V - Origins
Seduto ai primi gradini della maestosa scala centrale, James sarebbe dovuto essere un dettaglio poco rilevante rispetto alla ricchezza del luogo: vi erano libri, quadri e busti in marmo sparsi ovunque; le tende drappeggiate che circondavano la sala, da contorno alle finestre di ogni piano, avrebbero dovuto attirare l'attenzione di chiunque varcasse l'entrata.
Invece, non solo James era in perfetta armonia con ciò che aveva attorno, con la postura dritta e la presenza regale, ma si stagliava su tutti gli altri, senza mai degnare alcuno di uno sguardo.
Più Cierra si avvicinava a lui, più la bellezza della biblioteca passava sullo sfondo; se si girava a guardare gli altri studenti sparpagliati in giro, li trovava rivolti, anche per un attimo, verso il biondo, e si rincuorava di non essere l'unica tanto rapita.
D'altronde, era impossibile non ammirarlo: il solo modo in cui era seduto, con le gambe accavallate, era di un'eleganza disumana; intento a leggere un fascicolo, James non era minimamente chino sui fogli e teneva le ampie spalle ben allargate. Della capigliatura dorata, gli unici ciuffetti ribelli non sembravano neppure infastidire il ragazzo. La camicia blu notte, infine, che aveva le maniche risvoltate a tre quarti e il colletto slacciato, gli fasciava con garbo il fisico vigoroso.
«Sei prematura di tre anni nei corsi della tua accademia di danza.»
La voce calda di James riecheggiò nel silenzio generale della biblioteca, e il giovane prese a elencare una serie di informazioni senza mai alzare lo sguardo da ciò che leggeva.
Cierra si arrestò sul posto all'istante, confusa; osservò attorno a sé, nell'intento di comprendere a chi si stesse riferendo il biondo, ma si rese conto di essere l'unica al centro della sala. Tutti gli altri presenti erano vicini alle grosse librerie sui lati, e i restanti alunni sparpagliati si trovavano al piano superiore.
«Hai interpretato il ruolo di prima ballerina in due spettacoli, nell'ultimo anno» proseguì James, sfogliando gli ultimi fogli del breve fascicolo, col capo inclinato di lato.
Udita la carriera a cui accennava il ragazzo, Cierra percepì un brivido percorrerle la spina dorsale, e la foto del balletto Giselle, la stessa che aveva guardato sulle scale di casa l'ultima sera in cui vi era stata, le balenò davanti agli occhi per un istante. Poi però pensò anche alla pessima nottata che aveva trascorso appena arrivata a Domain, alle pillole, al dolore, alla nostalgia, ad Hunter e ai suoi genitori, e quando l'ansia l'assalì nuovamente strinse le palpebre, in un mero tentativo di scacciare tanta negatività.
Si concentrò dunque su altro, e realizzò di non poter più avere dubbi: James parlava con lei. E il fascicolo ch'egli stringeva tra le dita parlava di lei. La mora aggrottò la fronte: era davvero così schedata?
James richiuse il fascicolo e lo ripose alla sua sinistra, sul legno scuro delle scale; poi, finalmente, alzò il volto luminoso e accennò un sorriso divertito.
«Tanta bravura nella danza classica e hai comunque un equilibrio così penoso? Oh tesoro, comincio a sospettare che tu mi sia caduta addosso di proposito!» Schernì.
Cierra roteò gli occhi oceano al soffitto e sospirò affranta, mentre l'imbarazzo la assaliva al ricordo di come si erano incontrati lei e James, al suo arrivo in Accademia. Avvertì il viso avvampare, come se all'improvviso un fuoco fosse divampato dentro di lei e le fosse scoppiato nel volto.
Ricordando le parole del preside, però, Cierra capì: James era occupato a studiare il suo fascicolo perché era il suo Medium - compagno e istruttore di studio e allenamento. Una metà complementare, in un certo senso.
La giovane californiana era combattuta all'idea: James era stato premuroso con lei, all'arrivo; aveva tentato di tranquillizzarla e spiegarle della scuola e, per quanto apparisse vanitoso, sembrava simpatico.
Tuttavia, ella aveva una brutta sensazione stampata addosso: la maniera in cui tutti si giravano a guardarlo, come una sorta di divinità del posto, e di come invece avevano guardato lei al suo fianco, le incuteva timore.
Non solo si sentiva un insetto, fuori luogo, ma anche non all'altezza di affiancarlo. Per non parlare di quanto avrebbe dovuto abituarsi alle occhiate truci di personaggi come Kate, la ragazza dai capelli rossi seduta al suo tavolo a cena.
Nel pensare a lei, la preoccupazione di Cierra corse a Davis e, automaticamente, al rapporto dell'amico con Noah. Non aveva ancora scoperto cosa fosse accaduto tra i due, ma decise di non curarsene in quel momento.
«Non ti sono caduta addosso di proposito!» Ribatté piuttosto, incrociando le braccia sotto al seno, stringendosi nelle spalle minute e distogliendo lo sguardo, a disagio.
«Non sono neanche caduta» borbottò.
«Ho tentennato.»
James inarcò un sopracciglio biondo scuro, con fare sarcastico.
«Addosso a me?»
