10
Trattenni il respiro.
Riconobbi la calligrafia tondeggiante di Bonnie, e questo mi fece sorridere.
Innamorarmi
Ecco cosa c'era scritto sul biglietto. Che senso aveva?
Lo passai a Marc, e quando lo lesse aggrottò le sopracciglia.
Presi un altro biglietto dal barattolo.
Cantare in un locale a New Orleans
Cosa diavolo significava?!
Sospirai, poi mi lasciai cadere sul prato.
L'erba sotto la mia testa era fresca.
Il cielo si stava rannuvolando. Da lì a poco sarebbe iniziato a piovere.
Chiusi gli occhi.
Tutti i segreti di Bonnie stavano per darmi alla testa.
Non mi accorsi di Marc mentre si sdraiava accanto a me.
Quando alzaii le palpebre lo vidi intento a fissare il cielo, il barattolo che avevamo trovato stretto al suo petto.
Gli stava sporcando la maglia bianca, ma non sembrava importargliene.
-Jenna.- disse, voltando poi il viso verso di me. Sbattè le palpebre un paio di volte- Penso di sapere cosa significhi.
Annuii. Lo avevo capito anch'io, ma stentavo a crederci. O forse mi sembrava una cosa decisamente troppo triste.
-Sono tutte le cose che Bonnie avrebbe voluto fare. I suoi sogni.- risposi.
Marc mi guardò, i suoi occhi vitrei non lasciavano trasparire nessuna emozione.
Mi chiesi perché si ostinasse a sollevare costantemente un muro.
Forse quando provava emozioni troppo intense, cercava di chiuderle fuori. Per non soffrire troppo.
-Ho letto un libro, una volta.- disse. -Una cartomante aveva predetto a un uomo che sarebbe morto intorno ai quarant'anni.
Così passò tutta la vita a raccogliere sassi nei luoghi che erano stati importanti per lui.
Un bel giorno nascose la chiave della scatola che li conteneva insieme ad una lettera per il figlio.
E qualche tempo dopo morì veramente.
Era uscito per comprare del caffè, e non era più tornato a casa.
Così il figlio cercò disperatamente la chiave di questo scrigno, nonostante non sapesse il contenuto.
E, quando la trovò... si rese conto di quanto suo padre gli volesse bene.
E, sebbene fosse morto da qualche anno, suo figlio riusciva sempre a sentirlo vicino a sé.
-Perché mi stai dicendo questo?- gli domandai.
Lui sorrise, poi mi accarezzó la guancia, asciugandomi una lacrima.
Non mi ero nemmeno resa conto di star piangendo silenziosamente.
- Mi sembrava una storia più triste di quella del barattolo di Bonnie. Speravo ti facesse sorridere almeno un po'.
Scossi la testa:- Grazie per il tentativo, ma non mi sento meglio.
Mi rialzai.
Il cielo minacciava tempesta, ed io avevo bisogno di rilassarmi.
-Potresti accompagnarmi a casa?- chiesi a Marc.
Era ancora steso a terra, e mi guardava. Distolsi lo sguardo.
Stavo bene.
Forse.
-Non penso ti farebbe bene stare da sola.- disse poi, mentre si rialzava anche lui.- Potremo chiamare Frederick, magari ci siamo sbagliati sul significato del barattolo. Forse lui sa qualcosa.
-Marc, tuo fratello è ancora soggetto all'amnesia.
Incrociai le braccia.
-Sta iniziando a recuperare qualche ricordo di quando eravamo bambini. Ieri si è persino ricordato la data del mio compleanno.
Se vedesse il barattolo, forse riaffiorerebbero dei ricordi.
Tentar non nuoce.
-Va bene.- acconsentii.
-E poi il senso dell'umorismo di mio fratello ti farà bene.
Sorrisi. Era bello che Frederick avesse conservato quel lato di sé.
***
Il bar davanti cui parcheggiò Marc non sembrava un gran che.
