11
Non avrei mai creduto che organizzare il viaggio potesse essere così estenuante.
Marc era davvero un... perfezionista.
E mi stava per far saltare i nervi.
-Marc, la prima tappa è Miami. Perché dobbiamo fermarci a Richmond?- chiesi per la quarantesima volta.
-Ci vogliono diciottoo ore per arrivare a Miami, non me la sento di guidare così a lungo. Faremo base a Richmond e il giorno dopo ad Atlanta. E poi dritti verso Miami.
-Ci metteremo due giorni, così.- obiettai.
-A me va bene fare base a Richmond ed Atlanta. Sono due belle città. E anche se ci alternassimo, diciotto ore sono veramente tante, Jenna.- disse Frederick.
Incrociai le braccia:- Si chiama viaggio on the road per una ragione!
Frederick iniziò a ridere, ed io lo seguii a ruota.
Eravamo nel mio appartamento, impegnati a definire gli ultimi dettagli.
Saremo partiti di lì ad una settimana, e la fibrillazione della partenza iniziava a farsi sentire.
Avevo iniziato a fare le valigie, e ormai trascorrevo ogni sera insieme a Marc e Frederick.
Quando ero con loro ritornavo la ragazza sorridente ed allegra di sei mesi prima.
Mi piaceva da matti quella sensazione.
Sorrisi:- E va bene, vada per Richmond. Ma voglio andare a vedere il Museo di Edgar Allan Poe.
-Non ti facevo un'amante degli horror.- commentò Frederick.
Marc sorrise.
-Posso aggiungere un'altro punto alla lista.- gli disse Fred.
Lui scosse la testa:- Ti ho detto di smetterla.
-Ma io non ho alcuna intenzione di farlo.- rispose Fred, sorridendo beffardamente.
-Di cosa state parlando?- mi intromisi.
Si scambiarono uno sguardo complice, poi iniziarono a ridere.
-Non ti azzardare a dirglielo.- disse Marc, ma Frederick scosse la testa.
-Devi sapere, cara Jenna, che ho iniziato a fare una lista di tutti i motivi per cui dovreste mettervi insieme.
Sgranai gli occhi, poi iniziai a ridere.
-E da quanto va avanti questa storia?- chiesi poi.
-Dalla sera in cui mi hai dato lo schiaffo.- mi rispose Marc- La tiene nascosta da qualche parte e si rifiuta di farmela vedere. Non so quali assurdità abbia scritto.
-Veramente, tutto è cominciato il giorno dopo.- disse Fred.- Devi sapere, che quando siamo andati a casa di Marc, ho scoperto che...
-Fred, smettila. Ti stai inventando tutto.- borbottò Marc.
Non lo ascoltai, mi concetrai unicamente su Fred.
-...che aveva passato la notte facendoti un ritratto.- concluse lui.
Non realizzai subito ciò che aveva detto. Cosa diamine significava che mi aveva fatto un ritratto?
Un ritratto. Mi aveva disegnato. Era tornato a casa dopo che gli avevo dato uno schiaffo e aveva deciso di ritrarmi. Aveva voluto ritrarmi.
Non aveva senso.
Arrossii:- Perché hai deciso di farmi un ritratto?
-Non ti ho fatto un ritratto. - rispose Marc. -Ho solo disegnato qualcosa, e Frederick ha deciso che eri tu. Non so in base a cosa.
-Stai mentendo!- disse Fred, alzandosi in piedi e puntandogli il dito contro e sorridendo:-Io non sono Frederick, sono Archibald III, re dell'ignoranza e sostenitore degli hamburger!
Inchinati davanti al tuo sovrano!
Marc guardò Frederick:- Ti sei impazzito o cosa?
-Ho detto inchinati! È un ordine del tuo sovrano!
Risi quando Marc si rifiutò di eseguire l'ordine.
Frederick abbassò le spalle, sconfitto.
Poi andò in fondo al corridoio, probabilmente in bagno.
