-6-

Domani saremo a Rimini.

Conoscerà Gianciotto. Lui reclamerà la sua mano, la sua anima, il suo corpo.

Perché l'ho ingannata? Non era necessario, vorrei non averlo fatto.

La verità è che mio fratello non voleva allontanarsi da Verdiana, la donna che ha spaccato cinque vasi bianchi e blu originari della Cina non appena ha saputo che la figlia di Guido da Polenta aveva raggiunto l'età per sposarsi. 

Con la scusa che Francesca si sarebbe impaurita della sua immagine torva e che ero stato io a caldeggiare il suo matrimonio, Gianciotto ha proposto a me di andare in sua vece. Si sono trovati d'accordo non solo nostro padre e Malatestino, ma anche i genitori di Francesca. Temevano che si ribellasse?

Durante il matrimonio, la sposa mi guardava di sottecchi ed è arrossita quando la cerimonia è finita. Non è riuscita a mascherare la delusione di averle solo stretto la mano e mi domando se il suo candore non la farà soccombere alle frecciatine che Verdiana le indirizzerà per gelosia.

Ho cercato più volte di mettere distanza tra noi, ma non si è lasciata intimidire dal mio cipiglio e cavalca al mio fianco a testa alta. Sembra un'abile cavallerizza, la sua bellissima cavalla araba asseconda i suoi movimenti come se fossero tutt'uno.

Abbandono la Via Popilia per cavalcare sulla spiaggia sperando che Francesca mi segua. Voglio vedere se è così testarda da andare al galoppo.

Controllo con la coda dell'occhio che abbia capito il mio invito, le sue labbra si sono ammorbidite e piegate all'insù forse all'idea di stare sola con me. Anche se so che non dovrei, e nemmeno dovrei volere, desidero rubare qualche attimo per poter discorrere con lei senza nessuno intorno. Le dirò le cose che le ho taciuto finora.

Il mare è di una tonalità più scura degli zaffiri, le creste bianche delle onde non fanno che risaltarne il colore cupo, i ciottoli minuscoli della spiaggia, rimescolati dalla carezza periodica dell'acqua, collidono e, nell'urto, sembrano mimare il respiro di Poseidone.

Accarezzo la criniera scura di Adamante per informarlo dell'imminente galoppo, mi volto verso Francesca e la interrogo con lo sguardo. Vorrei lasciarle il vantaggio dovuto a una dama, ma lei mi sorride, agguanta l'orlo del vestito portandolo sopra le ginocchia e sposta una gamba per montare a cavalcioni. Non mi aspettavo che fosse così audace, mi guardo attorno per controllare che nessuno la veda e do il via.

Ištar scatta come se fosse abituata a gareggiare, Adamante la segue sicuro di sé.

L'acconciatura di Francesca si scioglie e i suoi capelli d'oro si liberano danzando concitati al sole, sono così lunghi che rivaleggiano nel loro ondeggiare coi movimenti del mare. Potrei superarla, ma non voglio perdere la visione mistica dei suoi movimenti, delle linee snelle delle gambe. Le immagino strette alle mie cosce, ai miei fianchi, sotto le mie mani. Che Dio mi perdoni, il mio corpo si tende a quella visione che mai si realizzerà. Francesca si abbassa e sprona Ištar ad andare ancor più veloce, la devo superare per mettere fine a questo tormento, ma la cavalla e la sua leggera fantina sembrano volare sulla distesa di sabbia chiara.

Francesca tira le redini, Ištar si ferma impennando, io trattengo il fiato temendo che venga disarcionata, ma lei ha le cosce premute contro la sella e sembra così abituata a farlo da non provare la minima paura.

La sua risata ferma ogni cosa, l'ondeggiare dei marosi, il vento. Il mio cuore.
Cosa m'ha fatto questa fanciulla?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top