Era vicino al suo appartamento, e lui sosteneva facessero delle ottime cioccolate calde.
E per me andava più che bene.
Mentre tornavamo alla macchina aveva iniziato a piovere, e il riscaldamento dell'auto non era servito a gran che.
-Piove ancora tantissimo.- dissi, osservando l'acqua che scivolava sul finestrino.
-Ho un ombrello.
Possiamo aprirlo ed entrare nel locale.- rispose Marc, ma io scossi la testa.
Avevo voglia di divertirmi. Ero stufa di essere il fantasma di me stessa.
Sorrisi:- Oppure potresti chiamare Fred e dirgli di correre in auto con tre cioccolate calde. Poi potremo sfrecciare via e andare a casa di Bonnie.
-Sei impazzita?
-Sì.- risposi.
Marc scoppiò a ridere, ed io gli andai dietro.
Prese il telefono e compose il numero di suo fratello.
Dopo cinque minuti, Fred uscì dal bar e si precipitò nella macchina di Marc.
E partimmo verso l'appartamento di Bonnie.
***
-Allora, Frederick.- dissi, prima di bere un sorso della mia cioccolata calda.
Marc aveva ragione, era davvero deliziosa.
-Cosa sai su questo barattolo?
Mi appoggiai all'isola della cucina.
Quel posto non mi sembrava più così inquietante come qualche ora prima.
-Voglio il mio avvocato.- rispose lui, con tono scherzoso.
Marc sorrise:- Vuoi che io giochi la parte del poliziotto cattivo?
Fred soppesò le sue parole:- E va bene, mi costituisco.
Non so niente di niente riguardo quel barattolo.
Cioè, potrei saperlo, ma al momento non me lo ricordo.
Mi presi la testa fra le mani:- Oh, sto per esplodere.
-Secondo me dovresti gettare la spugna e vivere la tua vita.- disse a quel punto Frederick.
Scossi la testa.
Marc gli diede una pacca fraterna sulla spalla, in segno di rimprovero. Già, quanto mi sarebbe piaciuto continuare a vivere la mia vita, senza pensieri su ciò che la mia migliore amica mi teneva nascosto.
E quanto mi piacevano i sogni di Bonnie? Avevamo passato un ora a leggere tutti quei biglietti.
Bonnie voleva viaggiare per il mondo, vivere esperienze uniche ed indimenticabili.
Mi era battuto forte il cuore quando avevo letto il primo biglietto.
Bonnie voleva innamorarsi, avere una vita tranquilla e senza troppe complicazioni.
Chissà se si era innamorata veramente di Frederick.
Lui non se la ricordava nemmeno. Non sentiva ancora il vuoto costante che mi portavo dentro.
Quanto lo invidiavo.
Ma aveva ragione.
Dovevo andare avanti con la mia vita, e...
Sorrisi. L'adrenalina mi scorreva nelle vene come fuoco.
Mi era mancata quella sensazione.
-Ho un'idea.- dissi, interrompendo il loro discorso.
-Jenna, mi preoccupi.- disse Fred- Tutte le cose che ricordo di te sono lacrime e musi lunghi. Vedere il tuo sorriso mi spaventa.
Sì, forse aveva ragione. Doveva decisamente preoccuparsi.
-Quanti soldi avete da parte?- chiesi.
Marc non rispose, sospettoso, al contrario di Frederick:- Abbastanza, perché?
-Io ne ho parecchi: progettavo di trasferirmi in un appartamento più grande, ma ora non ne sento più il bisogno.
Andai in camera di Bonnie, e sopra il letto trovai ancora il poster geografico.
Era una cartina fisica di tutto il mondo. Ora riuscivo a capire perché fosse fissata con la geografia.
Lo portai in cucina e lo distesi sull'isola.
Incontrai lo sguardo di Marc.
Aveva capito tutto.