Con un risolino, il giovane scosse il capo e si tirò in piedi. Osservandola dall'alto, si rese conto di quanto Cierra avesse stampata addosso una vita da ballerina: ad esempio, teneva i piedi in orizzontale uno davanti all'altro, in una particolare posizione di danza, come James ipotizzò, ma lo faceva con una naturalezza impressionante, forse anche senza accorgersene.
Un fisico tanto asciutto e longilineo come quello di Cierra, ragionò ancora James, sarebbe stato analogamente agile e scattante nei movimenti. Di conseguenza un'ottima recluta in guerra, sempre a patto ch'ella riuscisse a sviluppare un buon controllo del proprio potere.
Gli studenti dell'Accademia erano abituati a prepararsi a scontri possibili da un momento all'altro, sebbene l'ultimo fosse avvenuto diversi anni prima. Da allora l'atmosfera era descritta ai più come tranquilla, eppure tutti i Dominatori erano ancora istruiti per tenersi sull'attenti. Soprattutto elementi come James che, essendo tra i migliori dell'intera scuola e quindi avvezzo alla formazione dei meno preparati, calcolava ormai come un generale pronto a combattere al fronte.
Ma James - Cierra lo aveva già intuito dal semplice modo di porsi del ragazzo - era un generale anche caratterialmente. Un leader, un comandante, uno stratega. Lo sarebbe stato a prescindere dalle abitudini scolastiche.
Il biondo cominciò a incamminarsi verso il piano superiore, dopo aver invitato Cierra a seguirlo, con gentilezza.
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La biblioteca era immensa: composta di due piani, aveva i soffitti così alti che gli scaffali sembravano non arrivare mai a sfiorarli.
Vi erano librerie ovunque, intervallate da enormi finestre che illuminavano la sala come se fosse stata all'aperto. Quantità di legni e libri diversi si alternavano fino a riempire l'intero luogo, che lasciava spazi centrali o laterali ad alcune scrivanie con sedie, su cui erano seduti allievi dell'Accademia.
Su uno dei tavoli, James aveva accumulato, mentre Cierra era intenta a divorare la biblioteca con gli occhi, numerosi testi che gli sarebbero serviti durante la mattinata.
Il giovane estrasse un libro spesso dalla pila e lo aprì alle prime pagine. Sulle due centrali erano illustrati dodici volti, sei per lato; i visi dimostravano età differenti, ma che non sforavano i trent'anni al massimo, e si trattava di facce sia maschili che femminili. Erano però volti ricostruiti artificialmente da un computer; Cierra se ne accorse a causa della poca naturalezza dei lineamenti e suppose fossero stati ricreati perché in cattivo stato o disperse le fonti originali.
«Quelli che vedi sono gli Origins» prese parola James, cominciando a camminare lentamente avanti e indietro, con le mani dietro la schiena.
«Hai davanti i primi dodici Dominatori conosciuti e variegati. Non i primi dodici in assoluto, ma il primo documentato per ogni elemento. Per somma, dodici.»
James parlava con calma, ma spedito, come se conoscesse la storia di Domain più della propria. Cierra si domandò se sarebbe capitato anche a lei e rabbrividì all'idea.
«Risalgono tutti allo stesso periodo, al Basso Medioevo, e sono stati i primi a uscire allo scoperto, a cambiare dimensione. Di tutti i loro predecessori, testimoniati solo a voce dagli Origins, non si hanno prove concrete.»
«E tutti gli altri?» Cierra si alzò in piedi, corrugando la fronte, incuriosita.
«Da quanto erano a Domain?»
«Si dice che tutta l'umanità, Dominatori e Non, si sia sviluppata circa nello stesso momento; c'era vita a Domain sin dalla preistoria.»
Cierra intrecciò le dita sul grembo e si appoggiò di schiena alla scrivania. Era incredibile quanto i governi fossero stati in grado di nascondere per secoli interi. Ora, almeno, la ragazza si spiegava dozzine di avvenimenti che erano passati al telegiornale, anche se stentava ancora a crederci.
«Il primo Dominatore che si ricorda in assoluto è Lucius Blackdimond.»
James indicò sul libro la figura in alto a sinistra, sulla prima pagina. Si trattava di un giovane sui venticinque, forse anche più vecchio; non erano presenti segni di vissuto e l'espressione era completamente neutra, senza emozioni. Spostando lo sguardo, Cierra notò che le rappresentazioni di tutti gli Origins li ritraevano totalmente apatici.
Tuttavia, quando, smossa dalla curiosità, Cierra girò pagina per dare un'occhiata alle successive, scoprì altre dodici illustrazioni degli Origins, diverse.
Innanzitutto, fotografavano dipinti fatti a mano, e si osservava quanto essi fossero antichi. Erano stati tenuti molto bene, ma le tecniche pittoriche non erano affatto recenti. Inoltre, la vera differenza consisteva nelle espressioni dei dodici: alcuni erano visibilmente stanchi, con gli occhi semi-chiusi; altri avevano lo sguardo vuoto, languido, e lineamenti delle mascelle assai morbidi; infine, vi erano personaggi come Lucius Blackdimond che erano infastiditi: soprattutto lui aveva le sopracciglia aggrottate e il naso poco rilassato, come se stesse accennando un ringhio.
Tutte espressioni che, nelle ricostruzioni artificiali, erano scomparse.
