1 | Come se ti avessi sempre conosciuto

26 agosto 2016



Avete presente quando vi colpiscono dritto in faccia e vi sentite completamente frastornati? Ecco, ieri sera quando ho visto per la prima volta Giulia ero messo più o meno così.
Ho dormito di merda, tutto il resto della notte a rigirarmi nel letto e a pensare a lei. Tutto il tempo.
I capelli biondo cenere, gli occhi chiari come i miei, il vestitino azzurro che portava... ho imparato a memoria ogni suo tratto.
La palla di Mauro mi arriva addosso e quel poco di buon senso che mi rimane mi permette di stopparla di petto prima di ritrovarmela sul viso.
"Sei proprio sballato stamattina Federì!" esclama divertito il mio compagno.
Non sa quanto ha ragione.
E' una situazione frustrante, sul serio. Non sono abituato a queste stronzate da film: colpo di fulmine e cazzi e mazzi vari.
Eppure, porca puttana, non vedo l'ora che Giulia arrivi qui al centro d'allenamento. Cazzo.
"Te lo dico io perché sta così...!"
Lancio un'occhiataccia a Cristian, che mi fissa malizioso.
"C'è di mezzo una certa Giulia!"
Alzo gli occhi al cielo al commento di Davide, accolto da un coro d'approvazione dei miei compagni.
Che palle.
"Ragazzi, con amore, vaffanculo"
Borja mi stritola una guancia con fare bonario: "Carino il nostro innamorato imbambolato"
Quasi mi prende un colpo.
Innamorato?! Io?! Col cavolo.
Sto per rispondergli a tono, vagamente stizzito, dicendogli che stamattina hanno sbattuto tutti la testa, quando alzando lo sguardo incontro degli occhi verdi dannatamente familiari.
Giulia mi sorride timidamente, accennando un movimento con la mano per salutarmi.
D'un tratto le parole dirette a Borja mi muoiono sulle labbra e parto spedito nella direzione in cui c'è lei, a bordo campo.
Me ne frego anche dei commenti divertiti dei ragazzi alle mie spalle, è come se vedessi solo Giulia.
Io, Federico Bernardeschi, 22 anni, che non ho mai avuto né pensato di avere una storia seria, sempre e solo concentrato sul calcio e sugli amici.
Cristo, devo essere proprio matto.
"Sei venuta" dico meravigliato, quando siamo abbastanza vicini.
Non lo ammetterò mai ma l'ansia che potesse non presentarsi mi tormentava.
"Certo...! Perché, avevi cambiato idea?" mi chiede, incerta.
Col cazzo.
Se non la vedevo subito iniziavo a dare di matto.
"Scherzi? Ora ti mostro quanto sono forte pure in allenamento!"
Lei ride scuotendo la testa ed io faccio un mezzo sorriso, passandomi una mano tra i capelli sudati.
"Ma come siamo convinti...!"
"Poi vedi" le dico sicuro, lasciandole un bacio sulla guancia prima di tornare dagli altri.
Posso giurare che abbia trattenuto il respiro per un attimo e al pensiero sorrido, mentre mi avvio verso il centro del campo.
Non mi giro ma sono certo che sia arrossita come una bambina.
Sono sempre stato consapevole dell'attrazione che suscito nelle ragazze, è sempre stato un bel motivo d'orgoglio, ma conoscere l'effetto che ho su Giulia... è un'altra cosa, un'altra sensazione.
Questo pomeriggio mi alleno che è una favola.
Non che di solito sia deconcentrato o cosa, ma la consapevolezza di avere gli occhi di Giulia puntati addosso mi spinge a fare ancora meglio.
Al momento di tirare le punizioni, dopo la partitella, faccio un signor goal e le rivolgo un cenno vittorioso ed un occhiolino.
Quando il mister annuncia la fine della sessione di oggi la raggiungo prima di entrare negli spogliatoi a farmi una doccia.
"Allora, come ti è sembrato?"
"Siete fortissimi! Fantastici tutti!"
Si vede che ama il calcio, ha gli occhi che brillano.
"Ed io?" chiedo ingenuamente, mettendo su la miglior faccia da schiaffi del mio repertorio.
Giulia sorride e si arrischia ad allungare una mano verso il mio viso ancora accaldato per l'allenamento; mi sfiora la guancia con due dita tremanti. Spero che non lo noti ma il suo tocco appena accennato mi fa venire la pelle d'oca.
Merda Giulia, ma che mi stai facendo?
"Non hai bisogno di sentirtelo dire" mi risponde leggermente divertita, interrompendo il contatto.
Mi accorgo solo ora di non aver mai distolto lo sguardo dal suo.
"Ho bisogno di sentirmelo dire... da te" dico a bassa voce, senza pensarci un attimo.
La distanza che ci separa è nulla, io appoggiato con i gomiti al muretto basso che circonda il campo e lei proprio di fronte a me.
Basterebbe un niente, solo spostare la testa in avanti per baciarla.
"Sei stato bravissimo, Federico"
Il mio nome, pronunciato da lei quasi in un sussurro, mi sembra la parola più bella del mondo in questo momento.
Mi impongo di calmarmi, sto già partendo con la testa.
Non posso baciarla cazzo, ci conosciamo da meno di ventiquattro ore.
Mi fissa con il suo sguardo limpido e dolce, dannatamente dolce.
Mi scava dentro.
Non guardarmi così Giulia altrimenti non so che ti faccio.
"Io entro adesso... sei venuta in auto?"
E l'idillio finisce.
Dovevo, altrimenti l'avrei baciata senza preavviso davanti a tutti.
"No, con il pullman"
"Okay, dammi dieci minuti poi andiamo a prenderci qualcosa e ti riaccompagno a casa"
Mi fissa divertita, con un sopracciglio inarcato.
"Hai già programmato tutto? E se dicessi di no?"
È la prima volta che usa del sarcasmo.
Allora non sei poi così innocente, bimba.
Mi avvicino quanto basta per sussurrarle all'orecchio.
"Nessuna dice di no a Federico Bernardeschi" le dico, spavaldo.
Lei mi guarda un po' indispettita, le braccia strette al petto.
"Io non sono una delle fotomodelle che ti porti a casa tu, Federico"
Le sistemo un ciuffo biondo ribelle e le sorrido.
"Lo so" rispondo solamente, prima di dirigermi verso gli spogliatoi.
E fidatevi, lo so veramente.


