25. Purezza 🌶️

Le sue labbra calde, morbide e carnose erano premute sulle mie, e la sua mano mi accarezzava dolcemente il fianco.

Restai rigida, congelata, con gli occhi sbarrati, incapace di realizzare ciò che stava succedendo.

Lui si staccò da me, e per un attimo restò a guardare la mia espressione di ghiaccio.

«Scusa, io non...» farfuglia indietreggiando, «Non...».

«Stai zitto» risposi duramente.

Feci un rapido passo verso di lui ricoprendo la distanza tra di noi, gli buttai le braccia al collo, e lo baciai.

In quel momento fu lui a rimanere impietrito, ma quando si rese conto di ciò che stava succedendo, sentii la tensione lasciare le sue spalle.

Quel bacio a stampo si trasformò presto in qualcosa di più intenso.

Lui mi prese i fianchi tra le mani, e mi accompagnò con delicatezza verso la porta. Mi ci fece appoggiare, io sciolsi l'abbraccio e mi lasciai andare completamente a lui, appoggiando i palmi sul suo petto.

Le labbra di Riven iniziarono a muoversi lentamente sulle mie, e io seguii senza indugio i suoi movimenti. Mi morse il labbro inferiore, lo leccò lentamente, e poi la sua lingua incontrò la mia. Mi accarezzò la guancia mentre continuava a baciarmi, sempre con più foga, e io non potevo fare nient'altro che arrendermi a quella passione travolgente che da tanto sognavo di liberare.

«Spina» bisbigliò tra un bacio e l'altro, rallentandone il ritmo.

Sembrava volersi fermare, ma senza riuscirci. E infatti tornò a baciarmi con lo stesso ardore di poco prima, succhiandomi il labbro e facendo danzare la sua lingua umida insieme alla mia.

«Spina» ripeté, rallentando di nuovo.

Voleva dirmi qualcosa, e capii che, anche se in quel momento avrei voluto rimanere incastrata in quel bacio per l'eternità, sarei dovuta essere io a fermarmi per prima, perché lui non ci sarebbe mai riuscito.

Con grande difficoltà interruppi il nostro bacio, e lo guardai negli occhi. Quegli smeraldi brillavano della luce di sempre, ma in maniera più intensa e splendente.

«Spina, io ti amo» disse, rubandomi un bacio a stampo.

Sentii un brivido scuotermi la spina dorsale, il battito d'ali di mille farfalle farmi vibrare lo stomaco, il cuore accelerare al massimo, come non aveva mai fatto prima d'ora.

«Io ti amo, ti amo con tutto me stesso. Non ce la facevo più a tenermi dentro tutto questo, e riesco neanche ad esprimerlo come vorrei» continuò, dandomi altri piccoli baci tra una parola e l'altra.

Anche lui mi amava. Anche lui provava le stesse cose che provavo io. Il cuore mi stava scoppiando di gioia.

«Ti amo anche io, aspettavo solo che me lo dicessi» risposi.

«Spina, mi sono reso conto di amarti la seconda volta in cui siamo venuti qui a Redwood. Ti amavo già, ma non ero abbastanza forte per ammetterlo a me stesso».

La convinzione che pochi giorni prima avevo avuto sulla fragilità della nostra connessione si sgretolò in un istante, sparendo nel nulla. Lui non solo ricambiava il mio amore, ma aveva provato le stesse identiche emozioni che avevo provato anche io.

I nostri cuori erano veramente fatti per incastrarsi alla perfezione, e la nostra connessione era tutt'altro che fragile: era un fuoco enorme e indomabile, uno scoglio in un mare in burrasca, un fiore bellissimo cresciuto tra le rocce.

«Ti amo, Riven» ripetei, guardandolo intensamente in quei suoi occhi profondi e pieni d'amore.

«Ti amo, Spina» disse lui, appoggiando di nuovo le sue labbra sulle mie.

Accolsi quel suo ennesimo bacio ricambiandolo, e tornò ancora una volta la passione travolgente che nessuno dei due sembrava riuscire tenere a bada.