«È stato il leader degli Origins» proseguì James, catturando di nuovo l'attenzione di Cierra che si affrettò a girare di nuovo la pagina a quella iniziale, «a varcare per primo il portale. Insieme portò con sé gli altri undici, scegliendoli come i più potenti tra tutti i Dominatori del suo tempo.»
James raggiunse Cierra e si poggiò al suo fianco, dopo aver preso tra le mani il pesante libro.
«Tutti i Dominatori, fino a quel momento, si risvegliavano improvvisamente e inspiegabilmente a Domain intorno ai vent'anni, e ci vivevano per sempre. Solo gli Origins, grazie a Blackdimond, sono riusciti a a cambiare dimensione e arrivare a Nihil, senza però essere mai capaci di tornare indietro.»
Solo adesso Cierra capiva il perché delle espressioni frustrate o affrante nei dipinti: gli Origins avevano perso tutto ciò che era divenuto loro a Domain. Li capiva, in effetti. Erano arrabbiati e tristi, e pensò anche che il pittore avesse voluto ritrarli tali di proposito.
La mora continuava ad ascoltare in religioso silenzio, estremamente interessata, e si concedeva riflessioni solo negli attimi in cui James interrompeva il discorso, per non distrarsi. Agognava spiegazioni, di qualsiasi tipo esse potessero essere, e le stava ricevendo.
Dopo averle anticipato che stava per parlare dei poteri dei Dominatori, James si girò verso la pila di libri sulla scrivania, poggiò quello che aveva tra le mani e, al suo posto, agguantò il primo della catasta. All'ultima pagina vi era un elenco di dodici nomi in latino, seguiti da definizioni in inglese. Cierra non conosceva il latino ma, tra i primi righi nella sua lingua, riuscì a leggere di sfuggita parole come "telecinesi" o "psicologia".
«Ora seguimi.»
James posò deliacamente il libro tra le mani della più piccola, che sobbalzò al tatto: le dito del ragazzo era sorprendentemente fredde per essere luglio. Quando i due si scambiarono uno sguardo, James sorrise lievemente e, con il sole alto dietro di lui, oltre la finestra, sembrava quasi amplificarlo. I capelli dorati si accesero e le iridi apparvero di una sfumatura simile al miele.
Era tutto troppo luminoso: Cierra dovette socchiudere gli occhi.
Dopo un attimo di smarrimento, la giovane preferì abbassare l'attenzione sul libro che stringeva tra le mani. A quel punto, riuscì a leggere chiaramente: la pagina era un elenco di dodici nomi scritti in rosso, in latino, a cui seguivano, per ogni nome, frasi di spiegazione scritte in nero e in inglese. A conclusione di ognuna di esse vi era, tra parentesi, riportato un segno zodiacale, partendo in ordine dall'Ariete.
Cierra non ebbe il tempo di iniziare a leggere che James prese a spiegare.
«Il potere di ogni Dominatore si lega a lui durante il parto. La terra è continuamente sottoposta a un'attrazione cosmica e, se nel momento della nascita del bambino quest'energia è abbastanza forte, egli svilupperà, in seguito, l'abilità di imporre la propria volontà su un elemento della natura.»
James era così concentrato che ricominciò a camminare avanti e indietro.
«L'elemento non è casuale, ma te ne parlerò tra poco» aggiunse, fermandosi solo per indicare la pagina aperta in cui erano elencati gli elementi stessi.
"Dodici" pensò Cierra. "Uno per ogni segno zodiacale".
Fremente di curiosità, ella si affrettò a scorrere lo sguardo tra le righe per cercare il suo segno, quello del Cancro. James però dovette intuirlo, perché, con un sorriso beffardo, le alzò il mento per farsi guardare.
«Una cosa alla volta» sussurrò.
«L'intensità dell'attrazione alla nascita stabilisce anche il numero di elementi su cui è possibile esercitare il proprio dominio. Se l'attrazione è forte, si controlleranno due elementi, nel caso dei Geminus, o tre, nel caso dei Triplex. Il primo elemento dipende dal segno solare, il secondo dall'ascendente e il terzo dal segno lunare.»
James interruppe momentaneamente il discorso per assicurarsi che Cierra lo stesse seguendo. Ella annuì: sebbene avesse ascoltato numerose informazioni fino ad allora, erano tutte semplici da assimilare e, doveva ammetterlo, James era chiaro nelle spiegazioni. D'altronde, egli trattava l'argomento con una facilità tale da dimostrare chissà quante volte ne avesse già parlato.
«Nella cultura generale si tengono in conto solo quattro elementi.»
«Fuoco, acqua, terra e aria, giusto?» Lo precedette Cierra.
«Esatto. Per alcuni basta manipolare le particelle presenti in natura, come l'acqua, ma per altri, il fuoco ad esempio, è necessario imparare a crearlo. Poi, ovviamente, gli elementi non sono solo questi quattro; ne esistono altri.»
«E tu?» Chiese Cierra, sporgendosi in avanti incuriosita.
«Tu cosa fai?»
James sorrise come se non stesse attendendo altro.
«Cosa ti aspetti?» Rise il ragazzo, le spalle ben tirate che si alzavano dall'orgoglio. Affondò lo sguardo sicuro in quello di Cierra, con determinazione, come se stesse cercando nel fondo dei suoi occhi tutta la forza da raccogliere.
