17 | Lo urlo al mondo quanto ti amo
23 ottobre 2016
Quella di oggi qui a Cagliari è una partita importante.
Dobbiamo dimostrare di avere abbastanza carattere e faccia tosta per superare questa scia di risultati negativi e riprenderci un posto più alto in classifica. Sappiamo di meritarcelo.
La solita ansia mista ad adrenalina si fa strada dentro di me mentre mi riscaldo insieme agli altri sotto l'occhio vigile dei preparatori atletici.
Il vice di Sousa ci urla consigli mentre il mister ci incita. I pochi tifosi venuti da Firenze, che occupano il settore ospiti, riescono a farci sentire tutto il loro calore.
Desiderano questa vittoria tanto quanto noi.
Tra di loro c'è anche Giulia, l'ho voluta qui ad ogni costo; dopo che le cose si sono sistemate appena due giorni fa non riuscivo a staccarmi da lei neanche per un momento.
È la prima volta che viene a vedermi allo stadio e sono ancora più in trepidazione, anche perché nel frattempo ho pensato ad un modo per far sparire i dubbi che ha su noi due.
Se segno, voglio baciarla.
Davanti a tutto lo stadio, davanti a tutta Italia.
Mi sarebbe piaciuto di più farlo a Firenze, al Franchi, ma siamo dovuti andare in trasferta ed io non posso più aspettare.
Voglio far vedere al mondo intero che ragazza meravigliosa ho accanto e soprattutto voglio farle capire che le mie intenzioni sono serie.
Non se l'aspetta, anche perché io non sono tipo da gesti eclatanti in pubblico, sono più riservato.
Ora devo soltanto segnare.
Questo è un tasto dolente perché sono diverse partite che non trovo il goal e la cosa è parecchio frustrante.
Stiamo per iniziare a tirare le punizioni quando il nostro allenatore mi richiama a sé.
Ti prego, non dirmi che vuoi farmi partire dalla panchina, non oggi per favore...
"Mister?" chiedo, la voce che tradisce un po' di agitazione.
"Tranquillo Federico, non sei nei guai" prova a rassicurarmi lui con un sorriso. Ricomincio a respirare più lentamente.
"Qualche cambio tattico?"
"Nemmeno, voglio solo che tu stia rilassato e concentrato come sai, va bene? È probabile che nelle ultime partite ti sia sentito un po' bistrattato da me ma voglio assicurarti che conosco il tuo immenso potenziale e so che sei l'asso vincente di questa squadra. Sei pieno di talento, non segnare per un po' di gare non deve scoraggiarti"
Lo guardo sorpreso, mi aspettavo di tutto ma non questo.
Di solito il mister Sousa è molto distaccato nei nostri confronti ma è un grande allenatore.
"La ringrazio mister, capisco perfettamente che quando una prestazione non è brillante è necessario fare delle sostituzioni. Ho imparato che nella vita bisogna sempre lottare per prendersi ciò che si vuole e non ho intenzione di abbattermi" rispondo, ora molto più sicuro.
So qual è il posto che merito in questa squadra e farò di tutto per riprendermelo.
Lui annuisce rivolgendomi un sorriso, per poi regalarmi una pacca sulla spalla che spezza l'atmosfera seria.
"Avevi paura di non essere titolare, dii la verità"
Faccio una risatina nervosa.
"In effetti mi sarebbe dispiaciuto"
"Ah non mi sarei mai permesso, Federico. I tuoi compagni mi hanno detto che oggi hai urgenza di segnare... c'è la tua ragazza qui, giusto?" mi chiede, con fare bonario e vagamente divertito.
Arrossisco di botto, grattandomi la nuca in imbarazzo.
Ma possibile che i ragazzi non sappiano tenersi niente per loro? Che figura di merda.
Credo che le mie orecchie siano diventate più rosse delle strisce sulla maglia del Cagliari.
"In effetti sì... speravo di farle una sorpresa" rivelo.
"In tal caso ti assicuro che sia io che lei saremmo molto contenti" dice divertito.
Non vale mister, approfittare della mia riservatezza è un colpo basso.