Sentii subito l'imbarazzo che si era creato fra noi.
-Mi dispiace per quello che ha detto Fred. Ti adora perché mi hai preso a schiaffi, e questa cosa sta lentamente degenerando.- disse Marc.
Sorrisi:- Tuo fratello è matto da legare.
-Lo è da sempre. A volte mi stupisce quello che è in grado di dire o fare.
In quel momento comparve di nuovo Frederick, con una scopa in mano.
Staccò il manico ed iniziò a darlo in testa a Marc.
-Inchinati al tuo sovrano!- urlò ancora. Suo fratello fu costretto ad inchinarsi veramente, per evitare altre bastonate.
Iniziai di nuovo a ridere.
Come ero arrivata a volere così bene ad entrambi?
Bonnie amava Frederick, ma avrebbe imparato ad apprezzare anche Marc.
Bisognava solo capire come era fatto per imparare a volergli bene.
Mi rattristai un po'.
Stavamo per partire per fare tutto ciò che non le era stato permesso.
Era una pazzia, eppure eravamo disposti a farlo.
Per Bonnie.
-Frederick, penso sia ora che tu la smetta di prendere a bastonate tuo fratello.- mi intromisi, riemergendo dai miei pensieri.
Lui mi guardò, afflitto:- Non finché non ammette che quella nel ritratto sei tu!
-Smettila, dai. Abbiamo ancora qualche cosa da organizzare.
-E va bene.- rispose, poi rimise il bastone alla scopa e la portò a posto.
-Restate a cena qui?- chiesi a Marc.
-Come vuoi. Io non ho programmi, e non penso Fred li abbia.
Marc sospirò, poi si rialzò:-Potrei veramente farti un ritratto adesso.- mi ringraziò.
Sorrisi:- Mi piace la vitalità di Frederick, ma non dovrebbe intendere fischi per fiaschi.
Mi guardò, sistemandosi la camicia mezza stropicciata.
Rabbrividii per un secondo.
Mi piaceva quando mi guardava così, quando riuscivo ad abbattere il muro dietro i suoi occhi.
Mi piaceva perché quello sguardo di ghiaccio diventava improvvisamente caldo, e riuscivo a leggervi le sue emozioni.
E in quel momento ciò che riuscii a leggervi non avrebbe dovuto piacermi così tanto. O forse sì?
Non lo sapevo. Avrei dovuto smettere di ascoltare il cervello.
Amicizia, una piccola parte di riconoscenza e qualcos'altro.
Qualcos'altro che faceva decisamente paura e che avevo scelto di ignorare. O di non riconoscere.
In esatto momento non avrei mai immaginato cosa avrebbe comportato il viaggio.
I cambiamenti sarebbero stati così radicali, che avrebbero sconvolto la mia vita. Un'altra volta.
Non ero pronta. Ma sarei stata costretta ad esserlo.
-Porterai con te i coloribe un album da disegno?
-E tu porterai la macchina fotografica? Annuii.
-Allora dovresti conoscere la risposta.
Lo guardai male:- Cosa ha scritto nella lista?- domandai, sempre più curiosa.
Marc alzò lo sguardo, cercando di ricordare:- Penso che una parte di lui inconscia si ricorda di Bonnie. E quindi la associa a te.
-È dolce.- dissi. Marc si avvicinò a me, poi guardò l'ora- Ti aiuto a preparare la cena.
-Ed ecco un altro punto da aggiungere alla lista!- urlò Frederick, entrando nella stanza.
Marc alzò gli occhi al cielo:-Smettila.
-Dove sei stato tutto questo tempo?- gli domandai.
-In camera tua. Hai un'intera parete con delle fotografie attaccate. È affascinante.
-Smettila di prenderla in giro, Fred.- si intromise Marc.
-Altro punto! "Il soggetto difende la sua amata".
-Pensi la finirà mai?- sussurrai a Marc.
Sorrise:- Solo quando ci metteremo insieme veramente.
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