#


Dopo la doccia più rapida della storia e la solita manciata di minuti per aggiustarmi i capelli esco finalmente pronto, alzandomi il colletto della polo della società.
Giulia è seduta sul muretto di prima, le gambe a penzoloni e lo sguardo che vaga curioso intorno a sé, finché non mi vede.
"Allora, andiamo?"
"Quindi è un sì?" le chiedo, con aria trionfante.
Lei mi punta l'indice al petto, prova a fare la seria ma non riesce a nascondere un sorriso.
"Non so con chi tu creda di avere a che fare Federico, ma io...–" la interrompo.
"Con Giulia, questo scricciolo qui. Non è che medito di sbatterti al muro appena mettiamo piede fuori di qui eh"
Mezza verità.
"Non so se prenderlo come un complimento"
Scoppiamo entrambi a ridere.
"E chiamami Fede" le dico, mentre ci avviamo alla mia macchina.
Giulia mi guarda curiosa.
"E' più... informale" spiego, con un'alzata di spalle.
Butto il borsone sul sedile posteriore e le apro la portiera.
"Non ti facevo uno galante" mi prende in giro lei.
"E' un caso" ribatto, ugualmente divertito
Infatti è così.
Io galante? E dove si è visto mai.
Sono affettuoso piuttosto, anche parecchio se voglio, ma mai con una ragazza.
Ho anche ventidue anni, insomma capitemi...
"Che ti va di mangiare?" le chiedo, guidando tra le bellissime strade di Firenze.
"Mh..." – ci pensa un attimo su – "...un gelato!"
Scoppio a ridere, sa essere proprio una bambina.
"Ma quanti anni hai?!"
"Ventidue, anche se non si chiede, scostumato!" esclama, dandomi un buffetto scherzoso sul braccio.
E' sempre un po' imbarazzata con me ma ora si sta aprendo molto e la cosa mi fa piacere.
"Avrei detto dodici" la prendo in giro, lanciandole uno sguardo provocatorio.
"Di te dicono dieci!" ribatte, le guance rosse.
"E che dicono? Che sono un bambino cattivo?"
"No ma ci sarei arrivata" risponde, mentre parcheggio davanti ad una delle gelaterie più famose di Firenze. Qui il gelato è stratosferico.
La guardo di sottecchi, vuole fare la stronza ma non ci riesce e mi fissa con una smorfia imbarazzata e divertita.
E' bellissima.
"Come lo prendi il gelato?" le chiedo, una volta scesi.
"Vaniglia e pistacchio"
Che altro potevo aspettarmi da una tipa semplice e delicata come lei?
"Scommetti che indovino il tuo?" mi sfida, mentre pago i due coni alla cassa.
Sorrido scuotendo la testa.
"Buona fortuna"
Invece di fissare la vasta scelta di gelati guarda me, di nuovo con quello sguardo che mi fa andare fuori di testa.
Non guarda solo quel bel pischello di Federico, no, lei guarda anche quello che c'è dentro.
"Limone e cioccolato"
Sgrano gli occhi, fissandola dalla testa ai piedi.
Come diavolo ha fatto?!
"Ah ah, stavolta goal per me bomber!" esclama vittoriosa, mentre il gelataio le porge il suo cono.


