𝟸. ǫᴜᴀʀᴀɴᴛᴀᴛʀᴇ
Ivy
Si dice che prima di morire, si passa gran parte del proprio tempo con le persone a cui teniamo di più, con le persone che noi riteniamo fondamentali. Ho letto ciò da qualche parte, quasi due settimane fa e nella mia testa mi dicevo che era una gran cazzata.
La morte è imprevedibile, ti coglie di sorpresa.
Quindi perché prima di morire tendiamo a stare con le persone più importanti per noi?
Probabilmente dentro di noi sentiamo che tutto sta per finire ma ne siamo inconsapevoli.
Ho passato la mia giornata con Niall, questo vuol dire che sono importante per lui? Che sono fondamentale?
Eppure, l'unica cosa a cui riesco a pensare che sono la causa dell'incidente ed è colpa mia. Non avrei dovuto dire niente, stare semplicemente a guardare il suo profilo rilassato e qualche volta mi avrebbe guardata con la coda dell'occhio, chiedendomi a cosa stavo pensando e mi avrebbe sorriso, io avrei scosso la testa e gli avrei sorriso. Saremmo tornati a casa mia, ridendo e scherzando saremmo andati in camera mia e avremo messo sul televisore una serie tv a cui non avremmo dato attenzione, troppo impegnati a darci fastidio a vicenda. Verso tarda notte ci saremmo addormentati abbracciati e il giorno successivo mi sarei ritrovata da sola nel mio letto, sarei scesa in cucina e l'avrei trovato appoggiato al bancone della mia cucina mentre si mangiava un panino alla Nutella, con addosso uno dei tanti pantaloni della tuta e una delle tante magliette che sono a casa mia ed avrei continuato a godermi il mio migliore amico per tutto il giorno.
< Devi mangiare. > dice mia madre che è seduta al mio fianco ma non riceve alcuna risposta da parte mia.
Molto probabilmente non se l'aspettava neanche siccome erano passati quattro giorni dal giorno dell'incidente ed ero cosciente da due e non avevo detto una sola parola, nemmeno alle infermiere che mi chiedevano se avevo bisogno di qualcosa, non avevo neanche chiesto di Niall. I dottori continuano a giustificare il mio silenzio come una reazione all'incidente e che io sia ancora sotto shock per essere stata pochi minuti cosciente dopo l'incidente e aver visto la persona più importante della mia vita in fin di vita.
Non ho pianto, l'unica cosa che continuo a fare e ascoltare ciò che mi viene detto e osservare il via e vai nella mia stanza.
L'unico modo in cui comunico è fare si e no con la testa quando mi viene chiesto qualcosa. Le uniche persone che ho visto sono i miei genitori e una sola volta mio fratello, ho sempre negato quando mi chiedono se posso far entrare i miei amici, non voglio vederli non perché non voglio bene a nessuno di loro perché so perfettamente che noterei la mancanza di una persona e non me la sento.
Samuel ha chiesto più e più volte di farlo entrare ma ho fatto più volte no con la testa, l'ho sentito urlare contro le infermiere e a mio fratello e mi dispiace così tanto farlo preoccupare in questo modo ma l'unica persona che voglio realmente vedere, non so neanche se sia viva o morta.
Nessuno ha mai tirato fuori il discorso e come ho detto in precedenza, io non ho fatto domande per non affrontare la realtà.
Alzo lo sguardo verso mia madre che si sta alzando dalla sedia e con la testa bassa, lascia la stanza. La mia stanza d'ospedale cade in un silenzio quasi doloroso, che spacca i timpani. Mi sdraio sul fianco non dolorante e affondo la mia testa sul cuscino, chiudo gli occhi cercando di dormire per smettere di pensare ma il suono della porta che si apre delicatamente per poi chiudersi nuovamente, mi fa riaprire gli occhi.
Alzo la testa per vedere chi è entrato trovando mio padre ancora vicino alla porta che mi guarda attentamente. Ci guardiamo negli occhi per svariati minuti mentre si avvicina a me e appoggia una mano sulla mia spalla, accarezzandola dolcemente.
< Starai bene, bambina mia. > sussurra sorridendomi dolcemente ma non riesco a ricambiare quel sorriso che mi ha sempre regalato negli anni.
