19
Quando uscii dal bagno, finalmente con dei vestiti caldi ed asciutti, nella camera ad aspettarmi trovai Frederick.
Sembrava apparentemente tranquillo, ma una strana luce negli occhi lo tradiva.
Sospirai, chiusi la porta del bagno e mi ci appoggiai con la schiena.
-Mi dispiace.- esordii.
Vidi l'accenno di un sorriso sulle sue labbra, ma continuai a parlare:- Ho sbagliato a prendermela con te e con Marc. È stato da egoista.
È normale che tu voglia provarci con una ragazza carina, e non posso ignorare il fatto che tu non sappia più nulla di Bonnie. È un dato di fatto, non posso continuare a vivere sperando che prima o poi la tua mente ti restituisca i ricordi.
È triste. Ma è la realtà.
Mi lasciai scivolare lungo la porta, fino a sedermi sul pavimento.
Fuori continuava a piovere senza sosta, e noi saremmo dovuti essere in viaggio verso Miami già da un paio d'ore.
-Capisco il tuo punto di vista.- rispose Fred.- E sono contento tu abbia capito il mio.
Sorrise, ed io feci lo stesso.
Anche volendo non sarei riuscita a tenergli il broncio.
-Marc è andato a controllare l'auto.- disse poi, alzandosi dal letto e iniziando a buttare nella valigia vestiti a caso.
-Allora è meglio che inizi a fare i bagagli.- dissi, poi mi alzai anche io dal pavimento.
***
La porta della stanza si aprì, ed io mi voltai.
Marc era sulla soglia, visibilmente a disagio.
Se la richiuse alle spalle, tenendo fuori il mondo esterno.
Eravamo soli per la prima volta dalla sera precedente.
Mi misi le mani in tasca.
Improvvisamente l'atmosfera della stanza si era riempita di tensione.
Non era bello.
Marc si avvicinò a me, ed io distolsi lo sguardo dal suo.
-Ho incontrato Frederick lungo le scale.- disse a bassa voce, come se fosse un segreto.
-Abbiamo fatto pace.- commentai.
Era vicino, troppo vicino.
Odorava di pioggia, di promesse e di tutte le cose che saremmo potuti essere. Se solo lo avessimo voluto.
-Sono contento.- disse- Non avrei potuto sopportare la tensione fra voi due. E non avrei potuto sopportare la tua assenza in questo viaggio.
Sorrisi, incrociai le braccia al petto e finalmente lo guardai negli occhi.
Grande errore.
Sembravano quasi trasparenti nella stanza semibuia. Troppo belli per essere veri, eppure straordinariamente reali.
-Hai detto che dovevamo parlare, prima.- aggiunse.
-Hai detto la stessa cosa anche te.-risposi, sedendomi sul letto.
Sorrise:- Comici te?
-Va bene.- sospirai, cercando di asciugarmi le mani sudate sui jeans.
-Non voglio mentirti.- cominciai- Mi è piaciuto ciò che è successo tra noi ieri sera. Molto.
Lo desideravo, lo ammetto.
Ma ho avuto modo di riflettere oggi, e mi sono resa conto che non sono ancora pronta ad affrontare una relazione.
Sono ancora troppo scossa, e...
-Va bene.- mi interruppe Marc, incrociando le braccia al petto- Anzi no. Non va bene. Per niente.
Si avvicinò ancora di più a me, poi si passò una mano fra i capelli.
-Non va bene, perché entrambi sappiamo che sta nascendo qualcosa tra noi.
Ci ho messo molto tempo per riconoscere a me stesso che stavi diventando il mio punto debole, qualcosa di più di una semplice amica.
E, sinceramente, adesso sei tu che continui a nasconderti dietro lo spettro di Bonnie per non affrontare tutto quello che stiamo iniziando a provare.
È paradossale.
Si voltò, per poi passarsi una mano fra i capelli.
Lo sentii sospirare, e distolsi lo sguardo dalla sua schiena.
Sentivo un dolore al petto che non avrei saputo qualificare.
Cosa mi stava succedendo?
-Di' qualcosa.- mi esortò, sempre rivolgendomi la schiena.
Rimasi in silenzio per qualche altro secondo, poi mi alzai in piedi.
-Devo controllare di aver preso tutto.- dissi solo, cercando di apparire il più fredda possibile.
-Abbiamo preso una strada che porta ad un vicolo cieco. Non ci fa bene.- continuai, torturandomi le mani.
Marc si voltò all'improvviso, gli occhi più freddi che mai:- Vuoi giocare a chi ignora di più l'altro?- sorrise, beffardo- Dimentichi che ho inventato io questo gioco.
In che disastro mi ero cacciata?
***
Camila non aveva nessuna intenzione di stare zitta.
E io non avevo nessuna intenzione di sopportarla ancora per molto.
Mi misi le cuffiette, cercando di ignorare Marc che, seduto accanto a me, guardava il paesaggio con viso inespressivo.
Quando feci partire la playlist mi rilassai immediatamente.
Avremmo viaggiato tutta la notte, e per fortuna Camila aveva la patente.
Chiusi gli occhi.
New Orleans era stata fantastica e al tempo stesso orribile.
La serata passata in quel locale e il bacio di Marc... tutto era stato circondato da una sorta di aura magica.
Ma il mattino dopo la situazione era precipitata drasticamente, e Dio solo sa quanto avrei voluto che non fosse accaduto niente.
Sprofondai in un sonno tanto improvviso quanto senza sogni.
O forse qualcosa sognai.
Un paio di occhi azzurro ghiaccio che, forse stavo iniziando a comprenderlo, sarebbero stati la mia dannazione.
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