in silenzio.
Dopo fu di nuovo Marc a parlare, rivolgendosi sempre a me.
-Sei la figlia di Steve Martins? Il critico d'arte?
-Sì.- risposi, incrociando le braccia al petto.
-Mio fratello dipinge.- si intromise Frederick, appoggiando una mano sulla spalla del fratello.
Sgranai gli occhi:- Veramente? È un passatempo inusuale per i giovani d'oggi.
-Oh, il suo non è un passatempo. È uno stile di vita.- continuò Frederick, per poi scoppiare a ridere.
Marc lo guardò male, e diventò di nuovo taciturno.
-Non ho ereditato la passione per l'arte. - dissi -Sono cresciuta con mio padre che disegnava giorno e notte, cercando di insegnarmi qualcosa.
Quando avevo circa sedici anni si è arreso.
Non so disegnare o dipingere, e non ho la più pallida idea di quale sia la differenza fra una colonna dorica ed una corinzia.
Nonostante questo ho un ottimo rapporto con mio padre, e con la mia famiglia in generale.
Ho sentito molto la loro mancanza mentre ero in Africa.
Frederick continuò a ridere sotto i baffi, e Bonnie cercò di farlo smettere.
Marc si era rinchiuso di nuovo nel suo mutismo, e solo osservandolo più attentamente, notai che aveva una piccola macchia di pittura sul mignolo destro.
Sorrisi, ripensando a quanto tempo impiegassero quelle macchie per andar via dalle mani di papà.
Poi Bonnie iniziò a parlare di quello che aveva fatto quell'estate, e l'immagine di Marc davanti ad una tela si perse lentamente nei miei pensieri.
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