Non so cosa rispondere, l'imbarazzo mi ha ammutolito e lui sembra godersi particolarmente il momento.
"È una ragazza fortunata eh?"
Mi apro in un sorriso stavolta più spontaneo.
"Diciamo che sono più fortunato io"
"Allora devi proprio farlo questo goal, diciamo che se segni poi me la presenti, va bene?"
Scoppio a ridere, il viso ancora un po' arrossato per la vergogna.
"Va bene mister, glielo prometto"
"Ora fila a riscaldarti, su!"
Batte le mani un paio di volte ed io corro dagli altri con ancora il sorriso sul volto.
Se non altro ora sono meno in tensione.
Dopo un'altra decina di minuti il vice ci dice che è il momento di andarci a preparare negli spogliatoi, mentre il preparatore atletico comincia a mettere via l'attrezzatura.
Diretto verso il tunnel, alzo per un attimo lo sguardo in direzione del settore ospiti: è facile individuare Giulia seduta proprio in prima fila.
Appena mi nota agita una mano per aria per salutarmi, sorridendo luminosa.
Ricambio il gesto facendole un occhiolino prima di seguire i ragazzi dentro.
Ora sono davvero pronto.
Quando sei negli spogliatoi, nei minuti che precedono il fischio d'inizio, il tempo sembra congelarsi, qualunque sia il match che ti aspetta.
Ognuno si isola come può, chi con la musica per esempio o c'è chi ha i suoi riti scaramantici.
Io non parlo e mi metto a pensare rapidamente a tutto quello che ho passato per essere qui: le due ore di auto da ragazzino soltanto per andare agli allenamenti, tutti i sacrifici dei miei genitori, la gavetta nelle divisioni minori, il salto di qualità con il Crotone, l'arrivo in Serie A, la convocazione per l'Europeo.
In questo modo mi ricordo che se mi impegno e do tutto me stesso posso superare anche ostacoli all'apparenza insormontabili.
L'importante è gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Questo breve viaggio mentale fatto mentre infilo parastinchi e scarpini serve a darmi la giusta carica per entrare in campo, complice anche un po' di buon rock nelle cuffiette.
Naturalmente ritrovarci sotto di un goal dopo nemmeno due minuti non era nei piani di oggi.
"Dai ragazzi avanti, è appena iniziata!" ci incita Nikola, sotto il sole cocente di Cagliari.
Ci mettiamo dei buoni venti minuti per pareggiarla, dopo aver lottato come leoni su ogni pallone, ed è proprio il nostro croato a siglare l'uno a uno.
Non ho idea di quanto ho corso da quando è iniziata la partita, fatto sta che dopo una manciata di minuti dal suo goal Nikola diventa anche assist-man regalandomi un pallone perfetto che io, dopo uno scatto sulla fascia, metto di piatto alle spalle del portiere.
Siamo in vantaggio, fanculo, ce l'abbiamo fatta!
Sento le urla dei miei compagni nelle orecchie ma io penso solo a correre verso il settore ospiti, dove c'è Giulia.
Vedo solo lei.
Lei che mi guarda sorridendo, felice e sorpresa allo stesso tempo.
"Fede! Hai segnato! Che fai qui?! Vai in campo a festeggiare!" mi urla ridendo, quando le sono praticamente ad un palmo dal naso, poggiato alle protezioni che separano il campo dagli spalti.
"Che ci faccio qui? Ti bacio, così tutta Italia vede quanto ti amo" dico rapidamente, prima di unire le nostre labbra.
Non è un bacio lungo, passionale o particolarmente intimo, dopotutto il luogo non lo concede, ma è ancora più nostro di tutti gli altri.
La sento sorridere contro la mia bocca mentre un coro di applausi ci circonda; mi sembra di essere in un sogno, in un'altra dimensione.
Eppure è durato tutto pochissimi secondi.
Ci stacchiamo e prima di tornare in campo a prendermi gli abbracci dei miei compagni le regalo una carezza sulla guancia.
"Fede!" mi chiama, mentre Davide e Cristian mi gettano le braccia al collo festanti.