Le iridi di James si illuminarono e scoppiarono di un celeste acuto; Cierra fu costretta, istintivamente, a fare un passo indietro, intimorita: lo sguardo del più grande era così intenso che ella si sentì derubata, come se James potesse entrarle nell'anima. Poi le sorse un dubbio: magari il suo elemento era proprio la psiche umana e il biondo le stava leggendo il pensiero.
Stava per imporsi di pensare a qualcosa di stupido, ma James la precedette ancora una volta e sfatò la sua teoria: gli occhi del giovane lampeggiarono di quell'azzurro accecante e si spostarono in basso, sul palmo della mano destra aperta. Con la sinistra egli prese a girarvi intorno fino a sovrastare la destra. Nello spazio tra i due palmi, rivolti l'uno verso l'altro, una serie di goccioline d'acqua cominciarono a vorticare in sospensione, dapprima piano, leggiadre; poi i movimenti sinuosi si velocizzarono e le particelle d'acqua si ammassarono, fino a fondersi in un turbine omogeneo e coeso.
Mentre James teneva lo sguardo fisso sulla sua dimostrazione, Cierra ne era estremamente affascinata: con gli occhi spalancati, la osservava quasi incantata. Solitamente si ha paura di ciò che non si conosce o non ci si sa spiegare, e anche per la ragazza era stato così fino a quel momento; ma adesso non era spaventata. Il fascino di un tale potere la attirava.
Eppure c'era qualcosa nell'elemento di James, nell'acqua, che era contrastante: come se esso avesse potuto spegnerla, o non farlo mai.
Quando riuscì a distaccarsi dall'incantesimo del dominio, Cierra alzò lentamente lo sguardo verso il volto di James, ancora chino sul vortice. Le iridi tanto cerulee ora lo rendevano simile a un principe in tutto e per tutto, ma non erano il suo solito colore, quindi la sedicenne immaginò fosse un mutamento dovuto all'uso del potere.
Ella ci mise un po' per distaccarsi dalla visuale dell'acqua, restia all'idea di allontanarsi visivamente da quella forza che pareva capace di scorrere anche dentro di lei. Poi, però, la giovane notò un lieve sorriso verso gli angoli delle labbra di James, e si sentì febbricitante, spinta dal prepotente desiderio, che la smuoveva dall'interno, di scoprire il proprio elemento e di affinarvi un legame simile.
James accostò le mani tra loro, le strofinò e poi lasciò cadere le braccia lungo il busto. Cierra intravide che le dita erano appena bagnate e intuì che, malgrado il controllo di un elemento, i Dominatori potevano comunque perirvi.
«Tutto ciò è... immenso» commentò Cierra, guardando l'altro con gli occhi languidi. C'erano state tante cose che l'avevano lasciata esterrefatta nella sua vita - d'altronde ella era il tipo di persona che scorge la bellezza nei dettagli più miseri. Eppure una situazione del genere continuava a sconvolgerla, ma ora in maniera positiva: malgrado viverla comportasse stravolgere completamente la sua esistenza precedente, Cierra trovava in tanto fascino un pretesto per accettarla.
Negli ultimi giorni la californiana si era posta diversi quesiti su come sarebbe stato il suo avvenire a Domain; lei che risiedeva sempre nel passato o nel futuro, mai nel presente, non aveva fatto altro che struggersi per cosa c'era e per cosa ci sarebbe stato. Alla sua carriera da ballerina era ormai stato messo un punto fermo, ma adesso? Quale sarebbe stata la sua aspirazione?
Di certo al fronte non si immaginava proprio, se mai fossero dovute esserci battaglie magiche come vedeva nei film.
«Cierra? Mi stai ascoltando?» La voce calda di James apostrofò l'attenzione della più piccola, che solo allora si rese conto di essere rimasta imbambolata a fissare un punto indefinito della biblioteca.
Quand'ella si scusò imbarazzata, passandosi una mano sul viso per il rossore, James sorrise lievemente, intenerito: aveva conosciuto tanti novellini che, soprattutto all'inizio, venivano sorpresi a rimuginare su chissà cosa. Era normale, considerando lo stato di limbo in cui si trovavano nel passare da una realtà a un'altra.
Ma Cierra era, probabilmente, colei che più aveva la testa tra le nuvole. James se n'era accorto durante i pranzi e le cene in Sala grande quando, all'improvviso, la mora si fermava con le posate a mezz'aria, tra le labbra rosee e il piatto, o quando continuava a "bere" dal bicchiere anche dopo che l'acqua era finita.
James, osservandola, pensò che la delicatezza della linee del corpo, l'eleganza della postura e la leggiadria dei movimenti contrastavano totalmente con la goffaggine di alcune sue azioni.
«Ogni Origin, all'epoca, rappresentò un elemento fondamentale» proseguì dunque il ragazzo, aprendo per bene, sul tavolo, le pagine con le foto stilizzate degli Origins.
«Kieran Berger, del segno dell'Ariete, era un Dominari Mens: Dominatore della mente umana. Tutti i Dominatori di tale tipo possono leggere i pensieri altrui, se questi permettono loro l'accesso; plasmarli a proprio piacimento, convincendo quindi le persone a pensare o fare qualcosa; infine, possono sviluppare l'arte della telecinesi.»
Cierra sospirò: erano solo al primo elemento ed esso trasudava già di un potere inimmaginabile. Adesso era spaventata all'idea di avere a che fare con personalità simili, ma continuava ad ascoltare in religioso silenzio perché estremamente curiosa di sapere altro. Chissà, magari ella stessa era una Dominari Mens.
