15

Mi svegliai nel cuore della notte, senza capirne il motivo.
Sbuffai prima di mettermi seduta sul letto e guardare l'ora.
5,17.
Fred, nel letto accanto a me, dormiva pesantemente.
Riuscivo a capirlo dal respiro.
Sorrisi. Quanto mi sarebbe piaciuto lasciargli un secchio d'acqua gelida? Decisamente più del dovuto.
Decisi di alzarmi e di sgranchirmi un po' le gambe.
Mi avviai verso la porta e, quando la aprii rimasi ferma sulla soglia.
Marc era seduto ad un tavolino davanti alla nostra stanza, una sigaretta fra le labbra.
Non sembrò stupito quando mi vide.
-Non sapevo fossi qui. Mi sono svegliata e volevo prendere un po' d'aria, ma se ti infastidisco...
-Non mi dai mai fastidio.- disse, poi aspirò di nuovo dalla sigaretta.- Era molto tempo che non dormivo insieme a Fred. Avevo dimenticato quanto russasse.
Sorrisi, poi mi sedetti accanto a lui, anche se sapevo che mi stava nascondendo qualcosa. Fred non russava affatto.
-Non sapevo fumassi.- dissi.- Non ti si addice.
Marc sorrise:- Non fumo spesso. Solo una sigaretta quando mi sento particolarmente frustrato.
-Quando hai fumato l'ultima?
-La mattina dopo l'incidente di Fred e Bonnie.
Buttò fuori le parole come se fossero lame, e questo mi lasciò sconcertata. Suo fratello era vivo, e conosceva a malapena Bonnie. Cosa poteva fargli tanto male?
Mi strinsi nella felpa, cercando di reprimere il freddo:- Fred non russa.- dissi, nel tentativo di capire perché mi stesse mentendo.
Sembrò capire, e distolse lo sguardo dal mio.
-Ecco perché mi piaci.- disse- Sei schietta, non rimugini mai troppo su ciò che dici. E sei sincera.
-Potresti essere anche te sincero con me, e dirmi cosa c'è che non va.
Spense la sigaretta nel posacenere e finalmente tornò a guardarmi.
-Avevo voglia di disegnare. Così sono uscito, ma... quando ho preso in mano la matita ho visualizzato ciò che avrei voluto rappresentare. E ho cambiato idea.
-Non dovresti reprimere il tuo talento.- dissi, prendendogli la mano.- Se hai voglia di disegnare, fallo.
Scosse la testa, e io non insistetti.
Passarono dieci minuti di totale silenzio, in cui i pensieri nella testa facevano molto più rumore.
-Ti va di parlare?- disse poi- Di qualsiasi cosa. Il viaggio in Africa, la tua famiglia...
-Te ascolterai e basta?- chiesi, inarcando le sopracciglia.- Voglio sapere anch'io qualcosa di te.
-Va bene, ti parlerò di me, ma a tempo debito. Ora comincia tu.
E io iniziai a parlare.
Gli parlai del rapporto con mio padre, del suo immenso amore per l'arte. Gli raccontai di quanto fossi brava a disegnare, ma di quanto detestassi profondamente farlo.
E lui mi parlò di sé.
Della Spagna e della Germania, di quando era un bambino troppo biondo e con due occhi azzurri troppo intensi.
Mi parlò di Frederick, di quanto fosse diverso ora che non ricordava più chi fosse, e di tutti i sogni che erano andati in frantumi.
Parlammo per ore, finché non arrivò l'alba.
Avrei voluto baciarlo, in quell'istante.
Ancora oggi non riesco a spiegare cosa provai quella notte.
Riuscivo solo a percepire per la prima volta una forza estranea nel petto, e nonostante lui fosse dall'altra parte del tavolo, sentivo di nuovo la terra mancarmi sotto i piedi.
Allora non sapevo che quella sarebbe stata solo la prima di molte notti che avremo passato insieme a parlare, e non lo avremmo mai detto a nessuno, quasi volessimo avere qualcosa solo nostro.
Avremmo parlato delle stelle, avremmo provato a catturarle in un foglio di carta, ma ci sarebbero rimaste incastrate negli occhi.
Avremmo tessuto una coperta di parole per proteggerci dal freddo della notte, e ci saremmo spogliati completamente delle nostre paure.
Sarebbe stato bello.
Ma in quel momento non potevo saperlo, e il sole stava sorgendo spazzando via tutte le parole che ci eravamo scambiati quella notte.

***

-Sì, mamma, sto bene. Lo so, avremo dovuto fermarci di più ad Atlanta, ma siamo appena arrivati e già mi sono innamorata di New Orleans. No, ripartiremo domani. Sì, la prossima metà è Miami, lasceremo l'auto là e prenderemo l'aereo per Los Angeles. Sai come sono fatta, probabilmente dormirò tutto il tempo. Va bene, salutami Sara e papà.
Un abbraccio.
Attaccai e rimasi a guardare ancora New Orleans.
Avremo soggiornato in un albergo e dalla finestra riuscivo a scorgere tutta la città.
Era... splendida.
Eravamo arrivati a New Orleans dopo un'altra sosta ad Atlanta.
Mia mamma l'aveva definita "La città di Rossela O'Hara". Ma chiunque abbia amato Via col Vento sa quanto quella città le stesse stretta.
Tuttavia era stata una visita... magica. Il museo di storia naturale mi aveva lasciato a bocca aperta, così come il giardino botanico.
Ma New Orleans era tutta un'altra storia. Gli artisti di strada cantavano le loro canzoni a squarciagola, e da ogni locale proveniva una musica differente.
Sorrisi. Il sole stava tramontando, e ci saremmo fermati solo una notte.
-Staresti lì a guardare la città per ore.- disse Frederick. Stava cercando di sistemare di nuovo il contenuto delle sue valigie senza disfarle completamente.
-E qualcuno dovrebbe insegnarti a fare la valigia. Dove è andato Marc?
-Ad esplorare la zona. Se non sbaglio, hai intenzione di cantare in un locale, stasera.
-Certo. È uno dei desideri di Bonnie, e non ho mai cantato davanti ad un pubblico. Sarà divertente.
Frederick riuscì finalmente a chiudere la valigia, poi sorrise:- Cosa canterai?
-È una sorpresa. Ma la canzone ti piacerà.
Qualcuno bussò alla porta, e Frederick andò ad aprire.
-Scusate, ho sbagliato stanza.- disse la ragazza sulla soglia- Pensavo che i miei genitori fossero nella 202, ma ci siete voi, quindi andrò a cercarli da un'altra parte.
Si voltò per andarsene, ma Frederick la fermò:- I tuoi genitori sono vestiti eleganti e sembrano decisamente snob?
Sgranai gli occhi. Non mi sembrava il massimo che si rivolgesse in quel modo ad una sconosciuta, criticando per di più i suoi genitori.
Ma lei, inaspettatamente, scoppiò a ridere:- Sì, sono loro.
Frederick sorrise:- Due stanze più in là.
Io comunque sono Frederick, e lei è Jenna.
Feci un cenno di saluto con la mano, e lei ricambiò sorridendo.
-Io sono Camila.
Solo in quel momento notai quanto fosse bella. Indossava un tubino bianco, ed i capelli biondi erano arricciati a maniera d'arte. Emanava denaro e poteri, ma gli occhi azzurri la facevano sembrare innocente.
Osservai Frederick incrociare le braccia al petto e appoggiarsi alla colonna. Mi venne da ridere.
-Beh, Camila... Ti andrebbe di uscire con noi, stasera?

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