8^ Amnesia: Non dirsi "ti amo"
1 giorno, o meglio, 7 ore prima...
Era tardi, Thomas lo sapeva. Eppure, non riusciva a chiudere occhio, quella notte.
Ma come poteva?
Mancava un giorno. Anzi, guardando l'orologio che segnava l'una di notte precisa, si ricordò che mancavano solo sette ore.
Fissava le assi del letto sopra di lui, quelle del letto di Chuck, che si tendevano ed erano piene di scritte. Date e scritte citate dai libri che spesso rileggeva.
Partivano dalle assi e si estendevano sul muro dove il letto accostava vicino, tappezzato da poster e disegni che spesso Newt gli faceva, dato che amava disegnare.
Newt... come poteva esserlo lasciato sfuggire?
Si rigirò ancora nel letto, che una volta era enorme per lui, ma che non era mai cambiato. Gurdó gli altri letti nel buio, e individuò più in là quello di Newt. Non ci vide praticamente nulla, ma lo immaginò dormire rannicchiato contro la parete, magari, con la testa affondata nel cuscino.
Per lui era facile.
Lui avrebbe dimenticato totalmente, si sarebbe dimenticato di lui velocemente e non avrebbe mai più ricordato nulla.
Dei tempi passati insieme.
Dei giochi.
Delle risate acute.
Delle notti di spionaggio.
Dei libri.
Dei bigliettini.
Dei suoi sogni.
Dei loro sussurri.
Dei loro mormorii.
Dei loro sorrisi.
Degli esami.
Dei loro abbracci.
Dei loro corpi cresciuti.
Dei loro corpi ancora inesplorati.
Dei loro baci contro i muri.
Dei loro baci al buio.
Dei loro baci dati di nascosto.
Di ciò che Newt avrebbe dimenticato e lui no.
Si rimise supino e si coprì il viso con le mani, ma portò velocemente una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo. Ci riuscì, ma ne sussueguirono altri che erano sempre più difficili da trattenere.
Non voleva svegliare nessuno, o non avrebbe retto.
Cosa avrebbe dovuto dire?
Domani -tra sette ore- non sarebbe partito solo Newt. Sarebbero partiti anche Alby, Minho, Jeff e Clint. E sarebbero partite Harriet, e Sonya, e Beth.
Ma a lui importava soprattutto Newt. Per carità, anche Minho, Alby, o gli altri. Ma ciò che provava per Newt era... era tutta un'altra cosa.
Come poteva dimenticarsi tutto? Come gli potevano fare questo?
Lo stavano violando.
Gli stavano violando la vita, il diritto di essere un ragazzo, di avere un amico che si ricordi il tuo nome e di un ragazzo -indipendentemente se maschio o femmina- che ti ami, che ti apprezzi, che provi a superare la lontananza.
Che ti dica ti amo.
A quel pensiero Thomas sentì una fitta al petto. Lui non glielo aveva detto, e Newt non l'aveva detto a lui.
Aveva sempre pensato che fosse troppo presto, che comunque due parole avrebbero spaventato.
E per Newt era lo stesso, lo sapeva.
Erano convinti che avessero una vita davanti, che la aspettava pazienti, ma il tempo li era stato rubato, erano stati privati del loro ti amo, del poter dar forma ai loro sentimenti.
Si erano sbagliati. Il tempo non ce l'avevano, e non ce l'avranno mai.
E Thomas non avrebbe mai detto a Newt che lo amava, ma seriamente. Che avrebbe sfidato il mondo pur di poterlo avere un secondo in più tra le braccia, un secondo in più per dirgli ti amo.
Un singhiozzo più forte degli altri risuonò nella stanza, ma nessuno si mosse. Thomas premette la sua mano con maggior forza sulle labbra, fino a farsi male. Ma non sentiva nulla, mentre sperava che le lacrime lo facessero annegare, e che sarebbe morto dimenticando tutto. Newt non avrebbe sofferto, tanto. Si sarebbe dimenticato tutto. Il suo corpo tremava, veniva scosso ripetutamente e costantemente, quasi si faceva paura da solo. Teneva ancora la mano appiccicata alla bocca che singhiozzava e l'altra stretta alla maglia del pigiama, nel tentativo di privarla del tremolio che lo invadeva.
Si odiava.
Odiava la C.A.T.T.I.V.O.
Odiava le parole che non aveva mai detto.
E odiava la sua paura. La paura dell'addio e di una distanza diversa da quella che aveva visto nei libri.
Perché nei libri che leggeva, la lontananza viene sconfitta con i ricordi.
Ma come facevano, se solo uno si ricordava?
Di colpo, sentì una mano accarezzargli il braccio con la punta delle dita, dalla spalla fino al gomito, per poi risalire.
Lasciò che le ultime lacrime abbandonassero gli occhi e il suo tremolio rallentò fino a fermarsi.