Il pensiero non l'allettava.
«Cassio Villani, del segno del Toro, era un Metallum: Dominatore di tutti i metalli. Ciò significa che i Metallum controllano i metalli, ma anche i suoi derivati, come le leghe, quindi bronzo, acciaio e via discorrendo, e li dominano in tutte le loro forme: metallo fuso, solido, forgiato.»
Cierra si mise a sedere alla scrivania, tenendo sott'occhio sia le immagini degli Origins che le pagine dell'altro libro, quello che descriveva gli elementi. Ella cominciò dunque a seguire quanto scritto, in parallelo al discorso di James.
«Non spaventarti» riprese il ragazzo, avvicinandosi alla più piccola.
«Ma i Metallum hanno anche un altro potere, più subdolo: poiché nel sangue sono presenti numerosi atomi di ferro, i Dominatori più esperti riescono ad avere potere su di essi e costringere i movimenti di persone e animali.»
Un brivido intenso percorse l'intera spina dorsale di Cierra, facendola raggelare. Dominatori del sangue.
James le aveva presentato, finora, solo due tipi di Dominatori, in cui i primi erano in grado di controllare le menti, i secondi i corpi. Solo due Dominatori e già due possibilità di costrizione sadica.
Domain non era sembrato a Cierra, sin dall'inizio, un posto libero e accogliente, tantomeno lo erano le leggi di cui aveva sentito parlare, i modi di fare dei dipendenti del mondo, come il preside o gli uomini che l'avevano portata via da Los Angeles, né le imposizioni esercitate con estrema violenza, come il fatto stesso di essere obbligati a lasciare tutto per un'esistenza completamente differente.
Solo pochi giorni, solo pochi avvenimenti, solo due Dominatori... e già non c'era scelta.
Avere a che fare con persone dotate di poteri simili era terrorizzante per la ragazza; non osava neppure immaginare cosa avrebbe significato essere privata della capacità di fare. D'altra parte, però, chissà come doveva sentirsi chi era in grado di padroneggiare abilità simili. Esse contaminavano il modo di essere del Metallum? Solitamente, ragionava Cierra, quante più doti si esercitano, tanto più si cede alla corruzione delle doti stesse.
La sedicenne scacciò la questione con un cenno della mano; lei, che era così pura, non voleva neanche pensarci.
«Non preoccuparti, però» esordì James, con un lieve sorriso rassicurante, mentre si sedeva accanto alla minore.
«Il dominio del sangue è vietato e punito dalla legge. In Accademia è proibito sia insegnarlo che apprenderlo: in sintesi, non troverai quasi nessuno che lo sappia usare o che lo usi contro di te.»
Cierra tirò un sospiro di sollievo: Metallum del genere erano poco diffusi, e in ogni caso si trovavano sicuramente fuori dall'E.P.A.
Eppure i poteri dei Dominari Mens non erano limitati dalla legge. Doveva guardarsi le spalle. O la mente, in questa caso.
Nell'ora successiva, James continuò a illustrarle gli elementi e che tipo di Dominatori fosse ogni Origin.
Le parlò di Leandro Álvarez, del segno dei Gemelli, che era un Electricae: Dominatore dei fulmini e di tutto ciò che deriva dalla corrente elettrica; di Mordechai Ronquillo, un Terra, che era del segno della Vergine e controllava la terra, la sabbia, la roccia e le piante; di Iehanne Lomadieu, del segno della Bilancia, che era una Sonus Fluctus, avente potere sulle onde sonore e capace di agire sulla realtà sonora che la circondava; ancora, delle gemelle Agnes e Rin Wagner, nate a pochi minuti di distanza e rispettivamente una Caeli, sotto il segno dell'Aquario, e una Glacies, dei Pesci. Dominatrici del ghiaccio, e del vento e di tutti i gas. Agnes, la Caeli, controllava anche i fenomeni di rarefazione e addensamento dell'aria.
«Isidora Rucellai era una Lux» continuò James - «del Capricorno, e dominava la luce derivante da tutte le fonti, malgrado prediligesse quella solare. Il potere più importante dei Lux, però, riguarda il saper distorcere la realtà visibile, a condizione che ci sia luce.»
Dopo aver girato alcune pagine del libro sugli elementi, James le mostrò una foto che ritraeva un Lux in azione. Si trattava di una giovane in piedi, che tra le mani teneva un'enorme sfera luminosa; essa sembrava alimentarsi dei raggi solari che entravano dalla finestra alle spalle della Lux. Sebbene gli astanti al fenomeno si guardassero intorno attoniti, non c'era altro di strano nella scena, ambientata in una libreria.
Poi, Cierra lesse la didascalia al di sotto dell'immagine: "Lux trasforma una biblioteca in un'area verde all'aperto".
«Ma questa è ancora una biblioteca» affermò smarrita, mentre si voltava verso James e gli rivolgeva uno sguardo interrogativo, indicando la foto con l'indice destro
«Sì, è esatto» annuì James.
«La realtà non viene davvero modificata. Sarebbe una dote troppo onnipotente per essere esercitata senza restrizioni. Ciò che è percepibile dagli occhi viene distorto, ma solo nella testa di chi vede.»
Girò ancora la pagina, e una scena ora fotografata al buio. Si notava poco di cosa stesse accadendo.