Lo vedevo nel modo in cui ricambiava il mio sguardo. Stava ergendo nuovamente il muro.
Perché?
-Sydney, Roma, Parigi, New Orleans. Ecco dove voleva andare Bonnie.
Voleva prendere un po' di tutti questi luoghi e renderli suoi, facendo qualcosa di speciale.
E, adesso che lei non può più, lo faremo noi.
Cadde un silenzio inquietante nella cucina.
Marc, troppo impegnato a costruire la sua barriera personale, sembrava lontano anni luce dal ragazzo che mi aveva abbracciato quella mattina.
E Frederick? Oh, lui sorrideva come un maniaco.
Gli occhi brillavano: sapevo che avrebbe accettato. Dovevamo solo convincere Marc.
Non so perché volessi fare tutte quelle cose con loro due.
In fondo erano semisconosciuti. Eppure sentivo che, senza di loro, sarebbe stato sbagliato.
Terribilmente sbagliato.
Bonnie voleva fare tante cose, ed aveva programmato di farle in una vita intera. Noi avevamo decisamente meno tempo a disposizione, ma che importava?
Mi ero quasi dimenticata di quando vivevo ogni attimo a pieno, sempre con il sorriso, perché era quello che volevo fare.
Volevo vivere così, lo avevo sempre voluto.
E avrei ricominciato a farlo per Bonnie.
-Sono con te.- disse Frederick. -Conta su di me.
Ci voltammo a guardare Marc.
Ci restituì uno sguardo gelido:- È una pazzia.
-Credimi, me ne rendo perfettamente conto.- risposi, sorridendo- Ed è fantastico.
Pensaci: organizzeremo ogni tappa, in una sorta di viaggio on the road.
Dormiremo in tenda o al massimo in un motel.
Ci addormenteremo con il suono delle onde sotto un cielo stellato.
Immagina le ore passate in auto a cantare canzoni decisamente troppo vecchie per noi. Sarà meraviglioso.
Io terrò un diario di viaggio, e porterò la polaroid che ho a casa.
Immortaleremo ogni momento e lasceremo la nostra traccia in ogni luogo.
Te puoi portarti il tuo album da disegno, le matite... E Frederick avrà nuovi ricordi con cui sostituire i vecchi. Lui scosse la testa:- E dove troviamo i soldi per tutto questo? I biglietti sono tantissimi.
Non sarà la gita di una settimana, te ne sei resa conto?
-Abbiamo tutti dei soldi da parte.- disse Frederick- Io posso lavorare alla mia rubrica di indovinelli anche a distanza, così avremo comunque un'entrata fissa.
-E i genitori di Bonnie hanno deciso di lasciarmi i suoi risparmi.- aggiunsi.
-E tutti noi sappiamo che fai affari d'oro con i tuoi quadri.- disse ancora Fred.
Marc sbuffò:- E come faremo con i bagagli? Dovremo portarci un sacco di cose, e per lavarci i vestiti?
-Esistono le lavanderie a gettoni.-risposi.
-Smettila di cercare scuse. Buttati per una volta, senza pensare.- lo incitò Frederick.
-E va bene. Ma dovremo organizzare tutto nei minimi dettagli.- acconsentì finalmente Marc.
Sorrisi, e corsi ad abbracciarlo.
Mi sentivo così bene in quel momento.
Lui mi strinse a sé, e sentii una mano accarezzarmi i capelli e la schiena.
-Sia chiaro- mi sussurrò- lo faccio solo per te.
-Dovresti farlo per te stesso, per Bonnie.- sussurrai a mia volta.
Allentai la stretta, ma lui non voleva lasciarmi andare.
-Così forse imparerai a lasciarti andare, e a smettere di tirare su quel maledetto muro ogni volta che provi emozioni troppo intense.- continuai.
Mi strinse ancora un po':- Potresti insegnarmi te, visto che sei un'esperta.
-Con piacere.
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