5. Carte
Scendemmo in cucina, e trovammo zia Iris e Mirca ad aspettarci.
Ci accomodammo al tavolo insieme a loro, e vedere quella tavola imbandita con cose familiari come i piatti in ceramica luccicanti con il bordo dorato, la tovaglia a fiori viola con i tovaglioli abbinati, e i bicchieri di colori diversi, mi fece tornare con la mente a Redwood. Quanti pranzi e quante cene passate a casa di Mirca in quella casa che, infondo, era un po' anche casa mia.
Volevo davvero molto bene a Mirca. Per me era come una seconda zia, ed ero contenta del fatto che avrei potuto vederla per tutto l'anno e non solo d'estate.
Il mio problema era soltanto con Riven, che se avesse deciso di trasferirsi in un altro universo mi avrebbe fatto solo che un piacere. Mi ero sempre chiesta come facesse ad avere un carattere così insopportabile se era cresciuto con Mirca, una donna così dolce e premurosa. Ma quella sua indole ostile, usciva solamente quando si trattava di me. Con Mirca, zia Iris e la professoressa Standler, Riven era il ragazzo perfetto. Era gentile, educato, amabile, e io che ero abituata a riconoscere il modo bugiardo in cui si comportava quando si rivolgeva a me, riuscivo a distinguere impeccabilmente quando si comportava bene con spontaneità, e quando lo faceva perché costretto a mantenere la facciata da bravo ragazzo. Le occhiate che mi lanciava sempre mentre parlava con me o di me davanti agli altri, rigorosamente in modo pacato, calmo e con un sorriso smagliante sul volto, erano inequivocabilmente piene di odio.
E lo stava facendo anche in quel momento, seduto di fronte a me. Un sorriso luminoso e affascinante, da angelo, ma degli occhi cupi e perfidi, che sembravano mordermi la carne e l'anima.
«Iris, questa focaccia è deliziosa» esordì Riven, dopo averne addentato un pezzo.
«Oh, ti ringrazio, caro! Rose mi ha aiutata a prepararla, se non fosse intervenuta lei non sarei riuscita ad impastarla! E poi, me la stavo pure dimenticando, prima di venire qui!» trillò zia Iris, e ridemmo tutti quanti.
«Sei sempre la solita, Iris!» esclamò lui scherzosamente. «Allora faccio i complimenti anche a te, Rosaspina».
Mi rivolse uno sguardo profondo e malizioso, e un sorriso smagliante e perfetto.
Quella sera aveva proprio voglia di mettermi in difficoltà.
«Grazie, Riven. Sono felice che ti piaccia» risposi, sorridendo con le labbra serrate, resistendo faticosamente all'impulso di abbassare la testa per nascondere il mio viso imbarazzato.
«Allora... Racconta tutto, Mirca! A Rose non ho ancora detto nulla, e immagino che anche Riven non sappia alcune cose!» disse euforicamente zia Iris, infilzando un pomodoro ripieno con la forchetta.
«Oh, certo! Ho aspettato stasera perché volevo che fossimo tutti insieme!» rispose lei, «Ma per prima cosa, siete contenti, ragazzi? Io e Iris ci siamo impegnate tanto per organizzarvi questa sorpresa. Non è stato facile iscrivere Riven a scuola con così pochi mesi di preavviso e all'ultimo anno, ma con un po' di insistenza ci sono riuscita! E poi, ovviamente, ho fatto pressione alla preside per farvi mettere nella stessa classe!».
«Ne sono felicissimo, è stata una sorpresa stupenda. Grazie, zia» esclamò Riven ancora prima che potessi dire qualcosa, avvicinandosi a Mirca e dandole un dolce bacio sulla guancia.
Poi Mirca e zia Iris restarono in silenzio, e mi resi conto che mi stavano osservando in attesa della mia risposta.
«Anche per me è stata una bellissima sorpresa. Sono felice di essere in classe con Riven! In sua compagnia il mio ultimo anno sarà ancora più bello di quanto avessi immaginato» sorrisi, e feci gli occhi dolci a Riven. Le zie se ne accorsero, e si scambiarono uno sguardo soddisfatto.
Trovai il piede di Riven allungato sotto al tavolo, e lo pestai con forza. Le sue scarpe di tela non avevano speranze contro i miei anfibi platform. Lo vidi sussultare, e io ricambiai con un sorriso compiaciuto.
