24 | Come essere a casa
4 febbraio 2017
Osservo dal finestrino il nevischio depositato ai margini della strada mentre il mio respiro forma aloni opachi sul vetro.
Io e Fede siamo in macchina, direzione Carrara.
Conoscerò la sua famiglia e sono un po' emozionata, spero di fare una bella impressione.
Federico si accorge della mia leggera ansia così sposta una mano dal volante per poter stringere la mia, abbandonata sui jeans chiari che indosso.
Ci scambiano un sorriso, poi lui torna a rivolgere lo sguardo verso la carreggiata.
"Nervosa?"
"Un pochino" ammetto.
"Non devi, te l'ho detto, mamma e papà sono persone molto alla mano"
Fede parla sempre con grande amore e rispetto dei suoi genitori.
Il padre Alberto fa il marmista, un lavoro faticoso e di grande sacrificio. Fede dice che da bambino è sempre stato un po' duro con lui ma che lo ama come solo un padre può amare il proprio figlio ed ora hanno un bellissimo rapporto.
La mamma Paola la descrive sempre come una donna dolcissima e poi c'è la sorella Gaia, che sprizza vita da tutti i pori e che ho già avuto il piacere di conoscere in occasione di una partita; ha adottato una bimba veramente meravigliosa a cui Fede è molto legato.
"Lo so... ma se non gli piacessi?" non posso fare a meno di chiedergli, tormentandomi il labbro inferiore con i denti.
"È fuori discussione, tu piaci a tutti Giulia"
Il suo complimento, anche se di parte, mi fa sorridere e mi fa sentire più tranquilla, ma preferisco continuare a tenergli la mano.
Purtroppo non ci tratterremo molto, dopo cena torniamo a Firenze perché dopodomani Fede parte per l'importante trasferta a Roma con la squadra.
Quando arriviamo la neve ormai ricopre tutta la strada ed io resto incantata, non ero mai stata a Carrara prima d'ora.
In verità, al contrario di Fede che ama viaggiare, io non mi sono allontanata quasi mai dalla Toscana.
Mentre passeggiamo in direzione di casa sua, Federico mi mostra tutti i luoghi in cui è cresciuto: il campetto da calcio dove giocava da piccolo, la scuola elementare, la parrocchia in cui ha fatto cresima e comunione.
Fede è molto credente, i suoi tatuaggi lo dimostrano.
Finalmente raggiungiamo il condominio dove vivono i suoi, un piccolo fabbricato di cinque piani che si affaccia su una delle tante strade della città.
Carrara è veramente molto caratteristica.
Casa Bernardeschi è al secondo piano, quando bussiamo al campanello è sua madre ad aprirci.
Paola è una donna sulla cinquantina, i capelli bruni, gli occhiali tondi sul naso ed un sorriso affettuoso che ricorda tantissimo quello di Federico.
"Fede, tesoro, che bello vederti!"
I due si stringono in un abbraccio e io li osservo intenerita.
È davvero meraviglioso vedere che ha un così bel rapporto con la famiglia.
Mi ha raccontato che fino all'anno scorso la madre era solita seguirlo spesso durante partite e trasferte ma ormai ha capito che suo figlio è cresciuto e che deve lasciarlo vivere autonomamente.
"Anche io sono felice di vederti mamma"
Gli occhi della donna si spostano poi su di me, senza perdere la loro bontà.
"Lei è Giulia" mi presenta Federico.
"Giulia, lei è mia madre Paola"
"Buongiorno signora Bernardeschi, è un piacere conoscerla" dico con un sorriso timido, leggermente in imbarazzo come mio solito.
"Oh cara ma che bella ragazza che sei! Vieni, fatti abbracciare! E dammi del tu, ti prego"
Rimango piacevolmente sorpresa quando la madre di Federico mi stringe, lasciandomi due baci sulle guance.
Sono più a mio agio adesso.
"Forza entrate! Non vorrete stare lì sulla porta... Alberto vieni, sono arrivati i ragazzi!"
Federico mi mostra dove lasciare il capotto e nel frattempo nell'ingresso fa capolino suo padre, il volto segnato dal lavoro ma comunque sorridente.
I due si abbracciano senza dire nulla e poi Fede ripete le presentazioni.
"Ah Giulia, ti aspettavamo, benvenuta in casa Bernardeschi" mi accoglie Alberto con un sorriso bonario.
Queste parole sono importanti per me, in un certo senso mi sta dicendo che sono benvenuta nella famiglia.
Federico tiene molto al loro parere e lo vedo ancora più felice di quanto lo sia io in questo momento.
"Zio Fede!"
La piccola Mami, la nipote di Federico, gli corre incontro e lui prontamente la prende in braccio, facendola ridere di gioia.
Mi perdo per un istante a guardarli giocare, sono bellissimi.
"Ciao, tu sei la fidanzata di zio Fede?" mi chiede la bimba, una volta che Federico l'ha rimessa giù.
Io mi abbasso alla sua stessa altezza e le sorrido.
"Ciao piccola, mi chiamo Giulia"
"Io sono Mami, vuoi venire a giocare con le Barbie insieme a me?"