«La stessa abilità» riprese il ragazzo, «la cui unica condizione è l'assenza di luce, è controllata dai Tenebris. Il primo, se ricordi, fu Lucius Blackdimond, il leader degli Origins. I Dominatori del buio, nati sotto il segno dello Scorpione, riescono a plasmare l'ombra, una sostanza nera e tossica, se vi si è in contatto per troppo tempo.»
«Quanto tempo?»
«Abbastanza per non far morire tutti i Tenebris di infezione» ribatté James, con un filo di sarcasmo nella voce. Dunque, riprese:
«Anaïs Échethier era un'Aethere» e indicò l'Origin in questione sulla pagina del libro.
«Del segno del Sagittario, dominava l'etere cosmico.»
«Aspetta.»
Cierra aggrottò la fronte, confusa: aveva sentito Noah parlare di quest'argomento, a casa. Egli era sempre stato affascinato dalla scienza, e Cierra sorrise notando una coincidenza tanto carina: Noah, che anni prima le aveva spiegato dell'inesistenza dell'etere cosmico, adesso si trovava a dominarlo, essendo del Sagittario.
«Ma la teoria della consistenza dell'etere non era stata abbandonata?» Rammentò la mora.
«Secoli fa si credeva che l'etere fosse una sostanza presente nell'universo necessaria per far propagare la luce, le vibrazioni e i fenomeni elettromagnetici» aggiunse.
«Ma ne è stata scientificamente provata l'inesattezza.»
«A Nihil» specificò James in tutta risposta, facendole l'occhiolino.
«A Domain, grazie agli Aethere stessi, è stata confermata parte della teoria originaria, ovvero che l'etere è una sostanza cosmica. Ma è stato scoperto che questa riguarda anche più del semplice mezzo di propagazione di certi fenomeni: rende possibile lo scorrere del tempo e le forze di gravità.»
Cierra rimase a bocca aperta: suo fratello aveva un potere così immenso che quasi lo invidiava. Tutto, a Domain, era immenso: anche solo pensare di farne parte la elettrizzava, figuriamoci sentire un elemento sulla propria pelle. Era sempre più entusiasta di scoprire quale fosse il suo e di iniziare a familiarizzarci.
«L'etere è un qualcosa che permette le dimensioni spazio-temporali ed, essendo presente in ogni luogo, vi si può attingere in qualsiasi momento. Gli Aethere non sarebbero in grado di crearlo, in ogni caso; nessuno lo è.»
«Ed io che credevo fosse corretta la tesi che conoscevo finora...» sospirò Cierra.
«Perché a Nihil non è stata riportata questa scoperta?»
«Una teoria è corretta fin quando non viene confutata, Cierra. Tienilo sempre ben presente» ribatté il più grande.
«E poi» aggiunse, facendo spallucce, «siamo in contatto con una cerchia enormemente ristretta di capi di governo di Nihil, e la scoperta è stata riportata loro. Tuttavia, la comunità scientifica non ha voluto ammettere l'errore di un paio di secoli prima e non ha modificato la tesi.»
Cierra roteò le iridi blu, scocciata: troppe persone, nella storia, avevano rinnegato la verità. Galileo Galilei, ad esempio.
«Restano... due elementi, ancora» calcolò dunque la giovane, che fino a quel momento aveva tenuto il conto sulle dita affusolate.
James annuì: «L'acqua.»
Con un giochetto della mano sinistra, il biondo fece schizzare un po' d'acqua in giro, ma sospese le gocce a mezz'aria, per non sporcare il pavimento in parquet.
«Agatha Elfirre è stata la prima Aqua documentata, un Leone, e anche la prima Dominatrice di stato.»
Le iridi di James lampeggiarono di nuovo di un azzurro accecante per un attimo; stavolta, in maniera più intensa rispetto alla precedente. Le goccioline sospese si solidificarono, giacchiandosi, ed evaporarono solo pochi istanti dopo, svanendo sotto forma di nebbiolina bianca.
«Questi sono Triplex: controllano tre elementi. Essi costituiscono i tre stati fondamentali della materia: liquido, solido e gassoso. Nel caso di Agatha - e nel mio» rise, indicandosi con orgoglio, «l'acqua, il ghiaccio, e l'aria.»
James le spiegò che dipendeva dai tre segni caratterizzanti: il sole, la luna e l'ascendente. Egli, ad esempio, era nato a inizio agosto, nel periodo del Leone, e che nella sua carta natale vi erano l'ascendente in Aquario e la luna in Pesci. Ciò lo rendeva un Aqua, un Caeli e un Glacies. Tuttavia, esistevano altre combinazioni astrologiche per cui un Triplex fosse Dominatore di stato: la tripletta fuoco, terra, aria, per esempio, in cui l'associarsi dei tre elementi permetteva il dominio del magma, alquanto liquido, o di venti particolarmente caldi, che sfuggivano all'abilità di Dominatori poco esperti.
«Infine...» proseguì il ragazzo, voltandosi verso la minore con un angolo delle labbra incurvato, come se ammiccante. Cierra rabbrividì, entusiasta: nessun Origin fino ad allora era nato sotto il suo stesso segno zodiacale, e restava ormai l'ultimo.
«Lev Rzhevskij, del segno del Cancro. Un Ignis.»