Una parte di me, è morta. Non riesco a provare niente, mi sento vuota, priva di ogni emozione. Forse è così che ci si sente quando si vede la persona più importante della tua vita in fin di vita o addirittura morta. Quel "Starai bene, bambina mia" sembra quasi un incoraggiamento, come se qualcosa di orribile è appena accaduta e che la supererò.
Forse Niall è morto, la mia anima speciale è morta e quella frase dovrebbe farmi sentire meglio ma come si può superare la morte di qualcuno di così importante? C'è forse un manuale dove ti dice come si supera una cosa del genere?
La morte alla mia età dovrebbe essere così lontana eppure in questo momento la sento sotto pelle, la sento dalla testa fino alla punta dei piedi, sento il cuore così pesante e la testa confusa ma leggera come se si fosse disconnessa dalla realtà e fosse da tutta un'altra parte, tranne che qui, con me.
< Gemma vorrebbe vederti - > inizia a dire ma inizio a scuotere freneticamente la testa in modo negativo.
< Gemma è la tua migliore amica da sempre Ivy, è preoccupata da morire per te. Forse con lei riuscirai a parlare. > continua a parlare ma la mia risposta continua ad essere la stessa.
Sospira rumorosamente ed esce velocemente dalla stanza, ritorno sdraiata sul fianco e inizio a fissare davanti a me fin quando non sento la porta aprirsi nuovamente ma non mi giro per vedere chi è perché sono certa che sia Gemma e che mio padre ha fatto di testa propria e l'abbia lasciata entrare senza il mio consenso.
< Ivy. > la sento sussurrare e chiudo gli occhi lucidi.
< Mi hanno chiesto di non parlare di lui ma ti conosco e so che vuoi sapere come sta anche se non lo chiedi; > si ferma probabilmente per aspettare qualche mia reazione che non riceve < lui è vivo, adesso non sta benissimo ma starà bene. Adesso è in terapia intensiva e lo stanno facendo riposare. > dice e prende un lungo respiro sentendo il mio cuore un po più leggero.
< Non è colpa tua Ivy, non è colpa tua. > dice e sospiro mentre sento una lacrima rigarmi il viso.
< Hanno detto che ti dimettono Lunedì prossimo perché ti voglio tenere sotto osservazione e la polizia vuole che tu spieghi cosa è successo. > continua a parlare ma non riceve alcuna risposta da parte mia, troppo impegnata a tenere gli occhi chiusi.
È colpa mia. Possono dire che non è colpa mia, che è stato il destino o tutto ciò che vogliono ma dentro di me, so che è colpa mia. Niall è vivo, si ma non sta bene. Se non dovesse più essere lo stesso? Se mi odiasse per quello che è successo?
< Ivy. > sospira e sento che si sposta la sedia ma non mi volto.
Non voglio vederla, non voglio vedere nessuno.
Voglio stare su questo letto con i miei sensi di colpa a divorarmi. Le voglio un mondo di bene ma lei non può far niente, lei non è Niall.
Io e Gemma siamo sempre state molto legate, inseparabili ma io e Niall eravamo tutt'altra cosa, tutt'altro rapporto e amicizia.
Ho bisogno di Niall, non di lei e mi fa stare peggio il pensiero che in questo momento, probabilmente il più brutto della mia vita, non abbia bisogno della mia migliore amica.
< Ti prego, dì qualcosa - > si blocca un attimo < insultami, urla ma reagisci. - > si ferma nuovamente < Ti supplico. > finisce la frase appoggiando una mano sul mio braccio che scanso velocemente e mi giro a guardarla male.
< Okay. > sussurra alzando le mani.
Mi soffermo a guardarla attentamente. Il suo viso pallido ha delle occhiaie che non passano inosservate e i suoi occhi sono spenti, stanchi ed ha le labbra screpolate. Abbasso lo sguardo sul suo fisico e noto dalla maglietta attillata, che si nota un filo di pancia e vorrei tanto sorridere ma non ne ho le forze.
< Buddy. > sussurra cercando di toccarmi nuovamente ma viene bloccata da un mio urlo improvviso.
Sobbalza dallo spavento e fa qualche passo indietro.
< Vattene. > grido < Esci da questa stanza. > alzo ancora di più la voce e all'interno entrano due infermiere e la mia famiglia.
< Signorina, direi che è il momento di uscire. > dice una delle due infermiere guardando male Gemma mentre i miei genitori e mio fratello mi osservano preoccupati.
< Ivy va tutto bene. > dice mia madre dolcemente facendomi perdere totalmente le staffe.