«Forse dovremmo tornare di sotto» sussurrai tra i nostri baci, anche se in verità le mie intenzioni sarebbero state tutt'altro che quelle.

«Hai ragione» concordò, «Ma vorrei stare qui a baciarti per sempre».

«Non credere che io non voglia lo stesso» dissi, spingendolo delicatamente per allontanarlo da me.

«Dai, andiamo» disse sospirando e aprendo la porta.

«Non così in fretta» lo fermai, appoggiando il palmo sulla porta e richiudendola.

«Che vuoi?» rispose lui, con un sorrisetto di sfida.

«Era la prima volta che baciavi una ragazza?» gli domandai con ironica sfacciataggine, non riuscendo a trattenere la mia curiosità.

Che io sapessi, lui non era mai stato con qualcuna. A Redwood non c'erano molte ragazze giovani, e se mai avesse avuto una ragazza, Mirca non si sarebbe mai trattenuta dal dirlo a tutto il mondo. E nel caso in cui si fosse frequentato con qualcuna a Dawnguard, la voce si sarebbe sparsa a macchia d'olio.

«Sono stato così tremendo?» rispose lui.

«A dire il vero, non lo sei stato per niente, anzi. Credo siano i baci più belli che io abbia mai ricevuto in vita mia. Mi sembra strano che tu non abbia mai baciato nessuna prima di me».

«Beh, invece ci hai preso. Era la prima volta» disse senza imbarazzo.

Riafferrò la maniglia, io lasciai la presa sulla porta e scendemmo al piano di sotto.

***

«Ci avete messo poco! Riven, mi sa che hai preso un po' troppo alla lettera il concetto di sveltina, pensavo durassi un po' di più!» esclamò Thomas, scatenando le risate del gruppo.

«Sei proprio una testa di cazzo» rispose Riven ridendo, prima che io potessi arrossire per la vergogna.

Lui si avvicinò all'amico, gli cinse il collo da dietro con un braccio e gli grattò il capo con le nocche della mano libera.

Scossi la testa con rassegnazione, ma divertita dalla scena e incapace di trattenere il sorriso.

«Quindi?» mi chiese Lila, non appena mi sedetti tra lei e Matilda.

Entrambe mi guardarono speranzose, mentre i ragazzi chiacchieravano allegramente e ridevano per conto loro.

«Quindi avevate ragione» risposi sospirando e sedendomi accanto a loro, senza lasciarmi andare ad ulteriori dettagli.

Le due spalancarono occhi e bocca, e si guardarono incredule, come se non avessero sostenuto la teoria dell'amore tra me e Riven per mesi.

«Devi dirci tutto. Tutto» disse Matilda, scandendo lettera per lettera l'ultima parola.

«Prometto che lo farò, ma per il momento vi basta sapere che quello che vi frullava in testa da settimane e che io continuavo a negare in realtà era corretto. Ma non è mai successo niente fino ad oggi, su questo non vi ho mai mentito».

Entrambe si lasciarono scappare un gridolino di entusiasmo, ma non fecero altre domande.

La festa proseguì tra risate e divertimenti, e quando mancò poco alla fine dell'ultimo giorno dell'anno, ci mettemmo tutti quanti di fronte all'orologio analogico appeso in salotto.

Scattò la mezzanotte, ci gridammo gli auguri a vicenda e ci abbracciammo calorosamente. Riven mi diede un veloce bacio sulla guancia rivolgendomi uno sguardo ammiccante, ma ci distraemmo quasi subito da quell'intimo scambio di affetto e ci dedicammo ai festeggiamenti di gruppo.

Bevemmo ancora un po' di vino, fumammo un altro paio di sigarette, cantammo qualche canzone a squarciagola e chiacchierammo per un altro paio d'ore, fino a quando non ci arrendemmo tutti quanti alla stanchezza.

Aiutammo i nostri amici a gonfiare i loro materassini, e quando si furono sistemati tutti in salotto, io e Riven ci spostammo al piano di sopra.

