27 | Tutto ciò di cui ho bisogno
17 febbraio 2017
Il pullman ci lascia al centro sportivo che sono le tre del mattino, il mio compleanno è ormai passato e l'ho festeggiato forse nel migliore dei modi, segnando un goal al Borussia nella partita di Europa League.
Fare una rete lì in Germania è stato decisivo.
La mattina a colazione i ragazzi si sono inventati una torta di fortuna accendendo due candeline su un croissant, formavano il numero ventitré come gli anni che ho compiuto.
Ho ricevuto tantissimi messaggi d'auguri, primo fra tutti il lunghissimo (e altrettanto dolce) messaggio vocale di Giulia a mezzanotte in punto, poi quello di Danilo e di Elisa, quelli dal gruppo degli Azzurrini e da quello della Nazionale maggiore, oltre a tutte le telefonate della mia famiglia e i mille auguri dei tifosi sui social.
Sembra una frase già fatta ma è davvero bello vedere quanta gente tiene a te e si ricorda del tuo compleanno.
In molti si fermano a dormire qui al Campini ma io nonostante l'orario mi metto in macchina e me ne torno a casa, desideroso di buttarmi sul mio letto e dormire fino alle undici di domattina.
Mi chiudo la porta d'ingresso alle spalle, lasciando cadere come sempre con poca grazia il borsone sul pavimento freddo.
Sto per accendere la luce quando sento una voce, che dopo poco riconosco essere quella di Giulia, cantare "tanti auguri a te".
Sorrido scuotendo la testa quando la vedo comparire nel buio con una torta tra le mani, sopra ci sono tante candeline accese – immagino siano ventitré – che le illuminano il viso.
"Tanti auguri a Federico, tanti auguri a te" conclude, regalandomi un sorriso luminoso.
"Veramente? Sei rimasta sveglia fino ad ora per questo?" le chiedo, incredulo ma felicissimo.
Lei mi guarda come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Non è un vero compleanno senza torta e candeline! So che ci hanno già pensato i ragazzi ma volevo esserci anch'io, ora forza soffia ed esprimi un desiderio!"
Non so proprio cosa chiedere, ora come ora.
Va tutto magnificamente bene e posso solo sperare che duri.
Ecco, questo è il mio desiderio, che questa felicità continui per sempre.
Soffio spegnendo tutte le candeline, mentre Giulia mi guarda felice come una bambina.
Le tolgo la torta dalle mani, poggiandola sul tavolino basso poco distante, poi la bacio con trasporto, ancora nascosti nel buio.
Raggiungiamo a tentoni la camera da letto, senza staccarci mai.
Forse non è così tardi da dover andare a dormire.
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Nonostante questa notte abbia chiuso occhio per tre ore al massimo, non che la cosa mi dispiaccia, alle otto del mattino sono già sveglio ed osservo la mia principessa che dorme accanto a me, il lenzuolo tirato fino alle spalle che nasconde le sue curve perfette.
Il suo corpo dai tratti delicati sembra sia stato modellato dagli angeli.
Dopo un po' Giulia apre gli occhi, puntando le sue iridi chiare sul mio viso.
C'è il mondo in quegli occhi così simili ai miei, in cui si mischiano sfumature di verde a quelle del blu e del grigio.
Mi sorride.
"Buongiorno"
"Buongiorno a te"
Le lascio un bacio all'angolo della bocca.
"Ieri non hai aperto il tuo regalo" mi fa notare, stropicciandosi gli occhi come un piccolo cucciolo di panda assonnato.
È incredibile come trovi tenera ogni cosa che fa.
"Il mio regalo sei tu" rispondo e lei abbassa lo sguardo imbarazzata, così le faccio di nuovo posto tra le mie braccia.
Giulia comincia a tracciare il contorno dei miei tatuaggi, è una cosa che fa spesso, dice che le piacciono molto e che sfiorarli la rilassa.
Io la lascio fare, il suo tocco non mi dispiace per niente, anzi, lo bramo.
"Ma io ti ho comunque fatto un regalo"
"Non dovevi"
"Ma volevo"
Non c'è niente da fare, deve sempre avere l'ultima parola.
Del resto Giulia è l'unica persona dalla quale mi faccio mettere a tacere, l'unica in grado di tenermi testa. È proprio questo che mi piace di lei.
Mi schiocca un bacio sulla guancia con aria soddisfatta, poi afferra la vestaglia di flanella ai piedi del letto e ci si stringe dentro prima di alzarsi.
Non so come faccia a non essere traumatizzata dal distacco con il letto come lo sono di solito io di prima mattina.
"Vado a preparare la colazione, sbrigati a venire di là, così apri il regalo!" esclama, con un piede già fuori dalla stanza.
"Ma la colazione a letto no?" mugugno, nascondendomi di nuovo sotto al lenzuolo.
"Muoviti, nato stanco!" mi prende in giro lei dal corridoio.
Scuoto la testa divertito, non credo di avere molte altre alternative se non alzarmi.
Quando mi siedo Giulia ha già messo in tavola biscotti e fette biscottate con la marmellata, oltre alla torta che ha portato ieri.