"Non vedo l'ora!" rispondo con entusiasmo e lei subito mi trascina nella sua cameretta, mentre Fede si avvia in cucina con i genitori.
Direi che come presentazioni ufficiali non potevano andare meglio.
Mami mi mostra le sue bambole con quell'ingenua felicità che caratterizza i bambini, dopodiché venivamo raggiunte da Gaia, la sorella di Fede.
"Tesoro hai già preso in ostaggio la povera Giulia?"
La bimba ridacchia colpevole.
"Ma no figurati, sto con lei volentieri"
Mi alzo e saluto Gaia con i soliti baci sulle guance, poi lei mi invita a seguirla per mostrarmi la casa.
L'abitazione della famiglia Bernardeschi è semplice, i mobili sono classici e in ogni angolo si respira aria di ricordi, di una vita vissuta in famiglia.
I primi trofei di Federico, il diploma di Gaia, le foto di Mami, quelle di vari matrimoni e compleanni in cui fanno capolino cugini, zii e nonni.
"E questa è la stanza di Federico, identica a come l'ha lasciata"
Devo ammetterlo, morivo dalla voglia di vedere la camera di Fede, nella quale ha trascorso tutta l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.
È una scoperta molto intima e solo ora mi rendo conto di quanto mi manchi la stanza della me bambina.
Lascio da parte la malinconia e osservo le pareti color avorio sulle quali sono appesi vecchi poster di glorie calcistiche del passato, l'armadio pieno di adesivi con i loghi di alcune band, le medaglie dei primi tornei di calcetto su una mensola insieme a qualche libro impolverato.
La scrivania è quasi vuota, se non per alcune cornici che ritraggono Federico con vari amici.
In una foto riconosco Danilo.
Sul letto è poggiato un peluche a forma di leone.
"Nella tana del lupo eh"
La voce di Federico alle mie spalle mi fa sobbalzare, Gaia ci sorride e ci lascia soli.
"Beccata, curiosavo in giro" rivelo, ridacchiando.
"Sei la prima ragazza che mette piede in camera mia" mi dice, sedendosi sul letto coperto da una trapunta blu un po' sbiadita.
Io lo guardo sinceramente sorpresa.
"Non ci credo! Ed io che pensavo che fossi la cotta di praticamente tutte le ragazzine della scuola"
Lui scoppia a ridere, invitandomi a sedermi sulle sue ginocchia.
Non me lo faccio ripetere due volte.
"Ah infatti è così" si vanta, così gli do un buffetto affettuoso dietro la testa.
"Ma nessuna era speciale quanto te" aggiunge, guardandomi dritto negli occhi.
Come mio solito tremo sotto il suo sguardo.
È incredibile che sia sempre in grado di mozzarmi il respiro come se fosse la prima volta che mi guarda.
Ho il tempo di lasciargli un bacio morbido sulle labbra prima che Gaia ci chiami, ci aspettano in cucina per una bella tazza di caffè caldo.
Chiacchierare con i genitori di Federico è piacevole, sono riusciti a mettermi a mio agio molto presto.
Mentre Fede e il padre parlano di calcio, ovviamente, sua mamma coinvolge me e Gaia in una discussione sull'università.
Nel frattempo Mami si è accomodata sulle mie gambe e silenziosamente si diverte a scambiare i vestiti alle proprie bambole.
Ogni tanto Federico mi lancia delle occhiate dolci che io non posso fare altro che ricambiare.
Respiro, come se fossi libera da ogni peso. È bello sentirsi accettata dalla sua famiglia, riescono a farmi sentire a casa.
Quando giunge l'ora di andare via Gaia mi accompagna a prendere il cappotto, è giusto lasciare Fede e i suoi da soli per il momento dei saluti, con i loro mille impegni è difficile trovare del tempo per vedersi e salutarsi non è sempre facile.
"Che dici, ho fatto una bella impressione?" chiedo a Gaia, estraendo i capelli dal colletto del giubbotto. So di potermi fidare del suo parere.
Lei mi sorride incoraggiante, è la fotocopia di Federico ma al femminile.
"Ti adoravano già da prima che venissi, non abbiamo mai visto Fede così felice"
Sorrido con le guance leggermente arrossate e mormoro un ringraziamento.
Quando ci mettiamo in auto sono quasi le dieci ed io sono esausta.
"È stata una bella serata, no?"
"Stupenda, adoro i tuoi genitori"
Proprio come all'andata, stringo la mano di Federico e poco dopo mi addormento, stanca dopo la lunga giornata.
Avverto a stento l'auto che parcheggia sotto casa sua e mi accorgo che siamo arrivati solo quando Fede mi stacca la cintura di sicurezza e mi solleva dal sedile, facendo passare un braccio dietro la mia schiena e l'altro sotto le ginocchia.
È incredibile quanto possa essere forte il suo corpo, a prima vista così sottile.
Mugugno parole incomprensibili contro il suo petto.
"Shhh, dormi piccola" mi sussurra, lasciandomi un bacio tra i capelli.
Non è difficile ubbidirgli, le sue braccia sono il posto più sicuro e comodo del mondo.
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