Una volta a letto, con le luci spente e i pigiami addosso, fu automatico per entrambi avvicinarci in un abbraccio, ma un abbraccio molto più stretto, caldo e affettuoso di quelli precedenti. Quelli di prima erano abbracci più timidi, più moderati, mentre quelli di adesso erano carichi di una tensione elettrizzante e magnetica.

Si era creata una nuova forma di intimità tra di noi, era come se quel bacio di poche ore prima avesse spalancato le porte dei nostri cuori ad un mondo di emozioni e sentimenti che prima avevamo solo sussurrato.

Mentre ci guardavamo negli occhi, mentre i nostri respiri si univano, mentre i nostri cuori battevano all'unisono l'uno contro l'altro in quello stretto abbraccio, le dita di Riven scorrevano lentamente e con una delicatezza vellutata lungo il mio collo, le spalle, le braccia, provocandomi brividi e sussulti ad ogni suo tocco. Passò poi ad accarezzarmi la schiena, i fianchi, le cosce, e quando tornò verso l'alto, si fermò sul bordo della mia maglietta. Sentii le farfalle agitarsi nel mio stomaco quando con la punta dell'indice sfiorò la mia pelle nuda.

«Posso?» mi chiese sottovoce.

«Puoi» risposi, avvicinandomi di più alle sue labbra e iniziando a baciarlo.

Lui fece scorrere la mano sotto la mia maglietta, appoggiò il palmo sulla mia schiena, riempiendola quasi tutta, e mi tirò ancora più verso di sé, costringendomi a piegare la gamba sul suo fianco e ad avvinghiarmi al suo corpo per incastrarmi perfettamente a lui.

Le mani grandi e morbide di Riven continuavano ad esplorare con tenerezza e curiosità il mio corpo, e anche io infilai la mano sotto la sua maglietta, toccandogli prima la schiena e poi il petto, sentendo i suoi muscoli definiti e tesi sotto alle mie dita.

Il suo respiro si fece sempre più profondo e veloce, come lo era già il mio, mentre labbra e lingue danzavano insieme in un bacio ardente di passione.

«Fermami» bisbigliò lui nel mio orecchio, leccandomi poi il lobo e facendomi rabbrividire.

«Non credo di essere in grado di farlo» dissi a bassa voce, baciandogli il collo.

«Così non mi aiuti» si lamentò, e dal suo tono di voce capii che stava sorridendo.

Lui sospirò, tolse la mano dal mio fianco e mi accarezzò la guancia.

«Sei bellissima» mi disse, dandomi dei piccoli e dolci bacetti su tutto il viso.

«Grazie» risposi imbarazzata, e nascosi il volto nell'incavo tra del suo collo e la sua spalla.

«Buonanotte, Spina» sussurrò, dandomi un bacio sulla testa e iniziando a giocare con i miei capelli.

«Buonanotte, Riven» risposi, baciandolo sul petto.

***

Ci svegliammo tutti più o meno a mezzogiorno, saltammo la colazione e passammo direttamente al pranzo, mangiando una semplice pasta al pomodoro.

I nostri amici ci diedero una mano a sistemare la casa e a fare un po' di pulizie, e poi li riaccompagnammo alla macchina che avevano lasciato nel parcheggio della pizzeria.

«Grazie per la serata, ragazzi» disse Riven, battendo il pugno a Thomas e Mike e dando un piccolo bacio sulla guancia a Lila e Matilda.

«È stata una festa pazzesca, dobbiamo rifarne una così!» esclamò Mike, e tutti annuimmo per concordare.

«Ciao ragazzi, grazie ancora. Ci vediamo a scuola» ci salutò Matilda, salendo in macchina.

Li salutammo con la mano, e Lila mi fece l'occhiolino prima di saltare sul sedile posteriore.

Partirono per tornare a Dawnguard, e io e Riven tornammo a casa tenendoci per mano.

«Ti sei divertita?» mi chiese lui appena entrammo in casa, togliendosi la giacca in pelle nera e mettendola sull'appendiabiti accanto alla porta d'ingresso, rimanendo in t-shirt.