< Va tutto bene? Andatevene, non vi voglio qui. Non voglio nessuno. > grido cercando di mettermi seduta ma senza successo.
< Sono i nostri genitori Ivy. > dice mio fratello facendo un passo avanti.
< Non me ne frega un cazzo, non ho chiesto di avervi qui. Andatevene. > dico ad alta voce e alle mie orecchie arriva un singhiozzo da parte di mia madre e quando sposto lo sguardo verso di lei, noto che sta piangendo.
< Siamo la tua famiglia e abbiamo il diritto di essere qui Ivy. > dice mio padre con voce autoritaria.
< Non vi voglio vedere. > dico decisa.
< E a noi non frega un cazzo di ciò che vuoi tu. > dice mio padre iniziando ad innervosirsi.
< Non voglio stare qui a sentire le vostre stronzate, non me ne faccio niente. Cosa dovrei farmene di ciò che mi dite? Pensate che mi faranno stare meglio? Non avete capito proprio niente. > dico per poi sdraiarmi sul fianco non dolorante per far capire che la litigata è finita per me.
< Abbassa i toni signorina. Sono sempre tuo padre e devi portarmi rispetto. Capisco ciò che stai passando ma sicuramente con questo comportamento non migliorerai la questione. > continua a parlare mio padre.
< Capisci cosa sto passando? Quindi anche tu hai avuto un incidente stradale, causato da te, con la persona più importante della tua vita e l'hai vista in fin di vita? Wow papà, non mi hai mai raccontato questa storia. > dico girandomi verso di lui.
Appena finisco di parlare, mio padre fa un passo indietro, come se l'avessi appena colpito, e i suoi occhi si addolciscono.
< Andatevene, non ho più voglia di parlare con voi. > dico chiudendo definitivamente la discussione mettendomi nella posizione di prima.
Sento bisbigliare ma non ci dò molto caso e pochi minuti dopo, sento la porta di camera mia chiudersi facendo tornare la stanza in un assordante silenzio mentre i miei occhi iniziano a pizzicare e sento il respiro bloccarsi.
𒊹︎𒊹︎𒊹︎
Sono le due di notte e non ho più visto nessuno se non una infermiera che mi ha portato da mangiare, che non ho nemmeno guardato.
Mi dispiace per come mi sono comportata nei confronti dei miei genitori, so che anche per loro non è facile. Niall per loro è come un terzo figlio e la loro secondo genita è con un fianco dolorante, una gamba e un braccio rotto ed ha dovuto sorbire un intervento all'addome in cui le hanno dovuto togliere la milza e un altro intervento per rimettere a posto la gamba, in più la loro adorata figlia non li vuole più vedere.
Il mio flusso di pensieri viene bloccato dalla porta che si apre, chiudo gli occhi di scatto pensando fosse l'infermiera che fa il giro per vedere se tutti i pazienti stanno dormendo, quando sento la porta richiudersi, mi sdraio sulla schiena appoggiando le mani sugli occhi, tenendo i gomiti alzando e prendendo un grosso respiro.
< Non dovresti dormire? > dice qualcuno, spaventandomi.
Mi metto a sedere di scatto con il cuore a mille, infatti i battiti sul monitor, aumentano.
Ho riconosciuto la sua voce ma non riesco a distinguere il suo corpo con questo buio quindi allungo il braccio non ingessato verso il comodino dove si trova l'abat - jour che accendo immediatamente, trovandolo davanti al letto.
< Cosa diavolo ci fai qui? > dico guardandolo negli occhi.
< Hai bisogno di un amico, qualcuno con cui parlare o insultare. > dice prendendo posto a fianco a me.
< Non ho bisogno di nessuno. > dico sicura di me.
< Dicevo così anch'io tre anni fa. > sbuffa una risata.
< Non puoi stare qui. > dico ignorando ciò che ha detto.
< Come vedi, non mi interessa. > dice tranquillo.
< Cosa vuoi da me? > chiedo.
< Parlare un po'. > dice appoggiando la schiena allo schienale della sedia, portando più avanti il bacino e allargando le gambe, incrociando le braccia al petto.
< Io non voglio parlare con nessuno, neanche con te. > dico sdraiandomi sulla schiena, osservando il soffitto.
< Come se me ne importasse. > dice alzando le spalle distrattamente.