#

Mangiamo passeggiando tranquillamente per le vie del corso, osservando di tanto in tanto i lavori degli artisti di strada.
Firenze grida arte da ogni mattone.
"Ancora non mi hai detto come hai indovinato il gelato" le ricordo, interrompendo il suo discorso su non so cosa.
Vorrei ascoltarla, sul serio, ma il suono della sua voce mi manda in tilt e mi fa finire con la testa tra le nuvole. Che cosa ridicola.
"Beh... è un po' come te, no? Voglio dire, a prima vista sei proprio come il gelato a limone, freddo e un po' aspro. Oserei dire che sei proprio un playboy antipatico, Fede" dice ridacchiando.
"Ma dietro quella faccia da bello ed impossibile sei dolce come il cioccolato, ne sono certa"
Mi blocco, scosso dalle sue parole.
Ha capito tutto questo di me dopo mezza serata e qualche ora oggi pomeriggio? Soltanto guardandomi e parlandomi?
"Scusa, ho detto qualcosa che non va?" mi chiede Giulia, in imbarazzo, notando il mio mutismo.
"No no, assolutamente. Sono solo... niente, lascia stare"
Mi fissa curiosa ma non aggiunge altro.
Vorrei dirle che è tutto okay, che sono rimasto sconvolto dall'abilità con la quale mi ha capito, ma preferisco restarmene zitto anche io mettendoci in un silenzio un po' scomodo mentre continuiamo a camminare.
"Senti, è quasi ora di cena e dovrei tornare a casa, ho delle cose da finire per un articolo..." mormora a disagio.
"Sì certo, andiamo"
Vive in una zona residenziale al Campo di Marte, non lontana dallo stadio.
Anche il viaggio in macchina è silenzioso, vorrei dire qualcosa ma non so cosa, che situazione del cazzo.
Arrivati di fronte al condominio la faccio scendere e lei mi saluta timidamente.
"Allora ci vediamo Fede..."
Si gira senza aggiungere altro ma io la riprendo per un polso.
Ah, al diavolo tutto.
"Non so come ci sei riuscita Giulia, ma mi hai capito in così poco tempo... Non mi era mai successo, con nessuno"
La mia stretta è gentile e lei non si ritrae, rimanendo a pochi centimetri da me.
Mi sorride.
"Voi maschi siete tutti così, appena scopriamo il vostro lato tenero andate subito in crisi" scherza ed io rido con lei.
Profuma di buono Giulia, di cannella e vaniglia, e il suo sorriso visto da così vicino è incredibile.
Il cielo sopra di noi passa dal rosso al blu mentre, con gli occhi che si cercano, le nostre risate si spengono.
"Ho una voglia malsana di baciarti" le dico senza peli sulla lingua, troppo perso ad ammirare il suo viso.
Incredibilmente è lei a fare il primo passo, azzerando la distanza tra di noi.
Le nostre labbra si scontrano in modo dapprima goffo ma poi l'attiro a me, liberandole il polso ed avvicinandola per i fianchi.
Lei mi circonda il collo con le braccia, sfiorandomi i capelli.
Le tormento il labbro con la lingua fin quando lei non mi lascia libero accesso alla sua bocca.
E' come se l'universo intorno a me si fosse fermato, in modo ancora più netto della scorsa sera.
Mi sta portando tre metri sopra il cielo.
Quando ci stacchiamo abbiamo entrambi il fiatone, le sue guance sono colorate di rosso.
Non credo di aver mai baciato così una ragazza.
Non era solo passione, c'era tanto di me in quel bacio.
"Allora... ci vediamo, Fede?"
Sorrido, vedendola persa nei miei occhi.
L'avvicino con meno delicatezza per un altro bacio, lei sospira di sorpresa contro le mie labbra.
"Certo, bimba"
Me ne torno a casa così, con l'immagine del suo viso arrossato e le labbra gonfie in testa, già consapevole di essermi messo nel casino più grande della mia vita.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top