Era una cosa che facevo spesso, ai pranzi e alle cene, per fargli capire quanto disprezzavo quelle situazioni di falsità in cui eravamo costretti a parlare bene l'uno dell'altra e a fingerci amiconi.
«Oh, e io e Riven abbiamo una cosa da dirvi a riguardo. Dato che siamo in classe insieme e ci conosciamo, la professoressa di storia dell'arte mi ha chiesto di aiutare Riven con il programma fuori dall'orario scolastico, non è magnifico?» dissi, senza mollare la presa sulla scarpa di Riven e premendo ancora di più.
«Ma è grandioso! Grazie, Rose, per il tuo prezioso aiuto. Sono certa che sarete ottimi compagni di studio!» rispose Mirca, con un grande sorriso.
«È solo perché le danno crediti extra!» esclamò Riven con voce graffiante e più sfacciata del solito, facendo cadere per un attimo la sua maschera.
Ma me ne accorsi solo io, perché le zie risero a quella che secondo loro era una battuta.
Strattonò via il suo piede dalla mia morsa.
«È vero che mi daranno dei crediti, ma lo sai che non è così, sciocco. Lo faccio molto volentieri, lo avrei fatto anche se non me lo avessero chiesto» dissi, sorridendo amabilmente.
Lui ricambiò con un'espressione gentile e rise, tornando a recitare impeccabilmente.
«Beh, Mirca, ora sei tu a doverci raccontare un po' di cose!» esclamai, inzuppando un pezzo di focaccia nella salsa al formaggio.
«Non c'è molto da raccontare, in realtà. Non stavo cercando un nuovo lavoro, ma mi ha contattata la gioielleria di Dawnguard per farmi una proposta. Mi hanno detto che ancora nel periodo di Natale dell'anno scorso, durante la fiera dell'artigianato in città a Redwood, avevano visto il mio banchetto ed erano rimasti colpiti dalle mie creazioni. Sapevano che a settembre sarebbe andato in pensione Martin, uno dei loro artigiani, e stavano cercando un'altra persona. Si sono ricordati di me e mi hanno chiamata! Inizierò tra due settimane, quando il signor Martin se ne andrà!»
«Wow! Complimenti, è fantastico!» risposi euforica.
Ero davvero felice per lei. Sin da quando ero piccola l'avevo vista creare gioielli, fondere metalli, incastonare pietre luccicanti, e tutte le sue creazioni erano a dir poco meravigliose. Per lavoro li vendeva alle fiere organizzate in città, e aveva anche un sito, che però aggiornava solo quando aveva occasione di spostarsi dal bosco, dove internet era inesistente. Ogni tanto riceveva degli ordini e li spediva, e negli ultimi anni grazie al passaparola le sue creazioni erano diventate sempre più popolari.
Ora capivo perché, nonostante Mirca amasse Redwood, aveva deciso di trasferirsi: quella era un'occasione imperdibile.
«L'ho tenuto nascosto a tutti, tranne a Iris che mi ha aiutata moltissimo a trovare una casa, iscrivere Riven a scuola e organizzare il trasloco. Riven ha saputo tutto solamente ieri, quando voi due siete partite per tornare qui a Dawnguard! Ma non gli avevo detto che saremmo venuti qui, e tantomeno che avreste frequentato la stessa scuola! Io e Iris non vedevamo l'ora che voi lo scopriste!».
«Devo dire che inizialmente mi sono arrabbiato. È stato un po' sconvolgente pensare di trasferirsi da un giorno all'altro. Ma per questa sorpresa... Ne è valsa la pena» disse Riven.
«Siamo dovuti partire un po' di fretta per non far perdere il primo giorno di suola a Riven, infatti tante cose sono rimaste a Redwood. Ma nei prossimi giorni ci tornerò per impacchettare le cose rimaste, e poi il servizio per traslochi ci poterà qui tutto quanto» disse Mirca, appoggiando una mano sulla spalla del nipote, come per confortarlo del fatto che presto avrebbe riavuto tutte le sue cose.
Finimmo di cenare, e poi restammo a chiacchierare del trasloco, del lavoro e della scuola per ancora qualche ora.
«Cavoli, sono già le undici e mezza!» trillò Mirca, quando si accorse per puro caso dell'ora guardando distrattamente l'orologio sulla parete.