< Tre anni fa ero in una situazione simile, non ero in un letto d'ospedale anch'io ma avevo una persona a me cara in ospedale, quasi in fin di vita. > dice e giro il mio viso verso di lui osservandolo attentamente.
< Cosa è successo poi? > chiedo sapendo già la risposta.
< Non c'è più, è morto. > gli si incrina leggermente la voce.
< Mi dispiace Harry. > dico sinceramente.
< Non è colpa tua e probabilmente sta molto meglio ora. > dice sospirando.
< Mi dispiace comunque. > dico guardandolo negli occhi verdi.
< Come stai? > chiede ed io scoppio a ridere.
< Come dovrei stare? > chiedo calmandomi.
< Non lo so, dimmelo tu. > dice Harry.
< Vorrei essere morta. > dico tornando a guardare il soffitto.
< Be' è pur sempre una risposta. > dice.
< Vorrei essere al suo posto. > dico ignorando ciò che ha detto.
< Perché non andiamo a vederlo? > chiede e volto di scatto il viso verso di lui.
< Non possiamo e saranno le due e mezza di notte Harry. > dico appoggiandomi sui gomiti e osservandolo attentamente.
< Basta non farci vedere. > dice facendomi un occhiolino per poi alzarsi di scatto dalla sedia e avvicinandosi all'armadio che c'è nella stanza. Apre il mobile in legno e tira fuori da esso una sedie rotelle, chiusa. La apre facilmente e si avvicina al mio letto.
< Detective Dixon. > mi chiama con quel nomignolo con cui mi ha chiamata in una delle nostre chat.
< Io - mi blocco un attimo - io non voglio vederlo, non posso. > dico scuotendo la testa da destra a sinistra.
< Io penso che tu ne abbia bisogno, hai bisogno di vedere il tuo migliore amico. > dice Harry guardandomi con gli occhi.
< Okay. > sussurro lentamente mentre Harry si avvicina a me per aiutarmi a mettermi sulla sedia a rotelle
Gemo per il dolore al fianco ma non ci do molto caso siccome mi rendo realmente conto che tra poco, vedrò Niall e non so nemmeno se è sveglio.
Stringo con forza i braccioli della sedia a rotelle senza rendermene conto fin quando una mano si appoggia sulla mia spalla e la stringe leggermente. Porto una mia mano sulla sua, stringendola ed Harry ricambia la stretta mentre continua a spingere la sedia verso l'ascensore.
Entriamo dentro l'ascensore ed Harry si mette al mio fianco, tenendo la sua mano stretta nella mia. Stiamo semplicemente in silenzio, con la sua mano stretta nella mia e l'ascensore che mi porta dal mio migliore amico.
< Stai bene? > sussurra spezzando il silenzio.
< Non lo so. > rispondo alla sua domanda con sincerità.
< Starai bene dopo averlo visto? > chiede ma resto in silenzio fin quando le porte dell'ascensore non si aprono.
< No. > dico quando lascia la mia mano per potermi spingere.
Non dice più niente e silenziosamente lo ringrazio mentre passiamo davanti alle stanze del reparto di terapia intensiva. Osservo attentamente ogni persona sdraiata sui letti all'interno delle stanze, fin quando Harry non si ferma davanti ad una stanza.
La mia anima speciale è sdraiata sul letto, sul suo viso c'è un espressione serena anche con qualche graffio.
< Vuoi entrare? > chiede e volto il mio viso verso di lui che è alla mia destra.
< Non entri con me? > chiedo.
< È una cosa che devi fare tu. > dice sorridendomi leggermente.
Si avvicina alla porta scorrevole e la apre, mi spingo con la sedia a rotelle dentro la sua stanza e l'odore di disinfettante aumenta.
Sento la porta chiudersi e mi giro a guardare dove si trova Harry e lo trovo esattamente dove era prima che mi sprona con un sorriso.
< Okay. > sospiro anche se Harry non può sentirmi.
Consiglio In My Veins di Andrew Belle
Spingo la sedia a fianco al suo letto. Chiudo gli occhi sospirando profondamente, non sentendomi pronta a vederlo.
Mi faccio forza e alzo lo sguardo su di lui e il respiro si blocca completamente.
Il suo viso ha qualche graffio e un ematoma sullo zigomo che prima essendo troppo lontana, non vedevo. Allungo una mano tremante verso la sua e la stringo leggermente per paura di svegliarlo.
