23 | Dolce normalità

5 gennaio 2017




È bello dormire così, mentre stringo Giulia a me sotto il piumone caldo nel mio letto.
Ci sono notti come questa però in cui il suo sonno è agitato.
La guardo nella penombra della stanza, ha lo sguardo corrucciato e si rigira un paio di volte tra le mie braccia.
Le accarezzo la testa, curioso di sapere che cosa sta sognando.
Sarà un po' di ansia per l'università o forse qualcos'altro che la tormenta.
Ho il presentimento che si tratti della sua famiglia.
Non ne parla mai, fa al massimo qualche vago accenno, ed io capisco che non è uno dei suoi argomenti preferiti così non le chiedo nulla.
Quando si sentirà pronta, sarà lei a dirmelo.
Ad un certo punto gli occhi chiari di Giulia si spalancano e lei si mette a sedere, stropicciandoseli.
"Piccola? Tutto bene?" le chiedo, alzando a mia volta la schiena dai cuscini.
Accendendo la luce che c'è sul comodino per vedere meglio il suo viso, contratto in un'espressione spaesata.
La osservo mentre si passa una maso in faccia stancamente, ancora un po' assonnata.
"Solo brutti pensieri" risponde sospirando.
La stringo a me e lei si lascia subito abbracciare, poggiando il viso contro il mio petto mentre le accarezzo la schiena.
Ho imparato come tranquillizzarla.
"Ti va di parlarne?" le chiedo, dopo averle lasciato un bacio sulla tempia.
"No, non adesso. Non voglio parlare di cose tristi in piena notte quando dovresti dormire visto che domani hai allenamento... anche perché se a Pescara non vincete ti prendo a sberle, sappilo"
Mi sgrida in modo scherzosa – ma nemmeno troppo – e so che è il suo modo di allentare la tensione. Così ricambio la risata e le do un altro bacio, incapace di starle lontano.
"Va bene piccola, non preoccuparti, sai che quando vorrai sfogarti io sono qui per te"
Giulia annuisce e mi lascia un bacio sul petto coperto da una consunta t-shirt grigia che uso come pigiama, prima di spegnere la luce per rimetterci a dormire.
Quando suona la sveglia è sempre un piccolo trauma.
Odio svegliarmi presto, fosse per me dormirei fino ad ora di pranzo, ma il mister quando può piazza sempre gli allenamenti di mattina, quindi il dovere chiama.
Mugugno infastidito, schiacciando la faccia contro il cuscino.
"Alzati Fede, su"
Mi giro verso Giulia, lei è già in piedi che alza le tapparelle.
Non so come faccia ad essere così attiva di prima mattina.
Sorrido, è la visione più bella appena apro gli occhi.
"Bacio del buongiorno?" la tento, con una faccia da schiaffi.
Lei non può fare a meno di ricambiare il sorriso ed accomodarsi di nuovo sul materasso, per poi lasciarmi un bacio sulle labbra che io approfondisco, tirandola verso di me.
Tutto pur di guadagnare qualche minuto a letto con Giulia.
Sto per sfilarle il pigiama quando lei mi ferma, il respiro affannato.
"Fede, non hai idea di quanto vorrei fare l'amore con te in questo momento, ma già immagino la lavata di testa immensa che ti farà il mister quando arriverai in ritardo quindi sbrigati ad andare in bagno"
Non mi arrendo e le regalo un sorriso malizioso, chiedendole in tono fintamente ingenuo: "Perché non la fai con me la doccia?"
La persuasione è una delle mie migliori doti e lo sa bene anche Giulia.
Un minuto dopo ci stiamo spogliando freneticamente, le nostre labbra che si cercano fameliche prima di essere bagnati dal getto caldo della doccia.
Non c'è buongiorno migliore al mondo.
Mentre finisco di vestirmi, Giulia ancora stretta nell'accappatoio bianco si reca in cucina per preparare la colazione.
Mi fermo sulla soglia e la osservo mentre riscalda il latte e mette in tavola i biscotti, come se fosse la cosa più normale del mondo.
E in effetti lo è ma compiute da lei queste azioni così banali assumono per me tutto un altro significato.
È una scena che sa di quotidianità, una quotidianità condivisa alla quale non sono abituato ma che sto scoprendo di amare moltissimo.
"Fede? Che fai lì impalato?" mi chiede Giulia divertita, risvegliandomi dal mio stato di trance.
Devo essermi proprio imbambolato.
"Niente, ti guardavo"
"Ma va, pensavo stessi guardando attraverso le pareti" scherza, sistemando le due tazze di caffellatte sul tavolo.
Mi avvicino e la prendo per i fianchi, facendole il solletico.
Lei comincia a ridere come una matta.
"Fedeee basta!" urla, dimenandosi in prenda alle risate.
Le lascio un bacio sulla guancia, concedendole una tregua, così facciamo colazione chiacchierando tranquillamente; subito dopo volo agli allenamenti.
Ho solo cinque minuti di ritardo ma ti pare che i ragazzi non debbano prendermi per il culo?
"Si scopa la notte, Bernardeschi, non la mattina! urla Borja, facendo ridere tutti, compreso il mister. Gli rivolgo il dito medio con le guance in fiamme.
Eppure di tutto questo non cambierei assolutamente nulla.