«Oh! Ci siamo proprio persi in chiacchiere. Direi che è il momento di salutarci, allora. Non vogliamo farvi fare tardi, ragazzi, domani avete scuola!» esclamò zia Iris, alzandosi frettolosamente dal tavolo.
Mentre per le zie il tempo sembrava essere passato velocemente, per me sembrava andare fin troppo lento, come ogni volta in cui dovevo stare insieme a Riven fingendo che mi stesse simpatico e in cui dovevo per forza rivolgermi a lui, per di più in tono gentile.
«Ti serve una mano a sistemare, Mirca?» le chiesi alzandomi.
«No cara, non ti preoccupare!» rispose lei, venendo verso di me e stringendomi in un abbraccio. «Grazie per essere venuta e per l'aiuto prezioso che darai a Riven».
«Grazie a te per la serata!» risposi, ricambiando la stretta per poi sciogliere l'abbraccio.
Ed ecco arrivare la parte che più odiavo in assoluto.
«Buonanotte. Ci vediamo domani, Rosaspina» disse Riven, avvicinandosi a me per darmi un bacio poco più che sfiorato sulla guancia. Lo aveva sempre fatto per salutarmi quando eravamo insieme alle nostre zie, non c'era stata una volta in tutti quegli anni in cui se ne fosse dimenticato. Avevo provato più volte a chiedergli perché lo faceva, e la risposta era sempre la stessa: "così è più credibile".
Più credibile o no, io detestavo quel gesto. E ogni volta che tornava a guardarmi dopo quel bacio con il suo solito falso sorriso angelico, era impossibile non cogliere la scintilla di disprezzo nel suo sguardo.
«Buonanotte! E grazie ancora per tutto» li salutò zia Iris, avviandosi verso la porta.
«Buonanotte» dissi io, seguendola.
Mirca ci ringraziò di nuovo aprendoci la porta, e uscimmo di casa.
***
«Sai, sono felice che ora tu e Riven potrete stare sempre insieme non solo per l'estate» disse zia Iris, appena entrammo in casa.
Vorrei aver potuto dire lo stesso ed essere altrettanto contenta.
«Anche io» risposi in modo pacato, quando sentivo graffiare in gola la voglia di buttare fuori tutto, e di dire a zia Iris la verità sul nostro rapporto.
Con lei potevo parlare di ogni cosa, era brava ad ascoltare e a dare consigli, ma riguardo a quello non potevo dirle proprio nulla. Purtroppo.
«Ethan è geloso?»
Quella domanda mi fece sbarrare gli occhi e il mio cuore saltò un battito.
«In che senso? Che vuoi dire?» farfugliai.
«Gli avrai parlato di Riven, no? Insomma, quello che intendo dire è che siete molto amici, vi conoscete da tanti anni... E il comportamento di Riven nei tuoi confronti è inequivocabile» rispose lei, sedendosi sulla sua poltrona in velluto rosa antico.
Io mi sedetti sul divano, accanto a lei. Avevo già capito che non aveva intenzione di abbandonare la conversazione a breve.
«Non credo di star capendo, zia» dissi, ancora più perplessa.
«Ti tratta sempre bene, con garbo e classe. Riven è sempre stato un ragazzo cortese, ma con te lo è particolarmente».
Non avrebbe mai detto quelle cose su di lui, se solo avesse saputo com'era veramente.
Io risposi con il silenzio.
«Ti ha sempre chiamata Rosaspina. Tu non ti sei mai fatta chiamare così da nessuno, se non da lui. Ti saluta sempre con un bacio, ti sorride in un modo così radioso, e sembra davvero felice quando siete insieme».
Tutte bugie. Tutte recite.
«Secondo me gli piaci!» trillò senza riuscire a trattenere l'emozione. «Ma non vuole farsi avanti perché sa che stai insieme ad Ethan!».
Avvampai in meno di un secondo.
Eravamo davvero così bravi a fingere? Buono a sapersi. Ma non potevo lasciare che lei pensasse una cosa simile di me e lui. Era già abbastanza che pensasse fossimo grandi amici.
«Zia, ma che dici? Io e lui siamo soltanto amici. E lui mi vuole bene, ma non fino a quel punto» dissi, cercando di mantenere la calma.