«Moltissimo, e tu?» gli chiesi, appendendo la mia giacca accanto alla sua e sfilandomi le scarpe con i piedi, infilando poi le ciabattine in pelo rosa che avevo comprato apposta da tenere in quella casa.

«Anche io, è stata una bella festa» rispose, e quando alzai lo sguardo da terra trovai il suo petto davanti al mio volto, come un muro.

Indietreggiai istintivamente, trovandomi con le spalle attaccate alla parete.

Lui fece un piccolo passo verso di me. «Ma penso tu sappia già qual è stata la parte che ho preferito della serata» disse con una voce bassa e profonda, che mi fece provare un brivido in tutte le ossa.

Alzai ancora di più lo sguardo, fino a quando non incontrai i suoi occhi. Aveva la testa leggermente inclinata per ridurre la distanza tra i nostri volti, e con l'avambraccio destro si stava tenendo appoggiato alla parete alle mie spalle. La sua presenza imponente torreggiava su di me, e il mio cuore iniziò a battere sempre più velocemente.

«Voglio riprendere da dove ci siamo interrotti ieri notte, se non ti dispiace» sussurrò, e avvicinò le sue labbra alle mie, fino a sfiorarle delicatamente.

Iniziammo a baciarci lentamente, e poi un po' più veloce, con più forza.

«Andiamo» disse duramente.

Prima che potessi rispondere, mi prese per i fianchi e mi sollevò con una facilità sorprendente. Gli cinsi il collo con le braccia e mi avvinghiai alla sua vita con le gambe, ridacchiando. Andò verso le scale e mi portò nella stanza da letto, richiudendo immediatamente la porta facendola sbattere.

Mi mise sul letto, rimanendo sopra di me, tra le mie gambe. Gli scuri erano ancora socchiusi, e lasciavano entrare nella stanza soltanto una luce debole e calda.

Continuò a baciarmi, a mordermi le labbra, a far intrecciare le nostre lingue, e iniziai a sentire la sua intimità irrigidirsi e premere sulla mia coscia.

Lui mi baciò l'angolo della bocca, poi la mandibola e poi il collo, e io provai un brivido nel basso ventre.

Con poca forza lo spinsi di lato, ma bastò quel gesto perché lui capisse le mie intenzioni e si mettesse accanto a me. Mi misi a cavalcioni sopra di lui, e fui io a prendere il controllo.

Lo baciai di nuovo, ancora e ancora, e lui mi strinse le mani sui fianchi, spostandomi la maglietta per toccare la mia pelle nuda.

Mentre la mia intimità iniziava a pulsare, la sua premeva con forza sulla mia, facendo crescere sempre di più il mio desiderio.

Lui si mise seduto, continuando a tenermi stretta a lui, e in quell'attimo colsi l'occasione per sfilargli la maglietta di dosso. La buttai sul pavimento, e gli baciai prima il collo, poi il pomo d'adamo e dopo ancora il petto, lasciando scie umide sulla sua pelle candida e vellutata.

Riven ansimò, e poi fece salire la sua mano sotto la mia maglietta, fino ad arrivare a stringermi un seno con delicatezza.

Ansimai anche io, tornai a baciarlo con foga sulle labbra calde e carnose e infilai le dita tra i suoi capelli spettinati.

Le sue mani esploravano incessantemente il mio corpo, accarezzando con un delicato equilibrio tra dolcezza e forza la mia pelle e le mie curve.

Il mio respiro si faceva sempre più frenetico, e così il suo, e sentivo l'eccitazione crescere in me.

«Spina, io non...» mugugnò sottovoce, tra un bacio e l'altro.

Fermammo il nostro frenetico bacio, e lo trovai a fissarmi con occhi timidi, imbarazzati e spaventati.

«È la prima volta che...» iniziò lui, spostando lo sguardo verso il basso.

