4. Inno all'Anima e all'Amore


Alti elogi, canti soavi, sacrifici di fiori e dolci di miele! Siano portati tutti, per la nostra bella Ciprigna, la dea dai mille volti, la signora dell'amore! Qualunque dio a lei si piega!


Poche preghiere si innalzano fino alla celeste dimora. Venere corrucciata osserva il mondo dei mortali. Cosa succede tra le fila di effimere creature? A gran voce chiama il suo corteo: amoretti, eroti, Imeneo, le belle Ore e le graziose Cariti. Per ultimo arriva Priapo il goffo che arranca a fatica. 

"Di', o dea." dicono in coro.

"Presto sui vostri carri salite, miei cari, per spiare il mondo che poggia sulla Madre Terra." dice Venere e subito i suoi figlioli corrono ad ubbidire e calano come stormo di passeri tra le città dei mortali. Partecipano a canti, assistono a danze di fanciulle, annusano profumo di splendidi sacrifici. 

Ma non odono il nome di Venere. Al suo posto, quello di una principessa mortale. 

Psyche! inneggiano i popoli Psyche, Venere in terra, la più bella tra dee e mortali!

Il corteo della dea si guarda preoccupato. Quale peccato compiono i mortali! Quale offesa arrecano alla Cipride celeste! Tornano alle loro dimore d'oro e la notizia portano alla bella che siede su trono variegato. Mortale sofferenza s'insinua nel cuore ricco d'icore di Venere. Si porta una mano al florido seno che Amore stesso allattò e guarda con cruccio le caduche schiere degli uomini in festa. Ecco chi adorano: una mortale! Paragoni blasfemi si innalzano in ogni parte nel nome di Psyche, idolo d'oro eretto al posto delle bianche statue di Citerea divina. 

Dolore, vergogna, sdegno! Sdegno per siffatto peccato di ybris! Che Zeus punisca gli uomini, finisca l'età del Ferro! Che l'Egioco riversi sulla loro testa zeppa di bestemmie un nuovo diluvio! Nessuna Pirra,  nessun Pigmalione siano salvati! Solo lei, Psyche. Penserà Venere stessa alla Peccatrice. 


Regina dell'amore tu sei, o Filommedea! Consacra benedicendo l'unione della vergine con il marito e rendi testimone tuo figlio Imeneo. Siano cantate tue lodi nel corteo, fiaccole siano accese in tuo onore. Non pianga la madre mentre rubi la figlia: grande è l'onore di servirti, o Basilissa!


Venere sogna crudeltà per generare la follia nella mente della sua usurpatrice. Deturpar la bellezza è cosa troppo semplice: per una simile nemica servono intrighi d'amore. L'Olimpia non pensa ad altro. Trascura mansioni amanti, ragionando sulla propria vendetta. È il nome stesso dell'amore a rischiarare i suoi pensieri.

Amore! Il suo adorato figlio! Convoca in gran fretta il primo tra la sua prole, Cupido Saettante, splendido e crudele. Il fanciulle giunge con le sue ali d'oro e dinnanzi alla madre si inginocchia.

"Comanda, o nobile madre, come possa servirti il tuo amato figlio." dice.

"Cupido, tra tutti i figli di Venere il favorito, ascolta e ubbidisci alle giuste parole della tua divina madre. Un torto terribile i mortali m'arrecano: non più nel mio nome conducono le figlie alle nozze, non più cantano il sacro Imeneo ma solo, nel sacrilegio, celebrano e osannano il nome di una mortale. Venere offendono, e tutta la sua discendenza. Ma tu ora, volando lesto, giungi al palazzo della sfrontata umana e pungila con un dardo amaro. Scatena nel suo cuore malsana passione per un mostro e desiderio di essere sua sposa. Che Psyche arda d'amore per una belva selvaggia, diventi ella stessa mostro agli occhi degli uomini. Una serpe orribile cinga i suoi fianchi, la sua bocca baci labbra di veleno. Canteranno un epicedio come Imeneo, in vesti a lutto sarà avvolta. Piangerà la madre con il padre e i fratelli. Sia novella Pasifae, pronta a pagare il fio della sua colpa. Non è bene per gli uomini paragonarsi ai celesti."

Così dice Venere bella cintura e il suo primogenito divampa dal desiderio di ubbidirle: tanto potente è la divina madre nei suoi giuochi d'amore. Ella non teme che perfino Amore non sappia resistere agli occhi mortali della condannata e ride, gioisce, canta il trionfo. 


Doloploke, tessitrice di inganni, che con mani di bambina ingarbugli i cuori, non nascondere con false lanterne la luce della verità! Melenia sei chiamata,  o dea, perché oscuro è il tuo regno e immensi i suoi pericoli! Non mai nel profondo Averno tremeranno i polsi miei come quando con il tuo sguardo mi percuoti! Tu assassina, tu empia, tu regina di dolore! 


Irata nel cuore, Venere Despoina percuote il cielo con il suo aureo sandalo. Quale disonore gli arreca il prediletto figliolo! Disubbidendo, infelice, ha condotto sposa Psyche e giaciuto con lei per molte notti ed ora, pentito e mesto, torna alla madre implorando perdono. Ah! Che sia maledetta la superba umana! Vergogna delle genti, sirena di peccato!