Solo ora noto che è una caprese al cioccolato, la mia preferita.
Mi chiedo come faccia a ricordarsi sempre tutto.
Porta le due tazze di caffellatte e si siede di fronte a me rivolgendomi il suo solito sorriso dolce, non posso fare a meno di sporgermi verso di lei e baciarla.
"Ti amo" le sussurro a fior di labbra, mai stanco di ripeterglielo.
"Ti amo anche io... ed ora apri!"
È quasi più entusiasta di me. Ci sono persone che amano più fare regali che riceverli e Giulia è una di queste.
Mi porge una busta da lettere, ovviamente viola.
Dentro c'è un indirizzo, una data e un orario.
Aggrotto la fronte, lo conosco questo posto.
"Ma è..."
"Il tuo tatuatore! Stai dicendo da una vita che volevi farti quel famoso tatuaggio dietro la spalla quindi ci ho pensato io" risponde, orgogliosa.
"Inoltre, è un giorno in cui hai allenamento di mattina così vai tranquillo all'appuntamento... e non è la settimana di una trasferta" specifica.
"Amore, sei...–" m'interrompe nuovamente.
"Fantastica, lo so"
Scoppiamo a ridere entrambi ed io le schiocco un rumoroso bacio sulla guancia.
Per una volta ci godiamo la colazione con calma, senza la fretta di corsi universitari o allenamenti, chiacchierando tranquillamente.
"Sai già che cosa tatuarti?" mi chiede, mentre sparecchiamo.
"Ho un'idea in mente da un po' ma voglio che sia una sorpresa"
Mi piace raccontarmi nei miei tatuaggi, in ognuno di loro c'è un pezzo di me, un periodo della mia vita, qualcosa che amo, qualcosa in cui credo o che significa molto per me.
Alla fine è per questo che uno si tatua, no?
Non si tratta di disegnare qualcosa a caso sul proprio corpo perché ci rende più fighi, o almeno io la vedo in questo modo.
È come un album di fotografie, ogni segno d'inchiostro ricorda qualcosa.
Qualcosa che è finito, che abbiamo fatto una vita fa, ma che non potrà mai essere cancellato.
Cambi, cresci, ti trasformi, ma il tatuaggio, così come una foto, rimane.
Immutabile ed indelebile.
È un segno forte, che grida qualcosa di te.
Il regalo di Giulia assume ancor più significato quando mi fermo a pensarci.
"Ora vatti a vestire su"
"Che fretta c'è, mica aspettiamo qualcuno?" chiedo, seduto al contrario su uno degli alti sgabelli della cucina.
"No no... però dai Fede così sembri un accattone!"
La guardo perplesso.
"Gentile, amore, sul serio"
Lei scoppia a ridere e mi trascina verso il bagno, lanciandomi una felpa verde militare e dei jeans presi a caso dal mio armadio.
Mah, certe volte non la capisco.
Sorrido confuso e dopo una scrollata di spalle vado a prepararmi.
Quando esco dalla doccia noto che si è vestita anche Giulia, la comodità di avere due bagni in casa, ma nemmeno ho il tempo di dire "a" che il campanello di casa suona.
Lei mi rivolge un sorriso a trentadue denti, andando ad aprire.
Dovevo immaginarmelo che c'era sotto qualcosa.
"Oh ma che è qui il festeggiato?!"
"Tanti auguriii"
La voce di Danilo, seguita subito dopo da quella di Elisa, giunge alle mie orecchie prima ancora di vederli avanzare nel salone.
La sorpresa? Non sono soli.
Dietro di loro ci sono i miei amici storici Daniele Rugani, Alessio Romagnoli, Andrea Belotti e Mimmo Berardi con le rispettive fidanzate.
Cazzo, non ci vedevamo da una vita.
"No ragà oddio ma che ci fate qua?!"
"Ma scusa, non era il compleanno tuo?" domanda Andrea divertito, abbracciandomi.
"Se vuoi però al ristorante ci andiamo da soli, tanto è già tutto prenotato" scherza Daniele, con il quale faccio spalla contro spalla come al solito.
Poi saluto gli altri e le ragazze.
"E poi ci voleva una rimpatriata, abbiamo colto la palla al balzo... come sempre" aggiunge Mimmo, facendomi l'occhiolino.
"A' sghì quanto me sei mancato!" esclama teatralmente quel disagiato di Danilo, saltandomi addosso e facendo finire entrambi sul divano.
"Ma se ci vediamo sempre!"
"E mi mancavi uguale"
"Te no, per niente"
Gli altri scoppiano a ridere, negli spogliatoi così come fuori c'è sempre da divertirsi con me e Daniletto.
"È ufficiale ragazze, vi hanno rimpiazzato" commenta Giorgia, la ragazza di Andrea, ridacchiando.
"Lo sapevamo già" risponde Giulia, mentre ci guarda con finta esasperazione.
Elisa scuote la testa, ormai rassegnata.
"Due bambini" infatti dice, facendo ridere di nuovo tutti noi.
Lancio uno sguardo alla mia principessa, che risponde con un sorriso dolce.
Non potevo chiedere compleanno migliore.
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