Cierra non conosceva il latino ma, ragionandoci su, si rese conto che avanzava un solo elemento ancora; uno, nella cultura generale, tra i più importanti. Le bastò per alzare il capo, fino a quel momento chino sui ritratti dei dodici Orgins, e girarlo di scatto verso James.
I due si guardarono per un istante; Cierra aveva gli occhi blu così spalancati e lucenti che James pensò di starsi immergendo nelle profondità dell'oceano quando rispecchiano i raggi del sole. Lo sguardo della più piccola era autentico, incorrotto, come se Cierra non avesse mai conosciuto l'impurezza del mondo, e mostrava appieno quanto la giovane fosse esaltata.
D'altronde, ella doveva ammetterlo, era febbricitante all'idea di trovarsi in un contesto simile. Il cambiamento l'aveva sempre spaventata: Cierra era il tipo di persona che, quando comoda nella zona di comfort, non si lascerebbe mai andare a un mutamento. Eppure, qualcosa di così distante dalla sua routine la eccitava: le concedeva di percepire di nuovo la vita dopo che, dalla scomparsa di Noah, non aveva fatto altro che sentirsi incatenata sotto terra.
Adesso era come una bambina curiosa di fronte a un giocattolo nuovo; il castello, i poteri, gli elementi, gli studi, tutta la conversazione di quella mattina la rendeva euforica, galvanizzata, e la sensazione l'appagava, perché la distoglieva dal marcio dinanzi cui cercava di abbassare le palpebre.
Cierra aveva sempre tentato di ricercare il bello e il buono dappertutto, e stava tornando a esserne capace.
Stava tornando a respirare, man mano, dopo essersi sentira con l'acqua alla gola per anni. Il suo volto tornava a brillare dopo essere stato arrugginito.
Così, quando i Dominatori si scambiarono uno sguardo, James credette di notare la luce che entrava alle sue spalle riflettersi totalmente sul viso di Cierra.
I due s'intesero e, all'unisono, affermarono: «Fuoco».
Eccola, dunque, una serie di tasselli che accorreva per aggiungersi al puzzle generale. Cierra era un'Ignis: dominava il fuoco.
Un'infinità di domande cominciarono a susseguirsi nella sua testa, accavallandosi: come sarebbe stato controllarlo? Le avrebbe fatto male? Poteva bruciarsi? Aveva sempre avvertito un legame con il suo elemento, in qualche modo?
Come sarebbe stato il suo futuro? Si immaginava a servirsi di fiamme incandescenti? A insegnarne l'altrettanto utilizzo?
Non era in grado di non distaccarsi, di tanto in tanto, per vagheggiare e considerare quella attuale non una realtà, ma una fantasia. Ogni tanto aveva sprazzi di lucidità e concepiva Domain come una bizzarria della sua mente, che la faceva evadere dalla cruda verità che dettava ogni suo giorno.
Tuttavia, Domain era la realtà. L'Accademia, gli elementi, i Dominatori lo erano. Los Angeles era lontana, sfocata, e le sfuggiva secondo dopo secondo. I palchi, le punte, i costumi; i suoi genitori, le superiori, Hunter, la California. Era tutto così distante che quasi non lo scorgeva più.
Doveva solo abituarsi a un nuovo ambiente, a una quotidianità diversa, e lasciare andare il futuro impossibile che teneva ancorato a sé. L'avvenire che le si prospettava, però, non sembrava tanto male; al contrario, era eccitante.
Si immaginò a plasmare lingue di fuoco tra le dite e un tepore particolare le esplose nel petto. Poi lanciò un'occhiata fugace a James, che le sorrise, e pensò che un nuovo punto d'inizio poteva non essere così tragico.
«Quindi?» Esordì la giovane, stringendosi esile nella maglia come se avesse voluto trattenersi dallo scoppiare di entusiasmo. Anelava solo il momento di dominare le fiamme.
«Ora che si fa?»
«Ora» rispose James, intenerito dalla gioia che vedeva sempre nelle iridi languide delle matricole, «ora dobbiamo aspettare il tuo punto di rottura.»
«Il mio cosa?»
«Il controllo di ogni elemento è permesso e alimentato, soprattutto all'inizio, da un'intensa emozione che spinge il Dominatore a servirsi della propria abilità per farla esplodere e sfogarsi. Il primo impeto viene definito punto di rottura. Non lo si forza, non lo si allena e non lo si studia. Lo si attende, affinché gli eventi facciano il loro corso in maniera naturale.»
Cierra sentì che l'impazienza di quelle ore e delle successiva sarebbe stata appagata in fretta: con tutte le sensazioni che stava provando, non ci sarebbe voluto molto per avere un punto di rottura.
«Naturalmente» proseguì James, «col passare degli anni, i Dominatori acquisiscono abbastanza autonomia da poter utilizzare il proprio dono a prescindere da qualsiasi emozione. Quando tu avrai avuto il tuo punto di rottura, inizieremo ad allenarci col fuoco. Fino ad allora» e alzò le iridi nocciola al cielo - «continuerai ad apprendere notizie teoriche su Domain, come stamattina.»
Cierra ridacchiò quando lo vide sospirare.
«Che c'è?» Lo apostrofò. «Non ti piace fare il professore?»
D'altronde, James era un ottimo professore. E da come le era stato spifferato, anche un ottimo Dominatore e un ottimo studente. Probabilmente era eccellente in qualsiasi disciplina; ella si meravigliava di come potesse dispiacergli insegnare, visto quanto era portato.