«Lo so» lo interruppi bruscamente. «Ma non ti devi preoccupare. Dimmi solo se vuoi o non vuoi. Se non ti va di farlo, ci possiamo fermare» gli dissi in tono rassicurante, spostandogli i capelli dalla fronte per guardarlo negli occhi.

Sapevo benissimo che lui non aveva mai avuto nessuna esperienza di quel tipo con le ragazze, che era ancora vergine, ma la cosa mi lasciava indifferente, seppur io avessi già fatto sesso e tutto il resto.

Lui non disse nulla, si limitò a tornare a guardarmi negli occhi e ad annuire.

«Fammi prendere una cosa».

Mi alzai dalle sue gambe per allungarmi verso lo zaino che tenevo ai piedi del letto. Frugai nella tasca più piccola, e tra un mucchio di cose fortunatamente trovai quello che stavo cercando. Ne tenevo un paio nello zaino da qualche settimana, sperando che prima o poi ci sarebbero tornati utili.

«Tieni» gli dissi porgendogli una piccola bustina in plastica, quadrata e blu.

«Non... non sono sicuro di sapere come si metta» farfugliò lui, guardandomi confuso e imbarazzato.

«Ti aiuto io, se vuoi» lo rassicurai.

Annuì di nuovo, e prese la bustina dalla mia mano.

Sotto i capelli rossicci che gli coprivano gran parte del volto, riuscii a vedere le sue guance arrossate e i suoi occhi timidi e schivi.

Sorrisi notando quel suo fare impacciato. Era strano sapere che un ragazzo come lui, così bello e affascinante, con un carattere così forte e carismatico, in realtà non aveva mai fatto sesso. Poteva avere tutte le ragazze della scuola ai suoi piedi, poteva sfruttare quel suo fascino attraente per avere tutte le donne che voleva, eppure non gliene era mai importato.

Ma in quel momento, invece, gli importava. Gli importava di me, così tanto da trovarsi in imbarazzo in quella situazione così intima.

Mi tolsi i pantaloni della tuta e le mutande, rimanendo con solamente una maglietta nera e larga addosso, e mi infilai sotto le coperte appoggiando la testa sul cuscino.

Lui si mise in ginocchio accanto a me, e si svestì completamente.

Guardai il suo corpo nudo, e ne osservai ogni dettaglio: il fisico atletico e scolpito, i muscoli tesi, ben definiti e delineati sotto la pelle pallida e traslucida, la sottile e rada peluria rossiccia, le lentiggini sul petto e sulle spalle, le braccia venose.

Aprì la bustina, e con le mie indicazioni riuscì ad indossare il preservativo senza problemi e senza bisogno del mio aiuto.

«Vieni qui» sussurrai, accarezzandogli il braccio.

Riven infilò sotto le coperte e si mise sopra di me, in mezzo alle mie gambe, reggendosi sui gomiti che teneva ai lati della mia testa.

Lo baciai con calma, appoggiai una mano sul suo bacino e lo guidai lentamente verso la mia intimità.

Il desiderio cresceva in me, e una sensazione di estremo calore si stava diffondendo in tutto il mio corpo.

La sua virilità si appoggiò sulla mia entrata, e un brivido di eccitazione mi scosse tutti i nervi e le viscere. Scivolò lentamente in me, e in quel momento di unione ansimammo entrambi, unendo anche i nostri respiri.

Iniziò a muoversi dentro di me lento, attento e delicato. In quel momento, eravamo io e lui. Rosaspina e Riven. Senza un inizio, né una fine.

Chiusi gli occhi e mi feci trasportare dalla passione, inarcando la schiena e portando la testa all'indietro, mentre lui mi baciava il collo.

Spinta dopo spinta, Riven iniziò a muoversi con più foga e forza.

Non riuscii più a trattenere i gemiti, e lui continuò ad ansimare sfiorandomi l'orecchio con le labbra.

Gli cinsi le spalle con le braccia, e appoggiai la testa nella piega del suo collo, ubriacandomi con il profumo dolce e intenso della sua pelle morbida e calda.

