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Ho chiesto a suo padre di parlarle in privato prima del matrimonio. Le dirò la verità.

Non manderà tutto a monte, del resto tutto è stato pianificato da anni e a lei tocca solo obbedire. Non le è stata concessa alcuna scelta, il suo destino è segnato, così come lo è per tutti noi. Io non ho deciso chi sarebbe stata mia moglie e nemmeno Gianciotto. In questo momento mio fratello starà maledicendo la sorte che gli ha messo nel letto un angelo... Chissà se si renderà conto che quegli occhi e quelle labbra sono un dono del Cielo?

Un dono riservato a lui, non a me.

Per la prima volta invidio mio fratello, condivido il tormento di Caino.

La porta dello studiolo in cui mi hanno lasciato attendere si apre ed entra la visione che mi ha tenuto compagnia durante la notte. Piccoli passi, mento eretto. Sembra così intenta nello studiarmi che quasi dimentica la riverenza. Vorrei salutarla non solo con un inchino, ma baciandole la mano, proprio come farebbe uno sposo.

Rimane interdetta dalla mia freddezza. Questo è il momento giusto per rivelarle che la sposerò per procura di Giovanni. Io farò solo da intermediario. Mi si blocca il respiro all'idea di averla ingannata, un piccolo sotterfugio per non spaventarla dalle sembianze truci di Gianciotto.

Mento. L'ho fatto per non avere problemi, perché abbiamo bisogno di Ravenna per estendere il nostro dominio e i sogni infranti di una ragazzina non possono ostacolare i nostri piani.

Mi sorride. Il suo viso diventa ancor più bello. Col polpastrello del pollice le accarezzo la fossetta che si è formata sulla guancia. La pelle liscia e fresca si scalda al mio tocco, le lentiggini sembrano scurirsi mentre un lieve rossore le colora le gote e il petto. Trattiene il fiato e, senza accorgermi, lo trattengo pure io. Occhi negli occhi, senza parole comunichiamo più di quanto un poeta possa mai scrivere.

Quel qualcosa che dovrei dirle si dissolve davanti alla bellezza di questo momento. La parte migliore di me rimarrà intrappolata in quest'attimo per sempre e lo rivivrò mille volte nella solitudine dei miei pensieri.

Si stringe nelle spalle abbassando il viso, tutto a un tratto intimidita.

«Desideravate chiedermi qualcosa prima di sposarmi?» domanda con voce incerta.

«Volevo sapere se state bene», mento.
Lei si fa ancora più piccola.
«Forse... Forse non sono di vostro gradimento?»
Sorpreso, nego con la testa. Come può pensare una cosa simile? Le mie braccia la stringono al petto prima ancora ch'io capisca la gravità del mio gesto. Lei è la donna più desiderabile che abbia mai incontrato.

Donna... È ancora fanciulla. Il suo corpo è un bocciolo di rosa che fa intravedere timido i primi petali colorati. Un bocciolo che sparge già il profumo della sua anima confondendomi i pensieri. Facendomi sentire un furfante.

Le labbra si posano sulla sua fronte, il suo alito mi sfiora il collo. La scosto appena per guardarla in viso, ha le labbra schiuse, gli occhi liquorosi. Mi chino su di lei...

Cosa sto facendo? Mi fermo poco prima di essere dannato e di trascinarla assieme a me all'Inferno. Stavo oltraggiando le sue labbra e mettendo a repentaglio la salvezza della sua anima.

«Perdonatemi, Francesca».
«Non c'è nulla da perdonare. Tra poco sarete mio marito». Deglutisco a vuoto.
«Non sarò mai degno del vostro perdono, ma cercherò di esserlo per tutta la vita».

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