«Preferisco di gran lunga l'azione» ribatté il ragazzo mentre, con la compagnia della più piccola, si accostava ad alcuni scaffali e posava i libri di cui avevano usufruito quella mattina.
Più lo guardava, più Cierra si rendeva conto di quanto fosse composto e regale in ogni movimento: aveva sempre il mento alto e i tratti del viso rilassati, che stonavano con quanto fossero, di natura, spigolosi; i capelli biondi, al passaggio del sole, apparivano spesso più lucenti, come se composti da fili d'oro. Ciascun gesto era sicuro: James non aveva mai vacillato quella mattina, su niente. Non si era neanche mai fermato per scegliere il termine giusto da usare o il modo corretto in cui spiegare un argomento. Eppure la perfezione di ogni parola o portamento era limpida, innata, autentica. Faceva semplicemente parte del suo essere.
E James ne era consapevole. Sapeva di essere in questo modo, di essere visto così; probabilmente gli piaceva anche. Ciò lo rendeva ancora più naturale, ed era ammirevole.
La gente passa la vita a tentare di essere qualcuno agli occhi degli altri, ragionava Cierra. Che ci riesca o no, finisce ugualmente per modificarsi, per resettare ciò che c'è di veritiero. James, invece, sembrava sempre libero: genuino, schietto, spontaneo.
Ella si domandò se quella fosse la realtà o se James fosse solo estremamente capace anche di recitare.
«L'azione è più divertente» affermò comunque il ragazzo e, passandole accanto, le sussurrò all'orecchio: «soprattutto se si gioca col fuoco. O anche con chi lo domina».
Cierra spalancò gli occhi e, quando girò il capo per guardare l'altro, nuovamente percepì il calore invaderle il viso. Se era vera, tanta schiettezza avrebbe dovuto cacciare James in un oceano di guai.
«Ti renderai conto anche tu che muoversi è meglio di studiare» fece spallucce il biondo, con noncuranza. Poi, tornò serio. «So che danzavi.»
Cierra distolse lo sguardo, rattristata.
«Sì, ma...» si strinse maggiormente nelle spalle, come se in qualche modo avesse potuto allontanarsi dal ricordo. «Non più.»
James seguì lo sguardo della più piccola e incrociò le braccia al petto. Conosceva cosa significasse essere derubati di ciò che ti spetta, per il solo motivo di essere Dominatori. Aveva visto tanti volti affranti che avevano perso ciò che più gli era caro - la famiglia, gli amici, la semplice quotidianità - e il suo stesso talvolta lo era ancora.
Cierra aveva perso suo fratello e Davis, anni prima, e ora aveva perso i suoi genitori, Hunter, l'opportunità di danzare. James non aveva perso delle persone effettive, ma era stato privato di occasioni. In questo non aveva mai vinto.
«Lo so» rispose solamente. Poi aggiunse, spostando di nuovo gli occhi sull'americana: «Certe cose non puoi sostituirle, però... puoi provarci. Delle volte è abbastanza.»
Tornò il silenzio nella biblioteca. La maggior parte degli alunni era già uscita, e così stavano per fare anche James e Cierra, dato l'orario, che prevedeva il pranzo nella sala grande.
James confermò dunque l'appuntamento del mattino seguente per proseguire con le lezioni.
«Domani? Di già?» Esclamò la mora in risposta, strabuzzando gli occhioni blu.
«Cosa ti aspettavi, Cierra?» Rise James, mentre si avviava verso l'uscita.
«Di restare con le mani in mano fino a settembre?»
«No, ma...»
«Guarda il lato positivo» la apostrofò il biondo, facendo su e giù con le mani per indicarsi totalmente, con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.
«Puoi vedermi sempre. Altri pagherebbero per essere al tuo posto.»
Cierra si voltò verso una libreria, nel tentativo di ignorarlo. Tuttavia, un battibecco simile, con James e il suo ego, la allettava e non riuscì a resistere.
«Sono troppo fortunata» commentò infatti, con una punta di sarcasmo bonario.
Lo sentì ridacchiare alle sue spalle e gli lanciò un'occhiata fulminea, trovandolo ancora intendo a pavoneggiarsi al centro della biblioteca.
«Mi toccherà farti una statua su misura» continuò a prenderlo in giro l'Ignis, divertita, mentre si rigirava tra le mani un libro interessante che aveva preso da uno degli scaffali.
«Potresti tenerla in camera e addormentarti guardandomi» replicò James in lontananza, alzando la voce per farsi sentire mentre scendeva le scale.
Cierra rise all'idea bizzarra. James aveva la risposta non solo pronta, ma anche sempre perfettamente calzante alla situazione. Non osò immaginare come potesse essere un litigio con lui.
«Ciao, James. Ora puoi andare» gli urlò dietro la ragazza, e l'ultima frase che udì la sala vuota fu di James, che le rispondeva:«Ciao, fuocherello. Pensami tanto fino a domani.»
Nella biblioteca dell'Elements and Powers Academy risuonarono il tonfo di un libro che veniva chiuso di scatto e una serie di passi, di Cierra che scendeva anch'ella le scale, da sola nell'immenso luogo, e usciva per dirigersi nella sala grande.
Domain, tutto sommato, non era poi così male.
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