11 gennaio 2017



È tempo di Coppa Italia e soprattutto è tempo per me di tornare di nuovo qui al Franchi per vedere Fede.
Nonostante la partita sia alle 18:00 sono riuscita a tenermi libera dallo studio questo pomeriggio, così me ne sto felice ed entusiasta come una bambina seduta al mio posto in curva Fiesole, con Francesca accanto a me.
La Viola affronta il Chievo in questi ottavi di finale ed io non vedo l'ora che la partita inizi, mi mancava troppo essere allo stadio.
Tutt'intorno a noi i vari gruppi di ultras urlano e saltano insieme ed io li guardo con gli occhi che brillano: che meravigliosa magia è il calcio.
"Ma che hai contro la tribuna?" mi chiede Francesca, guardandosi intorno perplessa.
Anche Federico non poteva crederci quando gli ho chiesto di prendermi i biglietti per la curva.
"Ma che tribuna! Senti qua che tifo!"
"Sento solo casino, in verità"
Alzo gli occhi al cielo divertita.
Entrambe indossiamo le maglie della squadra, io di Fede e lei di Davide; quando lo speaker annuncia i titolari urliamo anche noi insieme a lui i nomi dei ragazzi.
"Con il numero 10, Federico..."
"BERNARDESCHI!"
Il boato del pubblico quando pronuncia il cognome di Fede è veramente incredibile.
Si cominciano ad intonare i primi cori ed io non mi faccio trovare impreparata.
"Ma come fai a conoscerli?" mi chiede Francy, sorpresa.
"Ehi bella, sono di Firenze, con questi cori in sottofondo ci sono nata!" rispondo orgogliosa.
Alla fine del primo tempo i ragazzi sono ancora fermi in parità, nonostante stiano giocando palesemente meglio del Chievo.
Mi ritrovo ad imprecare contro un difensore avversario che ha appena fatto fallo su Federico.
"Ma l'arbitro che cazzo vede? Minimo un giallo ci doveva essere!" strillo, sporgendomi dal mio sediolino con il pugno per aria.
Francy, ridacchiando, mi tiene buona.
"Dubito ti possa sentire, Giù"
"Fotte un cazzo, devono tenere le mani giù da Federico" borbotto, tornando a sedermi sotto lo sguardo divertito di Francesca.
Finalmente, verso la mezz'ora del secondo tempo, riusciamo a portarci in vantaggio con una rete di Nikola.
Qualcuno benedica quel croato.
"Hai visto quello stronzo che ha appena colpito Davide? Ma io lo ammazzo!"
, poi sono io quella che deve stare calma, penso divertita.
Siamo già nel recupero quando Federico, palla al piede, manda due difensori del Chievo a prendere un caffè e tira in porta, siglando il goal del due a zero.
Tutto lo stadio si alza in piedi urlando ed io abbraccio la mia amica.
"Che goal Francy, oddio! Ma quanto è forte?!"
"Sei giusto un tantino di parte" mi punzecchia lei, ridendo di gusto.
È vero, sono la sua ragazza e per me sarà sempre il migliore, ma il suo talento è indiscutibile.
"Dai andiamo, che dopo la doccia i ragazzi ci aspettano fuori!"
"Senti già la sua mancanza dopo novanta minuti?"
"Vaffanculo Franceschina!"

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