Le avventure di Piccolo Corno



 

Per una migliore lettura, suggerisco questo brano come accompagnamento 🦄 

 

 

 


Molti anni fa, in un piccolo cottage di un paesino di campagna, nacque Piccolo Corno. Era un pony piccino e grassoccio, molto più di tutti gli altri pony, aveva un soffice manto pezzato e due grandi occhi dolci e scuri con cui esplorava il mondo. Ma la vera ragione per cui Piccolo Corno venne battezzato con questo nome si trovava al centro della sua fronte: un piccolo cornino dorato che gli spuntava dal ciuffo.

Tutti nel cottage rimasero sorpresi da questa sua caratteristica: in paese non erano abituati alle novità, e la cosa li lasciò perplessi non poco. Restò perplesso il fattore, che subito pensò che un simile animale non avrebbe mai potuto apparire all’annuale fiera di paese. Restò perplessa sua moglie, che cominciò a temere che suo marito fosse diventato completamente pazzo. Restò perplessa persino la mamma di Piccolo Corno, che non riusciva a spiegarsi come avesse potuto mettere al mondo un puledrino così strano.

Gli altri animali del cottage non erano affatto d’aiuto. L’asinello e il vecchio cavallo da tiro subito lo presero in giro per il buffo corno dorato che gli spuntava sulla fronte, le mucche e le pecore mostrarono prostrazione per quell’orrida menomazione e il cane gli corse incontro ringhiando.

Inutile dire che Piccolo Corno non aveva una vita facile. Poco importava se fosse di animo gentile, e il suo pelo fosse il più soffice di tutta la contea, e mostrasse un’intelligenza di gran lunga superiore a quella della maggior parte dei pony della sua età: tutto ciò che sembrava importare era quell’assurdo corno che gli spuntava in mezzo alla fronte, e che giorno dopo giorno sembrava diventare sempre più difficile da nascondere.

Vedendo Piccolo Corno venire scacciato in quel modo da tutti gli animali del cottage, il fattore chiese consiglio al gatto, che era solito per avere una mente molto pragmatica e un ottimo fiuto per gli affari.

Questi, dopo aver ascoltato attentamente la sua storia, si limitò a rispondere: “Amico mio, sembra che ti sei cacciato in un bel pasticcio, ma ho io la soluzione al tuo problema: quel corno, infatti, sembra essere d’oro massiccio e potrebbe fruttarti un bel gruzzoletto. Perché non lo vendi al mercante del paese?”

Fortunatamente, il gatto era talmente preso dai suoi discorsi che non si accorse di Piccolo Corno che giocava tutto solo lì nei paraggi, il quale ascoltò ogni singola parola. Intuendo l’orribile sorte a cui sarebbe andato incontro, il puledrino prese coraggio e decise di fuggire, galoppando via nei prati e lasciandosi il cottage alle spalle.

Corse fino a non avere più fiato, e quando finalmente si fermò era arrivato in una fitta foresta e il sole stava rapidamente sparendo dietro gli alberi. Piccolo Corno iniziò ad avere paura: si era perso e per di più sapeva bene che in quella boscaglia potevano nascondersi animali come lupi e orsi, pronti a divorarlo in un sol boccone. Tremando di terrore, Piccolo Corno iniziò a piangere.

Fu allora che accadde qualcosa di straordinario: il suo buffo cornino prese improvvisamente a brillare, come se una piccola stella si fosse posata dolcemente sull’erba. E quella luce illuminò la foresta, e lo guidò fino a un sentiero.  Cercando di farsi coraggio, Piccolo Corno lo seguì. Lo condusse fino a un albero nel cuore del bosco, su cui stava una graziosa casetta appollaiata sui suoi rami.

Nell’avvertire lo scalpiccio dei suoi passi, qualcuno di molto assonnato sporse il becco fuori dalla porticina: era il Pettirosso, uno degli abitanti più piccoli della foresta.

“Cosa ci fa un cucciolo carino come te in giro tutto solo per la foresta a quest’ora?” chiese questi con voce saggia.

Piccolo Corno rispose: “Mi sono perso. Alla fattoria tutti mi prendevano in giro per questo buffo corno che ho sulla fronte e il fattore stava pensando di vendermi al mercante del paese.”

“Povero piccolo! Non riesco a credere che tu abbia conosciuto delle persone tanto crudeli" osservò il Pettirosso, visibilmente dispiaciuto. “Aspetta, caro. Ti do qualcosa da mangiare, sei così stanco. Però non posso ospitarti per la notte, mi dispiace: sei troppo grande per la mia casetta, e sinceramente non saprei come farti entrare. Ascolta, ho un’idea: conosco qualcuno che potrebbe aiutarti. Appena ti sarai rifocillato, posso portarti lì. Che ne pensi?”

Piccolo Corno annuì. Era veramente troppo stanco e molto triste, e non sapeva che cosa avrebbe potuto accadergli di peggio.

Così il Pettirosso gli offrì un po’ di latte insieme a delle briciole di pane e qualche bacca che conservava in dispensa, e Piccolo Corno mangiò tutto come se fosse la cosa più buona che avesse mangiato nella sua vita; poi insieme si incamminarono nuovamente nella foresta, con il Pettirosso che gli faceva strada e la luce del corno che gli illuminava il cammino.

Giunsero infine a una casa dipinta al limitare del bosco, che aveva le pareti verniciate di bianco e rosso ed era circondata da un grazioso giardino. Sulle prime, Piccolo Corno rimase parecchio perplesso: gli ricordava un po’ il cottage e non voleva ritrovarsi nuovamente nelle mani di coloro che volevano il suo male.

Il Pettirosso lo rassicurò e, con un lieve battito d’ali, volò fino alla finestra più alta e picchiettò sul vetro con il becco. Venne loro ad aprire una bambina, che appena vide Piccolo Corno le si illuminò il viso paffuto per la gioia. Si chiamava Lucia, e si era trasferita da poco in quella casetta. Era una bambina di città e ancora non aveva amici: tutti infatti la prendevano in giro per il naso a patata, le lentiggini sulle guance e i capelli rossi, e lei avrebbe tanto voluto avere un amico con cui giocare.

Non appena udì il suo racconto, Piccolo Corno si rese conto che avevano tante cose in comune e che sarebbero potuti diventare buoni amici. Le posò dolcemente la testina sulle ginocchia e lei le accarezzò il muso, e per la prima volta qualcuno gli rivolse parole veramente gentili.

“Sei veramente un bellissimo pony, il più bello, dolce e intelligente che abbia mai visto" disse Lucia, al colmo della felicità. “Ti terrò sempre con me e saremo grandi amici.”

E così fu. Piccolo Corno rimase nella casetta al limitare del bosco, e lui e Lucia crebbero insieme e diventarono migliori amici, e da allora nessuno dei due si sentì più solo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top