«Dai, Rose! Lo sai che la zia ci vede lungo su queste cose!» esclamò con voce squillante, provando a farmi cambiare idea.
«Lo so, ma su questo ti sbagli di grosso».
«Ethan sarà molto geloso ora che Riven sarà nella tua classe e vi dovrete vedere tutti i giorni... Io lo so già!».
E con quelle sue parole capii immediatamente perché quel pensiero stava frullando nella sua testa.
«Fatti gli affari tuoi!» sbottai alzandomi di scatto. «Hai fatto di nuovo le carte su di me! Ti ho già detto cento volte di non farlo!».
Zia Iris, per quanto potesse essere strano, di lavoro faceva la cartomante. Leggeva i tarocchi e gli oracoli alle persone, ed era molto brava a farlo. Aveva un intuito davvero forte, e oltre alle carte sembrava riuscire a leggere anche le persone, grazie alla sua perspicacia.
Più volte si era impicciata nei miei affari facendo le carte su di me senza dirmelo, e io mi arrabbiavo sempre. Io, anche se rimanevo sempre un po' scettica, sotto sotto credevo in quelle cose, perciò per me era come se mi spiasse.
Ma non era infallibile, e questa volta si sbagliava di certo.
«Scusa, Rose! Non ho resistito, ero troppo curiosa di sapere come sarebbe andata tra di voi dopo il suo trasloco!» disse, prendendomi la mano.
Sbuffai. «Non farlo più» sbottai duramente. «Vado a dormire»
«Buonanotte, Rose. Ci vediamo domani!» esclamò, dimenticandosi subito del mio scatto di rabbia.
«Buonanotte, zia».
Salii in camera, e mi preparai per andare a dormire.
Nel mio letto, circondata solo dal silenzio della notte, ripensai alle parole di zia Iris. Ethan sarebbe stato davvero geloso di Riven? Lui lo aveva sempre odiato per il modo in cui mi trattava. Ogni anno quando ci vedevamo dopo l'estate gli raccontavo delle giornate passate insieme a Riven tra silenzi pieni di tensione, perfetti teatrini e occhiate ostili, e gli parlavo delle volte in cui lui mi confessava apertamente l'odio che provava per me senza mai dirmi il motivo. E lui si arrabbiava sempre, dicendo cose non molto carine sul suo conto. Ma come sarebbe stato ora che la presenza di Riven sarebbe stata costante e all'ordine del giorno? Lo avrebbe conosciuto e lui, come aveva fatto con Matilda, Lila e tutta la nostra classe, si sarebbe comportato in maniera impeccabile, nascondendo la sua vera essenza fatta di cattiveria, che mostrava sempre e solo a me.
Riven in presenza di Ethan mi avrebbe trattata con gentilezza ed educazione, come era suo solito fare quando eravamo insieme ad altre persone, e Ethan come avrebbe reagito? Sicuramente, come tutti gli altri, anche lui lo avrebbe visto come un ragazzo affascinante, e sapere che era proprio quel ragazzo attraente e premuroso quello con cui passavo tutte le estati e con cui avrei dovuto trascorrere i miei pomeriggi dopo la scuola, avrebbe scatenato la sua gelosia. Speravo davvero che non si lasciasse ingannare dalla sua apparenza e che mi ascoltasse.
Finché eravamo a Redwood e si trattava di mentire sul rapporto che avevo con Riven solamente alle nostre zie, la cosa era fattibile e ormai non mi causava più particolari preoccupazioni, mi ci ero abituata. Ma come sarei riuscita a continuare a mentire anche nella mia città, davanti a tutti? Quelle bugie che tanto detestavo dire mi avrebbero logorata lentamente.
Desideravo con tutta me stessa che lui la smettesse di atteggiarsi in quel modo, e che almeno provasse ad odiarmi un po' di meno, come gli avevo chiesto prima di cena.
Cercai di non pensarci, di mettere da parte i turbamenti, e mi lasciai andare al sonno.
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Ciu :3 tutto bene?
Oggi un capitolo un po' striminzito, ma che spero vi sia piaciuto lo stesso!
Secondo voi le carte di zia Iris sono affidabili?
Intanto vi faccio una confessione: ho voluto inserire questo lato di zia Iris perché io leggo i tarocchi! :3
Un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo! :3
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