Alzo il viso verso il soffitto, cercando di non piangere. Apro gli occhi lucidi e mi giro verso Harry che mi osserva con attenzione, con le braccia incrociate al petto, i capelli un po' spettinati e la maglietta blu notte che gli fascia il busto. Alza un angolo della sua bocca, distolgo lo sguardo da lui e ritorno a guardare il mio migliore amico. Gli stringo un po' più forte la mano, ricambia la stretta e i miei occhi guizzano sul suo viso, trovandolo con gli occhi leggermente aperti e con un accenno di sorriso sulle labbra.
< Ehi. > sussurra e fuori dal mio controllo mi scende, lungo la guancia, una lacrima.
< Non piangere. > dice allungando una mano sul mio viso per asciugare un'altra lacrima che riga la mia guancia.
< Mi dispiace. > sussurro con la voce spezzata per il pianto.
< Non è colpa tua, è tutto okay. > dice sorridendo leggermente.
< Io - > cerco di parlare però mi fermo non appena incrocio i suoi occhi azzurri.
< Vieni qui dai, sta tuonando o sbaglio? > chiede e mi giro verso la finestra che è dietro al suo letto e i lampi illuminano ancora di più la stanza.
< Divertente, davvero. > dico scoppiando a ridere e lui mi segue a ruota ma smette quasi subito perché inizia a tossire.
< Oh Dio, scusa. > dico allungando una mano sulla sua spalla.
< Sto bene. Sdraiati con me. > dice e mi alzo sulla gamba non ingessata e quando mi ritrovo in piedi e in equilibrio, volto le spalle al letto per sedermi mentre Niall cerca di farmi spazio.
Mi sdraio sul fianco, fortunatamente non quello dolorante, rivolta verso di lui e gli sorrido leggermente. Infila un braccio sotto la mia testa e circonda il mio collo, avvicinandomi di più a lui. Appoggio la testa sulla sua spalla sospirando mentre il mio migliore amico mi deposita dei baci tra i capelli.
< Ho pensato di averti perso per sempre. > penso ad alta voce.
Rivoglio il mio viso verso il suo per vedere una reazione da parte sua che arriva. I suoi occhi si rabbuiano e il live sorriso che prima aveva sulle labbra, non c'è ne più neanche l'ombra.
< Vivo o morto, sarò sempre con te. > dice guardandomi dritta negli occhi.
< Non posso vivere senza di te Niall. > dico ricambiando lo sguardo.
< La stessa cosa vale per me piccola Ivy, la stessa cosa vale per me. > dice e nascondo il viso nell'incavo del suo collo mentre con il braccio sinistro mi stringe a se e la sua mano si fa strada tra i miei capelli castani.
< Dormiamo un po' adesso okay? > sussurra tra i miei capelli depositando un altro bacio e annuisco.
Appoggio nuovamente la testa sulla sua spalla mentre lui sospira tra i miei capelli. Riporto il mio sguardo al di fuori della stanza, trovando Harry nella stessa posizione di prima. Incastro i miei occhi nei suoi e rimaniamo a guardarci per pochi secondi ma che, in realtà, sembrano ore.
< Grazie. > mimo e sul suo viso, si apre un sorriso.
< Non c'è di che. > leggo il labiale.
Mi rivolge un ultimo sorriso prima di girarsi senza più guardarsi indietro e mi rendo conto che Harry sta diventando un pericolo.
Harry è come una bomba ed è pronta ad esplodere. Harry potrebbe abbattere muri che nessun altro, oltre Niall e Gemma, è mai riuscito a fare.
Harry è un terremoto, pronto a buttare giù ogni casa. Harry è come un defribillatore che cerca in tutti i modi di far ripartire il mio cuore che è stanco di battere e mi fa paura.
Mi fa paura il fatto che Harry si stia avvicinando così tanto a me, che stia diventando qualcuno nella mia vita. Ho paura del fatto che potrei essere delusa ancora e non so se il mio cuore può reggere ad un altra crepa.
ehilà mondo di wattpad, mi dispiace per il ritardo con il capitolo ma sto riprendendo pian piano a scrivere e sto già scrivendo il prossimo capitolo.
Spero vivamente che almeno una volta settimana possa pubblicarvi un capitolo ma non vi prometto niente siccome sono piena di cose da studiare ma ci proverò. :)
Come state? Vi è piaciuto il capitolo? Spero vivamente di sì e se vi è piaciuto, ditemelo nei commenti.
Al prossimo capitolo. 💗
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