Dopo minuti e minuti di movimenti ardenti di passione, di baci assetati e gemiti incontrollabili, sentii i suoi muscoli caricarsi di tensione e il suo respiro farsi sempre più affannoso. Lo baciai, gli morsi le labbra, cercai la sua lingua con la mia, fino a quando non sentii la tensione abbandonare il suo corpo.

Mi lasciai scappare un ultimo gemito di piacere e poi lui, con delicatezza, si ritrasse e si distese accanto a me.

Ci mettemmo entrambi su un fianco, l'uno di fronte all'altra, e ci guardammo, entrambi con il fiatone e il cuore a mille, ma con gli occhi pieni di amore e passione.

«È stato...» mugugnò lui, accarezzandomi la guancia con la punta delle dita.

«Lo so. E ora che hai avuto la tua prima volta, ti garantisco che penserai solo a questo per settimane, anzi, mesi» risposi, non riuscendo a trattenere una risatina.

«Simpatica» borbottò lui, sorridendo e arricciando il naso in una smorfia. «Come se fosse una brutta cosa» disse spostandomi i capelli dal viso e dandomi un tenero bacio.

Restammo a guardarci negli occhi per un po', e mi sembrava di potermi perdere nelle sue iridi profonde e liquide. In quell'intensa connessione visiva, c'erano amore, desiderio, incertezza e una briciola di sana timidezza.

Avevamo appena creato un legame intimo, che andava ben oltre parole, e le nostre anime si stavano intrecciando e legando sempre di più l'una con l'altra. In quel momento, incastrata tra i nostri sguardi, c'era la promessa di un amore forte e puro, pronto a sbocciare come una prima e unica rosa in un roveto pungente e tetro.

«Spina» mi chiamò lui, rompendo il silenzio.

«Dimmi, Riven» risposi, tracciando i lineamenti della sua mandibola con la punta dell'indice.

«Voglio stare con te» mi disse con un tono deciso e sicuro. «È troppo presto?» domandò poi, con un po' di incertezza nella voce.

Il mio cuore perse un battito. Lo volevo anche io, lo volevo con tutta me stessa. In quel quadro perfetto, l'unica cosa che potessi desiderare era il potermi dire sua, a tutti gli effetti.

Non erano passate nemmeno ventiquattr'ore da quando ci eravamo confessati i nostri sentimenti, ma ci amavamo con talmente tanta intensità e ardore che sembrava fosse passata una vita. Che senso aveva privarci della bellezza di appartenerci e di dircelo l'un l'altra?

«Non lo è. Lo voglio anche io. Voglio essere tua» risposi decisa.

«E allora da adesso sei mia. E io sono tuo» concordò lui, sorridendo e allungandosi verso di me per darmi l'ennesimo dolce bacio.

In quel momento di pura e intensa connessione tra due anime che si erano finalmente trovate, c'eravamo solo noi. Solo noi e il nostro presente. Non ci preoccupavamo del futuro, del passato, o di cosa ci riservasse la vita. Vivevamo in quel piccolo e prezioso istante, sapendo che era tutto ciò che contava.

Il mondo intero si era sciolto intorno a noi, lasciandoci protetti in una bolla di felicità e amore, e nient'altro aveva importanza, se non il fatto che eravamo insieme.

Ci lasciammo cullare da quell'incantevole serenità, con la consapevolezza che, anche se prima o poi il futuro avrebbe portato con sé le sue sfide e il nostro doloroso passato sarebbe tornato a tormentarci, saremmo stati pronti ad affrontare tutto quanto insieme, passo dopo passo.

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Ciu :3 come state?
Allora... vi è piaciuta la scena hot? *-* Ci ho messo un sacco a scriverla! Non è stato per niente facile creare una scena spicy in cui non è lui ad avere il controllo, ma lei. Questa era una delle cose che desideravo tantissimo inserire nella storia: basta con questo stereotipo della ragazza timida a letto e del ragazzo pieno di esperienze, nella realtà ci sono anche situazioni opposte che meritano un loro spazio! Che ne pensate?
Un abbraccio e al prossimo capitolo! :3

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