L'aurea sovrana osserva la misera che si straccia le vesti e vaga pei monti, ad ogni tempio ella s'inginocchia implorando, ma gli Olimpi molto rispetto nutrono per la dea bel sorriso e nessuno l'aiuta. Giunge infine Psyche al santuario di Venere e dinnanzi alla sua ara si getta.

"Schiava tua io sono, o signora. Fai di me ciò che vuoi." piange.

Dionea gloriosa gioisce in cuor suo.

"Presso il fiume Flegetonte c'è un setaccio: raccogli l'acqua ardente, due congi esatti."

Così dice Venere guancia graziosa alla fanciulla in lacrime e l'abbandona al lavoro per un banchetto. 

Grande è lo stupore e immensa la rabbia quando Psyche torna, le belle mani ancora bianche e tra esse una boccetta di acqua infernale. Lancia all'infelice un tozzo di pane e dice: "Nella Tessaglia selvaggia una scrofa crudele distrugge le messi degli uomini. Seda la bestia con canti di fanciulla e danze leggiadre e a me porta l'aurea freccia che Diana infisse nella sua schiena, monito per i mortali."

Segue con gli occhi il viaggio di Psyche, desiderando vedere la sua sconfitta. Ma il Sonno fratello di Morte soffia sui begli occhi di Citerea la sua polvere dorata. Ella si addormenta e al risveglio la superba mortale è in ginocchio, la freccia d'oro ai suoi piedi.  

Adirata, Venere la batte con una mano e comanda: "Sulle spiagge dell'isola di Faro abita il saggio Proteo multiforme. Mezzo uomo e mezzo pesce egli è e grandi poteri possiede. Portami una scaglia della sua coda!"

Sale sul carro dorato la dea luminosa e segue Psyche verso l'Egitto. Ella sa che la sua serva non è forte abbastanza per catturare Proteo. Ma ecco! La forza non serve: con gentili parole la dolce bambina implora Proteo canuto di aiutarla. Egli, impietosito, la scaglia più bella e lucente le tende. 

Confuso è il cuore di Venere. Quale magia utilizza la sua giovane nuora? Rapida torna al tempio e attende Psyche. Con umiltà la fanciulla offre il suo dono.

"Un'ultima prova ti attende, o mortale." le dice "Sappi che il mio tenero figliolo, Cupido, langue e deperisce a causa della ferita che tu, malnata, gli procurasti infrangendo la promessa di nozze. L'acqua del Flegetonte, la freccia di Artemide e la scaglia di Proteo servono al balsamo per curarlo. Ma un'ultima cosa necessita ancora."

Psyche, prostrata ai suoi piedi, mormora: "Ordina, o dea e io ubbidirò."

"Offri ordunque la tua bellezza per la guarigione del mio diletto: con questa lama sfigura il tuo volto, come frutto perfetto guastato dai vermi."

Tende l'elsa di bronzo la crudele regina alla sventurata ed ella ipso facto l'afferra e senza pensarci scalfisce la pelle pura delle sue bianche guance. Non piange Psyche, non una lacrima diffonde dai suoi occhi: in nome dell'amore che nutre per il suo sposo sacrifica ciò che le rimane.

Venere osserva il sacrificio. È colpita dal coraggio della giovinetta. Inattesa e gradita sorpresa, scopre in lei non una rivale, ma la migliore tra le fedeli. Psyche annichilisce se stessa in nome dell'amore. Quale prova più grande di fedeltà al suo credo? Commossa, Filommidea splendente toglie la lama dalle tremanti mani della sua nuova protetta, l'alza e asciuga le lacrime di sangue che stillano dalle sue ferite. Per volere della dea le piaghe si richiudono e Psyche s'irradia di ingenua beltà.

"O amabile fanciulla pari alle dee che immortali abitano il cielo, hai dimostrato alla divina signora la tua bontà. Non più empia sarai considerata tra le schiere celesti, non da me, madre dell'Amore. I popoli tutti ti loderanno, prima fra le adoratrici di Venere, Makaria Psyche! invocheranno le giovini, cercando di eguagliarti in bellezza e solerzia. Al fianco del mio glorioso figlio siederai come sposa, madre dei miei nipoti sarai chiamata a divenire. Ti accolgo nel mio corteo e nella mia casa, o mia nuova, immortale bambina."

Così dice Venere bella corona e grande gioia percorre l'Olimpo. Subito si prepari un banchetto in onore della stirpe della dorata dea! Presto cantino l'Imeneo per la sposa eterna! Si festeggi la nascita della perpetua Voluptas, figlia di un'Anima pura e del puro Amore!


Benediciamo il tuo nome, o Ambologera! Invochiamo il tuo nome, o Apotrofia! Tu, che allontanasti il male e la vecchiaia dalla dolcissima Psyche, riconoscendola come tua tenera seguace, concedi ai tuoi figli la gioia dell'amore, godiamo dei doni della tua bellezza! Sii nostra alleata! Tu fiorente, tu luminosa, tu aurea Venere!

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