Le dita continuavano a muoversi sul suo braccio nudo.
Poi, le coperte sparirono, e il caldo gli venne fornito da un corpo che si stendeva sul proprio. Questo corpo fece combaciare entrambi con sintonia, fece sfiorare i petti coperti dalle leggere maglie e creò un groviglio di gambe, tanto che Thomas non riuscì più a distinguere le sue.
Ma riconobbe la persona che lo stava usando come letto quando, dopo che questa ebbe fatto scivolare nuovamente le coperte su entrambi, un profumo di caffè e menta lo invase.
Thomas sbarrò gli occhi, riconoscendolo.
Newt. Che caspio ci faceva lì?
"N-Newt?" Sussurrò, la voce rotta e dannatamente eccitata dalla situazione.
"Tommy"
"Che fai?"
"Sono venuto a dirti addio" Thomas giurò di averlo visto sorridere. "Come si deve" aggiunse.
Non poté fare altre domande, non poté fare nulla, che subito il biondo afferró con una mano entrambi i suoi polsi, e li portò sopra la sua testa, sul cuscino, a confine tra loro, la coperta, e l'orribile realtà di fuori.
Lentamente, si lasciò cadere sul petto di Thomas, facendolo aderire con il proprio, e unì le loro labbra in un pacio lento, casto.
Man mano, però, Newt ne sentì il bisogno quanto Thomas di mutarlo in uno rude, violento, passionale.
Thomas venne scosso da dei brividi. Mai aveva baciato qualcuno così, e, naturalmente, neanche Newt. Probabilmente era un bacio uscito male, ma bastò a far tremare il moro.
Che aveva in mente il più grande?
Non fece in tempo a rispondere che la bocca del ragazzo lasciò le sue labbra, passando a seminare su ogni pezzo di pelle di Thomas baci e piccoli morsi, usando le labbra per segnare il suo passaggio e la lingua per esplorare i contorni del ragazzo.
E questo fremeva, sotto ogni suo tocco, e, preso dall'euforia del momento, mosse le braccia, le gambe e il bacino nel vano tentativo di sfuggire alla presa di Newt. Ma andò diversamente.
I loro bacini, nel momento in cui Thomas si mosse, si toccarono, si sfiorarono, e si sfregaronò l'un l'altro.
Inevitabilmente, il moro, colto totalmente alla sprovvista, dischiuse le labbra e lasciò che un gemito risuonò nella stanza.
Diventò rosso, e ringraziò che fosse buio, ma sentì lo stesso la bassa risata di Newt.
Quello avvicinò le labbra al suo orecchio, ne mordicchiò il lobo.
"Oh, Tommy..." mormorò. Il moro dovette mordersi il labbro a sangue per non gemere nuovamente, quando sentì la mano curiosa di Newt sfiorargli l'inguine e infilare un dito tra la pelle e il tessuto dei boxer.
Lo vide sorridergli nel buio, e sorrise pure lui.
"Tranquillo" gli sussurrò.
"Lo sono. Se lo sarei..."
"Se lo fossi"
"Se lo fossi ti avrei fermato." si difese Thomas.
"Lo so" rispose l'altro. Però, prima che Newt continuasse, l'altro si liberò finalmente dalla presa del ragazzo e prese il suo volto tra le mani.
"Ti amo, Newt" sussurrò. Il biondo sorrise, lo baciò, e poi sentì i boxer scivolargli dalle gambe.
*
La sveglia segnava le sette, il sole splendeva, quando Thomas si svegliò.
Aprì gli occhi, ma se si aspettava che Newt fosse rimasto accanto a lui, si era sbagliato.
Lui non c'era.
Venne invaso da un senso di tristezza, di malinconia, di rabbia e voglia di piangere come quando era bambino.
Ma sollevò gli occhi sulle assi di legno del letto di sopra, e involontariamente un sorriso gli nacque dalle labbra come una lacrima gli rigò la guancia.
Poggiò la mano su quella scritta, e si morse il labbro per non esplodere.
Ti amo anch'io, Tommy.
Okay emh... lasciate perdere la parte a mezzo rating-rosso. Okay, lo so, non è il massimo ma volevo fare un prova, per vedere come usciva.
Sono bocciata? Probabilmente si.
Anyway, dovevo pubblicare domani se non sbaglio, ma bho, mi andava così.
Oh, e poi oggi sono due mesi che sopporto SophiaHerondale23, (stupido telefono che non mi fa taggare) ed è una data importante, no? U.u
Anyway. Ho pubblicato una specie di trama per la nuova Newtmas che sto scrivendo, e mi farebbe piacere se passasse a leggerla ;)
Bene. Qui siamo quasi giunti alla fine... okay, non mi deprimo.
Facciamo che non ho mai detto nulla.
A giovedì!
-Clauds
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