Mi giro verso di lei e nonostante il chiasso generale che mi circonda la sento forte e chiaro mentre mi urla: "Ti amo!"
Torniamo in campo, pronti a ricominciare con la rimessa del portiere.
È questo il bello delle esultanze, pensi siano durate una vita perché ogni cosa è amplificata, invece è accaduto tutto in pochissimo tempo.
Questa di oggi sembra proprio essere la mia giornata.
Dieci minuti dopo con un'azione tutta personale regalo alla squadra un'altra rete che, devo dirlo, è davvero uno dei miei migliori goal, poi contribuisco anche al successivo vantaggio di Nikola offrendogli un ottimo pallone.
Finisce tre a cinque, è stata una partita spettacolare ed io non mi sono mai sentito più vivo di così sul campo.
Quando l'arbitro fischia tre volte mi lascio cadere sul manto erboso, sorridendo come un bambino; sono esausto e ho i muscoli che gridano pietà ma sono felice, felice da far schifo.
Ricevo i complimenti da tutti, a cominciare dai ragazzi per poi passare al mister e già si vocifera di volermi nominarmi uomo del match per questa giornata.
Una volta negli spogliatoi uso quelle poche energie che mi rimangono per prepararmi velocemente, accompagnato dai commenti divertiti dei miei compagni.
"Qui qualcuno ha fretta...!"
Questo è Davide, col suo solito tono allusivo.
"Comunque baci proprio da schifo, Fede! Non c'era nemmeno un po' di lingua!"
Ecco, una cosa del genere la poteva dire solo Cristian.
Tutti ridono, me compreso, mentre mi sistemo il colletto della polo viola.
"Non do sfoggio delle mie prestazioni davanti a tutti!" esclamo, lanciando un'occhiata al mio compagno che è un misto di divertimento e falsa modestia.
"Ma sentilo! È arrivato Rocco Siffredi!" mi sfotte Matías, tirandomi dietro un paio di calzettoni da gioco appallottolati che scanso per un pelo.
Metto il borsone in spalla ed esco, ancora tra le risate generali dello spogliatoio sulla pessima mira del nostro Vecino.
"Ci vediamo dopo al pullman ragazzi!"
Prima devo assolutamente salutare Giulia, il suo traghetto parte un po' prima del nostro.
Dopo un paio di soste obbligatorie con i giornalisti esco per l'uscita secondaria, trovandola nel parcheggio sotterraneo proprio come avevamo programmato ieri sera.
Appena mi vede mi corre incontro, gettandomi le braccia al collo.
Io lascio cadere il borsone e la stringo a me, godendomi il profumo fruttato dei suoi boccoli biondi.
"Non posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere" mormora, la voce piena d'emozione.
Sorrido, contento di aver colto nel segno.
Conosce il mio carattere, sa quanto fuori dalle righe sia per me questo gesto.
Ma per lei questo ed altro.
"Ancora dubbi sulla serietà delle mie intenzioni?" le chiedo, scherzando.
Mi guarda negli occhi e ci scambiano un sorriso sincero.
Giulia si sporge verso di me e mi lascia un bacio casto sulle labbra.
"Nemmeno uno" risponde a voce bassa.
Le sistemo un ricciolo ribelle dietro l'orecchio, osservando incantato il suo viso dolcissimo.
Solo ora noto che ha addosso la mia maglietta.
Giulia, accorgendosi che la sto guardando, si volta e felice come una bambina mi fa notare bene il numero dieci e il mio cognome stampati sopra.
"Ti piace?" chiede, al settimo cielo.
"Pensavo dovessi metterla visto che sono la tua ragazza, giusto?"
La stringo nuovamente a me, lasciandole tanti baci sulla guancia.
Vederla con questa casacca addosso mi fa uno strano effetto, in senso buono.
È unica ed è mia.
Con dei piccoli gesti riesce a rendermi felicissimo.
"Sei ancora più bella così, piccola"
È un nuovo inizio questo, per noi e per la nostra storia. Non credo di poter chiedere di meglio.
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